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Autore: Alyeska707    27/12/2020    2 recensioni
"Oh no, pensò Duncan. Quella era Gwen, e la trovò così bella in quel momento, come al solito, ma più incazzata, così pallida sotto alla luce fioca dei lampioni in strada, così tetra eppure così innocua, delicata, nonostante la sberla in pieno viso. Ahia."
oneshot - songfic sulle note di "This is the life" di Amy Macdonald
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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where you gonna go, where you gonna sleep tonight?
 
 

Oh the wind whistles down
The cold dark street tonight
And the people they were dancing
To the music vibe

 
La musica era nient’altro che un’ombra di quel fracasso assordante: il tunztunz dalle casse, le grida, e poi i canti sconnessi, ubriachi, e le risate, ancora più ubriache, più frivole, più spavalde… Tutto ciò che Gwen odiava, dalla profondità della sua accidia.

Era stata più che veloce, fulminea, a rifiutare l’invito alla serata:
«Non entrerei lì dentro nemmeno per tutto lo smalto nero del mondo*.»
«Non sai cosa ti perdi, Gwen.»

E invece l’aveva saputo eccome. Se ne stava chiusa a chiave nella sua camera, dondolandosi sulla sedia mentre la cartina della sigaretta si consumava rapidamente tra le sue labbra.  I frammenti di cenere si staccavano finendo per sporcare la moquette del pavimento, ma chissenefrega? Gwen guardava la luna piena fuori dalla finestra riflettendo su quanto fosse rilassante contemplare la notte con le luci spente, sentendosi parte di quel cielo così vasto, così misterioso, della sua sfumatura preferita di blu. E si chiedeva come facessero i suoi coetanei a preferire la sfera della luce stroboscopica da discoteca, al posto di quella che amava ammirare lei, così candida da dominare la notte. Sembravano tutti così rapiti da un'idea di divertimento tanto vuota, costituita dalla calca di gente, dai tocchi impertinenti e dal casino più totale. 

Gwen sorrise lievemente. Non l’avrebbe mai capita nessuno, lei.

«Tu sei tutta particolare.»
«È vero. Però ci provo gusto. Sono contenta di esserlo, sai?»
«Anch’io, Gwen.»
«E comunque, non illuderti di essere Mr. Normalità, tu.»
«Che vuoi farci? Ci provo gusto!»
«Che grande uscita, chissà da chi l’hai ripresa? Ho un déja-vù!»

Nessuno avrebbe mai capito lei, allo stesso modo in cui Gwen non sarebbe mai riuscita a capire gli altri; così, quando notò lo schermo del cellulare accendersi, disturbandole la vista ormai abituata al buio, e su questo il nome del mittente, Geoff Murray, inizialmente meditò di non rispondere, di lasciar vibrare il telefono finchè il festaiolo, che non era nemmeno suo amico, non si sarebbe stancato del tentativo di raggiungerla. Eppure continuava a insistere, ma che vuole questo? Avvicinò il cellulare all’orecchio certa che se ne sarebbe pentita.
«Gwen, Gwen!»
«Cosa vuoi, Geoff?»
«Gwen c’è… un problemino!»
«Geoff» ripeté la dark, già stanca dei suoi giri attorno alle parole. «Cosa vuoi?»
«Sai la festa di stasera, no?» Stava gridando per sovrastare le voci da cui era circondato, facendosi largo tra la folla di ragazzi a spintoni, sorreggendo con un braccio il suo amico, in condizioni già pietose.
«Quella che hai organizzato tu, forse?» rispose sarcastica. «Sì, ho sentito. Quindi che vuoi?»
«È per Duncan! Si è un pochino… agitato!» Gli rifilò un’occhiata: il taglio sul sopracciglio stava ancora sanguinando e i suoi occhi erano totalmente persi, complici di quella calma sonnifera che solo l’erba era in grado di provocargli. «Devi venire a prenderlo!»
«Perché non può tornare con le sue gambe?» esclamò innervosita. Duncan sapeva essere peggio di un bambino, a volte. Un bambino dannatamente irresponsabile e impulsivo.
«Vedi è… un po’ steso! Dai Gwen, tu sei sua amica! Io non posso occuparmi di lui tutta la sera!»
Gwen sospirò, prima di acconsentire. Aveva alternative?
«Va bene, sto arrivando.»
 
And the boys chase the girls, with curls in their hair
While the shocked too many sit way over there
And the songs get louder each one better than before

 

Geoff stava aspettando Gwen davanti alla porta sul retro del locale, con Duncan steso di fianco, stravaccato sul marciapiede ancora umido per la pioggia del pomeriggio. Tirava un vento gelido. Gwen era sicura che, nel giro di una mezz’ora, soltanto con quella giacca di pelle addosso sarebbe morta di assideramento. Poi aveva notato Geoff, con quella vittima di Duncan affianco, vestiti soltanto di una maglietta a maniche corte, e di colpo la sua giacca le era risultata più confortevole.
«Ce ne hai messo di tempo! Sai quanto sballo mi sto perdendo, dentro?» si lamentò il biondo.
«Dillo al tuo amico, questo» commentò Gwen, indicando Duncan con lo sguardo. «Ma che gli è successo?» Si abbassò alla sua altezza e lo strattonò da una spalla nel tentativo di svegliarlo.
Mugugnò: «Dai Geoff, fammi dormire!»
Gwen lo colpì con uno schiaffo che gli fece istantaneamente sgranare gli occhi.
«Ti sembro Geoff?» ribatté in tono acido. Oh no, pensò Duncan. Quella era Gwen, e la trovò così bella in quel momento, come al solito, ma più incazzata, così pallida sotto alla luce fioca dei lampioni in strada, così tetra eppure così innocua, delicata, nonostante la sberla in pieno viso. Ahia.
«Hai ripensato all’invito, bambolina?»
«Sei scemo? Sono venuta qui solo per te.»
«Per me?» Duncan ridacchiò. «Non riesci proprio a starmi lontana, eh?»
«Ma cosa si è bevuto?» disse rivolta a Geoff, che volse gli occhi.
«Avesse soltanto bevuto…»
Gwen sospirò. In quel momento Duncan si accorse che non aveva il suo solito rossetto scuro. Si chiese che sapore avessero quelle labbra pallide e scostanti, così accartocciate nel ribrezzo, mentre la dark lo guardava notandone le condizioni: la cresta totalmente sfatta, il taglio all’altezza delle sopracciglia, un succhiotto ancora viola appena sopra al bordo del suo collare, le nocche delle mani sbucciate. Gli sfiorò il taglio sul viso, con una delicatezza disarmante, per timore di fargli bruciare la ferita. D’altra parte, la percezione del punk si era fermata al dito affusolato di Gwen, che gli sfiorava il volto in un punto che, forse, un po’ ancora gli doleva. L’elettricità del suo tocco leggero copriva ogni altra sensazione, era come una febbre improvvisa.
«Ma che diavolo hai combinato?»
Duncan sorrise ebete. «Ti ho aspettata.»
 

And you singing the song thinking this is the life
And you wake up in the morning and your head feels twice the size
Where you gonna go, where you gonna go, where you gonna sleep tonight?
And you singing the song thinking this is the life
And you wake up in the morning and your head feels twice the size
Where you gonna go, where you gonna go, where you gonna sleep tonight?
Where you gonna sleep tonight

 

Gwen sollevò Duncan in piedi grazie all’aiuto di Geoff e gli prese un braccio, in modo che potesse sostenersi sulle spalle esili di lei. Duncan era ancora rintontito e con un’esagerata propensione per lasciarsi ricadere giù nel sonno, ma non perse comunque l’occasione per sollevare il commento: «Guarda che non sei così forte da portarmi fino a casa, bambolina.»
Aveva ragione. «Stai zitto e pensa a camminare, Duncan.»

Il punk si trascinava avanti tutto storto, tenendosi la testa con la mano libera. Il taglio sulla tempia aveva smesso di sanguinare. Anche se il punk non lo avrebbe mai ammesso, gli bruciava da morire ogni volta che cambiava espressione facciale. Dopo aver chiesto una sigaretta all’amica, prontamente negata perché: «Sei troppo stupido per meritare anche uno smezzo», Duncan le disse ridacchiando: «Lo sai, Gwen? Ho spaccato il naso a uno, stasera.»
«Wow!» esclamò lei con finto entusiasmo. «Sei stato bravissimo! E le hai anche prese, vedo.»
Duncan sbuffò. «Dovresti vedere lui. Sai, ho iniziato la rissa per te.»
«Non mi sembra di averti mai incitato alla violenza, Duncan.»
«Sì, sì, ok. Ma quello stava parlando di te, non ci ho visto più!»
Gwen rallentò il passo. «Di me?»
«Sì, era il tuo cazzo di ex.»
«E tu gli hai spaccato il naso? Perché stava parlando di me?»
«Sì! Stava parlando di voi, come se esistesse ancora un sintomo della malattia che eravate insieme! Che nausea!» sputò Duncan, smorzando l’affermazione accompagnandola da una risata tirata. «Poi si è messo in mezzo pure quella cucaracha di Alejandro. Arriverà il giorno in cui le prenderà di santa ragione, lui e la sua finta morale del cazzo... Se non ci fosse stato Geoff a fermarmi gli avrei spaccato -»
«Non voglio sapere altro, Duncan.»
«Come vuoi, bambolina.» Quindi iniziò a canticchiare un ritornello, chiudendo gli occhi e lasciandosi guidare dai passi di Gwen. Più volte lei aveva pensato a quanto volentieri l’avrebbe fatto scontrare con un palo, il suo amico. D’altra parte, era già fin troppo rincretinito per l’alcol; ci sarebbe mancato soltanto l’ennesimo colpo e buonanotte, Duncan.
«Devi essere messo davvero male, per metterti a cantare!»
Il punk sollevò l’indice a mezz’aria, per sottolineare: «Non sto cantando!»
«Oh sì che lo stavi facendo!»
«Bambolina…»
«Mh?»
«Tra quanto siamo arrivati? Sono stanco.»

Avevano imboccato il viale della casa di Duncan in quell’esatto momento. Nell’abitazione non era accesa neanche una luce. Gwen pensò di bussare alla porta, dopo aver appoggiato Duncan alla parete sotto al portico dell’entrata. Nessuno rispose. Il punk, dietro di lei, continuava a sghignazzare. Sembrava improvvisamente rinato.
«Che c’è di tanto divertente?»
«Che non c’è nessuno!»
«Tira fuori le chiavi, allora.»
«Le ha Geoff» rispose rilassato, addirittura divertito da quella situazione tutt’altro che confortevole.
«Cosa? E dove andremo a dormire stanotte? Col cavolo che ti porto a casa, a mia madre prenderebbe un colpo vedendoti domattina!»
«E non vogliamo certo che pensi alle mille cose che avremmo potuto fare…» Duncan le diede un colpetto al piede sogghignando con malizia. «Avrei diverse idee a riguardo, le vuoi sentire?» Ormai Gwen era abituata alle sue battutine, aveva quasi smesso di farci caso, quasi. Gli diede una gomitata leggera, che fece sussultare il punk. Poi si calò a terra, mettendosi a sedere tra lo zerbino e i gradini di fronte alla porta. Era stanca anche lei, infondo. Duncan seguì il suo movimento, lungo la parete opposta.
 

So you're heading down the road in your taxi for 4
And you're waiting outside jimmy's front door
But nobody's in and nobody's home till 4
So you're sitting there with nothing to do
Talking about Robert Ragger and his 1 leg crew
And where you gonna go, where you gonna sleep tonight?

 
«Adesso me la dai, quella sigaretta?» Gwen gli lanciò il pacchetto in risposta. Si trattava di quelle sigarette difettose che Gwen si divertiva a consumare per sentirsi diversa dalla massa; sigarette da puttana, le definiva Duncan: lunghe e sottili, dei veri stuzzicadenti, ma doveva riconoscere che tra le labbra della gotica avevano un loro fascino. Non l'aveva mai ammesso, però. Si era troppo abituato a scherzarci su, a ribadire ogni volta il suo copione: «Quanto prende all'ora, bambolina?» No, non avrebbe mai rivelato quanto in verità  lo eccitava vederla fumare quelle paglie geneticamente modificate. 
Questa volta Gwen avrebbe benissimo potuto rigirargli la battuta; Duncan era già pronto a incassarla, ma la dark si sentiva troppo innervosita per quel gelo pungente che le graffiava le spalle, per tutta la situazione in generale, per sentirsi così dannatamente con le spalle al muro.

Duncan sfilò una sigaretta dalla confezione e l’accese con l’accendino che teneva nella tasca posteriore dei jeans. Alla fine, ignorando l’estetica discutibile, si trattava pur sempre di fumo, con la stessa concentrazione di nicotina, la stessa merda, la stessa pace.

«Non hai freddo, Duncan?»
Alzò le spalle. «No, non molto. Tu?»
Gwen si stava sforzando di serrare la mascella per impedire ai denti di tremare ritmicamente, ma come socchiuse le labbra per rispondere a Duncan, il loro tip-tap la precedette. Il punk aprì le braccia facendole cenno di stringerlo.
Sentire Gwen così vicina e respirare il suo profumo, scatenava in lui un effetto ancor più forte di quello della nicotina. Insieme, le due sensazioni si incontravano in una pace sconfinata e intrigante, una rassicurazione frizzante, una condizione di calmo appagamento, condito però da una punta di desiderio, lì in sospeso, insoddisfatto, in attesa: era l’effetto Gwen, la presenza più confortante per il punk, uno scoglio fragile ma sempre nella stessa posizione, uno scoglio che resiste all’infrangersi delle onde e le sa guardare con sfida. La sua Gwen era proprio così, sfacciataggine e pallore intrecciati all’intrigo della notte perenne dei suoi occhi, alla provocazione del suo trucco scuro, dei capelli tinti; un mix che al punk faceva inevitabilmente girare la testa. Quante volte l’aveva immaginata, Gwen, vestita solo delle sue lenzuola, con lui di fianco? Oh beh, anche senza le lenzuola addosso, in realtà! Sì, perchè Duncan non poteva negare di trovare la sua amica veramente attraente. Non gli risultava affatto difficile costruire fantasie su di lei. Quante volte gliel’aveva raccontato ridendoci su! E quante volte lei l’aveva colpito affermando che «Non succederà mai!», ma «È solo la tua voce che dice così, bambolina!»

«Oh, è così bello» mormorò Duncan, liberando una delle ultime boccate di fumo rimaste. Accarezzava i capelli di Gwen con la mano libera, così morbidi…
«Che cosa?»
Gwen alzò la testa e Duncan la guardò. Nonostante il buio, Gwen riusciva perfettamente a distinguere le sue iridi, così intense, dalle tenebre.
«Essere chiuso fuori casa nel bel mezzo della notte.» Sorrise.
«Già, wow, non potrebbe andare meglio» fece lei, ironica, riposando la testa sul petto di lui; attraverso la stoffa sottile della sua maglia, riusciva a sentire i battiti rilassati del suo cuore. Era così vicino… Si sarebbe perfino addormentata nel gelo, sotto il ritmo di quel battito.
«… al buio, senza neanche un letto, e con te» riprese Duncan, come non avesse minimamente sentito la parentesi di lei.
«Io me ne stavo molto bene in casa, prima di doverti venire a prendere al locale, lo sai Duncan?»
«Oh immagino, la noia» la provocò. «Dovresti ringraziarmi, ti trasmetto un po’ del mio brivido di avventura. Questa è la vita.»
A Gwen venne da ridere, sprezzante. «Questa è la vita? Davvero? La tua è un caso perso, Duncan!»
Lui sogghignò. «Sì, è un’avventura incredibile: svegliarsi e bere troppo, fumare troppo, e amarti così tanto…» Gettò la sigaretta e afferrò il viso di Gwen d’impulso, spingendola contro di sé.
La sorpresa fu tanta nel cuore della dark da non concederle nemmeno il tempo di chiudere gli occhi.
 

And you singing the song thinking this is the life
And you wake up in the morning and your head feels twice the size
Where you gonna go, where you gonna go, where you gonna sleep tonight?
And you singing the song thinking this is the life
And you wake up in the morning and your head feels twice the size
Where you gonna go, where you gonna go, where you gonna sleep tonight?

 

Fumo e menta: il sapore delle sue labbra fredde, sottili, eppure irresistibili. Quel piercing sulla lingua che continuava a solleticarle il palato: attraente. Lui, la sua colonia maschile, e poi la nota amara del suo gel per capelli: ipnosi. Gwen non pensava di essere tanto volubile. Era così che gliel’avrebbe fatta pagare, per averle disturbato la serata? Ma davvero la considerava ancora rovinata, quella serata?
«Wow» mormorò Duncan, separandosi brevemente da quel contatto da cui si sentiva già assuefatto. «Questa è la vita.» Gwen ridacchiò baciandolo di nuovo, e ancora. Era completamente sobria, lei, eppure, sommersa così improvvisamente da quel vortice di emozioni, tanto intense da accelerare drasticamente il ritmo del suo battito cardiaco, non riusciva a trovare un limite, a darsi un freno: avrebbe spogliato Duncan anche lì, sotto al suo portico, al freddo, alle 4 di notte. L'avrebbero fatto, anche lì, nello squallore di quelle condizioni, perchè non esistevano alternative, e sottrarsi a quell'ondata di passione suonava come un atto suicida.

Notando che Gwen aveva cominciato a giocare coi passanti dei suoi pantoloni, Duncan si protese in avanti, senza staccarsi da lei, e allungò il braccio sotto allo zerbino per raccogliere il mazzo di copia delle chiavi di casa.
Accorgendosene, Gwen assottigliò gli occhi. Tuttavia, non riusciva a non trovare la situazione esilarante. «Significa che hai sempre saputo che erano lì sotto?» Duncan la baciò di nuovo.
«Non avrai pensato che ti avrei fatto passare tutta la notte al freddo, bambolina. Dici che sarebbe meglio se domattina tua madre non trovasse nessuno dei due?»
Gwen si mise a ridere, mentre Duncan la prendeva in braccio per entrare in casa.
«Finirà male, ma sono pronta a rischiare.» Si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli: «Questa è la vita.»

 
And you singing the song thinking this is the life
And you wake up in the morning and your head feels twice the size
Where you gonna go, where you gonna go, where you gonna sleep tonight?
And you singing the song thinking this is the life
And you wake up in the morning and your head feels twice the size
Where you gonna go, where you gonna go, where you gonna sleep tonight?

 

«Tu tieni il cuore…»
«E lo terrò coi tuoi guai.»**
 


*: ormai sto facendo una professione di inserire sprazzi di citazioni del reality, quindi… indovinate voi l’episodio!
**: citazione da un dialogo di Cecco Angiolieri (poeta del 13° secolo, queste due battute mi piacevano troooooppo)



Alyeska's corner
Che vi posso dire... ieri sera ho riscovato questa bellissima canzone (che spero abbiate messo di sottofondo leggendo la storiella!!), ho iniziato ad ascoltarla in loop bloccandola soltanto per procrastinare i doveri con qualche frame di TDWT e... già, è venuto fuori questo. Che è? BOH! Però, dato che ho investito la serata scrivendola, ho pensato: pubblico e spero in qualche commentino dolce, o lascio ad ammuffire nel pc? Ho optato per la prima ^^ 
La storia non riprende volutamente alla lettera il testo della canzone, ma dato che alcune scene mi sono state suggerite dal lyrics, ho scelto di riportarlo. Spero vi abbia intrigati o divertiti, come al solito sono curiosa di sapere le vostre preziosissime impressioni 😉

Per il resto niente di nuovo, sì perché….......
                                                                                    ……… più adeguata di così xD
                                                                                                                                           I'm so predictable T.T

Questa volta la total-dramanite mi ha colpita più violentemente del solito... che sia colpa dei lockdown? Dovrete sorbirmi un po' :')  sto lentamente e inesorabilmente impazzendo *calls Izzy to feel reassured*

ciaociao!

Alyeska 

 
   
 
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