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Autore: aplaceformyhead    28/01/2021    0 recensioni
Zuko nella sua vita ha avuto due conversazioni sull'amore.
O: perché l'amore è come una zuppa.
(AU: canon divergence - Kya e Izumi sono le figlie di Zuko e Katara)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katara, Kya, Zuko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Con il passare degli anni Zuko aveva imparato l’arte della pazienza.
Guardando indietro a quando era un giovane adolescente pronto a sputare sul mondo tutto il dolore e la rabbia che la vita gli aveva donato, non poteva fare a meno di pensare che il tempo avesse levigato la sua anima. Negli anni passati per mare c’erano stati rari momenti in cui si era fermato ad osservare suo zio e si era chiesto da dove venissero fuori quelle infinite riserve di pazienza e saggezza. Era quasi snervante, quando ci pensava. Era snervante il modo in cui Zuko non faceva altro che vomitargli addosso parole amare e di tutta risposta riceveva incoraggiamenti e un sorriso gentile.
Ora pensava di capirlo, ora che aveva quarantasette anni e due figlie animate dalla stessa passione che aveva scaldato il suo cuore nella sua gioventù.
Non che fosse un uomo eccessivamente saggio – o particolarmente paziente, a dirla tutta, ma gli piaceva pensare che non dare in escandescenze al minimo inconveniente fosse un traguardo di tutto rispetto.
Le sue figlie avevano giocato un ruolo fondamentale in questo. Dal momento in cui Izumi era venuta al mondo, con i suoi occhi dorati brillanti e una predilezione per il pianto nelle ore notturne, Zuko era venuto a patti con l’idea di doversi lasciare alle spalle la sua reputazione di scarsa tolleranza e irascibilità.
Poi c’era stata Kya, che da sua madre aveva ereditato non solo il colore degli occhi, ma quel fuoco interiore che avrebbe dovuto essere estraneo ad una dominatrice dell’acqua.
Oh, se gli avevano dato del filo da torcere negli ultimi diciannove anni. Da quando non arrivavano neppure al suo ginocchio e correvano per il palazzo, scandalizzando i rigidi nobili e servitori della Nazione del Fuoco, a quando, poco più che adolescenti, avevano cominciato a tempestare di domande irriverenti sia lui che Katara. Zuko riusciva a cavarsela il più delle volte giocando sporco e guardando sua moglie con quei suoi occhi da cane bastonato, convincendola così a farsi carico di pericolose risposte.
“Amore mio, non ci sarò sempre io a salvarti da conversazioni spiacevoli”, gli diceva sempre, una volta soli.
“Crescono troppo in fretta, Katara.”
Katara a quel punto sorrideva sempre, con quel suo sorriso con cui avrebbe potuto convincerlo a fare di tutto.
 
Zuko sorrideva tra sé e sé, mentre passeggiava nei giardini.
La primavera era gentile nella Nazione del Fuoco. I radi alberi nei giardini erano vestiti da un verde brillante, la leggera brezza rendeva piacevole stare al sole.
Fu in quel momento che vide Kya vicino allo stagno – quante volte doveva ripeterle che quello non era un buon posto per esercitarsi nel dominio dell’acqua?
Ma i suoi pensieri si fermarono quando la giovane ragazza sollevò una colonna d’acqua e la fece ricadere con più forza e ferocia di quanto Zuko la ritenesse capace. Lanciò un urlo di frustrazione e si allontanò dall’acqua, andandosi a sedere sotto un albero lì vicino. Le anatre tartaruga erano tutte fuggite via e nel giardino regnava il silenzio.
Zuko si avvicinò lentamente a sua figlia, timoroso di essere la prossima vittima della sua ira.
Erano questi i momenti in cui Kya più gli ricordava sua moglie: quando la solita gentilezza negli occhi veniva eclissata da una rabbia feroce e la determinazione nello sguardo avrebbe fatto tremare le ginocchia di chiunque.
Kya non lo sentì arrivare – o forse decise comunque di ignorarlo. Zuko esitò qualche istante, prima di decidersi a rivolgerle la parola.
“Va tutto bene, Kya?”
La ragazza continuò a fissare lo stagno per qualche secondo, rivolgendogli lo sguardo solo quando ormai non poteva più ignorarlo.
“Sì.”
“Sembri arrabbiata.”
“Non sono arrabbiata.”
“Sono pronto a giurare che anche al Polo Sud abbiano visto quella colonna d’acqua.”
Kya, di tutta risposta, incrociò le braccia e rivolse nuovamente lo sguardo al lago.
Zuko sospirò e pensò che in quel momento avrebbe fatto di tutto per lasciare quel compito a Katara.
“Posso sedermi qui?” Le chiese invece gentilmente.
Kya scrollò le spalle e Zuko prese quel gesto come un sì. Si sedette sul prato accanto alla figlia, pensando che, da qualche parte nel palazzo, il suo consigliere doveva star avvertendo una fitta al petto per il contatto tra la sua tunica e l’erba appena tagliata.
Guardò sua figlia con l’angolo degli occhi e notò che non si era spostata di un millimetro, le braccia ancora incrociate al petto e le sopracciglia ostinatamente corrucciate.
“Hai litigato con Izumi?” Provò a chiederle per sondare il terreno.
“No.”
“Hai litigato con qualcuno?”
C’era quasi una punta di disperazione nella sua voce, a quel punto. Forse anche Kya se ne era accorta, perché si fermò dal pronunciare la risposta tagliente che aleggiava sulla punta della sua lingua e i suoi occhi si addolcirono.
“No, papà. Non ho litigato con nessuno. Sono soltanto un po’ giù.”
Kya si voltò finalmente verso di lui, abbracciando le ginocchia con le braccia e poggiandoci su la testa. Era cresciuta così tanto ed era così bella, ma in quel momento Zuko non poteva fare altro che pensare alla bambina che si nascondeva in angoli sperduti del palazzo dopo aver combinato qualche guaio, in quella stessa esatta posizione.
“Vuoi parlarne?” Le chiese con un sorriso gentile.
“In realtà no.”
Stettero in silenzio per un po’. Zuko riusciva a percepire la battaglia che si stava svolgendo nella testa di sua figlia, combattuta tra il desiderio di gettare fuori tutto ciò che le turbava l’animo e quello di rimanere nel suo testardo silenzio, con quella volontà tipica degli adolescenti di tenersi tutto dentro. Avrebbe voluto dirle che poteva confidarsi con lui, ma sapeva anche che gli adolescenti tendono a non credere che gli adulti possano capirli.
E forse è vero, pensò. Forse il tempo, nel levigare gli animi, leviga anche i ricordi e si tende poi a dimenticare come ci si sentiva, a diciassette anni. Nell’assurdo ridimensionamento dei problemi, gli adulti non ricordano più come ci si sente ad avere l’animo in fiamme, a vivere quotidianamente quelle preoccupazioni ingigantite nella propria testa da adolescente. Zuko, però, non aveva mai dimenticato quel desiderio di essere disperatamente compreso dal mondo, che faceva a pugni con la sua incapacità di incanalare le emozioni nella giusta direzione.
“È che …” Cominciò Kya, strofinandosi le mani nell’agitazione. Zuko aspettò in silenzio che la ragazza trovasse le parole giuste o, forse, il coraggio di formularle.
“C’è questa persona, okay?” Disse infine, tirando fuori una nuova risolutezza. “C’è questa persona che … Mi piaceva.” Le sue guance si colorano di rosa, ma decise di ignorare l’imbarazzo e andò avanti, animata da quell’inspiegabile coraggio che sembrava aver trovato.
Non hai idea di quanto somigli a tua madre, pensò per la millesima volta Zuko.
“E non so se questa persona provasse qualcosa per me - non le ho mai detto nulla, ovviamente, non avrei mai potuto dirglielo! E ora questa persona … Sta uscendo con un’altra persona e io non so come dovrei sentirmi a riguardo, perché entrambe queste persone sono mie amiche, ma io non riesco ad essere contenta per loro! E sono così arrabbiata, perché non so cosa dovrei fare!”
Nella sua furia Kya si era alzata in piedi e aveva le braccia alzate verso il cielo. Il rossore sulle sue guance non aveva più nulla a che fare con l’imbarazzo, notò Zuko. La ragazza era animata da sentimenti completamente differenti.  
L’uomo sospirò ancora. Avrebbe dovuto aspettarsi che, prima o poi, si sarebbe trovato ad affrontare una conversazione del genere - anzi, era sorpreso di essersela cavata così a lungo. Era anche piuttosto sicuro di conoscere l’identità delle persone a cui sua figlia si stava riferendo, ma preferì non farne menzione.
“Kya, è assolutamente normale sentirsi così. Non devi essere contenta subito, queste cose richiedono tempo.”
“Io non potrò mai essere contenta!”
“Kya -” La ragazza aveva cominciato a passeggiare avanti e indietro, il passo così deciso da rovinare i fili d’erba. Zuko afferrò la manica della sua tunica e la tirò delicatamente verso di sé. “Kya, siediti, per favore.”
Dopo qualche attimo di riluttanza, la ragazza tornò nella sua precedente posizione, cingendosi le ginocchia con ancora più forza, come a voler occupare meno spazio possibile e sparire dal mondo dopo essere stato tanto rumorosa.
Zuko allungò una mano e le sistemò una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.
“So che non vuoi sentirtelo dire, ma so cosa stai provando. E probabilmente non sarai mai contenta per loro e avresti tutte le ragioni del mondo …” Fece una pausa, concedendosi il tempo di accarezzarle il viso.
“Con il tempo ti abituerai all’idea e riuscirai ad accettarla. Ci vorrà tempo, ma ti assicuro che ogni giorno farà sempre un po’ meno male, finché non ti sveglierai una mattina e realizzerai che il dolore è svanito.”
Kya lo guardò con l’espressione di chi non gli credeva affatto – e forse Zuko stesso non era poi così convinto.
“I sentimenti sono stupidi.”
“I sentimenti non sono stupidi, tesoro. I sentimenti ci rendono stupidi e ci fanno fare cose stupide.”
La ragazza cercò di sopprimere il sorriso che si stava formando sulle sue labbra.
“Non riesco a immaginarti a fare cose stupide per amore.”
Zuko, a quel punto, scoppiò a ridere.
“Non mi hai conosciuto alla tua età.”
Il ghigno tornò sul volto di sua figlia e gli occhi le brillarono. Zuko sollevò lo sguardo al cielo, rassegnato a dover condividere storie della sua imbarazzante gioventù con sua figlia.
“Quale deplorevole azione avresti compiuto, sentiamo?”
“Mi sono innamorato della mia migliore amica di dieci anni, nonché dominatrice dell’acqua di un’altra nazione, nonché ex fidanzata del mio migliore amico, nonché l’Avatar.
Il mondo stava per implodere quando è venuto fuori che ci stavamo frequentando.”
Che Aang e Katara avessero passato degli anni insieme era risaputo. Nessuno amava riportare fuori quel dettaglio, sembrava una cosa quasi dimenticata, ma Zuko era sicuro che le sue figlie e i figli di Aang ne fossero a conoscenza.
“Ma questa non è una cosa stupida.”
“Avrei fatto di tutto per stare con tua madre, anche andare contro ai miei consiglieri …E per una persona nella mia posizione in quegli anni … Ma non mi sono mai pentito di nulla.” Concluse con un sorriso nostalgico.
L’espressione sul volto di Kya divenne nuovamente incerta.
“Quindi … Anche tu sei stato innamorato di una persona che stava con un altro?”
Zuko cominciò a rigirarsi tra le mani un filo d’erba. Quella era una conversazione che non si sarebbe aspettato di avere.
“È … Complicato.” Le disse infine, ma Kya non diede segno di voler lasciare cadere l’argomento.
“Cominciai a provare qualcosa per tua madre durante la guerra, ma … Era davvero complicato. Non credo che lei in quel periodo si sentisse allo stesso modo nei miei confronti, comunque.
C’era la guerra e l’incertezza del domani … E inoltre sapevo benissimo come Aang si sentisse nei suoi confronti. Per questo e per tanti altri motivi non ebbi il coraggio di dirle qualcosa e … Dopo la guerra era tardi, perché lei ed Aang cominciarono ad uscire insieme.”
“Ouch.”
Zuko scrollò le spalle. Una leggera folata di vento riportò i capelli di Kya sulla sua faccia, quei capelli che la ragazza si rifiutava di legare nello stile della propria nazione, se non nelle cerimonie ufficiali.
“Alla fine è andato tutto per il meglio.”
“Un giorno dovrai raccontarmi la storia di come hai confessato il tuo amore eterno alla mamma.”
Zuko rise e scosse la testa. Non pensava che sarebbe mai riuscito a sopravvivere ad un simile imbarazzo.
Rimasero ancora in silenzio e Zuko notò che la dolcezza era tornata negli occhi di sua figlia, seppur velati da una leggera tristezza.
“Eri innamorata di questa persona?”
Kya tenne gli occhi fissi sullo specchio d’acqua.
“Ho diciassette anni, papà. Non so nemmeno cosa sia l’amore.”
Questa frase lo riportò indietro nel tempo ad una conversazione che aveva avuto con Katara e che avrebbe mai dimenticato. Era stata una serata di tanti, tanti anni fa, in quei giorni in cui si stavano rifugiando ad Ember Island in attesa della Cometa.
(“Sei mai stato innamorato, Zuko?”)
“Una volta tua madre mi disse che l’amore è come una zuppa.”
Kya si voltò a guardarlo e scoppiò a ridere.
“Come cosa?”
“Una zuppa.”
“Non ha senso, papà.”
“Ti assicuro che ce l’aveva. Aveva qualcosa a che fare con … uhm, con gli ingredienti giusti e …”
Era sempre stato pessimo a ricordare i dettagli delle conversazioni, che fossero una barzelletta di suo zio o discorsi che custodiva nel suo cuore.
(“L’amore è come una zuppa. Lo diceva sempre mia nonna.”)
“Non ha proprio senso, papà.”
La voce di Kya lo riportò alla realtà.
“Okay, forse non ricorderò le parole precise, ma il punto è che l’amore non ha una definizione precisa e non è qualcosa che esiste e basta.”
Kya continuava a sorridere, ma lo stava ascoltando con una nuova attenzione.
“L’amore è … probabilmente è al tempo stesso la cosa più facile e difficile del mondo.
Il punto, Kya … Il punto è che bisogna fare un lavoro continuo di pazienza, fiducia … compromessi, affetto … Tante volte le cose non vanno come volevi e devi imparare a lasciar correre, devi avere costantemente la volontà di voler aggiustare le cose quando qualcosa va storto. Probabilmente è questa la parte più complessa: non devi mai stancarti di voler aggiustare le cose.
Ma la cosa più bella è che sai di avere una persona al tuo fianco che vuole le stesse cose ed è pronta a fare le stesse cose con te e per te.”
“Quand’è che sei diventato così saggio, papà?” Lo prese in giro la figlia, ma Zuko vide che i suoi occhi erano un po’ lucidi.
“Anni e anni passati con zio Iroh.”
Kya lo prese alla sprovvista quando improvvisamente gli gettò le braccia al collo e lo strinse in un abbraccio. Zuko le accarezzò i capelli e la strinse forte.
“Mi dispiace che sia andata così con questa persona. Spero davvero che andrà tutto per il meglio.”
“Grazie, papà.”
Kya allentò l’abbraccio, gli diede un bacio sulla guancia e si alzò in piedi.
“Farei meglio ad andare, forse troverò il coraggio di rispondere alle lettere di Lin e Tenz -”
La ragazza sbarrò gli occhi e si tappò la bocca con le mani.
“Lin e Tenzin, uh?”
“Devo andare, buona giornata!”
Zuko la guardò correre verso il palazzo, gli occhi colmi d’amore.
 

 
 
“Sei mai stato innamorato, Zuko?”
“Perché me lo chiedi?”
 Katara aveva quattordici anni e gli occhi così brillanti da far vergognare le stelle.
“Sono curiosa.”
“Perché lo chiedi a me?”
“Perché voglio saperlo da te.”
“Tu sei mai stata innamorata?”
“Ho quattordici anni, Zuko. Non so nemmeno cosa sia l’amore.” Gli aveva detto, scrollando le spalle. “E comunque te l’ho chiesto prima io.”
“Ho avuto una fidanzata.”
“Non è la stessa cosa.”
“Cosa ne sai? Hai appena detto di non sapere nulla dell’amore.”
“Beh, questo lo so. Non è la stessa cosa.”
“E allora cos’è l’amore?” Le aveva chiesto, una nota di sfida nella sua voce. Katara non era il genere di persona che si tirava indietro da un combattimento. O da una discussione, per quello che valeva.
“L’amore è come una zuppa.”
Zuko era scoppiato a ridere.
“Come una zuppa? Non ha senso, Katara.”
“E invece ce l’ha!” Lui aveva continuato a ridere e lei l’aveva spinto nella sabbia. “Ha senso, ascoltami!”
Zuko si era ricomposto, cercando con tutto sé stesso di non scoppiarle a ridere in faccia – non in territorio nemico, non così vicino al mare. Aveva imparato dai suoi errori.
“Okay, sentiamo.” Il sorriso non aveva però abbandonato il suo volto.
“L’amore è come una zuppa. Lo diceva sempre mia nonna. Una zuppa va preparata con cura e devi metterci tutti gli ingredienti, ognuno nella quantità giusta, altrimenti non verrà mai fuori la zuppa che vuoi preparare. E devi anche ricordarti che non tutti mangiano la zuppa nello stesso modo, quindi devi sapere cosa metterci dentro. E devi ricordarti di girarla sempre e di non cucinarla su un fuoco troppo alto, altrimenti si brucia tutto.” Katara teneva il conto sulle dita, come a cercare di ricordare tutto ciò che sua nonna le avesse detto sull’amore e sulle zuppe. “Oh, e devi sempre prepararne in abbondanza, perché la zuppa, nelle gelide serate d’inverno, non basta mai. E non dovresti mai servirla fredda, a nessuno piace una zuppa fredda.”
Zuko era scoppiato di nuovo a ridere, questa volta con una nuova dolcezza nello sguardo. Katara era scoppiata a ridere a sua volta.
“Potrebbe esserci della saggezza, in tutto ciò.”
“C’è della saggezza, non è colpa mia se tu non capisci nulla.”

Quella notte Zuko era tornato in camera sua con il cuore un po’ più leggero.)

 
Ciao a tutti, grazie per aver letto! 
L'idea di Zuko e Katara felicemente sposati con due figlie mi regala la mia dose quotidiana di serotonina. Ho preferito usare Kya anziché Izumi perché adoro l'idea di Kya con una cotta per Lin, proprio nel periodo in cui lei comincia ad uscire con Tenzin. 
(E fondamentalmente non cambia assolutamente nulla ai fini della trama di tlok)

Spero che vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate!


 
   
 
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