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Autore: love_cookies    02/02/2021    0 recensioni
Jesse Pinkman dopo Walter White ha cercato di ricominciare in Alaska, ma una nuova conoscenza lo porterà verso nuove strade ed una nuova vita, questa volta per davvero.
Post El Camino
[Jesse Pinkman/OC]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jesse Pinkman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Jesse, ‘Mr. Driscoll’ si ripeté nella mente prima di entrare nell’ufficio. Tutti lo salutavano al suo passaggio e lui ricambiava imbarazzato mentre con il suo cappuccino si dirigeva alla scrivania. Passava ogni secondo della propria vita a temere di essere riconosciuto, che qualcuno vedesse un telegiornale e riconoscesse la sua faccia. Era passato più di un anno ormai da quella storia. Mr. White, Todd… un brivido gli corse lungo la spina dorsale, solo il pensiero del nome gli riportava alla mente fatti che avrebbe preferito dimenticare, ma le cicatrici in volto erano la sua firma e non sarebbe mai riuscito ad eliminarle. Le ore scivolarono lentamente, ma nessuno gli si avvicinò e questo rese il lavoro più semplice. Tutto quello che aveva passato lo aveva segnato e non solo sul viso, anche dentro, sentiva che qualcosa si era spezzato, ma sperava che presto o tardi tutto sarebbe tornato come prima. Aveva paura dei contatti diretti con le persone, temeva di essere anche solo sfiorato da qualcuno, ma cercava di andare avanti. A pranzo andò a mangiare come facevano tutti, ma preferì rimanere lontano, vedere la nuova ragazza al bancone lo agitò particolarmente, ‘Non può essere qui per me, non sono più Jesse Pinkman. Sono Aaron Driscoll, un normale cittadino americano che si è trasferito in cerca di lavoro.’ Notò che lei non sembrava particolarmente interessata ad avvicinarlo e si tranquillizzò. Tornato in ufficio fece passare le ore che mancavano per tornare a casa inserendo dati incomprensibili in tabelle ancora meno leggibili. Appena scoccarono le 17.00 prese la giacca, la infilò e uscì andando verso la macchina quando sentì qualcuno chiamarlo. Il terrore gli invase il cuore, era stato scoperto? Lo avevano riconosciuto?

“Mr. Driscoll, Mr. Driscoll, mi scusi!” cercai di chiamare, lui si fermò immobile e si voltò molto lentamente, aveva uno sguardo terrorizzato e gli occhi, che solo in quel momento notai essere azzurri, sbarrati e rivolti verso il basso. “Mi dispiace importunarla, ma la macchina non parte, lei è il primo che vedo uscire, può darmi una mano?” gli chiesi indicando la mia auto in mezzo al parcheggio. Lui annuì e si chiuse ancora di più nel cappotto quasi fosse uno scudo. Osservò un attimo il motore dopo aver aperto il cofano “Sarà l’antigelo, ne ho uno di scorta, glielo prendo se vuole”, lo ringraziai e lo osservai mentre si allontanava per prendere il liquido. Non era molto alto, ma sembrava tenersi in forma, anche se il maglione e la giacca sicuramente lo facevano apparire più grosso, quando tornò mi porse la bottiglia di antigelo ed io colsi l’occasione “Mr. Driscoll, questa sera verrà anche lei al Oak tree? Mi hanno detto che danno una festa”. Lui scosse la testa, non era tipo da feste, era evidente, ma speravo di poterlo conoscere meglio. Lo ringraziai per l’aiuto e gli promisi di ricomprargli l’antigelo il prima possibile. Se ne andò in fretta, stringendosi nella giacca e mi parve di vederlo tremare per un attimo. Io salii in auto e mi diressi verso il negozio vicino casa per fare la spesa e ricomprare il liquido per lo strano sconosciuto. Cenai abbastanza presto, il turno di lavoro iniziava la mattina e finiva nel tardo pomeriggio permettendomi di rilassarmi la sera e la paga era abbastanza buona così non avrei dovuto trovare un secondo lavoro serale. Ero stata invitata dal titolare, Mr. Foster ad una serata in un locale del centro cittadino, dove erano soliti riunirsi i lavoratori a fine giornata, speravo che mr. Driscoll venisse, ma ero ormai certa che non mi avrebbe mai parlato se non per ordinare il caffè. Dopo la doccia bollente non mi vestii troppo elegante, sostituii i jeans con dei pantaloni neri e indossai un maglione, mi misi in strada per arrivare all’orario concordato al locale che mi era stato indicato. Quando vi arrivai notai molti dei clienti della mattina appostati sul marciapiede con alcolici in mano a chiacchierare, mr. Foster mi venne incontro ed iniziò a presentarmi ad alcuni di loro che mi riconobbero, poi entrai e chiesi al barista una birra scura, avevo bisogno di alcol per scaldarmi in una serata simile, quando me la servì il mio datore di lavoro mi presentò anche a lui “La ragazza lavora da me, trattala bene mi raccomando!” e poi scherzando si rivolse a me “Stai attenta, ha spezzato più cuori che bicchieri da quando fa il barista!” ridemmo tutti insieme e io cercai di ambientarmi, ma erano tutti di diversi anni più grandi di me e non era facile trovare qualcosa di cui parlare, soprattutto perché tutti si conoscevano già. Mi guardai intorno alla ricerca di mr. Driscoll ma non lo vidi e non ci pensai più fino al mattino seguente.

Jesse era rincasato, si era chiuso la porta alle spalle, facendo bene attenzione che tutte le serrature fossero messe correttamente e si stese a letto prima di entrare in doccia. Doveva tranquillizzarsi, dopo un anno e mezzo nessuno si ricordava più di Jesse Pinkman, nessuno sarebbe mai venuto in Alaska a cercarlo. Le uniche persone che sapevano dell’Alaska erano morte. I pensieri iniziarono a vagare da Walt a Mike riportandogli alla mente ciò che cercava di dimenticare da mesi ormai… si mise sotto il getto d’acqua calda, aveva difficoltà a sopportarlo diretto così aveva trovato il modo di avere una sorta di pioggerella gentile, ma perfetta per non avere gli incubi. Infilò il pigiama e dopo una cena semplice si mise a leggere, aveva trovato conforto nei libri, leggere di paesi lontani, immaginare di essere una persona normale… no lui ora era normale. Faceva ancora fatica a dimenticare certe cose. Si addormentò pensando alla città di Petra in Giordania, di cui aveva appena letto.
   
 
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