Fuga
(ovvero ma scegliere la strada
semplice)
-
Davvero?!
Scherzate o sul
serio?- esclamò La sgranando gli occhi. L’
occhiata di Neli gli rispose.
-
E allora che si fa?- gli chiese Celia dopo
avergli spiegato tutto l’accaduto la sera precedente.
La
socchiuse gli occhi soppesando le sue parole.
Una delle lame di luce che penetravano dalle grandi finestre che si
aprivano
sul muro color panna della mensa, gli danzava tra i capelli lisci e
arruffati,
ipnotizzando Neli che era già piuttosto addormentata, non
avendo chiuso occhio
per tutta la notte. L’unica volta che si era addormentata
aveva fatto un sogno
stranissimo: c’era Malia vestita come una regina, sopra un
cavallo pezzato;
indossava abiti da guerra, un’armatura rifinita
d’oro sopra una tunica rosso
sangue. Di fianco a lei c’era un ragazzo alto, con i capelli
scuri che però non
si vedeva bene, tutto intorno turbinava la neve e sembrava che i
cavalli
poggiassero su del ghiaccio. Quando si era svegliata ricordava
perfettamente il
sogno e non se l’era mai più scordato, anzi i
particolari di districavano più
ci pensava. Non aveva mai fatto un sogno del genere.
La
mensa alle 6 di mattina era il luogo ideale per
parlare senza essere disturbati perché era praticamente
vuota a parte i
carrelli che gironzolavano senza guidatore tra i lunghi tavoli ancora
carichi
di cibo.
La
afferrò una mela da uno di essi e ne staccò un
morso.
-
Si potrebbe…_ inghiottì il boccone_ si
potrebbe…
fuggire…- azzardò con un mezzo sorriso.
-
Dal Collegio… fuggire… pensi… sarebbe
possibile?-
farfugliò Malia con una luce strana che danzava negli occhi
dorati.
-
Oh, ragazzi, andiamo, fuggire? Succedono nei
libri queste cose! Non nella realtà…-
sbuffò Celia.
Neli
la ignorò lasciando perdere il libro dal quale
stava cercando di ripassare all’ultimo momento, non avendo
fatto praticamente
nulla il giorno prima.
-
Fuggire, eh? Non è una cattiva idea… ma potrebbe
rivelarsi pessima… che dici?- chiese a La.
La
sogghignò, felice che la sua proposta fosse
stata presa in considerazione.
-
Beh, il portone non è mai chiuso e fino al
cortile non ci sono problemi. Il cancello principale è fuori
discussione, ma
c’è la porticina arrugginita a metà
cortile… conduce direttamente fuori…-
elencò pensieroso con aria da ladro incallito.
Celia
rimuginò sulle sue parole. Fuggire era
l’unica soluzione. Se fossero arrivati a Nalier non ci
sarebbe stata più via di
fuga e La le stava mostrando un piano quasi a prova di
bomba… e di nuovo quel
pensiero: le sorti dell’Oen dipendono da noi.
Poi
si sentì un rumore di un branco di rinoceronti
in fuga e le porte della mensa si spalancarono facendo entrare gran
parte degli
studenti, per la colazione. Neli sospirò e chiuse il libro,
perché parlare o
ripassare ora era ufficialmente fuori discussione.
-
Sentite_ sibilò Celia_ ne riparliamo alla fine
delle lezioni, ok? Ora non mi sembra il caso…-
La
annuì pensoso e si accinse a copiare
diligentemente gli esercizi di Magia Avanzata dal libro di Neli sul
proprio.
-
Zotopi!-
Neli
trasalì.
-
Sì signora?- chiese stancamente.
-
E’ interessante il panorama fuori dalla
finestra?- chiese ringhiando la professoressa di Rune.
-
No signora- rispose Neli tornando sul libro.
-
E allora mi faccia il piacere di tenere gli occhi
a pagina 169, grazie- concluse seccata.
Neli
tornò indietro con le pagine lei era a pagina
193.
Come
per miracolo la campana diede i suoi due
tocchi, segnando la fine delle lezioni. Mentre la professoressa
sbraitava di
studiare, i ragazzi uscirono con sollievo dall’aula. Quella
di Rune era
l’ultima ora del martedì, dopodiché
erano liberi.
Invece
di salire a fare i compiti, si diressero
verso il cortile, dove scelsero un angolo meno frequentato per
programmare la
fuga.
-
Mi sento una carcerata che tenta di fuggire dalla
prigione- commentò Neli con le viscere in subbuglio.
-
In un certo senso lo sei. Qui è un
carcere- sogghignò La.
-
Già ma se stasera ci beccano ci sbattono sul
serio in galera- fece Malia cupa.
-
Comunque. Dopo le 3 Moman non è più di ronda,
quindi
c’è via libera… ma non abbiamo niente
con cui illuminare, le torce nei
dormitori sono fisse e non voglio usare niente che bruci…-
disse La ricordando
la memorabile volta in cui il suo pigiama aveva preso fuoco.
-
La gli incantesimi di Luce gli abbiamo fatti
quando avevamo 10 anni e ora ne abbiamo 15, direi che sappiamo
illuminare con
la magia…- ribattè Neli formando una palla di
luce grande quanto un melone sul
palmo, a dimostrazione delle sue parole.
-
A parte che
-
Che fanno i gargoyle?- chiese La.
-
Captano la magia. Se ti beccano a fare
incantesimi nei corridoi ti Trasportano direttamente
nell’ufficio della
preside.- rispose Malia.
-
Ma abbiamo sempre i lucini!- esclamò La
armeggiando con la borsa. Dopo che ebbe fatto scattare
l’apertura fece un
respiro profondo e infilò velocemente la mano nella sacca.
Questa
prese ad agitarsi furiosamente, mentre La
frugava.
-
AHA!- esultò infine. La borsa si bloccò.
Estrasse
la mano.
Tra
il pollice e l’indice reggeva una sottile coda,
molto più sottile di quella di un topo, lunga sì
e no
La
minuscola coda apparteneva a una specie di fagiolo,
grosso due volte uno normale, ricoperto da una soffice peluria color
cenere. Il
fagiolo doveva essere vivo perché si agitava come un matto.
-
Quella cos’è?- chiese Celia squadrandolo.
-
Un lucino! Ora lo vedete grigio, ma la notte
quando si sentono minacciati si illuminano per intimorire i
predatori… fanno un
sacco di luce- spiegò La, mentre il lucino continuava ad
agitarsi.
-
E dove lo avresti preso, La?- chiese Neli
inarcando un sopracciglio.
-
Oh, diciamo che sono venuti loro da me_ rispose
La evasivo_ comunque ne ho un po’ possiamo usare questi-
-
D’accordo… sentite proprio di fianco al collegio
c’è il recinto di Farel, il mercante di cavalli.
Possiamo rubarne alcuni… il
recinto noi lo possiamo scavalcare ma dovremmo aprirlo o i cavalli non
riusciranno a saltarlo al buio…_ spiegò Celia.
Poi sospirò_ e poi siamo
liberi…-
-
Beh, una cosa positiva è anche che saltiamo gli
esami del decimo anno…-
I
ragazzi sorrisero vacui. Checché ne dicessero, a
tutti faceva paura lasciare il binario programmato della vita.
-
La! Ti vuoi muovere?!- sibilò Neli da un punto
imprecisato nel buio.
La
emise uno strano suono.
-
Questa cosa non si accende! Stupida, stupida,
stupida!- mugugnò di rimando il ragazzo tirando la coda al
lucino.
-
Vi prego sbrigatevi!- intervenne Celia da dietro
stringendo convulsamente la sua tracolla contenente i suoi pochi
bagagli. Erano
le quattro di mattina e la fuga era già partita male. I
lucini non si
accendevano.
-
Oh, dà qua!- sbuffò Malia strappando
l’animaletto
dalle mani di La. Se lo mise sul palmo della mano e lo
avvicinò al viso.
-
Ciao piccolino…- cominciò con la voce
più dolce
che riuscì a fare.
-
Piccolina- puntualizzò La.
-
Zitto La! Devi- stare- zitto! Allora… piccolina,
ci fai il favore di ACCENDERTI?- ringhiò Malia spazientita.
La lucina squittì
spaventata e improvvisamente si illuminò di una luce
argentata e calda.
-
Andiamo- fece Malia facendo strada.
La
discesa dal quinto piano al grande salone
dell’atrio fu facile anche se i ragazzi trasalivano per il
minimo rumore. In
cuor suo ciascuno di loro stava salutando tutto quello che lo
circondava, la
casa che li aveva ospitati per dieci anni.
Neli
e Celia, che avevano odiato il Collegio per
-
Hei,… non saremo mica tristi?- mormorò La quando
furono fermi di fronte al portone di quercia che dava sul cortile,
esitanti.
Varcarlo significava essere ufficialmente fuori.
-
Forse…- rispose Neli facendo un passo avanti e
spingendo una delle due ante.
I
ragazzi si insinuarono nella fessura aperta e
scivolarono fuori nella notte fredda. Ora erano
fuori.
-
Bene ora tocca ai cavalli-
La
corsa per il cortile fu veloce. Arrivarono fino
alla porticina arrugginita nascosta tra i raspi di edera secca. La
sfilò una
forcina dalla testa di Celia e armeggiò un secondo con la
serratura. Quando il
meccanismo scattò aprì la porta con gesto
teatrale.
-
Andiamo?- chiese Neli titubante.
I
ragazzi varcarono la soglia e si richiusero la
porta alle spalle. L’aria odorava di neve e il cielo era
coperto di nubi, ma
con un po’ di fortuna non avrebbe nevicato.
Ora
si trovavano in una stradicciola secondaria,
trasversale alla strada principale di Portaroen.
L’erba attutiva i loro passi e potevano
sentire i cavalli sbuffare nel recinto di Farel, il mercante scorbutico
e
irascibile. Le nuvolette di condensa per il respiro dei cavalli si
levavano dai
box, faceva troppo freddo per tenerli fuori di notte.
La
scavalcò la staccionata e raggiunse i box. Aprì
la serratura dei primi due e fece uscire i cavalli. Celia gli si
avvicinò e
prese alcune delle briglie attaccate al muro; infilò il
morso al primo cavallo
pezzato e lo affidò a Malia. Poi mentre infilava le briglie
al secondo questo
nitrì infastidito.
Una
luce in casa di Farel si accese. Agghiacciata
Neli balzò avanti e afferrò entrambi i cavalli e
con Malia si nascose
nell’ombra.
Celia era
bloccata dal terrore e neanche il suono dei passi di Farel che stava
uscendo
per controllare la fonte del rumore la smosse. La imprecò a
bassa voce e la
afferrò, tirandola in un angolo. I passi si fecero sempre
più vicini e La non
potè fare altro che premere Celia contro il muro, mentre un
po’ di intonaco si
scrostava e gli finiva addosso, imbiancandoli.
Celia
non riusciva a respirare, il terrore di esser
scoperta le congelava i piedi, le gambe,la testa. I passi si
avvicinarono…una
torcia rischiarò l’ambiente, rivelano
l’ombra tremolante di un uomo.
-
Maledetti ragasci…_ Farel alzò un pugno, la voce
impastata dal sonno e dalla troppa birra_ riuscirò ad
asciaparvi…- e detto
questo si voltò e tornò indietro grattandosi il
fondoschiena e barcollando.
Solo
quando la porta sbattè dietro i passi del
guardiano, Celia osò respirare e si sorprese ad avere il
fiatone. Poi si
accorse che La era ancora lì.
-
La_ bisbigliò_ grazie ma ora andiamo-
-
Oh scusa- disse La spazzando via lo sporco dei
calcinacci dal cappotto: Celia si sistemò una ciocca di
capelli dietro le
orecchie.
-
Andiamo- disse e uscirono allo scoperto evitando
di guardarsi.
-
Che è successo?- chiese Neli preoccupata.
-
Oh, niente_ rispose Celia rimanendo sul vago_
stava per vederci…-
-
E vi ha scoperto?- chiese Malia tesa.
-
No, sennò non saremmo qui, ti pare?-
-
Ah, sì certo comunque muoviamoci…- fece Celia
desiderosa di cambiare argomento.
Neli
notò che sul cappotto di Celia c’era
dell’intonaco… lo stesso che c’era su
quello di La. Diede una gomitata a Malia
indicando prima il cappotto di Celia e poi La, sorridendo; Malia
scoppiò in una
risata silenziosa che le fece quasi perdere l’equilibrio.
Celia
le guardò sogghignare maliziose ma le bastò
un’occhiataccia per far scomparire quelle espressioni.
Quando
La tornò con altri due cavalli, uno nero con
una stella bianca in fronte e uno marrone scuro, montarono subito in
sella
desiderosi di lasciare al più presto Portaroen.
Diedero
un nome ai cavalli tanto per passare il
tempo mentre aggiravano il centro della città, dove sarebbe
stato più facile
incontrare gente. Alla fine Celia e Neli chiamarono i loro cavalli Kibo
e Mikko,
Malia
chiamò la sua puledra Poker e La
il suo cavallo nero Briom, come il leggendario spiritello del vento.
In
meno di un quarto d’ora furono alla porta sud di
Portaroen. Quando ebbero finalmente valicato la spessa muraglia a
protezione
della città e furono di nuovo inghiottiti dal buio Neli
chiese:- Pensate che
torneremo mai a Portaroen?-
Qualcuno
sospirò.
- Dille addio, Neli- rispose piano La.
Tenchiù alla persona che ha aggiunto questa storia tra i preferiti
Hola!