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Autore: Gavriel    26/08/2009    0 recensioni
Salirono le scale fino alla porta del terrazzo, a cui si accedeva attraverso una scaletta a chiocciola nella biblioteca al quinto piano, e La spinse la porta. La luce delicata del tramonto invernale inondò i loro visi, mentre uscivano sullo spiazzo da cui si poteva osservare tutta la cittadina di Portaroen, le casette bianche di neve tinte di rosa dal tramonto. Sulla loro destra iniziava il tetto, dietro un’inutile ringhiera superabile con un salto. E appollaiata sulle tegole, beatamente sdraiata al sole c’era Celia la gemella di Neli. Le due ragazze erano identiche, gli stessi capelli biondo chiarissimo, la stessa forma delle sopracciglia, del naso, della bocca. L’unica differenza visibile era che Neli aveva gli occhi grigi e Celia verde chiaro. Questa storia l'abbiamo scritta tempo fa io e due amici
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fuga

(ovvero ma scegliere la strada semplice)

- Davvero?! Scherzate o sul serio?- esclamò La sgranando gli occhi. L’ occhiata di Neli gli rispose.

- E allora che si fa?- gli chiese Celia dopo avergli spiegato tutto l’accaduto la sera precedente.

La socchiuse gli occhi soppesando le sue parole. Una delle lame di luce che penetravano dalle grandi finestre che si aprivano sul muro color panna della mensa, gli danzava tra i capelli lisci e arruffati, ipnotizzando Neli che era già piuttosto addormentata, non avendo chiuso occhio per tutta la notte. L’unica volta che si era addormentata aveva fatto un sogno stranissimo: c’era Malia vestita come una regina, sopra un cavallo pezzato; indossava abiti da guerra, un’armatura rifinita d’oro sopra una tunica rosso sangue. Di fianco a lei c’era un ragazzo alto, con i capelli scuri che però non si vedeva bene, tutto intorno turbinava la neve e sembrava che i cavalli poggiassero su del ghiaccio. Quando si era svegliata ricordava perfettamente il sogno e non se l’era mai più scordato, anzi i particolari di districavano più ci pensava. Non aveva mai fatto un sogno del genere.

La mensa alle 6 di mattina era il luogo ideale per parlare senza essere disturbati perché era praticamente vuota a parte i carrelli che gironzolavano senza guidatore tra i lunghi tavoli ancora carichi di cibo.

La afferrò una mela da uno di essi e ne staccò un morso.

- Si potrebbe…_ inghiottì il boccone_ si potrebbe… fuggire…- azzardò con un mezzo sorriso.

- Dal Collegio… fuggire… pensi… sarebbe possibile?- farfugliò Malia con una luce strana che danzava negli occhi dorati.

- Oh, ragazzi, andiamo, fuggire? Succedono nei libri queste cose! Non nella realtà…- sbuffò Celia.

Neli la ignorò lasciando perdere il libro dal quale stava cercando di ripassare all’ultimo momento, non avendo fatto praticamente nulla il giorno prima.

- Fuggire, eh? Non è una cattiva idea… ma potrebbe rivelarsi pessima… che dici?- chiese a La.

La sogghignò, felice che la sua proposta fosse stata presa in considerazione.

- Beh, il portone non è mai chiuso e fino al cortile non ci sono problemi. Il cancello principale è fuori discussione, ma c’è la porticina arrugginita a metà cortile… conduce direttamente fuori…- elencò pensieroso con aria da ladro incallito.

Celia rimuginò sulle sue parole. Fuggire era l’unica soluzione. Se fossero arrivati a Nalier non ci sarebbe stata più via di fuga e La le stava mostrando un piano quasi a prova di bomba… e di nuovo quel pensiero: le sorti dell’Oen dipendono da noi.

Poi si sentì un rumore di un branco di rinoceronti in fuga e le porte della mensa si spalancarono facendo entrare gran parte degli studenti, per la colazione. Neli sospirò e chiuse il libro, perché parlare o ripassare ora era ufficialmente fuori discussione.

- Sentite_ sibilò Celia_ ne riparliamo alla fine delle lezioni, ok? Ora non mi sembra il caso…-

La annuì pensoso e si accinse a copiare diligentemente gli esercizi di Magia Avanzata dal libro di Neli sul proprio.

 

- Zotopi!-

Neli trasalì.

- Sì signora?- chiese stancamente.

- E’ interessante il panorama fuori dalla finestra?- chiese ringhiando la professoressa di Rune.

- No signora- rispose Neli tornando sul libro.

- E allora mi faccia il piacere di tenere gli occhi a pagina 169, grazie- concluse seccata.

Neli tornò indietro con le pagine lei era a pagina 193.

Come per miracolo la campana diede i suoi due tocchi, segnando la fine delle lezioni. Mentre la professoressa sbraitava di studiare, i ragazzi uscirono con sollievo dall’aula. Quella di Rune era l’ultima ora del martedì, dopodiché erano liberi.

Invece di salire a fare i compiti, si diressero verso il cortile, dove scelsero un angolo meno frequentato per programmare la fuga.

- Mi sento una carcerata che tenta di fuggire dalla prigione- commentò Neli con le viscere in subbuglio.

- In un certo senso lo sei. Qui è un carcere- sogghignò La.

- Già ma se stasera ci beccano ci sbattono sul serio in galera- fece Malia cupa.

- Comunque. Dopo le 3 Moman non è più di ronda, quindi c’è via libera… ma non abbiamo niente con cui illuminare, le torce nei dormitori sono fisse e non voglio usare niente che bruci…- disse La ricordando la memorabile volta in cui il suo pigiama aveva preso fuoco.

- La gli incantesimi di Luce gli abbiamo fatti quando avevamo 10 anni e ora ne abbiamo 15, direi che sappiamo illuminare con la magia…- ribattè Neli formando una palla di luce grande quanto un melone sul palmo, a dimostrazione delle sue parole.

- A parte che la Luce si può creare solo se sei in un luogo illuminato, potremmo anche crearla in dormitorio e condurla per i corridoi se non ci fossero i gargoyle – la contraddisse Celia spegnendo la Luce di Neli.

- Che fanno i gargoyle?- chiese La.

- Captano la magia. Se ti beccano a fare incantesimi nei corridoi ti Trasportano direttamente nell’ufficio della preside.- rispose Malia.

- Ma abbiamo sempre i lucini!- esclamò La armeggiando con la borsa. Dopo che ebbe fatto scattare l’apertura fece un respiro profondo e infilò velocemente la mano nella sacca.

Questa prese ad agitarsi furiosamente, mentre La frugava.

- AHA!- esultò infine. La borsa si bloccò.

Estrasse la mano.

Tra il pollice e l’indice reggeva una sottile coda, molto più sottile di quella di un topo, lunga sì e no 5 centimetri, rosa pelle.

La minuscola coda apparteneva a una specie di fagiolo, grosso due volte uno normale, ricoperto da una soffice peluria color cenere. Il fagiolo doveva essere vivo perché si agitava come un matto.

- Quella cos’è?- chiese Celia squadrandolo.

- Un lucino! Ora lo vedete grigio, ma la notte quando si sentono minacciati si illuminano per intimorire i predatori… fanno un sacco di luce- spiegò La, mentre il lucino continuava ad agitarsi.

- E dove lo avresti preso, La?- chiese Neli inarcando un sopracciglio.

- Oh, diciamo che sono venuti loro da me_ rispose La evasivo_ comunque ne ho un po’ possiamo usare questi-

- D’accordo… sentite proprio di fianco al collegio c’è il recinto di Farel, il mercante di cavalli. Possiamo rubarne alcuni… il recinto noi lo possiamo scavalcare ma dovremmo aprirlo o i cavalli non riusciranno a saltarlo al buio…_ spiegò Celia. Poi sospirò_ e poi siamo liberi…-

- Beh, una cosa positiva è anche che saltiamo gli esami del decimo anno…-

I ragazzi sorrisero vacui. Checché ne dicessero, a tutti faceva paura lasciare il binario programmato della vita.

 

- La! Ti vuoi muovere?!- sibilò Neli da un punto imprecisato nel buio.

La emise uno strano suono.

- Questa cosa non si accende! Stupida, stupida, stupida!- mugugnò di rimando il ragazzo tirando la coda al lucino.

- Vi prego sbrigatevi!- intervenne Celia da dietro stringendo convulsamente la sua tracolla contenente i suoi pochi bagagli. Erano le quattro di mattina e la fuga era già partita male. I lucini non si accendevano.

- Oh, dà qua!- sbuffò Malia strappando l’animaletto dalle mani di La. Se lo mise sul palmo della mano e lo avvicinò al viso.

- Ciao piccolino…- cominciò con la voce più dolce che riuscì a fare.

- Piccolina- puntualizzò La.

- Zitto La! Devi- stare- zitto! Allora… piccolina, ci fai il favore di ACCENDERTI?- ringhiò Malia spazientita. La lucina squittì spaventata e improvvisamente si illuminò di una luce argentata e calda.

- Andiamo- fece Malia facendo strada.

La discesa dal quinto piano al grande salone dell’atrio fu facile anche se i ragazzi trasalivano per il minimo rumore. In cuor suo ciascuno di loro stava salutando tutto quello che lo circondava, la casa che li aveva ospitati per dieci anni.

Neli e Celia, che avevano odiato il Collegio per la Rowen, ma soprattutto per essere la testimonianza della morte dei loro genitori, si trovavano a chiedersi perché quella morsa allo stomaco, quel magone, quella…malinconia.

- Hei,… non saremo mica tristi?- mormorò La quando furono fermi di fronte al portone di quercia che dava sul cortile, esitanti. Varcarlo significava essere ufficialmente fuori.

- Forse…- rispose Neli facendo un passo avanti e spingendo una delle due ante.

I ragazzi si insinuarono nella fessura aperta e scivolarono fuori nella notte fredda. Ora erano fuori.

- Bene ora tocca ai cavalli-

La corsa per il cortile fu veloce. Arrivarono fino alla porticina arrugginita nascosta tra i raspi di edera secca. La sfilò una forcina dalla testa di Celia e armeggiò un secondo con la serratura. Quando il meccanismo scattò aprì la porta con gesto teatrale.

- Andiamo?- chiese Neli titubante.

I ragazzi varcarono la soglia e si richiusero la porta alle spalle. L’aria odorava di neve e il cielo era coperto di nubi, ma con un po’ di fortuna non avrebbe nevicato.

Ora si trovavano in una stradicciola secondaria, trasversale alla strada principale di Portaroen.  L’erba attutiva i loro passi e potevano sentire i cavalli sbuffare nel recinto di Farel, il mercante scorbutico e irascibile. Le nuvolette di condensa per il respiro dei cavalli si levavano dai box, faceva troppo freddo per tenerli fuori di notte.

La scavalcò la staccionata e raggiunse i box. Aprì la serratura dei primi due e fece uscire i cavalli. Celia gli si avvicinò e prese alcune delle briglie attaccate al muro; infilò il morso al primo cavallo pezzato e lo affidò a Malia. Poi mentre infilava le briglie al secondo questo nitrì infastidito.

Una luce in casa di Farel si accese. Agghiacciata Neli balzò avanti e afferrò entrambi i cavalli e con Malia si nascose nell’ombra.

 Celia era bloccata dal terrore e neanche il suono dei passi di Farel che stava uscendo per controllare la fonte del rumore la smosse. La imprecò a bassa voce e la afferrò, tirandola in un angolo. I passi si fecero sempre più vicini e La non potè fare altro che premere Celia contro il muro, mentre un po’ di intonaco si scrostava e gli finiva addosso, imbiancandoli.

Celia non riusciva a respirare, il terrore di esser scoperta le congelava i piedi, le gambe,la testa. I passi si avvicinarono…una torcia rischiarò l’ambiente, rivelano l’ombra tremolante di un uomo.

- Maledetti ragasci…_ Farel alzò un pugno, la voce impastata dal sonno e dalla troppa birra_ riuscirò ad asciaparvi…- e detto questo si voltò e tornò indietro grattandosi il fondoschiena e barcollando.

Solo quando la porta sbattè dietro i passi del guardiano, Celia osò respirare e si sorprese ad avere il fiatone. Poi si accorse che La era ancora lì.

- La_ bisbigliò_ grazie ma ora andiamo-

- Oh scusa- disse La spazzando via lo sporco dei calcinacci dal cappotto: Celia si sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie.

- Andiamo- disse e uscirono allo scoperto evitando di guardarsi.

- Che è successo?- chiese Neli preoccupata.

- Oh, niente_ rispose Celia rimanendo sul vago_ stava per vederci…-

- E vi ha scoperto?- chiese Malia tesa.

- No, sennò non saremmo qui, ti pare?-

- Ah, sì certo comunque muoviamoci…- fece Celia desiderosa di cambiare argomento.

Neli notò che sul cappotto di Celia c’era dell’intonaco… lo stesso che c’era su quello di La. Diede una gomitata a Malia indicando prima il cappotto di Celia e poi La, sorridendo; Malia scoppiò in una risata silenziosa che le fece quasi perdere l’equilibrio.

Celia le guardò sogghignare maliziose ma le bastò un’occhiataccia per far scomparire quelle espressioni.

Quando La tornò con altri due cavalli, uno nero con una stella bianca in fronte e uno marrone scuro, montarono subito in sella desiderosi di lasciare al più presto Portaroen.

Diedero un nome ai cavalli tanto per passare il tempo mentre aggiravano il centro della città, dove sarebbe stato più facile incontrare gente. Alla fine Celia e Neli chiamarono i loro cavalli Kibo e Mikko,  Malia chiamò la sua puledra Poker e La il suo cavallo nero Briom, come il leggendario spiritello del vento.

In meno di un quarto d’ora furono alla porta sud di Portaroen. Quando ebbero finalmente valicato la spessa muraglia a protezione della città e furono di nuovo inghiottiti dal buio Neli chiese:- Pensate che torneremo mai a Portaroen?-

Qualcuno sospirò.

- Dille addio, Neli- rispose piano La. 

anche questo capitplo non rientra nella trama più di tanto.
 Tenchiù alla persona che ha aggiunto questa storia tra i preferiti
Hola!

  
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