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Autore: DonutGladiator    27/02/2021    0 recensioni
Trasposizione di una oneshot di Broken Compass.
4 avventurieri alla ricerca della corona del mitico re sumero Gilgamesh, che affronteranno una serie di avventure per arrivare alla loro meta.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Qualche km fuori Bagdad – 27 giugno 199X
 
-Dove hai recuperato questa jeep sgangherata?- domandò Stone a Didi, che guidava per le strade dissestate fuori dalla città, diretto verso le rovine dell’antica città di Uruk.
-Mi hanno fatto un prezzo di favore per questo gioiellino, non insultarla!-
Laura sorrise mentre guardava con attenzione l’anello d’oro, posto all’interno di una busta trasparente.
-Allora, che ne pensi?- domandò Jake indicandole l’oggetto.
Laura alzò le spalle: -Non saprei. L’iscrizione è per certi versi chiara… “il suo posto è con il re”. Qualcosa vorrà dire, ma non saprei proprio che cosa intenda. Probabilmente qualcosa che potremmo vedere coi nostri occhi una volta entrati nella città di Uruk.-
Ci misero circa 4 ore per arrivare nel punto in cui si trovavano le antiche rovine della città sumera e sebbene tutti fossero già stati in quel luogo, rimasero comunque a bocca aperta nel trovarsi tra le varie strutture di pietra.
Vi era un recinto che impediva l’accesso a non addetti ai lavori, fortunatamente la professoressa Benoit era riuscita a ottenere un lasciapassare per tutti e quattro, quindi all’ingresso li fecero entrare senza problemi. Alcune tende erano vicine a delle strutture non ancora completamente esplorate, altre invece erano posizionate più lontane, posto abilitato a luogo di studi dei reperti che sarebbero emersi dalle rovine della città.
-Sappiamo dove dobbiamo andare?- domandò Stone, imbracciando il fucile scendendo dalla vettura.
-Sì, il calice era abbastanza chiaro. Dobbiamo superare quei due edifici, poi, girare verso la grande fontana – o almeno quella che doveva essere la fontana – e proseguire dritto, per circa 3 miglia, poi dovremmo trovare l’ingresso della cripta.-
-E nessuno ancora ha esplorato quel luogo?- domandò Jake dubbioso.
-Da quello che so sono scesi, ma non hanno trovato niente all’interno.- si intromise Didi, prendendo un sorso d’acqua dalla borraccia prima di riempirla con la bottiglia che avevano portato in auto.
-Sì, tutto qui nella città è stato già esplorato. Molti degli oggetti nei musei provengono da questa città.- disse Laura, mentre osservava un punto sulla mappa.
-Chissà allora perché non sono riusciti a trovare la tomba del re.-
-Probabilmente deve avere qualche meccanismo nascosto da dover azionare e nessuno è mai riuscito ad avere tutti gli elementi per risolvere l’enigma.-
Stone alzò le spalle e si mise un paio di occhiali scuri: -Beh, vorrà dire che saremo i primi. Siete pronti per andare a scoprire la storia?-
-Tsk, per chi mi hai preso? Io sono nato pronto!- esclamò Jake partendo all’avventura.
Didi, Laura e Stone si guardarono abbozzando una risata, poi iniziarono a seguire il giovane lungo la strada.
Esplorarono per una mezz’ora tra i resti della città, cercando di orientarsi nella mappa mentale che Laura aveva fatto per loro, trovando gli esatti posti che gli aveva indicato.
Trovare l’ingresso alla cripta non fu difficile.
Accese le torce i quattro si infilarono all’interno, scendendo delle scale ben lavorate. In breve arrivarono in una stanza sotterranea molto ampia, in cui c’erano ancora le tracce del passaggio di alcuni archeologi venuti prima di loro.
Sei statue di guerrieri erano posizionate negli angoli, simili a quelle che avevano incontrato nella cripta sul monte Ararat, che guardavano verso una statua a dimensioni naturali posta al centro della stanza. La posa era regale, con le mani in avanti appoggiate sul pomo di una spada di pietra. Davanti ad essa, c’era un sarcofago di pietra scoperchiato e vuoto di dimensioni simili alla statua, che sembrava essere già stato spogliato delle ricchezze che possedeva.
Oltre quello non si vedevano altre aperture o stanze nascoste.
Cercarono intorno alla stanza per qualche minuto, cercando di arrivare alla soluzione dell’enigma, non riuscendo a trovare però nessun punto cavo.
-Il suo posto è con il re…- sussurrò Jake, guardando la statua posta sopra il sarcofago: -Laura, vieni un attimo qui.- le chiese poi di poter avere l’anello, infine si inginocchiò verso la spada.
-Che stai facendo? Gli stai chiedendo di sposarti?- chiesa la professoressa, osservando i suoi movimenti.
Jake infilò l’anello al mignolo della statua, poi si sentì nuovamente il rumore di un meccanismo nascosto appena azionato.
-Il suo posto è con il re, giusto? Quale posto migliore della sua mano per un anello?- disse Jake sogghignando, felice di essere giunto a quella conclusione.
Laura guardò Jake incredula, poi si getto contro di lui, abbracciandolo.
-Sei un genio!- esclamò guardando poi il muro alle spalle della statua, mentre le pareti slittavano aprendo un passaggio su una stanza nascosta.
Stone si avvicinò al giovane e gli passò una mano a spettinargli i capelli.
-Ottima trovata ragazzo, sei utile anche tu allora.-
-Ah ah, grazie.- sbuffò Jake, mentre si spostava verso l’ingresso della stanza appena scoperta, illuminandola con la torcia.
I quattro trattennero a stento un’esclamazione, quella era una vera e propria stanza delle meraviglie. Le pareti erano decorate da bassorilievi con l’Epopea di Gilgamesh e di fronte all’ingresso vi era proprio l’incoronazione del re di Uruk.
All’interno, deposte per terra o su basamenti di pietra vi erano monili, oggetti e monete d’oro, con vasellame e rimasugli polverosi che dovevano essere probabilmente qualcosa di organico che non aveva resistito alle intemperie del tempo.
Al centro della stanza, un altare.
Laura si avvicinò alle decorazioni parietali, osservando con interesse quello che avveniva nei bassorilievi. In una rappresentazione c’era un calice che veniva appoggiato su un altare somigliante a quello che si trovava nella stanza.
-Didi, guarda un attimo l’altare.-
-C’è un solco su cui inserire qualcosa sopra.-
-Prendi.- disse la professoressa, passando all’uomo il calice d’oro che avevano ritrovato nella stanza esagonale sulla montagna.
Didi posizionò il calice sopra il cerchio inciso sull’altare, facendo combaciare perfettamente le due cose.
Lentamente, il rumore di meccanismi scattò di nuovo facendo affondare il calice nell’altare, aprendo un alcova dapprima nascosta alla vista.
In questa zona segreta risplendeva, su un cuscino che aveva resistito al tempo trascorso, una splendente corona d’oro. Poco più in basso, in un altro scomparto, un manoscritto rilegato in pelle scura.
Gli occhi di Laura e quelli di Didi brillarono nel vedere cos’era apparso, finalmente la loro ricerca era terminata, avevano trovato la corona del re Gilgamesh.
-Ora quelli vengono con noi.-

I quattro si voltarono sorpresi, notando che all’ingresso della stanza si trovava l’uomo con la cicatrice e sei soldati armati di fucile.
-Quindi eri davvero tu Hans.- ringhiò Didi, avendo la definitiva conferma su chi fosse l’uomo che li aveva inseguiti per tutta la loro avventura mettendogli i bastoni tra le ruote e rischiando di farli morire prematuramente.
-Desidererei che mi chiamasse con il mio titolo signor Dalton.- sorrise l’uomo.
-Ouch, questo fa male signor colonnello, dopo tutto quello che abbiamo passato siamo diventati due estranei?-
-Finiamola qui, vi va?- con un gesto della mano diede l’ordine ai suoi uomini di iniziare ad aprire il fuoco: -Non credo nessuno di noi abbia voglia di perdere più tempo del necessario con queste cazzate.-
-Dannazione!- Laura recuperò il manoscritto e la corona e si riparò dietro l’altare di pietra, cercando di capire come poteva uscire da quella situazione senza rovinare i reperti che faticosamente avevano recuperato.
Perché dovevano sempre esserci sparatorie quando tutto sembrava essersi risolto senza intoppi?
-Stone! Spero tu abbia un piano!- esclamò Didi, cercando di ripararsi dal fuoco nemico, recuperando le pistole nelle fondine.
-Sparate a vista!- disse, iniziando lui per primo a sparare con il fidato fucile, nascosto dietro un piccolo tesoretto.
Jake da canto suo decise che sarebbe stato più utile attaccare direttamente il pezzo grosso e si gettò, incurante dei proiettili che gli passavano anche troppo vicino, contro colui che aveva identificato come nemico, cercando di colpire con un pugno il Rivale.
Didi urlò il suo nome vedendolo compiere l’ennesima azione impulsiva.
Il colonnello scartò di lato e poi sorrise al giovane, facendogli segno di riprovarci.
-Stone! Devi andare ad aiutare Jake, si farà ammazzare!- esclamò Didi, colpendo uno dei soldati che cadde al suolo.
Stone osservò la situazione, valutando i rischi del suo uscire allo scoperto e ingaggiare un nemico che avrebbe potuto tenere testa persino a lui.
Il primo colpo arrivò alla tempia di Jake, ricambiato da uno sulla mascella del militare e un montante sotto il suo mento, il secondo lo colpì alla bocca dello stomaco, spezzandogli il fiato e mentre il giovane arretrava, il soldato estrasse un fioretto dal fianco.
-Signor O’Donnell, vedo che ha una buona dose di coraggio dalla sua. Ma se pensava di mettermi in difficoltà dovrà ripensarci. Ho affrontato avversari ben più duri di lei.- disse il colonnello, mettendosi in posizione d’attacco.
-Così duri che ha bisogno di tirare fuori un’arma per contrastarmi?- domandò Jake pulendosi un rivolo di sangue ai lati delle labbra.
-Chiamiamola precauzione.-
Un colpo di pistola sibilò vicino le orecchie dei due. Laura aveva tentato di colpire il colonnello con la sua arma, mancando purtroppo il bersaglio.
Jake approfittò del momento per recuperare da terra quella che doveva essere una vecchissima spada, che sperò non gli si rompesse tra le mani.
-Quello è un reperto antichissimo! Che cosa diamine fai!?- urlò Laura, sparando un nuovo colpo verso di loro, colpendo uno degli uomini che facevano fuoco di copertura, facendolo cadere a terra, nonostante avesse mirato ad altro era il risultato che contava, no?
Jake non aveva mai ricevuto un’educazione nell’uso della spada, così ci volle nemmeno un minuto prima che il colonnello non gli tirasse un colpo per fargli perdere la lama, puntandogli il fioretto sul petto.
-Bene. Possiamo dichiarare concluso il nostro piccolo scontro. Mi aiuta a far arrendere i suoi compagni o preferisce perire qui e ora?- domandò, spingendo dapprima delicatamente e poi sempre più forte sul petto dell’altro, facendo affondare la punta del fioretto nella sua carne.
-Non così in fretta!- Stone si gettò contro di lui dal suo lato cieco e lo colpì con un pugno sul volto, facendogli perdere la presa sull’arma e cadere a terra per la forza che aveva utilizzato.
-Stai bene?- Stone si rivolse poi a Jake, un volto serio ma che lasciava trasparire preoccupazione per le sue condizioni. Era contuso e sanguinante, ma non sembrava in pericolo.
-Ah, per chi mi hai preso? Sto splendidamente.-
Il colonnello si rialzò in piedi, gettandosi in un corpo a corpo contro Stone, che non chiedeva di meglio da quello scontro.
Jake si appoggiò a una delle strutture, riprendendo fiato e controllando un colpo all’addome che continuava a perdere sangue. Forse non stava splendidamente come aveva detto poco prima, prese il foulard che aveva al collo e strinse sulla ferita, sperando di tamponarla per quanto possibile.
Un colpo di pistola arrivò a un uomo che crollò a terra proprio davanti a lui.
-Jake, copriti, non stare in mezzo alla stanza come un idiota!- urlò Didi dopo averlo aiutato con quel colpo al soldato che gli stava avvicinando.
Didi e Laura nel frattempo continuavano a sparare contro i nemici ancora in piedi, che ormai erano rimasti in due e sembravano più intenzionati a scappare che continuare quell’inutile sparatoria.
I rumori che provenivano dalla tomba inoltre, non erano così rassicuranti come poteva sembrare, avevano sicuramente colpito più di un punto cardine per l’equilibrio di quella stanza e prima o poi sarebbe crollata. Tutti speravano che non crollasse addosso a loro.
Didi però ebbe una delle sue idee, brillanti e pericolose al tempo stesso.
-Professoressa, ha messo in salvo corona e manoscritto?- domandò Didi, accorgendosi che aveva finito i caricatori.
-Certamente. Sono al sicuro nella mia borsa.-
Didi annuì, c’era solo una cosa da fare allora, probabilmente si sarebbe pentito più avanti, ma se volevano salvarsi da quella situazione non c’era alternativa.
Tirò fuori un candelotto dallo zaino e un accendino e poi chiuse gli occhi, come facendo una preghiera. Jake lo osservò scandalizzato, tornando a focalizzarsi su Stone che continuava a scambiare pugni con il loro Rivale, ignaro del piano del compagno.
-Signor Dalton, non avrà intenzione…-
-Se vogliamo uscirne è l’unico modo. Si prepari.-
Laura non se lo fece ripetere due volte e si appiattì dietro l’altare, portandosi le mani sulle orecchie.
-Stone!- esclamò Jake, cercando di avvisare l’altro, ottenendo come risultato che al soldato arrivò un pugno ben assestato sulla mascella, che venne però subito ricambiato dall’altro.
Didi accese la miccia e poi lanciò il candelotto verso uno dei muri portanti della struttura.
L’esplosione causò un rumore sordo, poi, pezzi di pietra iniziarono a cedere alla gravità e a cadere al suolo.
Il calice iniziò a riemergere dall’altare, facendo scattare nuovamente il meccanismo, mentre la stanza tremava, i soldati rimasti in piedi iniziavano a scappare trascinando i colleghi a terra e Stone e il suo nemico continuavano a scambiarsi pugni incuranti che tutto stesse per crollargli addosso.
-Stone!- urlò di nuovo Jake, facendolo distrarre nuovamente e beccare un altro pugno al suo compagno: -Dobbiamo andare!-
-Devi smettere di distrarmi!- urlò Stone, sfogandosi sul nemico con un pugno più forte del solito, facendolo stramazzare a terra, sfinito.
-Se non te ne sei accorto dobbiamo andare, sta crollando tutto!-
Laura recuperò il calice e poi si mise vicino a Jake, aiutandolo a rialzarsi.
Didi si avvicinò al colonnello, mentre riprendeva fiato dalla scazzottata con Stone. Nonostante dovesse odiarlo, c’era ancora una parte di lui che considerava l’altro un amico, ricordandosi le avventure che un tempo, quando ancora non si era fatto sedurre dal potere, avevano vissuto insieme.
-È finita.- disse, allungandogli una mano.
Hans lo guardò pieno di odio, afferrò la sua mano e la tirò verso di sé, alzandosi e avvicinandosi all’orecchio dell’altro.
-Tornerò.- sussurrò, mentre la mano sinistra affondava nello stomaco di Didi con un piccolo pugnale, lasciandolo e fuggendo dalla stanza che continuava il suo crollo.
Didi si girò verso gli altri, la macchia di sangue che si allargava sul bianco della canottiera che indossava: -Stone- disse, poco prima che le gambe gli cedettero.
L’ex soldato gli si avvicinò prendendolo in spalla senza dargli tempo di dire o fare altro.
-Sempre il solito illuso. Devi cancellare il tempo passato con lui.- gli disse mentre lo sistemava al meglio e iniziava a camminare verso l’uscita: -Professoressa, riesce a gestire Jake?- domandò, contuso ma ancora in grado di trasportare Didi fuori dalla stanza.
-Nessun problema.- disse la donna, mentre con una mano alla vita di Jake e quella dell’altro sulle sue spalle iniziava a camminare verso l’uscita.
-È uno spreco lasciare tutto quest’oro.- borbottò Didi, mentre premeva sulla ferita per evitare di perdere troppo sangue e si lasciava trasportare da Stone fuori dalla stanza.
-Se non avessi fatto l’idiota avrei potuto trasportare qualcosa di prezioso invece della tua vecchia zavorra.-
Didi rise.
Arrivati all’esterno, la stanza si richiuse dietro di loro, lasciando un’enorme voragine dove poco prima si vedeva la superficie della stanza in cui si erano calati per cercare la tomba.
Dietro di loro non c’era alcuna traccia dei soldati con il simbolo del serpente dorato, né alcuna traccia del colonnello Hans.
 
   
 
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