Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: MaryFangirl    09/03/2021    5 recensioni
La canzone che aveva scelto per buttarla giù dal letto era It's my life di Bon Jovi, e con quella musica carica chiunque sarebbe resuscitato.
Certo, la prima frase della canzone non la aiutava molto.
This ain't a song for the broken-hearted...
Genere: Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: City Hunter
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Spense il telefonino.
Miki ed Eriko erano così dolci e premurose da risultare irritanti. Tanto lei non sarebbe stata meglio, né durante quella giornata né in quella successiva, per cui essere sommersa di 'Come va?' aveva come unico risultato quello di innervosirla.
Non sarebbe passata, no. E non perché fosse un masochista, ma non poteva in alcun modo sanare quel taglio profondo dentro di sé finché lo avesse visto tutti i santi giorni.


Cominciava davvero a rimuginare sull’idea di cambiare città, e intanto continuare a fingere di non avere il cuore che sanguinava copiosamente era diventato qualcosa di estremamente difficile. Quando lavorava alla boutique di Eriko doveva sforzarsi di sorridere, una fatica immensa, sebbene chi la conosceva naturalmente si era reso conto che le cose non andavano bene per niente.  Chi non se ne sarebbe accorto?


Kaori si stupiva di trattenersi dalla voglia costante che aveva di mettersi a urlare a squarciagola tutto il marcio che aveva dentro, tutte quelle tossine che la logoravano e la consumavano.
Sei miliardi e mezzo di persone sul pianeta, e lei era un brandello, un essere apatico e sconvolto a causa di una soltanto di esse.


Voleva sparire per molto tempo pur sapendo di non poterlo fare, ma anzi di dover dimostrare a chi le stava intorno che nonostante si sentisse come un fazzoletto usato e lurido, era in grado di provare a tutti che la sua vita non sarebbe finita perché un uomo, l’unico uomo che avesse mai amato, l’aveva scaricata nella maniera più brutale a cui si potesse pensare.

Sapeva di dover reagire. Doveva! Sarebbe diventata un cadavere ambulante, di quel passo.
Solo che tutto sembrava pesante, inutile, privo di qualsiasi significato.
Si svegliava e non lo aveva accanto a sé per abbracciarlo, si limitava a intravederlo quando entrava al Cat’s Eye. Non si erano più rivolti la parola.
 
Kaori avrebbe anche voluto parlare con qualcuno. Ma con chi?
 
Falcon? Si era dimostrato un ottimo confidente in diverse occasioni, ma non se la sentiva. Era sposato da poco con Miki e meritava di godersi il suo matrimonio senza dover ascoltare le sue lagne.
Saeko? Lo escludeva. Cioé, da una parte, era abbastanza estranea alla vicenda ed essendo amica di Ryo da tanto tempo avrebbe potuto spifferarle qualche particolare in più circa la decisione dello sweeper, ma Kaori aveva paura che poi Ryo si sarebbe arrabbiato. E poi, anche se apprezzava abbastanza la poliziotta, non si sentiva così in confidenza. Non voleva neanche immaginare sue eventuali occhiate di pietismo.
Chiamare Sayuri? Avrebbe solo urlato insulti verso Ryo martellandola perché andasse negli Stati Uniti con lei.
 
Nemmeno Eriko e Miki, però, erano adatte. Erano troppo coinvolte e imparziali. Miki era sempre così delicata e amorevole da risultare irreale, ma finiva solo col farla piangere ancora di più, mentre Eriko aveva tracciato una croce su Ryo, e il problema era che Kaori non sopportava i suoi insulti verso Ryo.


Quella era la cosa più assurda insensata. Lei non ce la faceva a odiarlo. Non ci riusciva, era un sentimento troppo opposto a quello che in realtà provava.
Lo amava. Lo amava ancora, ogni secondo di più, moriva e intanto viveva grazie al fatto di vederlo tutti i giorni; lo amava pazzamente, accettava il crudele rifiuto di Ryo coccolandosi nei ricordi di ciò che c'era stato fra loro, nei 'momenti fugaci e piacevoli' di cui parlava Ryo che per lei erano stati linfa vitale, acqua nel deserto, magia ed estasi pure, attimi così belli e speciali da non poterli neanche descrivere.


Per Kaori ogni carezza, ogni bacio e sorriso era un diamante, un cameo di rara se non unica perfezione, qualcosa che le aveva riempito il cuore e l'anima di gioia.
Non c'era sguardo che Kaori non gli avesse rivolto cercando di trasmettergli anche solo con quello tutto il suo amore, non c'era istante in cui non pensasse a lui.
Amore e odio erano facce della stessa medaglia, aveva detto qualcuno, non c'era un reale motivo perché si provassero tali sentimenti.


No, non sapeva perché lo amasse. E forse aveva ragione Ryo, legarsi così tanto non andava bene...ma finché erano stati insieme, non aveva potuto immaginare ossessione più dolce.
Era felice, con lui, il mondo esterno e il frastuono causato dal loro ambiente pieno di pericoli e sue presunte rivali pettegole non le interessavano quando erano insieme.
 
Girò come una scema per tutta la sera, in macchina, come di consueto devastata da mille dubbi, incertezze, paure.
Non sapeva nemmeno dove stesse andando, si sorprese anzi di non essersi ancora schiantata contro qualche albero vista la mancanza totale di attenzione che prestava al tragitto.
Quando aveva immaginato, durante molte delle sue paranoie, che Ryo potesse lasciarla, aveva certo pensato che sarebbe stato brutto. Ma non aveva creduto potesse essere così tremendo.
Si sentiva lacerata. Ustionata, e non sapeva cosa fare, se aspettare che il tempo lenisse tutto o se sbattere la testa contro una qualsiasi parete finché il dolore fisico non avesse superato quello psicologico.


Se cedere e andare davvero da Sayuri, se trasferirsi su un altro pianeta e starsene da sola...niente, non sapeva niente.
Kaori si decise finalmente a dare un'occhiata al cartello della via di fronte a sé per capire dove diamine fosse finita e fu colpita perché capì di essere praticamente a due passi da dove abitava Mick, che viveva poco fuori città, avendo sempre detto di desiderare un posto tranquillo, senza doversi svegliare sentendo i clacson e l’odore di smog.
Ecco.


Mick forse poteva andare bene, per sfogarsi.
Era amico suo più o meno come Miki ed Eriko, ma si manteneva piuttosto distaccato e anche se conosceva Ryo da tanto, sembrava essersi un po’ raffreddato nei suoi confronti, Kaori pensava per solidarietà nei propri confronti.
 
Era uno che entrava in confidenza un po' con tutti, un tipo socievole che non si faceva complessi o problemi a chiacchierare con gli altri, ma manteneva la sua indipendenza con molta tranquillità, senza disperarsi se uno rifiutava un suo invito. Cosa che, Kaori si ricordò, lei aveva fatto alcune volte.
Un po' le era dispiaciuto, pur certa che Mick avesse compreso la situazione senza biasimarla più di tanto. In generale, comunque, Mick era sempre stato gentile e cordiale con lei, nonostante avessero modi di fare e di pensare abbastanza differenti, d’altronde provenivano da ambienti del tutto opposti.


Se Kaori era schiva e fondamentalmente riservata, Mick era il contrario, estroverso e amante dei riflettori su di sé. Era simile a Ryo ma profondamente diverso.
In ogni caso Kaori aveva imparato -ahimé!- che la diversità non era un ostacolo e che se si voleva, si poteva perfettamente intraprendere un rapporto.
E forse proprio quando due persone presentavano caratteri e personalità diverse, riuscivano a trovarsi meglio poiché l'uno arrivava laddove l'altro arrancava, e le reciproche lacune potevano essere colmate a vicenda.


Kaori si disse lievemente contenta di essere arrivata a quella conclusione.
Mick era giusto. Sì, in quel caso lo era più delle sue meravigliose e protettive Miki ed Eriko.
Parcheggiò e scese dalla macchina, ricordandosi di essere stata a casa di Mick un paio di volte per festeggiare insieme la sua uscita dalla clinica, che lui aveva visto come una rinascita, ma anche al compleanno dell'affascinante americano, avvenuto ad agosto...ci era andata con Ryo, ovviamente, ma preferì scacciare il ricordo.


Vide subito che le luci erano tutte spente per un attimo si stupì, poi si diede della stupida.
-Che ne sai di cosa fa nel suo tempo libero?- pensò inacidendosi con se stessa.
Non trovò altra soluzione che sedersi sui gradini di fronte al cancellone.
-Bene. Sono qui come una perfetta idiota e sembro anche una stalker. Mi prenderà per pazza-


Appoggiò le braccia sulle ginocchia piegate e il mento sui dorsi delle mani.
Aspettava Mick ma di nuovo corse con il pensiero a Ryo.
Poche settimane prima, in una serata come quella, si sarebbe trovata fra le sue braccia, mentre impazziva per i suoi baci e il suo profumo...
Non resistette. Scoppiò a piangere, nascondendo la faccia nelle mani tremanti.
  
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