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Autore: Angie_Dreyar    01/04/2021    0 recensioni
Fried parte per una lunga missione in solitario, quando non torna più toccherà a Laxus ritrovarlo e quando scopre cosa gli è stato fatto, toccherà a lui raccogliere i suoi pezzi.
Non poteva sentire più niente, era tutto così silenzioso che Fried si sentiva impazzire. Era tutto così buio che Fried cominciava a dimenticare com’era avere la vista. E ora non sentiva più nemmeno l’odore di sangue. Non sapeva dove fosse. Non c’era niente attorno a lui. Era solo e abbandonato a sé stesso.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fried Justine, Fried/Laxus, Il Raijinshuu, Luxus Dreher
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Isolato dal mondo

 
«Vuoi davvero prendere questa missione così lunga da solo?» chiese Laxus osservando il foglio. Fried annuì, ci aveva pensato parecchio ma la ricompensa era davvero buona e non era complicata. Sarebbe partito per il continente di Ishgar e ci sarebbe rimasto per tre mesi. Non era neanche eccessivo come tempo, prendeva missioni molto più lunghe con Laxus, Evergreen e Bickslow. L’unica differenza era che questa volta sarebbe stato da solo.
«Sì, magari se mi impegno la finisco due settimane prima» disse Fried scrutando il biondo, sembrava quasi triste. Laxus però gli restituì il foglio.
«Se è quello che vuoi vai, con tutti i libri che riceverai come ricompensa è proprio la missione per te» gli fece, anche se dal tono sembrava non fosse d’accordo a lasciarlo andare. Era un po’ rigido ed evitava il suo sguardo.
«Pensi che non possa farlo da solo?» domandò Fried a quel punto dubbioso e Laxus alzò il volto su di lui sorridendo leggermente divertito.
«Smettila di studiarmi la faccia, e no. Penso che tu possa completarla benissimo, conoscendoti davvero la completerai prima» gli rispose. Fried sentì il cuore inorgoglirsi a quei complimenti ricevuti direttamente da Laxus, non era però ancora soddisfatto.
«È evidente che c’è qualcosa che non va» gli disse quindi. Laxus sbuffò.
«Ho detto di smetterla di studiarmi».
«Lo sai che puoi dirmi tutto, non mi offendo» insistette Fried posandogli una mano sul braccio, un piccolo contatto che ogni tanto si concedeva dato che sembrava in qualche modo calmare il biondo, e che gli permetteva di avere una certa intimità con lui.
«Solo…mi mancherai» borbottò Laxus e Fried lo guardò perplesso, sentendo una sensazione di calore riempirgli il petto. Non poté fare a meno di sorridere e di pensare che anche a lui Laxus sarebbe mancato. In fin dei conti da quando era tornato dopo l’esilio non avevano mai passato più di qualche giorno senza vedersi. Nonostante ciò non si era aspettato un’ammissione del genere dall’amico. Fried notò come il biondo gli prese la mano nella sua cominciando a percorrergli il dorso con il pollice in un’azione tranquillizzante. Alzò lo sguardo verso Laxus, il cui volto si era ammorbidito in una dolce espressione e i cui occhi stavano vagando per i lineamenti di Fried soffermandosi sulle sue labbra. Poi Laxus riprese il contatto visivo e si avvicinò leggermente. Il suo profumo gli riempì le narici e Fried non poté fare altro che perdersi nei suoi occhi azzurri mentre sentiva il caldo respiro di Laxus sul volto. D’istinto si spinse leggermente in avanti per colmare la distanza. Sentiva la mano bruciare sotto la presa di Laxus, il battito del cuore rimbombargli per le orecchie e le loro labbra sfiorarsi appena.
Ma a quel punto Laxus si tirò indietro lasciando la presa sulla sua mano e Fried rimase immobile sentendo bruciore sulle guance. Abbassò lo sguardo chiedendosi cosa fosse successo e strinse nelle mani il foglio della missione, mentre il cuore gli martellava all’impazzata nel petto, ma Laxus di nuovo gli prese le sue mani.
«Fried» lo chiamò con voce dolce. Fried alzò lo sguardo in automatico senza sapere cosa aspettarsi.
«Io…» Laxus si interruppe e Fried trattenne il respiro notando come le guance di Laxus si stavano arrossando in uno spettacolo stupendo. Stava per succedere? «Non penso che questo sia il momento giusto» disse però Laxus. Fried lo guardò deluso in silenzio, ma i suoi occhi parlavano per lui. Perché? Quando sarebbe stato il momento giusto? «Solo…non voglio proprio adesso che tu te ne vai per tre mesi» spiegò Laxus.
«Posso rimanere» disse subito Fried.
«No» fece brusco Laxus e poi addolcì il tono ricominciando a passare il pollice sul dorso della sua mano «So quanto ci tieni a questa missione, perciò non osare stare qua solo per me».
«Ma…».
«Fried, avremo tutto il tempo» gli sorrise leggermente Laxus «Solo, non metterci troppo» gli chiese. Fried sentiva il volto bruciare, il cuore battergli all’impazzata nel petto, e ancora la sensazione di essere stato a un passo dal baciare Laxus lo stordiva.
«Io…».
«Sarò qua, te lo prometto. Non me ne vado da nessuna parte» gli promise Laxus.
 
 
 
 
 
Quella era l’ultima cosa bella che Fried ricordava. L’ultimo collegamento con Fairy Tail.
 
Era partito per quella missione da solo, era arrivato nell’altro continente e aveva intrapreso la missione. Per i primi mesi era andato tutto bene, aveva conosciuto gli abitanti del villaggio in cui stava, aveva stretto nuove amicizie e si era anche divertito durante i momenti di pausa. Finché il villaggio non era stato attaccato. Essendo l’unico mago Fried aveva cercato di proteggerli da quella gilda oscura, aveva impiegato tutte le sue forze per erigere una barriera che stesse in piedi anche senza di lui, in modo da poter combattere allo stesso tempo. Non era però bastato. Era stato troppo poco. Troppo debole. Troppo lento. I nemici avevano avuto la meglio e Fried aveva usato le sue ultime energie per teletrasportare le persone del villaggio lontane. Da lì tutto nella sua mente si faceva confuso, qualcuno lo aveva colpito al petto e lo aveva legato, ricordava di aver combattuto, di aver cercato di scappare, ma era tutto caotico.
 
Ed ora l’unica cosa che sentiva era il dolore.
 
Dolore sulle gambe, che non riusciva più a muovere.
 
Dolore sulle braccia, che a ogni minimo movimento sembravano staccarsi.
 
Dolore al petto, che sembrava bruciare.
 
Più cercava di resistere e più si sentiva sprofondare.
 
Era solo.
 
Completamente solo.
 
Completamente inerme.
 
L’unica cosa che poteva fare era arrendersi alla morte.
 
Era stato privato di tutto. Non poteva usare la magia. Non poteva sentire più niente, era tutto così silenzioso che Fried si sentiva impazzire. Era tutto così buio che Fried cominciava a dimenticare com’era avere la vista. E ora non sentiva più nemmeno l’odore di sangue. Non sapeva dove fosse. Non c’era niente attorno a lui.
 
Era solo e abbandonato a sé stesso.
 
Sentiva dolore e freddo. Non riusciva a muoversi, non aveva nemmeno senso farlo dato quanto disorientato fosse. Non sapeva nemmeno da quanto fosse lì, l’unica cosa che sapeva era che si sentiva il corpo bruciare, la gola secca e le gambe doloranti. Non sapeva nemmeno perché non lo uccidessero. Forse si erano dimenticati di lui, o forse quella era la morte.
 
Poteva la morte essere così dolorosa?
 
Sì, se era all’Inferno. E sicuro Fried non sarebbe mai finito in Paradiso.
 
Era quella la sua punizione per ciò che aveva fatto nella vita? Trascorrere l’eternità a soffrire senza poter reagire in alcun modo?
 
Si sentì cadere e pregò soltanto che quella fosse la volta buona per morire e dire addio a quel mondo.
 
 
***
 
 
Tre mesi erano passati, ed ora stava per passare il quarto e Fried non era ancora lì. Laxus cominciava a preoccuparsi, anche se tutti gli avevano detto di stare tranquillo. In fin dei conti stavano parlando di Fried, il capitano dei Raijinshuu, il mago che aveva difeso la città di Magnolia da un bombardamento di centinaia di navi, il mago che aveva sconfitto uno dei dodici con un solo colpo, il mago che aveva salvato Laxus più di una volta da morte certa. Cosa gli sarebbe potuto succedere? Sarebbe tornato a casa e si sarebbe scusato per il ritardo, giusto? Laxus ormai fissava la porta della gilda da giorni, andava in giro per Magnolia sperando di sentire l’odore di Fried, ma ogni sera tornava a casa deluso.
 
Sbuffò e si sedette al bancone del bar come ogni mattina, ripensando a quel bacio che non gli aveva dato e dandosi dello stupido per essersi tirato indietro. Era stata un’occasione sprecata, per la sua stupidità. Sbuffò nuovamente.
 
«Non sopporto più quella tua faccia su di te, prendi una missione e parti» gli disse Mirajane a quel punto e Laxus sbuffò poggiando la guancia sul dorso della mano.
 
«Non ho voglia» ribatté.
 
«Oh, Fried ti ha aspettato per anni, e tu per quattro mesi non riesci a stare senza di lui?» lo rimbeccò Kana lì vicino e Laxus sbuffò.
 
«Riesco a stare senza di lui» ringhiò «Solo che doveva tornare un mese fa» sbottò irritato.
 
«Lo sai che queste missioni richiedono molto tempo» gli disse Mirajane «Un mese in più non è molto, ed è difficile quantificare il lavoro» Laxus finse di ascoltarla. Gli faceva piacere che Mirajane cercasse di tranquillizzarlo, ed in effetti la ragazza aveva ragione. Non c’era motivo di preoccuparsi, era solo lui che era diventato paranoico da quando aveva scoperto di avere dei sentimenti per il ragazzo. Doveva essere razionale, lo sapeva. Solo, non ci riusciva.
«Mi stai ascoltando?» sbottò a un certo punto la barista e Laxus si limitò ad annuire sbuffando per l’ennesima volta quella mattina.
 
«Va bene, vedo con le mie carte se sta bene» disse Kana «E se sta bene, cosa che sicuramente è, partirai per una missione, chiaro?» fece. Laxus annuì, in fin dei conti quello lo avrebbe tranquillizzato parecchio. Anche se avrebbe comunque voluto che Fried tornasse a Magnolia, quell’attesa stava diventando snervante.
 
«Usa quelle tue carte, e spero che tu non sia ubriaca» le fece e la castana tirò fuori il mazzo, mescolò le carte e poi le girò. Laxus non le guardò nemmeno dato che non sapeva comprenderle, si limitò a fissare il volto dell’amica pensando che gli avrebbe detto che era tutto tranquillo e che poteva prendere quella sua benedetta missione. Ma Kana aggrottò la fronte e impallidì. Laxus si fece subito attento.
 
«Cosa dicono?» fece. Kana continuò a fissare le carte senza rispondere e poi le riprese in mano. «Kana…» ringhiò Laxus in segno di avvertimento.
 
«Ci sono, un attimo, devo controllare» fece lei agitata e a quel punto anche Mirajane si voltò preoccupata verso la ragazza, che rimescolò in fretta le carte per poi rigirarle. E quando Kana alzò lo sguardo su Laxus, il ragazzo si sentì morire.
«È ferito ed è in pericolo» disse. Laxus si alzò di colpo e la sedia cadde dietro di lui.
 
«Cosa cazzo significa?» sbottò mentre i fulmini cominciavano a scoppiettare attorno a lui.
 
«Laxus, calmati» disse Mirajane ma il biondo si sentiva impazzire a sapere che Fried era ferito e in pericolo a chilometri da lui, da solo e in un altro continente. Perché lo aveva lasciato andare? Perché non si era preoccupato prima? E cosa significava che era in pericolo? Dei fulmini partirono dal suo corpo e colpirono diverse credenze dietro a Mirajane, facendo cadere bicchieri e piatti.
 
«Cos’ha? Dov’è?» ringhiò Laxus afferrando Kana per le spalle.
 
«Non so cos’ha, so solo che è ferito e che qualcuno vuole fargli del male» disse lei.
 
«Dove cazzo è?» sbottò Laxus e Kana si divincolò dalla presa, ricominciando a mescolare le carte agitata mentre il resto della gilda ormai li guardava confuso su ciò che stesse accadendo. Kana lanciò la carta che raffigurava Fried verso la mappa e quella si conficcò sopra alla figura di una catena montuosa nel continente di Ishgar. Laxus la osservò, sapendo dove andare.
 
 
***
 
 
L’edificio era in fiamme, lampi squarciavano il cielo sopra di esso, continuando a colpirlo a ripetizione, la pioggia imperversava su tutti loro e i tuoni non accennavano a smetterla di assordarli. Non riuscivano nemmeno a sentirsi sopra a quel frastuono e nessuno sapeva come fermare quel disastro. Erano fradici, infreddoliti e spaventati che un fulmine potesse colpirli da un momento all’altro.
 
«Qualcuno deve fermarlo!» urlò Wendy sopra i tuoni, che cercava di curare il più possibile Fried, pallido e magro come nessuno di loro lo aveva mai visto «È già malato! Non posso abbassargli la febbre!» urlò ancora e a quel punto Erza si decise e richiamò l’armatura che l’avrebbe protetta dai fulmini per raggiungere l’origine della tempesta. Evergreen e Bickslow si accucciarono accanto a Wendy, e mentre la prima singhiozzava, il secondo continuava a tenere la mano a Fried, quasi sperando che si svegliasse. Ma Fried non si svegliava. Il battito c’era anche se debole e respirava. Ma non si svegliava.
 
«Ha bisogno di calore» disse Wendy quando i tuoni cominciarono a diminuire e Natsu si avvicinò al ragazzo, prendendolo per le spalle e tenendolo attaccato a sé, sentendo l’odio ribollirgli nelle vene verso chiunque avesse fatto quello a Fried. La tempesta si acquietò e dopo un po’ sentirono due voci avvicinarsi. Erano Erza e Laxus.
 
«Ha bisogno di cure e calore, dobbiamo portarlo nella città più vicina» stava dicendo la ragazza. Laxus li raggiunse e si sedette accanto a Wendy.
 
«Mollalo» ordinò a Natsu, che non si mosse.
«Mollalo subi…».
 
«Ha bisogno di calore» sbottò Natsu. Una scintilla passò per tutto il corpo di Laxus e a quel punto Wendy si intromise.
 
«Il suo corpo è freddo, se non avrà calore rischierà di morire» disse. Laxus ringhiò pur sapendo che aveva ragione. Stava per prendere Fried in braccio in modo da portarlo alla città più vicina ma in quel momento Fried si mosse. Laxus fissò gli occhi su di lui, sperando che si svegliasse. E Fried si svegliò.
 
«Fried? Stai bene?» chiese Wendy dolcemente ma il ragazzo non rispose. Non diede nemmeno segno di averla sentita e guardò fisso il mento di Natsu sopra di lui.
 
«Fried?» lo chiamò Laxus preoccupato e gli prese la mano, a quel punto Fried sobbalzò e si voltò verso di lui, ma non lo guardò negli occhi, si limitò a fissare il suo petto e Laxus gli strinse la mano addolcendo il tono della voce.
«Ehi, sono io» gli disse. Ancora nessuna reazione. Fried se ne stava immobile.
«Che cos’ha?» chiese Laxus non capendo, perché non lo guardava? E perché non gli rispondeva?
 
«Penso non possa sentirci» disse Wendy «Né vederci». Laxus continuò a tenere lo sguardo fisso su Fried, sperando che la ragazzina si sbagliasse, ma era evidente che avesse ragione o Fried avrebbe reagito in qualche modo. Laxus voleva fargli sapere che era lì, che ora poteva stare tranquillo, che qualunque cosa gli avessero fatto era finita, era salvo. Lasciò passare una piccola scarica di elettricità sul suo braccio, a un voltaggio talmente basso da fare in modo che fosse solo un brivido e Fried sobbalzò di nuovo.
 
«Laxus, gli farai male» sbottò Evergreen che temeva potesse perdere di nuovo il controllo, ma il biondo le lanciò un’occhiata per tranquillizzarla.
 
«Non gli faccio niente» disse continuando a mantenere il voltaggio al minimo. Fried allungò un’altra mano tremante verso di lui e Laxus gliela prese tra le mani delicatamente per non fargli male. Anche se Wendy gli aveva curato molte ferite aveva ancora dei tagli sopra.
 
«Lax…us?» la voce era incerta ma il biondo si sentì rincuorato dal fatto che lo avesse riconosciuto e guidò la sua mano verso il proprio volto, poggiandosela sulla guancia. Fried la mosse incerto tastando i suoi lineamenti e passando il pollice lungo la cicatrice. Gli occhi di Fried si riempirono di lacrime e Laxus non resistette più all’impulso di prenderlo tra le braccia e stringerlo al proprio petto. Gli posò una mano dietro la testa cercando di rassicurarlo con i gesti, per una volta disinteressato che qualcuno lo stesse guardando. Tutto ciò che voleva era rassicurare Fried.
 
 
***
 
 
Per un attimo Fried aveva pensato di essere finalmente morto, dato che aveva smesso di provare dolore e freddo. Anzi, una piacevole sensazione di calore lo aveva avvolto, sembrava quasi che qualcuno lo stesse tenendo. Forse era la morte stessa, o forse era un altro sogno. Fried ormai non li distingueva più, si sentiva perso e confuso. Quando però aveva sentito l’elettricità percorrergli il braccio lo aveva sentito. Non avrebbe mai dimenticato quella sensazione, quella che provava solo quando stava accanto a Laxus. Quando il ragazzo lo toccava o quando per qualunque motivo perdeva il controllo sulla propria magia. Era un sogno, ma era così vivido da sembrare quasi reale. E poi gli aveva preso le mani e aveva potuto toccare il suo volto. Non lo avrebbe riconosciuto da quel contatto, non aveva mai avuto quella intimità con lui, ma la cicatrice era inconfondibile. Era lui. Era Laxus. Si sentì avvolgere da due braccia e finalmente riuscì a poggiarsi sul suo petto, a sentire uno di quei suoi abbracci che gli riservava fin troppe poche volte. Fried avrebbe voluto vederlo, sentire la sua voce e inspirare il suo profumo, per assicurarsi che non fosse un’altra delle sue allucinazioni. Era un sogno, lo sapeva, ma a Fried non importava. Era il più bel sogno che aveva da tempo. Finalmente stava bene, finalmente non sentiva dolore, finalmente sentiva il calore di un altro corpo che lo abbracciava e gli accarezzava i capelli. Non voleva spostarsi da lì.
 
“Forse sono finalmente morto” pensò. Forse aveva pagato le sue colpe sopportando il dolore, e finalmente era nel suo paradiso.
 
 
***
 
 
Erano arrivati nella città più vicina e avevano preso alloggio presso una piccola locanda. Fried si era addormentato di nuovo e Wendy continuava a badare a lui, curandogli le ultime ferite ancora aperte e bendandogli quelle che non riusciva a guarire. Laxus, Bickslow ed Evergreen non si muovevano dalla stanza, volevano solo che si svegliasse e che stesse bene.
 
«È così pallido» mormorò Evergreen e Wendy si passò un braccio sulla fronte sudata.
 
«Chissà da quanto era lì» fece Bickslow. Laxus non disse nulla continuando a passare le dita sul dorso della mano di Fried, da cui non accennava a staccarsi. Non lo aveva mai visto così. Così ferito e inerme, così spaventato e perso. Sentiva un dolore al petto a vederlo in quelle condizioni che voleva solo stringerlo a sé e fargli sapere che era lì per lui e che non lo avrebbe più abbandonato. Voleva così tanto vederlo sorridere, o vedere il tipico rossore sulle sue guance. Invece era pallido e malato, e Laxus non poteva fare niente se non sperare che le cure di Wendy avessero effetto.
 
«Non riesco a ridargli la vista» disse Wendy dopo un po’ «Ma sono abbastanza sicura che qualcuno lo abbia incantato togliendogli i sensi». Laxus strinse la mano di Fried.
 
«C’è un modo per farglieli recuperare?» domandò.
 
«Se c’è non lo conosco. Dovremmo chiedere a Polyuhska, o a un medico del posto» disse Wendy.
 
«Erza e gli altri sono andati a cercarlo e a chiedere informazioni» disse Evergreen. Laxus annuì, ora era contento che ci fosse anche la squadra di Natsu con loro, perché lui non aveva intenzione di spostarsi da lì.
 
Quando la squadra di Natsu tornò, Lucy aveva scoperto un bel po’ di cose. A quanto pareva Fried era stato preso dopo aver difeso un villaggio poco distante da lì da un’intera gilda oscura. Le avevano raccontato che era riuscito a ereggere una barriera e a teletrasportare tutte le persone lontano da lì salvandole, ma che non era riuscito a salvarsi nel combattimento ed era stato catturato e, per quello che aveva fatto, torturato. A quanto pareva quello era l’effetto della magia di uno dei maghi della gilda oscura, che poteva rubare i sensi alle persone.
 
Gray aveva anche trovato un medico, che si avvicinò a Fried e lo controllò, sotto lo sguardo attento di Laxus che ormai non si fidava più di nessuno di quel continente. Il medico però non fece nulla di male, ma non riuscì a ridargli i sensi.
 
«Penso che dovremmo portarlo a casa» disse Evergreen «Polyushka saprà cosa fare» era una speranza vana, ma al momento era l’unica speranza che avevano. Così i ragazzi si decisero, avrebbero aspettato che tutte le ferite di Fried guarissero e che si riprendesse almeno un po’, e poi sarebbero tornati a Magnolia.
 
 
***
 
 
Laxus non sapeva come comportarsi. Erano passati tre giorni e ancora non era riuscito a vedere alcun cambiamento in Fried. Wendy continuava a passare ogni mattina a rimarginargli le ferite, ma il mago si svegliava per troppo poco tempo e in pochi minuti si riaddormentava subito. E anche quando si svegliava Laxus non sapeva cosa fare, perché non poteva comunicare con lui in alcun modo.
“Deve mangiare, è troppo debole così” aveva detto Wendy. Laxus ci aveva provato ma ogni volta Fried serrava le labbra e chiudeva gli occhi, riaddormentandosi in pochi minuti. Il ragazzo non sapeva cosa fare, si sentiva impotente e inutile e ogni volta che posava lo sguardo su Fried sentiva il cuore sgretolarsi in mille pezzi. Il mago non era sofferente, né triste. Era vuoto e perso, sembrava che stesse brancolando nel nulla. Quando apriva gli occhi la sua espressione non mutava mai, fissava il soffitto sopra di sé senza muoversi né dire una parola.
 
«Fried… ti prego, lascia che ti aiuti» mormorò Laxus passandogli una mano sul volto, ormai smunto e ossuto. Fried era sveglio ma non reagì in alcun modo al tocco. Era perso in una bolla tutta sua. Laxus avrebbe voluto sapere a cosa stesse pensando. Continuò a massaggiargli il viso e provò a far passare una piccola scarica sperando di innescare qualche reazione. Fried però non fece nulla. Laxus allontanò le dita ma a quel punto il mago girò il volto verso di lui. Fu un movimento quasi impercettibile, ma il biondo lo notò e subito gli posò di nuovo le dita sulla guancia lasciando un’altra piccola scarica. Laxus sospirò e decise di riprovarci. Lo prese gentilmente per il petto mettendolo seduto. L’amico non era mai stato così leggero e non reagiva, si lasciava fare qualunque cosa. Laxus sistemò i cuscini dietro di lui sperando non si riaddormentasse subito come al solito e si sedette accanto a lui passandogli una mano sul braccio.
 
«Sono io» disse inutilmente, dato che Fried non poteva sentirlo. Il biondo prese il piatto con la zuppa dal comodino e poi portò il cucchiaio alle labbra di Fried, in modo da farlo mangiare. Il mago però rimase immobile senza aprire le labbra.
 
«Dai, mangia qualcosa» disse passandogli l’altra mano lungo la schiena in un gesto calmante. “Ti prego, non morire, manda giù solo un boccone” pregò mentalmente. Ma Fried era immobile, completamente perso e Laxus non sapeva come comportarsi. Riprovò a spingere il cucchiaio verso le sue labbra e fece di nuovo passare una scarica elettrica. A quel punto Fried le aprì leggermente e Laxus finalmente gli infilò il cucchiaio in bocca, vedendolo mangiare e deglutire faticosamente con una smorfia. Forse aveva male alla gola. Si sentì leggermente sollevato e prese in fretta un altro cucchiaio di zuppa portandoglielo alle labbra. Fried mangiò anche quello e Laxus sentì una piccola speranza dentro di sé. Laxus continuò a imboccarlo, ma dopo pochi cucchiai Fried chiuse gli occhi e la testa ciondolò di lato, mentre il sonno incombeva su di lui. Laxus posò il piatto nel comodino accanto, per ora si sentiva già sollevato dal fatto che avesse mangiato. Risistemò l’amico sul letto sotto le coperte e uscì dalla stanza raggiungendo gli altri compagni. Stranamente nessuno di loro era agitato, perfino Natsu e Gray non litigavano. Erano tutti furiosi con i maghi che avevano ridotto così Fried e tutti tristi a vederlo in quegli stati.
 
«Come sta?» chiese Wendy.
 
«Ha mangiato qualcosa» fece Laxus.
 
«Questo è un progresso» disse Lucy. Laxus non replicò e si sedette al tavolo accanto a loro. Non sapeva come comportarsi nemmeno con loro. Era il più adulto e avrebbe dovuto rincuorare tutti, ma la verità era che si sentiva distrutto. Sapeva che Wendy, Bickslow ed Evergreen piangevano ogni sera. Non aveva mai visto Natsu e Gray così tranquilli e tutto ciò gli faceva sembrare di vivere un incubo ogni giorno. Non se la sentiva nemmeno di andarsene da quella locanda finché Fried non fosse stato meglio, anche se avrebbe voluto tornare a Magnolia.
 
«Lucy ha ragione e Fried è forte, si riprenderà» disse Natsu convinto. Laxus non replicò ancora, cominciando a mangiare seppur controvoglia la zuppa che avrebbe dovuto finire Fried.
 
 
***
 
 
Laxus cominciava a sentirsi meglio, ora riusciva sempre a far mangiare Fried. Erano solo pochi bocconi prima che il ragazzo si addormentasse ma era pur sempre qualcosa. Ormai erano lì da più di una settimana. Laxus portò un altro boccone alla sua bocca, osservando il ragazzo deglutire faticosamente. La porta della stanza si aprì ed entrarono Bickslow ed Evergreen.
 
«Sta mangiando» notò sollevata la ragazza e Laxus annuì imboccandolo un’altra volta.
 
«Come pensi che stia?» domandò il ragazzo avvicinandosi.
 
«Meglio, penso» rispose il biondo. Evergreen si avvicinò prendendogli una mano e Fried sobbalzò leggermente preso alla sprovvista. Laxus gli passò la mano lungo la schiena in un gesto che sperava potesse calmarlo, e sembrò funzionare. Poi Fried fece una cosa che non aveva mai fatto, si allungò verso Evergreen e cominciò a muovere le mani lungo le sue braccia. I tre ragazzi trattennero il respiro sorpresi, mentre Fried muoveva le mani impacciato, tastando e raggiungendo le spalle della ragazza. Evergreen rimase immobile per paura che qualunque suo movimento lo avrebbe spaventato, ma Fried arrivò con le mani sul suo collo, sui suoi capelli e poi sul suo volto. Rimase per un bel po’ a toccare le sue labbra, il naso e gli occhiali.
 
«E…ver» la voce uscì rauca e a quel suono Evergreen cominciò a lacrimare. Fried aveva ancora le mani sul suo volto, passò i pollici lungo le sue lacrime, asciugandole dolcemente. Non parlò più ma continuò a massaggiarle le guance e lei glielo lasciò fare prendendo a singhiozzare. Bickslow si affrettò a stringerla tra le braccia.
 
«Lo risolveremo» le disse. Evergreen annuì ma continuò a singhiozzare e Bickslow non si rese conto che abbracciando la ragazza aveva sfiorato il polso di Fried. Il ragazzo allungò la mano anche verso di lui e si spinse in avanti sul letto, ricominciando a tastare incerto il suo volto e il mago glielo lasciò fare. Dopo un po’ Fried però ritornò disteso sul letto e chiuse gli occhi.
 
«Casa…» mormorò prima di addormentarsi di nuovo. Li aveva riconosciuti. Questo bastò a riempire i loro corpi di calore e restarono tutti e tre lì osservando l’amico dormire. Stava tornando da loro.
 
 
***
 
 
Fried lentamente stava tornando ad avere un contatto con la realtà. Non era più in un limbo e non era più solo. Ancora non riusciva a credere che fossero lì per lui, ma ogni volta che si svegliava poteva sentire le dolci carezze di quella che pensava fosse Wendy, che gli rimarginava le ferite e gli sistemava le bende. Poteva sentire le piccole e morbide mani di Evergreen -sì, era sicuro che fosse lei- e quelle grandi di Laxus. Bickslow gli aveva lasciato le bamboline con sé, e Fried ora si sentiva meno solo. Sapeva che i suoi amici erano lì per lui, che lo stavano aiutando e che probabilmente stavano pensando a un modo per guarirlo. Era lontano dall’essere felice, ma era sollevato. Avrebbe solo voluto trovare un modo per comunicare con loro.
 
Al momento stava provando a camminare sulle proprie gambe, sapeva che Laxus lo stava portando da qualche parte e la sua presa lo rincuorava. Per Fried era facile affidarsi a lui, e ora non avrebbe comunque potuto fare altro. Si lasciò guidare da lui finché Laxus non si fermò. Si sentì prendere la mano e se la lasciò portare dove il ragazzo voleva, finché non toccò qualcosa di umido.
 
Acqua.
 
Acqua calda.
 
Non capì finché non sentì le mani di Laxus cominciare a sfilargli la maglia. Voleva fargli fare un bagno, ora era chiaro. Fried si svestì un po’ impacciato e poi si sentì prendere per i fianchi dal ragazzo. Lo lasciò fare e si fece immergere nella vasca. Fried avrebbe voluto ringraziarlo, ma in realtà non sapeva nemmeno se riusciva a parlare, dato che non sentiva nulla, men che meno la sua stessa voce. Tastò attorno con le mani finché non si sentì Laxus passargli la spugna e il sapone e Fried cominciò a lavarsi alla cieca. Dopo un po’ sentì delle mani sfregargli i capelli e si immobilizzò, per poi capire che era solo Laxus che glieli stava lavando. Chissà perché si comportava così.
 
“Forse con una magia posso comunicare” pensò a quel punto. Si sentiva ancora debole ma poteva sentire anche una piccola quantità di energia percorrergli il corpo. Poteva scrivere le sue rune, anche non vedendole. Una semplice, voleva solo ringraziarlo. Così provò a muovere le dita davanti a sé alla cieca. Le aveva disegnate talmente tante volte che non gli serviva guardare per farlo, ma in ogni caso le rune richiedevano molta precisione, perciò non era sicuro avrebbe funzionato. Finì sperando che fosse comparsa una runa con sopra scritto un ringraziamento, ma non sentì alcuna reazione e capì che non ce l’aveva fatta. Riprese la spugna per lavarsi ma si bloccò non appena sentì due braccia avvolgerlo da dietro e un fiato caldo sulla spalla. Forse ci era riuscito. Portò le mani sopra quelle di Laxus che lo stringevano sul petto e poi sentì un tocco morbido e umido sulla spalla. Sentì il volto scaldarsi e il cuore aumentare i battiti, quello era un bacio? Una sensazione di calore gli si allargò su tutto il corpo e un piccolo sorriso spuntò sul suo volto per la prima volta dopo tanto tempo. Fu solo un peccato che Laxus non lo vide.
 
 
***
 
 
Fried sembrava essersi ripreso e Laxus ogni giorno notava come si muoveva meglio, fidandosi di più di lui. Se i primi giorni era stato rigido e incerto, ora perlomeno mangiava da solo se Laxus lo lasciava con un piatto e delle posate. Sembrava riconoscerlo senza che dovesse usare la propria elettricità. Laxus però avrebbe voluto vederlo tornare al suo solito, così era troppo impaurito e lui odiava vedere quell’espressione su di lui. Fried non era mai stato timoroso di niente, ed ora era straziante vederlo così.
 
«Siete pronti?» chiese Erza entrando in camera e Laxus annuì.
 
«Sì, adesso arriviamo» le disse. Sarebbero partiti per Magnolia, dato che lì c’era Polyushka che sicuramente ne sapeva qualcosa in più di Wendy e dei medici che avevano visto fino ad ora. Erza annuì e li lasciò soli. Laxus osservò Fried, che stava cercando di infilarsi gli stivali nuovi che gli avevano comprato. Quando finì si alzò in piedi e Laxus si premurò di affiancarglisi, passando un braccio sulle sue spalle sentendolo ammorbidirsi sotto la sua presa. Almeno si fidava. Laxus afferrò la propria sacca e poi lo guidò giù per le scale fino ad arrivare fuori dalla locanda. Gli altri erano tutti lì. Natsu e Gray stavano litigando per qualcosa, mentre Erza li stava separando.
 
«Fate un po’ di silenzio» sbottò Laxus e i due si fermarono di colpo voltandosi verso di lui.
«Andiamo forza» disse il biondo e si avviò verso la stazione dei treni.
 
Il viaggio fu lungo, dovettero arrivare fino al porto, poi prendere una nave e poi di nuovo il treno. Per tutto quel periodo Laxus non riuscì a stare accanto a Fried dovendo sopportare la cinetosi, ma per fortuna furono Evergreen e Bickslow ad aiutarlo. Dopo molti giorni arrivarono finalmente a Magnolia e lì Laxus andò subito da Polyushka che cominciò a controllare il ragazzo. Solo i Raijinshuu, il Master e Laxus erano nella stanza con lei.
 
«Che cos’ha esattamente?» chiese Makarov.
 
«È stato privato dei sensi» spiegò Laxus mentre Polyushka faceva le sue analisi. Evergreen e Bickslow erano seduti in disparte in silenzio. Stavano tutti osservando Fried, che si limitava a stare fermo sul letto con gli occhi aperti persi nel nulla.
 
«Può parlare?» chiese Polyushka.
 
«Sì, ma non lo fa mai» rispose il biondo. Non osava staccarsi da Fried, gli teneva continuamente la mano sapendo che solo quel gesto riuscisse a tranquillizzarlo. Polyushka corrugò la fronte.
 
«Non posso fare niente» disse la donna dopo un po’. Laxus fissò lo sguardo su Fried, che non poteva sentire. Gli occhi gli si inumidirono e un singhiozzo gli sfuggì.
 
«Laxus» disse sorpresa Evergreen, ma il biondo scosse la testa sentendo di essere al limite. Erano passate settimane da quando lo aveva ritrovato, ancora aveva incubi sulla notte in cui lo aveva ritrovato, legato alle catene e abbandonato a sé stesso. Lo vedeva ogni giorno perso, che brancolava come si trovasse in un limbo, quando lo lavava vedeva le cicatrici che non avrebbe dovuto avere, e ogni giorno sperava potesse guarire. Un altro singhiozzo sfuggì a Laxus. In quel momento Fried si mosse, allungando la mano libera verso di lui. Laxus non se ne rese conto finché non sentì le dita dell’amico sul proprio petto, che risalivano tentoni lungo il collo e la mascella. Laxus trattenne il respiro e Fried poggiò il pollice sulla sua guancia, asciugandogli il volto delicatamente.
 
«Non piangere» uscì dalla sua bocca e Laxus sgranò gli occhi. Il tono era incerto, come se avesse quasi dimenticato come si parlasse, ma le parole erano chiare.
«Trova un modo per comunicare, così posso aiutarti». Laxus sentì un colpo al petto. Aiutarlo lui? Fried era completamente isolato dal mondo e ancora voleva aiutarlo? Rimase immobile a fissare l’amico mentre lacrime calde gli scorrevano lungo le guance, chiedendosi quanta forza avesse Fried.
 
«Chiamate Warren» disse Makarov a un tratto.
 
 
***
 
 
Laxus non sapeva perché non ci avesse pensato prima. Warren si sedette su una sedia e Laxus gli posò una mano sulla spalla, pronto a parlare finalmente con Fried, sperando potesse funzionare.
 
«Fried, mi senti?» chiese. Il mago delle rune alzò di scatto il volto mentre gli occhi gli si sgranavano e la bocca gli si apriva. Laxus si sentì un po’ sollevato a vedere una reazione sul suo volto.
«Sono Laxus, ti sto parlando grazie a Warren» gli disse. Per la prima volta Laxus vide un piccolo sorriso comparire sul suo volto e sentì il cuore riempirsi di sollievo.
 
«Ci siamo anche noi» disse Evergreen.
 
«Siamo a casa, sei a casa e ci sono anche il Master e Polyushka» disse Bickslow. Fried non disse una parola ma delle lacrime si formarono negli angoli dei sui suoi occhi e Laxus gli strinse ancora di più la mano che non gli aveva mai mollato da quando erano entrati nella stanza.
 
«Se tu parli ti sentiamo, puoi dirci quello che vuoi» gli disse dolcemente. Lacrime calde cominciarono a scorrere lungo il volto di Fried.
 
«Mi siete…mancati» disse con voce roca. Evergreen cominciò a piangere in silenzio e Makarov si sedette sul letto accanto a Fried, stringendogli la mano nelle sue.
 
«Ragazzo, ci manchi anche tu» gli disse «Sei a casa e faremo tutto il possibile per aiutarti». Fried cominciò a singhiozzare e in poco tempo divenne un pasticcio di lacrime mentre stringeva forte la mano di Laxus da una parte e quella di Makarov dall’altra. Il biondo si posò sul letto e lo strinse in un abbraccio.
 
«Ehi, va tutto bene. Siamo qui per te» gli disse cercando di essere confortante. Non sapeva se fosse una buona cosa che Fried stesse piangendo, ma per la prima volta vedeva delle emozioni in lui. Fried posò la fronte sul suo petto singhiozzando e liberandosi di tutto il dolore e la tensione che aveva vissuto in quelle ultime settimane, mentre Laxus passava la mano lungo la sua schiena, in un gesto rilassante.
«Va tutto bene. Sei a casa, sei al sicuro» mormorò.
 
«Io… mi… dispiace» fece Fried con la voce spezzata.
 
«Non è colpa tua. Va tutto bene» gli ripeté Laxus. Fried si aggrappò con le mani alle sue spalle continuando a singhiozzare disperato, e poi anche Evergreen e Bickslow gli si avvicinarono per abbracciarlo.
 
«Sarà meglio lasciarli da soli. Warren, resta qui» disse il Master e il mago annuì passandosi il braccio sul volto per asciugare le lacrime. Non aveva mai visto né Laxus né nessuno dei Raijinshuu mostrare nessuna emozione prima d’ora, e quell’intensità gli faceva capire quanto quei ragazzi si volessero bene.
 
 
***
 
 
Una volta che Fried si fu calmato, i tre ragazzi cercarono di parlare con lui tramite Warren. Fried continuava a tenere stretta la mano di Laxus e la testa poggiata sulla sua spalla, mentre rispondeva alle loro domande.
 
«Hai bisogno di qualcosa?» gli chiese dopo un po’ Laxus.
 
«Ho un po’ fame» rispose lui.
 
«Vado a prepararti qualcosa allora» disse Bickslow «Hai preferenze?»
 
«Non posso sentire i sapori» rispose Fried debolmente.
 
«Oh. Ok» borbottò Bickslow.
 
«Hai male da qualche parte?» chiese Evergreen.
 
«No» le risposte di Fried erano sempre brevi. Forse per il fatto che non potesse sentire la sua stessa voce, o forse perché la gola gli faceva male. Laxus non lo sapeva e non voleva sforzarlo, anche se avrebbe voluto che si aprisse con loro.
 
«C’è qualcosa che possiamo fare per te? Qualunque cosa?» gli chiese. Fried rimase zitto per un po’ e i ragazzi attesero, dopo un po’ il mago aprì di nuovo la bocca.
 
«Potete…parlarmi? Voglio solo sentire le vostre voci» chiese. Laxus alzò lo sguardo su Evergreen e lei cominciò a parlare. Fried si rilassò al suono della sua voce che non sentiva da fin troppo tempo, e dopo un po’ si addormentò.
 
 
***
 
 
Laxus uscì dalla stanza lasciando che Fried dormisse sul letto. Era stato bello poter finalmente parlare con lui. Warren si era intromesso poche volte nella conversazione, facendo solo da tramite in modo che potessero comunicare e Laxus gli era davvero grato. Fried aveva ripreso un po’ di vita al suono delle loro voci e aveva mangiato più del solito.
Si passò stancamente le mani sul volto e vide il nonno raggiungerlo.
 
«Come sta?» chiese. Laxus fece le spallucce.
 
«Un po’ meglio, penso» disse esausto.
 
«Troveremo un modo per ridargli i sensi» gli promise Makarov e Laxus annuì, sedendosi per terra e portandosi le mani sulle tempie, massaggiandole cercando di non ricominciare a piangere. Non poteva farci nulla, vedere Fried così spezzato gli faceva male. Non voleva vederlo così. Voleva vederlo felice, forte, energico. Voleva che stesse bene.
 
«Perché lui?» chiese in un borbottio. Makarov gli andò a fianco e gli posò una mano sulla spalla.
 
«Ragazzo, le cose brutte accadono, ma lui è forte e si riprenderà. Ha a fianco tre persone meravigliose che si prendono cura di lui e un’intera gilda che lo sta aiutando» gli disse. Laxus annuì. Certo, Fried era forte e lui, Ever e Bickslow non lo avrebbero abbandonato. Ma voleva vederlo sorridere di nuovo. Voleva vedere quella scintilla nei suoi occhi. Sentire i suoi rimproveri, vederlo arrossire e renderlo felice.
«Perché non dormi con lui?» chiese Makarov. Laxus alzò lo sguardo confuso.
«Sono certo che ha incubi e vedo come siete vicini. Farà bene a entrambi» gli disse. Laxus voltò lo sguardo verso la porta, poi annuì e rientrò nella stanza.
 
 
***
 
 
Ormai era diventata una routine. Laxus non si staccava quasi mai da Fried, aveva sempre il terrore di perderlo di vista e che si sentisse solo. Voleva stargli vicino e fargli sapere che c’era e che non se ne sarebbe andato. Si sarebbe svegliato con il mago tra le sue braccia ancora addormentato, avrebbe preparato la colazione e gliela avrebbe portata a letto. Poi sarebbero andati in bagno e lo avrebbe aiutato a lavarsi. Lo avrebbe costretto a mangiare anche se non ne aveva voglia e il pomeriggio avrebbe chiamato Warren, in modo da chiacchierare con Fried di qualunque cosa. A Fried piaceva sentire le loro voci, lo poteva vedere ogni volta che arrivava il pomeriggio. Gli raccontavano cosa succedeva, lo portavano a fare una passeggiata e ogni tanto gli leggevano qualcosa. Era il momento più bello della giornata, ogni tanto passava qualcun altro della gilda e Fried parlava con gli altri ragazzi. Era sempre felice di sentire delle voci. Poi sarebbero tornati a casa e Laxus gli avrebbe preparato la cena, Fried avrebbe mangiato più volentieri e poi sarebbero tornati a dormire. Laxus si sarebbe steso accanto a lui, avvolgendolo in un abbraccio e dandogli un bacio sulla fronte, giusto per vederlo arrossire. Gli piaceva farlo, vedere un po’ di colore su quel viso. Fried avrebbe sorriso timidamente, e Laxus adorava vederlo sorridere. Poi gli avrebbe portato il volto sul petto e Fried si sarebbe addormentato. Spesso faceva incubi e si svegliava nella notte e Laxus era contento di aver seguito il consiglio del nonno, perché poteva accorgersene e stringerlo in un abbraccio, cercando di calmarlo con carezze confortevoli.
 
 
 
 
 
Un mese dopo Laxus si svegliò trovando il letto vuoto, si alzò subito preoccupato ma quando scese di sotto notò che Fried era seduto per terra in salotto a gambe incrociate che stava usando la magia. Laxus sorrise a vederlo così concentrato e finalmente attivo, mentre disegnava le sue rune attorno a sé. Rimase in piedi poggiato sullo stipite della porta osservandolo ma Fried parlò.
 
«So che sei qua, posso sentire la tua magia» gli disse. Laxus sgranò leggermente gli occhi.
«Prova a lanciarmi un fulmine» fece Fried. Laxus corrugò la fronte. Se pensava lo avesse fatto si sbagliava di grosso.
«Una piccola saetta, non mi farà male» gli disse, forse prevedendo la sua risposta. Laxus ci provò, dosando la forza in modo che anche se lo avesse colpito non gli avrebbe lasciato altro che una piccola scossa. Fried alzò la mano e la saetta fu subito riflessa, tornando da Laxus. Fried sorrise soddisfatto e Laxus lo guardò con gli occhi colmi di gioia.
«Ti sei indebolito a forza di badare a me. Dovresti davvero prendere una missione» fece Fried alzandosi in piedi. Laxus gli fu subito accanto pensando che non sarebbe partito proprio da nessuna parte senza di lui. Fried gli posò una mano sul petto e poi fece una cosa che Laxus non si sarebbe mai aspettato. Gli prese la mano e gliela baciò sul dorso. Il biondo si ritrovò ad arrossire sentendo il battito accelerare nel petto e Fried gli girò la mano posando il pollice sul suo polso e sorridendo.
«Il tuo cuore batte più forte» disse. Laxus lo guardò sconvolto, ma un sorriso gli si allargò in volto e in un impeto di gioia lo avvolse tra le proprie braccia, prendendo Fried completamente alla sprovvista. Il mago delle rune ricambiò l’abbraccio.
«Grazie per tutto quello che fai».
 
 
 
 
 
Un mese dopo ancora Laxus lo sentì finalmente ridere, quando Bickslow fece una battuta stupida su Laxus. Solitamente il ragazzo si limitava a sorridere ai loro racconti, non sentivano la sua risata da tempo. I tre ragazzi perciò rimasero allibiti a osservarlo, mentre Warren li guardava lì accanto altrettanto sorpreso con un libro in mano.
 
«Tu hai riso per questa battuta squallida?» chiese Evergreen con un sorriso che le riempiva il volto.
 
«A me faceva ridere» borbottò Fried e a quel punto Bickslow cominciò a vomitare fuori battute e barzellette per tutto il pomeriggio.
 
 
 
 
 
Passarono altre settimane e più il tempo passava più Laxus pensava che non sarebbero mai arrivati a una soluzione. Fried stava meglio, riusciva ad allenarsi -Laxus non capiva ancora come-, aveva ripreso a mangiare normalmente e riusciva a muoversi per la casa di Laxus da solo perché ormai la conosceva. Ma Laxus lo sentiva piangere ogni volta che si rifugiava in bagno, e gli si spezzava il cuore quando Fried provava a chiedere com’erano con la ricerca. Laxus sapeva che Lucy, Levy e Wendy ci stavano lavorando, ma non avevano ancora trovato una soluzione. Tutti in gilda facevano il possibile e Laxus non si era mai sentito così felice di far parte di una grande famiglia in cui tutti si prendevano cura l’uno dell’altro. Il biondo si era ritrovato perfino a ringraziare e dare una pacca d’affetto a Warren per tutto ciò che stava facendo per loro, ben sapendo che il ragazzo aveva anche altro da fare. Laxus però voleva concedere almeno quelle due ore pomeridiane a Fried per poterlo vedere stare meglio.
 
Più volte il biondo si era ritrovato a guardarlo con la voglia di baciarlo, di unire le loro labbra e dargli finalmente quel bacio che gli avrebbe dovuto dare mesi prima. Sentire il suo sapore e magari vederlo felice di quel contatto. Ogni volta però a Laxus sembrava che non fosse il momento giusto. Non voleva dargli un bacio quando era triste, non voleva spaventarlo e prenderlo alla sprovvista, non voleva nemmeno che il primo bacio di Fried gli ricordasse quel periodo da cui Laxus sperava che uscisse il prima possibile. Così si accontentava a dargli il bacio sulla fronte prima di addormentarsi. Quando Fried era triste Laxus gli prendeva la mano e gliela baciava, mentre dopo gli allenamenti di Fried il biondo tendeva a dargli un bacio sulla guancia. La prima volta che lo aveva fatto Fried era diventato di una brillante tonalità di rosso e a Laxus non era sfuggito un sorriso quando aveva visto l’amico incredulo portarsi una mano sul volto dove poco prima erano state le sue labbra.
Laxus sperava solo che riuscissero a trovare una soluzione in fretta, perché voleva dare una vita migliore a Fried.
 
Il Dragon Slayer quel giorno decise di uscire portando Fried al parco, Warren li raggiunse poco dopo e permise loro di parlare. Fried chiese a Laxus di leggergli un passo del libro e il biondo fu felice di accontentarlo. Fried era disteso accanto a lui con gli occhi chiusi sotto alla luce del sole. Laxus cercava di concentrarsi sulle parole del libro nonostante il volto del ragazzo fosse una bella distrazione. Si bloccò di colpo quando sentì due voci lontane e Laxus si voltò vedendo Lucy e Levy correre verso di lui.
 
«Laxus! Laxus!» stava urlando Lucy e le due lo raggiunsero, fermandosi davanti a loro con il fiatone.
 
«Forse abbiamo trovato il modo» disse la ragazza dai capelli azzurri. Laxus le guardò sconvolto, e si voltò verso Fried.
 
«Sono arrivate…».
 
«Lucy e Levy. Sento la loro magia» disse Fried tranquillo.
 
«Posso parlare con lui?» chiese Levy a Warren, che subito allargò la telepatia in modo che tutti loro cinque fossero connessi. Levy e Lucy si sedettero di fronte a Fried.
«Ehi Fried, abbiamo trovato un modo per ridarti i sensi» disse la ragazza. Fried si alzò di scatto mettendosi seduto, evidentemente ansioso.
«Dobbiamo però farti una domanda prima, quando te li hanno tolti, lo hanno fatto un senso alla volta o tutti d’un colpo?». Fried rimase un attimo in silenzio e Laxus notò subito la sua espressione farsi più sofferente ai ricordi, ma il mago rispose:
 
«Uno alla volta».
 
«Ok bene. Allora te li ridaremo uno alla volta. Da quale vuoi iniziare?» gli domandò Levy. Fried ci pensò su e poi disse che voleva riavere la vista. La ragazza dai capelli blu gli disse di stare fermo con gli occhi chiusi e poi cominciò a pronunciare un incantesimo su di lui. Laxus osservò la magia irradiarsi dalle mani della ragazza. Poco dopo Levy abbassò le mani col fiatone.
«Prova ad aprire gli occhi» gli disse. Fried obbedì ma gemette subito richiudendoli e portandosi le mani davanti. Laxus gli passò subito una mano sulle spalle.
 
«Che succede?» chiese agitato da quella reazione.
 
«Troppa luce» disse Fried poggiando la fronte sul suo petto e riaprendo gli occhi piano. Alzò il volto e Laxus per la prima volta vide che il suo sguardo non era perso, ma che lo stava guardando negli occhi. Rimase paralizzato mentre Fried si voltava osservando tutti loro con un sorriso che gli si allargava sul volto.
«Io… vedo» balbettò incredulo abbassando lo sguardo sull’erba sotto di sé e passando la mano sopra. Lucy e Levy sorrisero entusiaste e la biondina gli disse che gli avrebbe ridato l’udito. Fried attese pazientemente. Le ragazze ripeterono l’incantesimo per ridargli anche il gusto e l’olfatto e quando finirono Laxus osservò Fried che piangeva di gioia, esterrefatto e con un sorriso sul volto.
 
«Posso…sentire la mia voce…» disse Fried «Posso… io… grazie… grazie di cuore… a tutti voi» disse singhiozzando. Lucy e Levy gli sorrisero raggianti mentre Fried stordito si guardava attorno come fosse meravigliato da tutto ciò che vedeva. «Non potrò mai ringraziarvi abbastanza… per tutto quello che avete fatto… io…» balbettava inciampando nelle sue stesse parole. Sembrava talmente pieno di gioia da non ricordarsi più nemmeno come si parlava. Aveva un sorriso sul volto che Laxus non gli aveva mai visto, era così bello che gli veniva solo voglia di stringerlo tra le braccia e baciarlo all’infinito. E lo fece.
 
Laxus gli afferrò le braccia voltandolo verso di sé, gli prese il volto tra le mani e gli sorrise avvicinandosi a lui. Notò gli occhi finalmente vivi di Fried sgranarsi, le sue guance arrossarsi e subito dopo Laxus unì le loro labbra. Non gli interessava minimamente se ci fossero altre persone con loro, che guardassero pure, non avrebbe mai più sprecato un momento con Fried. Lo sentì sciogliersi tra le proprie braccia e il biondo lo tenne fermo contro di sé, asciugandogli le guance bagnate e staccandosi appena.
 
«Mi sei mancato» gli disse a un soffio dal volto. Fried lo guardava basito, non sapendo che dire e Laxus poggiò la fronte sulla sua.
«Mi sei mancato così tanto» ripeté e quando Fried gli sorrise sentì il cuore riempirsi di gioia.
 
«Mi sei mancato anche tu» fece Fried prima che Laxus lo stringesse a sé in un abbraccio caloroso. Sapeva che non era finita, che sarebbe stato difficile, che Fried aveva ancora molto da riprendersi e che avrebbe continuato ad avere gli incubi, ma di una cosa era certo. Laxus gli sarebbe stato accanto e avrebbe fatto tutto il possibile per tenerlo al sicuro.
   
 
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