Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: MaryFangirl    02/04/2021    8 recensioni
La canzone che aveva scelto per buttarla giù dal letto era It's my life di Bon Jovi, e con quella musica carica chiunque sarebbe resuscitato.
Certo, la prima frase della canzone non la aiutava molto.
This ain't a song for the broken-hearted...
Genere: Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ryo guardò Mick come fosse un insetto da schiacciare immediatamente e Kaori cominciò a provare un vago timore.
L’americano parve non rendersi conto dell'astio che Ryo gli gettava addosso, andò vicino a loro servendosi un altro cocktail.
Si rivolse a Kaori. "Ehi, Kaori, è un po' tardi. Cosa fai, resti o..."
"Non vedi che stiamo parlando?" sibilò Ryo con tono minaccioso, che fece tremare Kaori ma non Mick che appunto mise su un'espressione indifferente.
"Mi serve saperlo. Ultimamente ha dormito da me, per cui..."
"Stanotte non dorme da te"
"Ah sì, e chi lo dice?"
"Io"


Mick ghignò. "Kaori mi sembra abbastanza adulta per decidere cosa fare, tu non sei la sua balia"
"Non me ne fotte un cazzo, non dormirà da te. Né stanotte né mai più" tuonò.
Kaori lo guardò chiedendosi quale sostanza ci fosse nei cocktail e si sentì quasi schiacciata dai due che si affrontavano come leoni pronti a sbranarsi per rivendicare qualcosa che, rispettivamente, credevano appartenesse loro.
Era lei, quel qualcosa, e non fu la sola ad accorgersene. Anche gli altri invitati, infatti, stavano prestando attenzione allo strano e intrigante siparietto che rappresentava il triangolo tra Ryo, Kaori e Mick. Era anche un po' inquietante, a dire il vero, perché se i due contendenti avessero perso la pazienza, forse sarebbe stato necessario chiamare l'esercito per dividerli.


"Per quanto tempo ancora ti sentirai autorizzato a dirle quello che deve fare?"
"Posso ricordarti che non sono affari tuoi?"
"Posso ricordarti che l'hai LASCIATA e quindi non hai diritto ad alcuna pretesa su di lei?"
Ryo ringhiò, tanto che Falcon fece un passo avanti preparandosi a trattenerlo prima che lo uccidesse.
Mick lo sfidava con gli occhi e Kaori rimbalzava con lo sguardo sull'uno e sull'altro, shockata.


"Devo. Parlare. Con lei. Tu non c'entri un cazzo" ripeté Ryo ormai sull'orlo di scattare per picchiarlo. Mick non smise di sogghignare.
"C'entro dal momento in cui la tua EX ragazza mi ha baciato..."
Kaori sapeva che era la fine.
Vide Ryo sollevare il braccio per colpirlo in faccia, Miki avanzò per spostare Mick che però non aveva intenzione di sottrarsi, e in un istante Kaori si frappose tra i due tenendo il pugno di Ryo pronto a scagliarsi sull’americano, aiutato da Falcon che ugualmente tentava di fermarlo.


"Ry...Ryo. Smettila, ti prego"
Kaori puntò gli occhi nei suoi per convincerlo a non andare oltre. Ryo inizialmente sembrò tutt'altro che intenzionato a darle retta.
"Lascialo, Kaori. Non ho mica paura di uno stronzo"
A quel punto Kaori guardò Mick, che smise di sorridere affrontando la sua espressione sofferente ma risoluta.
"Mick. Basta. Va tutto bene. Sono disposta ad ascoltarlo, non preoccuparti" gli sorrise e sulla faccia di Mick sparì del tutto quell'aria provocatoria che aveva acceso Ryo.


Kaori tornò a Ryo e sospirò di sollievo vedendo le vene del suo collo ora rilassate. Però era ancora visibilmente teso.
"Non qui" soffiò di nuovo, perentorio.
Kaori non fece in tempo a dire mezza sillaba. Ryo l’afferrò per il polso e la trascinò fuori, fino alla macchina. Aprì la portiera e la scagliò all'interno, correndo al posto di guida per sgommare via.
 
 
Mick si sentì svuotato.
Era la stessa sensazione che lo riempiva quando riprovava a impugnare una pistola e ancora faticava terribilmente a premere il grilletto, nonostante la fisioterapia e l’aiuto del Professore per ristabilirsi. Non era abbastanza, nonostante gli sforzi, nonostante la fatica, il risultato riportava una sconfitta ed era un macigno indigeribile.
Aveva perso tutta la passione che lo aveva animato in giardino con Kaori e la rabbia contro Ryo. Basta, era stanco. Voleva riposarsi.


Miki, che ancora gli era accanto, gli sorrise dolcemente, risultando confortante ma non svenevole.
"Non ti ha usato"
Mick non la guardò. "Lo so"
"Sì, lei...non è quel tipo di persona. Ma..."
"Lo so. So tutto"
"Mi dispiace" disse, Mick apprezzò la sua intelligenza.
Non era proprio necessario aggiungere altro.
 
 
Non volò una mosca durante il tragitto e Kaori sentì la tensione fra di loro crescere a dismisura.
In realtà Ryo sembrava essersi calmato del tutto, non c'erano tracce del nervosismo che per poco non lo aveva portato a scatenare una rissa con Mick. Kaori però avvertiva freddo per l’agitazione e il riscaldamento dell'auto la rincuorò solo in minima parte.

Ryo accostò sotto casa di Kaori – ma certo, naturalmente lui aveva scoperto dove abitava – e rimase zitto con gli occhi fissi sul volante.
La guardò e le fece cenno di scendere. Si avviarono verso la porta d'entrata, e una volta lì Kaori esitò.
"Beh?" fece Ryo. "Non mi sembra il caso di fare un pic-nic qui. Apri o no?"
Kaori si stizzì, sentendosi presa in giro, con uno sbuffo tirò fuori le chiavi ma tremò lievemente nell'inserire quella giusta nella toppa.


Arrossì imbarazzata pensando alle volte in cui lei e Ryo avevano fatto fatica a varcare la soglia della LORO casa, troppo presi in baci che li facevano barcollare, e quando furono in salotto tutte le immagini dei loro momenti più intensi la investirono come un uragano provocandole numerose vampate.
Ryo sembrava tranquillo, con le mani nelle tasche si guardava intorno. Kaori si tolse la giacca e le scarpe abbandonandole su una sedia -di solito era più ordinata ma in quel momento se ne fregava altamente- e si sedette sul divano, guardando l'altro che la fissò dall'alto della sua stazza.


"Allora, cosa c'è?" lo affrontò lei. Stranamente non si sentiva terrorizzata come avrebbe creduto.
"Quanta freddezza" commentò infatti Ryo cominciando a passeggiare lungo il salotto.
Lei scrollò le spalle. "Non capisco cosa ti aspetti. Hai detto che volevi parlarmi. Bene, ti ascolto. Cosa c'è, non sai che fartene della roba che ho lasciato in camera mia e vuoi che me la porti via?"


Ryo sorrise, probabilmente non credeva che Kaori potesse dimostrarsi così distaccata con lui.
Lo sweeper smise di fissare un quadro coloratissimo alla parete – che lei aveva scelto durante un pomeriggio di shopping in cui lui l’aveva accompagnata senza tante proteste - e andò a sedersi vicino a lei.
Ci fu un silenzio tombale per parecchi secondi. Ryo era curvato in avanti, con le braccia sulle gambe, mentre Kaori era seduta e praticamente appallottolata sul divano. Guardò la sua schiena cercando di ipotizzare quello che avrebbe potuto dirle. Ryo sollevò la testa e Kaori si aizzò come un radar. L'uomo si voltò verso di lei.
Fu a quel punto che Kaori avvertì con chiarezza che il proprio cuore stava tornando a galoppare.
Voleva precederlo, e quindi pensò forsennatamente a cosa dire, ma soffocò un urlo di sorpresa quando Ryo si fiondò rapace sulla sua bocca. Ryo premette le labbra sulle sue per alcuni istanti, con disperazione, le sue mani si arpionarono sulle braccia della donna che si pietrificò.


Ryo, sospirando, le morse il labbro inferiore suscitandole un ulteriore moto di stupore oltre che di lieve dolore, ma le labbra si socchiusero istintivamente e la lingua di Ryo giunse nella sua bocca lenta, guardinga, indagatoria.
Trovò quella di Kaori che parve ridestarsi dal coma e si lasciò toccare.
Kaori ansimò, stordita, le sembrava che fosse passato un millennio dall'ultima volta che lo aveva baciato.


Le dita di Ryo premevano sulle sue braccia facendole anche un po' male, ma Kaori non se ne curò; completamente tornata in vita, gemette e fu lei a decidere che era il caso di rende più famelico quel bacio. Come sconvolta dall'interminabile astinenza a cui era stata costretta contro ogni sua volontà, Kaori gli prese il viso fra le mani e dettò il ritmo del bacio con la lingua che giocò e duellò furiosamente con quella del compagno, la portò fuori dalla sua bocca e lì la leccò, la titillò, la succhiò; Ryo grugnì e la strinse ancora più forte.
Si morsero reciprocamente, non c'era alcuna dolcezza ma solo brutale passione contornata da bassi gemiti, le dita di Kaori arruffavano i suoi capelli e Ryo la frustrava, ritirando la lingua affinché fosse lei a inseguirlo.


Tanto impeto fu però stancante, e si ritrovarono a deporsi un infinito numero di piccoli baci smaliziati, separandosi appena per tornare subito a dedicarsi soffici attenzioni.
Ryo si staccò del tutto da lei, lasciandola interdetta.
Kaori riaprì gli occhi, il respiro corto, osservò Ryo che aveva ancora un'espressione calma nonostante i capelli ora spettinati e un lieve affanno.
"Allora?" disse Ryo. Kaori non capì.
Ryo appoggiò la fronte alla sua, sorridendo.

"Non venirmi a dire che i suoi baci sono minimamente paragonabili ai miei..."
Kaori roteò gli occhi al cielo, quasi stampandosi un epico facepalm, e rischiando anche di mandarlo a quel paese.
Non lo fece nel momento in cui Ryo le prese il volto tra le mani, carezzandolo dolcemente, e il suo sorriso divenne sincero e morbido.


"Perdonami"
L'ossigeno non le arrivava più al cervello e forse sarebbe svenuta, ma non le importava.
"Ho avuto così paura di perderti che ho preferito troncare tutto per evitare il peggio. Quello che è successo con Kreutz mi ha fatto accendere un campanello d’allarme. Ho provato a ignorarlo, ma era come un fischio costante nelle orecchie. Stavo cominciando a farmela passare quando c’è stato l’ultimo rapimento...ho pensato che se fossi morta, non mi sarei mai ripreso. So che non mi riprenderei. Ho avuto paura. Una paura così grande..."


Kaori si sentì male, incredula e rapita dagli occhi scuri e perforanti di lui, che come al solito, quando si decideva a parlare, era schietto, senza premesse ricamate e piene di retorica, ma anzi, risultando anche fin troppo diretto.
"Q...quindi tu...mi hai lasciato per questo...dicendomi quelle cose e..."
Ryo sorrise.
"Tu mi hai creduto così facilmente, piccola...e non ti sei accorta che dire quelle parole è stata la cosa più difficile che abbia fatto in tutta la mia vita"
"...e ora non hai più paura?"
"Sì, ne ho. Tanta. Ma...mi va bene. Posso conviverci. Qualcuno mi ha fatto capire che in ogni caso il rischio c’è. E mi va bene, vivere ogni momento come se fosse l'ultimo. In fondo io sono sempre stato così...ho preso tutto come veniva, senza pianificare niente. Tu mi hai fatto venire voglia di contemplare un futuro davanti a me...avrò sempre paura di perdere tutto”


Kaori non disse nulla, rimirando il viso dell'uomo che amava e che da troppo tempo non aveva così vicino.
“Perché non ti sei confidato? Perché non hai condiviso con me le tue angosce? Io pensavo fossi felice...e forse ero così offuscata dalla mia stessa felicità che non mi sono accorta di niente” disse sentendosi un’idiota completa.
“Io...non lo so...sono così abituato a tenermi dentro tutti i sentimenti scomodi...” rispose lui a disagio.
Kaori sospirò a fondo.
“Come faccio io a...fidarmi? Mi hai spezzato il cuore. Mi hai fatto male. Capisco che per te sia difficile, ma sono anni che ti dimostro che puoi dirmi tutto, che puoi contare su di me...tu hai preferito calpestarmi invece di essere sincero. Perché? Perché dovremmo ricominciare? Come faccio a sapere che tra due mesi non riavrai questa brillante idea?”
“Sono stato una merda e non pretendo il tuo perdono. Ma sono sicuro che non riuscirei mai, una seconda volta, a rifare quello che ho fatto. Hai il diritto di alzarti e sbattermi la porta in faccia, ma se puoi...darmi un’altra occasione...farò tutto quello che posso per renderti felice. È una promessa”

Kaori fece un altro sospiro.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto soffrire in silenzio per tanto tempo senza volermene parlare. È evidente che c’è ancora molta strada da fare...per te e per me”
Lo guardò dritto negli occhi. “Io...posso tentare di perdonarti. Posso...accettare di darci un’altra chance...e non la vedo come una debolezza, piuttosto come una volontà di crederci ancora. Ma sarà l’ultima, Ryo. Non sono perfetta, ma so di aver pazientato abbastanza in questi anni e sofferto come non mai in questo periodo. Non voglio metterti alla prova o darti dei ‘compiti’ da svolgere, ma devi essere sincero con me. Non su ogni cosa che ti passa per la testa, ma su quello che riguarda noi due. Se c’è qualcosa che ti turba, che ti agita, che ti impedisce di dormire sereno...devi dirmelo. Senza ricorrere a mezzucci squallidi per provare a nascondere il problema sotto il tappeto”

Ryo la guardò ammaliato. Aveva ferito incredibilmente quella donna, e lei era lì, fiera come un’amazzone a dire come la pensava, cosa voleva, come lo voleva.
“Se capirai che questa relazione non fa per te, che la tua...paura è più forte del desiderio di stare con me, me lo dirai onestamente. Se vorrai davvero rimanere da solo, o anche con un’altra persona” che fatica pronunciare quelle parole!,  “lo accetterò a prescindere dal dolore che potrebbe provocarmi. Non voglio che ti senta in prigione con me. Stare insieme deve arricchire entrambi. Se tu capirai di sentirti più angosciato che felice...chiuderemo tutto. Per davvero”

Ryo chiuse gli occhi come se si fosse liberato di un abominevole peso. Sembrava affaticato. Kaori raggiunse le sue mani, le accarezzò con le proprie.
"...tu mi ami...?" fu difficile chiedere una cosa simile.
Ryo sollevò le palpebre.
Si avvicinò e poggiò le labbra sulla sua fronte, sul naso, sulle guance, e solo infine sulle labbra.
"Kaori...ti amo? Posso dire così? A me sembra di provare qualcosa che non riesco a definire. Qualcosa che forse sta ancora più su..."
Kaori tremò.
"So solo che non esci dalla mia testa nemmeno per un istante. Mai, mai...mi appari anche nei sogni" rise rassegnato.


Kaori sospirò, beandosi delle carezze del compagno sul viso e del suo profumo che ora non era un'illusione.
"Tu ti sei...innamorata di Mick?"
Kaori lo guardò stranita come se le avesse chiesto di enunciargli un teorema matematico in aramaico. Decise di non rispondere.
Lo abbracciò, traendolo a sé e baciandolo sul collo.
Ryo la strinse forte respirando il suo odore caldo e delicato tra il collo e i capelli.
Sentì le mani di Kaori che iniziavano ad accarezzarlo sotto la camicia, sulla pelle liscia e bollente, mentre le labbra di Ryo la sfioravano teneramente dietro l'orecchio.
Kaori fremette, ancorandosi a lui.

"E' passato...tanto tempo" disse Kaori sapendo che lui avrebbe capito. Fu così, infatti.
Ryo la fissò negli occhi, desiderando che esprimesse ad alta voce quella che era la voglia di entrambi.
"Entra in me, Ryo...prendimi, incendiami...amami, ti prego..."
Ryo sospirò.
Vide i suoi occhi velati e non capì più niente.
Si chinò per baciarla, e a un soffio dalle sue labbra mormorò: "Non mi hai ancora risposto"
"...Ah?"
"I suoi baci. Sono paragonabili ai miei?"

Kaori rise, sul punto di scoppiare in lacrime per la gioia.
"Non saprei..." bisbigliò con quel poco di fiato che le rimaneva.
Ryo scosse il capo, insoddisfatto della risposta.
"E' passato davvero troppo tempo allora..."
La baciò e annullò in entrambi ogni capacità logica, lasciando posto solo ai loro sensi, alla passione, ma soprattutto al loro amore.
  
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