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Autore: ArwenDurin    11/04/2021    1 recensioni
Hannigram poco dopo gli eventi della 1x08/ Fromage
"Sentì il suo sangue ribollire dentro di lui ma non più acceso da paura, solitudine e incubi, ma piuttosto da consapevolezza e accettazione. Le parole non graffiavano più la sua pelle, scalfendo il suo io, ma piuttosto scorrevano nelle emozioni che volevano uscire da lui, e si esprimevano per librarsi in un’oscurità che ora lo stava cullando nel suo grembo.
Will aprì gli occhi, posando lo sguardo su Hannibal."
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota: il brano lo trovate nell'angolo autrice più in fondo, se volete sentirlo  


Era ancora buio per quanto le prime luci dell’alba, tingevano il cielo di rosso, rosa e azzurro, in contrasto con l’oscurità della notte, ed era fresco con la brina dell’alba che annebbiava il paesaggio. Will si strinse nella camicia di flanella rossa e nera che aveva messo e allacciato alla bella e buona, sopra una nuova maglietta bianca e pulita, dopo l’ennesima notte di sudore e paure.
Sospirò mentre seduto sui gradini della sua casa, accordava la vecchia chitarra che aveva portato fuori con sé nel portico, uno sfogo artistico nel quale non avrebbe svegliato i suoi cani che ancora dormivano beati all’interno.
Per quanto non la toccasse da anni, lo strumento ancora reggeva e si modellava al suo tocco e alle sue mani, e senza plettro, prese a suonare e a cantare una canzone.
 
It's the ending of the world, but you're caught on saving face
Everyone still running circles for the prizes that they chase
No one wants to lose the battle, even less they want to change
At all

 
Chiuse gli occhi facendosi avvolgere dalle note e l’orrore dell’incubo prese il posto tra esse,e  ci passò attraverso come fosse fumo nero fatto di cadaveri fluttuanti degli ultimi casi. Tra cui Abigail che cadeva a terra macchiando col il suo sangue il suolo sottostante, e il coltello con il quale lui stesso aveva tagliato la sua gola, cadeva senza far rumore di fianco a lei.
Will tremava ma la sua voce non si incrinò, e continuò profonda e cupa, a intonare la canzone.
 
Hold now
Still your sail and slow down
We have lost control now
We can still pretend
Your profits
Propping up your coffins
Let you play your games right
Up until the end
The end

 
In ogni angolo nel quale voltava lo sguardo, c’era un’immagine prodotta nell’oscurità, occhi nell’ombra e sospiri nel vuoto, era come se quell’incubo lo stesse incatenando a sé e la paura non diminuiva cantandola via ma anzi, saliva… con ogni immagine o frammento d’orrore che rivedeva.
 
It's the ending of a world built and binded by your greed
When it's all taken for granted, but you take not what you need
In the end you have been blinded, but in blindness you will see
It all

 
Will era solo, sapeva di esserlo, ma in quel momento lo sentì dentro la sua anima per quanto ci conviveva da così tanto tempo che nemmeno ricordava l’ultima volta in cui non si era sentito così. Ne era così abituato da esserne quasi geloso che qualcuno gliela portasse via, per poi sparire nuovamente ottenuto cosa voleva, è questo ciò che le persone fanno, cercano la tua compagnia per uno scopo o per pura noia. Tutto il disincanto, la demoralizzazione e il vuoto, l’aveva trasformato spesso in note e parole, come il brano che stava cantando.

Hold now
Still your sail and slow down
We have lost control now
We can still pretend

 

Quand’ecco che in mezzo a quelle immagini d’oscurità, apparvero due luci, Will non capì cosa fossero, finché esse non si rimpicciolirono fino a diventare due occhi che lo fissavano in una folta e scura pelliccia d’animale.
Improvvisamente tra il suo canto e le note che stava suonando, non sentì più nulla, come se il mondo fosse scomparso all’improvviso, e un’ombra nuova lo fissava sotto sembianza di un cervo dagli occhi penetranti, sinistri, ma familiari in un qualche modo. Will aveva visto spesso quel cervo, lo conosceva intimamente e fu catturato dal suo sguardo e dal suo silenzio, rassicurante poiché non ignoto.
L’improvviso abbaio di un cane lo fece scuotere, e vide Winston correre dalla porta socchiusa di casa, verso il visitatore a pochi passi da lui, che accolse con calore l’animale bisognoso di coccole. A quel punto, Will sbatté le palpebre e fermò ogni cosa ma tenne la chitarra ben stretta a sé per qualche istante, si accorse che gli occhi luminosi che per ultimi aveva visto, nient’altro erano che fanali di una macchina, e il cervo dallo sguardo familiare, colui che oramai bene conosceva. Sentì di stare tremando di freddo, e non solo per il pianto silenzioso che rigava il suo volto, prese a fissare l’uomo di fronte a sé per qualche minuto, prima di parlare, poggiò poi la chitarra di fianco a lui e si asciugò le lacrime.
«Hannibal, che cosa ci fai qui?»
Lui lo guardo e nei suoi occhi poté leggere preoccupazione, non c’era pena nel suo sguardo o sensi di colpa come in quelli scuri di Crawford, no…c’era della vera preoccupazione per lui, e questo lo sorprendeva sempre. Soprattutto come in quel caso, visto che era Hannibal ad aver bisogno di compassione per cosa soltanto pochi giorni fa era successo nel suo studio, e che ancora segnava il suo viso in qualche piccola cicatrice.
«Sto ricambiando il tuo gesto di cortesia, era da diverso tempo che qualcuno non mi regalava una scatola di cioccolatini così ricercata.»
Will sorrise nervoso, passandosi una mano sul volto e annuì soltanto, ricordò che dopo aver cercato il suo sguardo quel giorno, seduto sulla sua scrivania, per accertarsi che stesse davvero bene dopo quell’assurda aggressione, facente parte più del suo mondo, che di quello del suo psichiatra, si era sentito in dovere di fare qualcosa. Non era una novità che la sua empatia lo spingesse a una tale compassione, specialmente verso l’unico uomo che riteneva suo amico, ma capì che c’era ben altro, quando cercò per ore su internet un negozio che vendesse cioccolato pregiato e adatto ai gusti del dottore. E guidò kilometri soltanto per prendergli una scatola, e allietare o almeno tentare, quei giorni in cui Hannibal non avrebbe esercitato. Non glieli portò nemmeno di persona, limitandosi a scrivergli soltanto un messaggio, lasciandoli lì per lui, era soltanto il gesto che contava, come il poter immaginare la dolcezza che avrebbe avuto il suo volto, quando avrebbe ricevuto quella scatola.
Will si strinse nella camicia a un nuovo brivido di freddo.
«Non credo che spiega il perché tu abbia guidato due ore soltanto per ringraziarmi, eppure sei qui.»
Crucciò le sopracciglia e lo guardò, Hannibal reagì con un cipiglio sorpreso, qualcosa di raro da vedere nel suo volto, e che in un qualche modo dava soddisfazione a Graham, riuscire a scuotere il controllo di un uomo così perfetto.
«Il tuo messaggio era una chiara richiesta d’aiuto.»
«Il mio…» Will si fermò portandosi le mani al volto, e nascondendo la vergogna che bruciava le sue guance. Aveva in effetti scritto un messaggio al Dottor Lecter quando si svegliò quella notte nel panico, con l’urgenza opprimente, irrazionalmente, e inspiegabile di vederlo.
Hannibal, ti andrebbe di parlare? Io vorrei parlare con te, per favore.
Ma poi un lampo di razionalità l’aveva salvato d’improvviso, e aveva annullato l’invio di quel patetico messaggio credendo di averlo cancellato, ma a quanto pare causa stanchezza, non l’aveva fatto ma piuttosto il suo telefono aveva deciso al posto suo.
«Dannazione.» Imprecò a denti stretti, rivolgendogli uno sguardo di scuse.
«Mi dispiace! Non pensavo di averlo inviato, e non avrei mai dovuto scriverlo! Non c’era bisogno che tu venissi qui, tantomeno adesso che hai dei giorni di riposo, i-io...»
Si alzò in piedi, deglutendo selvaggiamente e torturandosi le dita di entrambe le mani, non osò guardarlo direttamente ma poté vedere con la coda dell’occhio il piccolo sorriso sulle labbra dell’altro; nonostante l’orario improbabile in cui si era dovuto presentare, all’alba o poco più, e che fosse lì per un malinteso…non gli dispiaceva.
Winston gli si avvicinò e Will lo accarezzò, godendosi la morbidezza della sua pelliccia sotto le dita, prima che rientrasse in casa con l’allegria tipica del suo carattere, agli animali bastava così poco per essere felici, dote quasi invidiabile.
«Non devi scusarti, sono venuto con piacere Will, e immagino che hai ancora bisogno del mio aiuto, anche se hai scelto un modo terapeutico per evadere dai problemi.»
I suoi occhi ambrati si puntarono sulla chitarra con un sorriso, e Graham si portò la mano dietro al collo deviando lo sguardo.
«Beh, si prova ogni metodo…posso offrirti un caffè? Visto che oramai sei qui.»
Lecter si limitò ad annuire poi si scambiarono uno sguardo e improvvisamente, si avvicinò a lui, Will non riuscì a distaccare l’attenzione da lui, né dalle sensazioni che sempre più forti provava in sua presenza, nemmeno quando l’altro gli prese le mani.
«Sono contento di essere arrivato in tempo, prima che diventassi una statua di ghiaccio.» Abbassò lo sguardo su di esse e le strinse nelle sue, e il profiler poté sentire il suo calore invadere ogni parte di lui, osservò il suo volto dai tratti di perfezione che lo facevano somigliare all’avorio, come una statua scolpita ma viva, un’arte che poteva toccare. Non si era mai ritrovato ad ammirare la bellezza di un altro uomo, fino ad allora.
I loro sguardi si incontrarono nuovamente, e ci fu un istante di silenzio, in cui Will riuscì a dargli un leggero sorriso tirato incapace di parlare in quella circostanza così intima e ravvicinata, ma soltanto di sentire, e svincolò poi le mani.
Hannibal lo lasciò fare e si avvicinò alla porta della sua casa, aprendola ma aspettando che fosse Will a passare per primo, Graham si schiarì la gola, prese la sua chitarra e lo raggiunse accontentandolo.
 
«Era una tua composizione, il brano che stavi suonando e cantando?»
Will mormorò, il cuore che ancora batteva forte nel suo petto e gli ci volle qualche secondo in più per rispondergli, era sorprendete quanto Lecter riuscisse a sorvolare da un momento, o un argomento, all’altro senza che le emozioni lo intrappolassero o bloccassero. Era come se seguisse diversi fili nella sua mente, e alcuni troppo nascosti nell’ombra per essere scoperti o almeno, Graham provava questa sensazione.
«Qualcosa del genere, ma immagino che non sia di tuo gusto.»
Si distanziò da lui, poggiando la chitarra a terra nel salotto, mentre si dirigeva verso la macchina del caffè con i suoi cani che ora svegli, gironzolavano e scodinzolavano allegri intorno a loro.
Lo osservò, mentre Hannibal sfiorò qualche corda della sua chitarra in un tocco delicato, che fecero sì Will dovesse distogliere lo sguardo nuovamente concentrando piuttosto la sua attenzione sulla macchina del caffè che cominciò a sibilare.
«Era un brano dai toni cupi, disperati, e intensi accompagnato dalla tua voce profonda e rapita…non posso far altro che apprezzare, Will.»
Will alzò le sopracciglia e poi gli sorrise scuotendo il capo.
«Non si smette mai di imparare, con te questo detto è più che vero.» Si avvicinò porgendosi la tazza calda e fumante di caffè, con l’esatto numero di zucchero che piaceva a Hannibal, e poi si sedettero insieme al tavolo del salotto, bevendo per qualche istante in silenzio.
«La chitarra che hai conosciuto stanotte non la suonavo da anni, da adolescente si può dire che fosse l’unica amica che avevo.»
«La musica come fonte di salvezza.»
Will annuì, e gli occhi d’oro di Hannibal si accesero di comprensione, vera e semplice, che fecero sentire il suo manto della solitudine meno pesante sulle sue spalle.
«Non sono mai stato una persona socievole, e lei c’e sempre stata, ad ogni delusione e squallore, io componevo e suonavo.»
«Districare il dolore, la sofferenza, o la solitudine per trasformarle in arte è una forza auto terapeutica.»
Graham lo guardò e bevve l’ultimo sorso del suo caffè, poi deviò lo sguardo sulla chitarra in lontananza che lo fissava, come se attendesse ancora di essere toccata.
«La canzone che hai sentito questa notte, o mattina per essere precisi, l’ho scritta recentemente pensando che funzionasse, » Una risata lo interruppe.
«Ma forse la mia mente non è più come un tempo.» Cercò d’essere sarcastico per quanto, non ci fosse nulla di divertente, e incontrò lo sguardo ambrato di Hannibal che fu indecifrabile eppure piacevole, poiché il freddo che sentiva nel suo corpo sembrò svanire magicamente, con più rapidità del calore che il caffè gli aveva dato.
Improvvisamente i suoi occhi si addolcirono, mentre finì la sua tazza di caffè, poggiandola poco dopo sul tavolo.
«Le circostanze, condizioni, ed emozioni influenzano la nostra arte e le nostre composizioni. Può essere che la stessa canzone che hai cantato, potrebbe cambiare, e quasi essere un altro brano, con delle differenze nelle prime citate.»
Guardò la chitarra leccandosi le labbra, e W           ill non poté far a meno di fissarlo, e quando i loro sguardi si incontrarono, non ci fu bisogno parole.
Graham si alzò e prese di nuovo la sua vecchia amica tra le mani, per poi sedersi sul divano scuro, alcuni cani di sdraiarono poco più in là vicino a lui, mentre Winston lo raggiunse mettendosi ai suoi piedi. Hannibal prese la sedia del salotto, bianca e leggera, sedendosi di fronte a lui.
«Ho suonato per qualcuno tempo fa, una ragazza che mi piaceva ma che alla fine lei si mise con qualcun altro.»
Un piccolo sorriso colorò le sue labbra, ed osservò come Lecter attendesse che iniziasse a esibirsi come fosse una qualche sorta di opera rara e meravigliosa, uno dei tanti brani classici favolosi che erano più affini ai suoi gusti.
«Le tue sensazioni ti riportano a quei momenti, racchiusi in ricordi del passato.»
Will annuì, non negando l’implicazione della frase, e riprese a cantare il brano di sua composizione, chiuse lentamente gli occhi e l’oscurità lo invase.
 
Hold now
Still your sail and slow down
We have lost control now
We can still pretend

 
Echi dell’incubo di poco prima furono di nuovo presenti, eppure... essi si fecero meno pressanti e pian piano scomparvero nell’ombra, come fumo erano venuti, così in nubi oscure se ne andarono, lasciando il posto al cervo nero che con attenzione lo osservava.

At the end of this performance, at the end of this charade
As our curtain calls upon us and the shadows take the stage
Take no solace in your answers, even less that you will change
This all

 
Sentì il suo sangue ribollire dentro di lui ma non più acceso da paura, solitudine e incubi, ma piuttosto da consapevolezza e accettazione. Le parole non graffiavano più la sua pelle, scalfendo il suo io, ma piuttosto scorrevano nelle emozioni che volevano uscire da lui, e si esprimevano per librarsi in un’oscurità che ora lo stava cullando nel suo grembo.
Will aprì gli occhi cantando l’ultima frase, posando lo sguardo su Hannibal.
 
I believe that you would trade
Us all

 
E fu lì che lo vide avvolto da quella stessa oscurità, e suo personale abisso, poteva esserne risucchiato, inghiottito, e sparire ma Hannibal rimase fermo, irremovibile, con gli occhi ambrati su di lui e su ciò che stava cantando.
A fine canzone, il dottor Lecter gli fece un applauso e Will non poté evitare il calore che salì nelle sue guancie, poiché ben sapeva quanto non fosse di circostanza ma sinceramente colpito e sentito per il suo brano, lo avvertiva prontamente dall’uomo seduto di fronte a lui.
Poco distante dai suoi piedi, vi era Winston che lo guardava adorante con grandi occhi marroni, e Graham non notò una così grande differenza nello sguardo dello psichiatra di fronte a lui.
Aveva già visto quello sguardo giorni prima, quando  dopo l’aggressione di Tobias, e dopo aver incontrato i suoi  occhi tinti sollievo e preoccupazione per lui, vedendolo entrare dalla porta, nonostante fosse Hannibal colui che era stato ferito. Lo studio era ancora in disordine, e due cadaveri, con sangue in chiazze ovunque a ricordare l’evento, quando Graham si era seduto alla sua scrivania, raggiungendo il suo livello, e si trattenne da prendere il kit medico che distava da pochi passi da loro, per poggiare un batuffolo di cotone sulle ferite nel volto di Lecter.
Fu lì che vide quello stesso sguardo, d’occhi brillanti e adoranti per lui, un pensiero avvolse il profiler e li fecero isolare da qualsiasi circostanza, e fu soltanto per un qualche rimasuglio di razionalità, unito al sottofondo di voci che udiva nella stanza, che Will Graham non esaudì il suo desiderio.
Ma quel giorno erano soli, e Will non poté far a meno di sorridere, direttamente dal profondo di sé, con la consapevolezza disegnata nel suo volto, e nel luccichio presente negli occhi ambrati dell’altro. Se fosse successo qualche mese fa, non ci avrebbe creduto, ma oramai era solamente un altro tassello all’inevitabile conclusione.
Ricordò il bacio che si scambiò con la dottoressa Bloom, piacevole ma fermo nella memoria come una vecchia foto sbiadita, nessun’altra emozione ne scaturiva, ma più il fatto che avesse guidato per kilometri soltanto per dirlo a Hannibal. Aveva agito d’istinto senza pensarci troppo, ma ora sapeva il perché l’aveva fatto, vedere la reazione di Hannibal era più importante di quel bacio.
Si abbracciò alla chitarra espirando a fondo.
«Lo sai, avevi ragione su Alana Bloom…e su di me.»
Hannibal lo osservò, uno sguardo diverso, enigmatico e attento nelle sue iridi ambrate.
«L’hai baciata per ritrovare stabilità, ma non hai più tentato di corteggiarla? Hai detto di trovarla attraente da sempre.»
Era fermo, calmo e calcolato, nulla in lui sembrava fuoriposto eppure Will percepì quelle parole, più profondamente dense di altre verità.
«Non quanto ci si sarebbe aspettati, lei è affezionata soltanto a una parte di me- un piccolo sorriso forzato colorò le sue labbra, cercò il suo sguardo ma gli occhi ambrati dell’altro si disperdevano da qualche parte- quel giorno non l’ho chiamata io.»
«Si era presentata da te, ma avresti preferito stare solo con i tuoi pensieri?»
A quel punto lo guardò, un’intensità nuova nei suoi occhi che Will sentì scorrere in brividi sulla sua pelle, sbatté le palpebre ma non lasciò il suo sguardo.
«Avrei voluto chiamare te, come avrei voluto farlo oggi, nell’aria mattutina appena giunta, se avessi seguito l’istinto come ho fatto quando sono venuto da te dopo averla baciata.»
Lasciò la chitarra sul divano e si alzò, avvicinandosi alla poltrona dove Hannibal era seduto.
«Ho pensato a cosa sarebbe potuto succedere se ci fossi stato tu, quel giorno davanti a questo stesso camino, alle differenze e parole, e ho capito, non è più in lei ciò che cerco, non siamo compatibili.»
Lentamente, passò due dita sul suo viso e gli occhi dello psichiatra si tinsero di nuovo d’adorazione, totale e innegabile che nemmeno lui, così abile nel nascondere le sue emozioni, poteva reprimere.
«Mi hai chiesto perché avessi guidato per due ore soltanto per dirtelo, ma credo che tu lo sappia Hannibal, come ora io ne sono consapevole.»
Non gli rispose ma non c’era bisogno, non più tra loro due.
Will andò a sfiorare la piccola ferita che segnava il suo sopracciglio sinistro, e scese fino a quella al lato delle sue labbra, e lì Will fu preso da un incontenibile desiderio, un’inspiegabile pulsione di premere su quella ferita sul sangue rimarginato da qualche giorno. E lo fece, finché con l’unghia non si trovò a graffiare leggermente.
Le sopracciglia quasi invisibili di Hannibal si contrassero appena ma non emise nessun verso di dolore, o dispiacere, né tentò di fermarlo, piuttosto il suo sguardo si fece più scuro e penetrante.
«Alana Bloom non ti ha mai visto, vero Will?»
Graham annuì portando quelle stesse dita sotto il suo mento, e alzandolo un po’,  seguì dove il suo sguardo con ardore si puntasse nel suo volto, e soltanto allora, Lecter carezzò quella stessa mano che così intimamente lo stava toccando.
Forse dovresti smetterla di pensare così tanto.
La frase che disse ad Alana Bloom, tornò prepotentemente nella sua mente, guidandolo nelle sue azioni.
«Mi ero rassegnato all’idea che nessuno l’avrebbe mai fatto…prima di te.»
Un sussurro appena udibile prima di poggiare le labbra su quelle di Hannibal, un bacio casto, leggero ma ricco di ogni emozione che per mesi aveva represso o ignorato, mentre Hannibal che con lentezza e dolcezza, carezzava la sua schiena. Con naturalezza poi, come se fosse da sempre accaduto, Will si ritrovò seduto sulle gambe di Hannibal, che lo stringeva forte a sé mentre quel bacio diventò più profondo di un accenno.

Angolo Autrice: 
Ciao a tutti!
È un racconto dalle tinte più dolcine di come scrivo negli ultimi anni degli Hannigram, e una specie di song-fic ma ci sta dai ahah è la prima, in effetti, che scrivo per loro😆! E infatti tutto è nato da questo brano To Lose Control di Koethe, e giungendomi l’idea abbinata al brano, oltre che vederli così mi piaceva, ha fatto sì che scrivessi sta fanfiction😊.
Questo brano dopo vari ascolti ho cominciato ad associarlo a Will e a vedermelo lì seduto nelle scale di casa sua, a suonare questi versi cupi e disincantati, con la sua amica chitarra, anche la voce mi ha ricordato Graham!
In generale, penso che lui suoni, visto il pianoforte a casa sua, ma sta volta mi sono buttata su un altro genere, non so ce lo vedrei Will a comporre un brano così una specie di country-grunge cupo 😁
Eeeee il fatto che accenno Will volesse curare le ferite di Hannibal nella 1x08, viene dal copione originale, ma poi l’hanno tolta sta scena però mi sembrava in tema con ciò che ho scritto quindi l’ho messa.😏

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà 😊
 
   
 
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