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Autore: Pawa    17/04/2021    8 recensioni
CAPITOLO I:
“...chissà cosa direbbero di me se la mia vita fosse andata bene e fossi ancora a Flevance...”
CAPITOLO V:
“Law?” Avrebbe voluto dire “Captain”, ma non era sicura che lui si ricordasse di esserlo.
Il medico si era voltato e i cuori di Hearts e Mugiwara si erano stretti terribilmente, atrocemente. //...
Quello era il dottor Trafalgar, ma non quello che cercavano.
TRAMA:
Artigiano del destino o membro della D.
Colui che lascia un segno nella storia del mondo.
Ma nessuno ha mai riflettuto su quanto i detentori della D siano fondamentali, nel bene o nel male.
I Mugiwara e i Pirati Heart combinano un casino, esasperano Law, e lo portano a pronunciare parole di cui si pente subito, sebbene ignaro delle conseguenze.
Le due ciurme si ritrovano in un mondo che pare non aver mai conosciuto il Chirurgo della Morte.
Idolatra invece il dottor Trafalgar Law, di Flevance, che trovò la cura al famigerato Piombo Ambrato e da allora continua a compiere miracoli medici, lontano dal mare e dall'ombra di una bandiera nera.
NOTE:
Il titolo presenta una licenza poetica; latino corretto dovrebbe essere: “Fatum dominum”, ma preferivo “mastro” a “maestro”.
TRA I PERSONAGGI: ABITANTI DI FLEVANCE.
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin, Pirati Heart, Trafalgar Lamy, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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°°Fatum Mastro°°

 
Capitolo I
- Rimpianti -



            "Usopp! Corri, sei una lumaca!”
La voce squillante dell'aspirante re dei pirati si faceva sentire per fin troppe leghe marine e nessuno n'era entusiasta, se non i due compagni che giocavano ad acchiapparello con lui.
Chopper aveva ovviato alla propria lentezza trasformandosi in quella che era sicuramente una renna, e non il procione che negava di essere il resto del tempo, ed era alle calcagna del cecchino dei Mugiwara, prossimo ad acciuffarlo.
Rufy aveva afferrato il compare di fuga, avvolgendolo un paio di volte col braccio, ed era balzato dalla propria nave a quella del suo rivale e amico preferito.

Trafalgar Law si era massaggiato le tempie, sospirando col volto chino sul tavolino a cui si appoggiava, riparato da un ombrellone.

Aveva un mal di testa atroce, e le grida infantili dei suoi sgraditi alleati non aiutavano affatto.
Si sarebbe volentieri rinchiuso nel proprio laboratorio per continuare la ricerca che stava portando avanti da settimane, o addirittura in camera propria, con i fogli di appunti sparsi sul proprio ampio letto. Era disposto a rinunciare alla tecnologia dell'infermeria e a limitarsi al microscopio che aveva sulla scrivania della propria cabina se avesse significato avere un po' di tranquillità, ma la sua ciurma aveva insistito affinché passasse del tempo all'aria aperta e in compagnia.
Aveva ceduto perché in fondo amava l'allegria del proprio equipaggio e in circostanze particolarmente liete, magari allettate dall'alcol, si divertiva anche ad assistere alle cazzate dei Mugiwara. Inoltre, aveva fatto del proprio laboratorio un nido, in quei giorni, non n'era uscito neanche per mangiare, e da medico sapeva che necessitava di una pausa e di un po' di luce del sole.
Tuttavia non aveva abbandonato il proprio lavoro. Ci teneva molto, era importante.
Sicuramente non era una delle sue scoperte più cruciali o qualcosa per cui il Governo lo avrebbe contattato con la coda tra le gambe per chiedergli la commercializzazione, come già era successo, ma avrebbe aiutato i suoi amici, quindi valeva la sofferenza che stava patendo.

Vivere per mare era arduo, travolgente e stravolgente, e loro nemmeno erano mariani comuni. Affrontavano avventure assurde e i nemici peggiori in circolazione. Anche quando le giornate erano tranquille, dovevano essere vigili, sull'attenti e pronti a scattare per ogni evenienza. C'era sempre la nave da governare, tanta manutenzione per ogni cosa, escursioni termiche improvvise ed estreme, e sempre meno spazio personale. Nonostante i due equipaggi fossero potenti ed entusiasti della loro vita, a lungo andare quelle situazioni li sfiancavano, soprattutto se per mesi non incappavano in isole turistiche oppure deserte dove avere una piccola vacanza.
Le febbri erano più comuni, gli strappi muscolari quotidiani, la spossatezza continua, e questi erano solo i mali minori.
L'irritabilità di tutti era alle stelle, i litigi si trasformavano facilmente in scontri e Law, per quanto amasse il proprio lavoro e fosse affezionato a Chopper, non ne poteva più dell'inettitudine della renna in campo medico, e dunque di avere la salute di tutti sulle proprie spalle. Si ritrovava a rattoppare ferite un'ora sì e l'altra pure, interrompendo qualunque cosa stesse facendo per apprensione per gli amici, e spesso doveva ricucire proprio il collega dottore, che sebbene non bisticciasse coi compagni, in qualche modo finiva coinvolto e ne usciva malridotto.

Il chirurgo aveva risollevato il capo per poi poggiare il mento sulle dita intrecciate, scrutando pigramente il ponte del proprio veliero.

“Cappellaio, non fare casino qui.”

Aveva richiamato il socio, sperando che attenuasse le urla.
Ciononostante Law era grato di vederlo allegro.
Quella mattina Rufy aveva ferocemente litigato con Zoro per qualche cavolata che riguardava il cibo, e gomma contro forbici non faceva mai una bella fine, sebbene Cappello di Paglia fosse nettamente più forte del proprio spadaccino, e a infierire c'era stato pure Sanji, sorprendentemente dalla parte di Zoro.
Il fatto che il cane giallo e il gatto verde della Sunny fossero concordi su qualcosa suggeriva un leggero esaurimento nervoso generale.

“Va bene Torao!” Il giovane comandante aveva vivacemente agitato un braccio verso il medico, facendo bella mostra di tutti i punti che gli erano stati applicati e che non si strappavano solo perché ad averli fatti era stato nientemeno che il Chirurgo della Morte.
Tuttavia, se Rufy avesse continuato così, le ferite si sarebbero presto riaperte, e il ragazzo pareva voler raggiungere tale obiettivo, perché come se le parole di Law fossero state mute, Rufy aveva ripreso a correre e saltare per tutto il sottomarino, imitato da Usopp e inseguiti da Chopper.

Law aveva mentalmente ringraziato Penguin di avergli sottratto tutti i bisturi, quindi ora non poteva lanciarli contro a quel pirla che lo aveva incastrato come suo amico. Aveva tentato di tornare al lavoro, ma dopo neanche un minuto i tre che si inseguivano avevano urtato il tavolino che sosteneva tanto i suoi gomiti quanto i fogli delle sua ricerca.

“Law,” Una mano l'aveva toccato sulla spalla, ma voltandosi aveva notato che il braccio sbocciava dallo schienale della propria sedia, quindi si era voltato verso Nico Robin, che prendeva il sole a un paio di metri da lui, insieme a Nami e Ikkaku. “sono desolata per il capitano. Ma forse tu dovresti riposarti un po'. Sembri stanco.”

“Ha ragione, Captain.” Ikkaku aveva alzato il busto issandosi sugli avambracci, prona sulla sdraio. “Sei l'unico che non smette mai di lavorare, anche quando torniamo da una battaglia o un'avventura. E anche se resti super figo, quelle occhiaie sono peggiorate.”

Law si era concesso un sorriso tirato all'ennesimo complimento che qualcuno della sua ciurma gli riservava senza motivo.

“Dai, vieni qui con noi.”

Il medico aveva spostato lo sguardo su Nami. La rossa si stava spostando sulla stessa sdraio di Ikkaku, così da lasciargli un lettino libero tra loro e Robin, con la quale Law andava tanto d'accordo che la navigatrice ipotizzava di una loro possibile relazione segreta. Il fatto che spettegolasse di ciò proprio con Robin era dovuto alla scarsità di donne pirata sulla Thousand Sunny, compensata, talvolta, da quella gran pettegola di Usopp.

Law era restio, non gli andava di lasciare il lavoro quando era così vicino al concludere la parte teorica e sperimentale e passare al prodotto definitivo, soprattutto considerando che stavano attraversando un tratto di mare particolare, dal fondale estremamente basso e ricco di proprietà benefiche che facevano solo comodo alla ricerca di Law. Aveva raccolto, con uno dei mini Polar Tang, diversi organismi che ora erano sapientemente miscelati in uno dei suoi becker e in diverse altre provette. Era un'opportunità propizia e forse unica, non poteva lasciarsela sfuggire, ma gli schiamazzi dei Mugiwara e pure di qualche proprio uomo gli avevano causato un repentino aumento della pressione, perciò si era alzato, tolto la camicia, e sdraiato tra le compagne.

Le donne avevano tacitamente gradito sia la sua presenza sia il suo torace scolpito, deliziosamente esposto al sole, e Law avrebbe interiormente ghignato se non fosse stato troppo stufo di qualsiasi cosa, perfino di provare malizia.
Era davvero un periodo terribile.

L'urlo incredulo e mortalmente offeso di Sanji si era udito dopo troppo pochi secondi perché Law potesse rispondere con battutine e non con una faccia truce quando il biondo gli era piombato davanti, facendogli ombra, e l'aveva accusato di essere un pervertito.

“Levati, Gamba Nera.”

“No!” Il cuoco era furente di rabbia e gelosia. “Tu levati da lì, viscido medico! Con la scusa di essere un dottore ti approfitti di queste splendide dee!”

L'ultimo sopravvissuto di Flevance aveva mantenuto invariato il proprio sguardo annoiato, vagamente conscio, che se ora che si era sdraiato non avesse iniziato a sentirsi debilitato per tutto il duro lavoro a cui si era sottoposto per troppo tempo, avrebbe già vivisezionato il biondo.

“Sanji, finiscila. Law è un gentiluomo, a differenza di qualcuno.” Il rimprovero di Nami aveva lasciato allibito Sanji, che l'aveva fissata incapace di elaborare una singola parola, ma si era immediatamente ripreso quando la navigatrice si era scostata una ciocca di capelli dietro l'orecchio e gli aveva sorriso. “Mi è venuta sete, ci porti qualcosa?”

“Subito!” Lo chef era allegramente balzato verso la cambusa della propria nave, entusiasta di poter preparare qualcosa per quelle tre fanciulle che aveva l'onore di servire.

Law si era riadagiato sbuffando sonoramente. Non poteva reggere un'altra sceneggiata dei Mugiwara. Ringraziava Dio di avere una ciurma che sì, era pazza, ma soprattutto era pazza di lui, e che quindi per quanti guai combinasse e giochi rumorosi e scatenati inventasse, non gli dava quasi mai problemi in più di cui occuparsi.

Ogni tanto, però, capitava anche agli Hearts di eccedere con le stravaganze, e con la complicità della frustrazione che caratterizzava più o meno tutti in quei giorni e della presenza dei Mugiwara, pareva che quel dì fosse una di quelle eccezioni.

“Se ti dico che era di moda quel taglio di capelli, magari è perché lo so, no?”

“E se ti dico...” Brook doveva star guardando male Shachi, ma essendo privo di occhi era difficile dirlo. Sicuramente la sua voce solitamente limpida era ora piuttosto stridula e suggeriva che lo scheletro fosse piuttosto risentito. “che io ero vivo in quegli anni e non ho mai portato quell'acconciatura, un motivo ci sarà!”

Shachi aveva mal trattenuto un grido di isteria, e aveva poi indicato con fare accusatorio l'altro pirata.
“Solo perché tu non l'hai mai portata non significa che non andasse di moda! Ho lavorato in un salone di bellezza, taglio i capelli a tutti i miei compagni, me ne intendo di queste cose!”

Law si era tappato le orecchie in un gesto infantile, sperando di potersi risparmiare l'ennesima ribattuta del musicista, ma era un vano desiderio.

“Io ero vivo e vegeto settant'anni fa! E i miei capelli erano come adesso!”

“Perché sei un cazzo di afro!”

Il capitano degli Hearts si era girato su un fianco, rannicchiandosi come a volersi estraniare da tutti quei litigi, quel chiasso, il tonfo dei piedi di chi correva sui ponti e i gongolamenti di Sanji che si udivano dalla cucina della Sunny.

“C'è davvero una brutta aria in questo periodo...” L'archeologa aveva gentilmente richiamato la sua attenzione, fissando il resto dei compagni innanzi a sé. “Servirebbe a tutti un po' di relax.”

“Lo so,” Aveva debolmente concordato il chirurgo. “per questo sto lavorando a quel-...”

Le parole gli erano morte in gola quando un pugno di Rufy aveva sfiorato il tavolo che reggeva tutta la documentazione della sua ricerca, e si era poi impattato contro il pavimento ligneo del Polar Tang, non rompendolo solo perché, forse, l'utente del frutto Gom Gom si era ricordato di quanto Law fosse geloso del proprio sommergibile. Accanto al pugno c'erano le gambe tremanti di Usopp, che aveva preso a inveire contro al proprio capitano, sostenendo che solo perché ora toccava a lui prendere, non significava che poteva prenderli a cazzotti.

“Mugiwara-ya!” Law si era messo a sedere di scatto non appena si era ripreso dallo spavento di perdere tutto il proprio lavoro, e magari pure qualche asse della propria nave. “Che diavolo fai? Stai attento e gira a largo da quel tavolo!”

“Sentito? Anche Torao dice che non puoi fare così!”

Law si era ulteriormente corrucciato sentendo come i due codardi della Sunny si appoggiassero alle sue parole solo per avere vita più facile durante quel gioco e in realtà non le considerassero davvero.
Si era sdraiato nuovamente solo perché Rufy gli aveva rivolto un sorriso gridando delle scuse, quindi almeno gli aveva dato retta.

Robin lo aveva osservato preoccupata.

Era da almeno un paio di settimane che loro due non leggevano insieme, e anche se l'archeologa sapeva di non essere la prima persona con cui Law passava il proprio tempo libero, temeva che il ragazzo non avesse avuto un momento tranquillo da troppo tempo, vista la tensione nei suoi muscoli e la sua irascibilità alle stelle, sebbene comprensibile.

Era sul procinto di chiedergli come stesse, ma Sanji era piroettato verso di loro con vassoi ricolmi di prelibatezze in mano. A quanto pare non si era limitato alle bevande per soddisfare la sua dolce Nami.
Si era inginocchiato elegantemente davanti alle sdraio e aveva servito le ragazze accompagnando ogni piatto e bicchiere con parole sdolcinate e una rassicurazione non richiesta su quanto quello che aveva preparato facesse bene a tutte loro.
Poi, con stizza, si era alzato e aveva guardato storto Law, porgendogli un boccale mentre serrava i denti attorno alla sigaretta.
“Per te solo vino rosso. Non so neanche di che annata sia.”

Law non aveva fatto una piega, limitandosi ad allungare una mano e a mormorare un “Grazie”.

Sperava che il vino fosse abbastanza buono da alleggerirgli la mente almeno per un po'. Bere col mal di testa era una pessima idea, ma se avesse avuto la fortuna di ubriacarsi con così poco si sarebbe rilassato.
L'aveva sorseggiato mentre Nami e Ikkaku iniziavano a ridacchiare su qualche argomento che il medico sentiva a malapena, preferendo riportare la propria attenzione sul ponte.

I tre Mugiwara impegnati nell'acchiapparello sembravano aver portato il gioco ad un livello decisamente più manesco. Rufy non aveva davvero dato credito al rimprovero dell'altro capitano, e stava tirando pugni cercando di colpire il cecchino e Chopper. Questi ultimi erano piuttosto irritati dal modo di fare del compagno e rispondevano per le rime.
Il comandante degli Hearts era deciso a urlargli contro un'altra volta, visto come si avvicinavano pericolosamente al suo tavolino, ma Robin l'aveva anticipato, facendo arrestare gli amici per qualche attimo.

La donna gli aveva poi rivolto un sorriso complice e gentile e Law l'aveva ricambiato, tornando ad assaporare il vino che, nonostante la sgarbatezza di Sanji nel presentarglielo, era in realtà di ottima qualità.

Lo avrebbe gradito ancora di più se solo, pochi istanti dopo, il cuoco dei suoi alleati non fosse stato scaraventato contro di lui, urtandolo dolorosamente alle costole e facendogli rovesciare tutto il vino addosso a sé. Law aveva bruscamente spintonato via il biondo, facendolo volare da un'altra parte, e si era immediatamente portato le mani a strofinarsi gli occhi, che bruciavano leggermente per l'alcol nella bevanda.
Aveva sentito Nami alzarsi e strillare ai suoi compagni di darsi una calmata, mentre Ikkaku gli avvicinava un tovagliolo. Tuttavia per una volta Sanji non aveva dato retta alla sua bella, e furioso si era lanciato contro il suo capitano, che lo aveva accidentalmente colpito durante quello stupido gioco che stava facendo.

Un fracasso aveva fatto spalancare gli occhi chiari al chirurgo, che anche se arrossati erano subito andati alla ricerca dell'origine di quel baccano e avevano dolorosamente osservato il tavolino con i suoi appunti essere stato ridotto ad una catasta di legna per il camino.

“Cazzo, finitela!”

Law era scattato verso i quattro Mugiwara, che avevano totalmente ignorato la nuvola di fogli che avevano generato e che si stava disperdendo sul ponte, ma non era stato calcolato. Quello era diventato un vero e proprio litigio tra pirati e non si poteva concludere con le parole, ma solo con un danno.
Il Polar Tang e la Thousand Sunny ne sapevano qualcosa.

Chopper era già perlopiù fuorigioco e quando gli era stato scaraventato contro, Law lo aveva prontamente afferrato per una zampa e lanciato da qualche parte, un tuffo si era sentito pochi istanti dopo. Il chirurgo si era voltato giusto per assicurarsi che qualcuno andasse a ripescarlo, e aveva benedetto Uni, che si era immediatamente buttato oltre il parapetto. Quell'attimo di esitazione era bastato agli altri tre dei Cappello di Paglia per causare il danno che avrebbe posto fine a tutto, e in più di un senso. Si erano scagliati uno contro l'altro tecniche che si basavano sul fuoco; Usopp n'era uscito tossendo e nero di fuliggine, i capelli bruciacchiati. Cuoco e capitano si erano scambiati un calcio che aveva fatto fin troppe scintille.

Law aveva arrestato la propria avanzata, spalancando incredulo gli occhi.

Non guardava Sanji e Rufy essere raggiunti e sonoramente picchiati da Nami né udiva le scuse che immediatamente i due si erano mormorati su costrizione della rossa.

Poteva solo vedere le piccole fiammelle che velocemente passavano da un foglio di appunti all'altro, divorando la sua ricerca e distruggendo il lavoro e la fatica di quasi un mese che Law aveva passato chino sulla scrivania.
Dopo alcuni istanti si era riscosso ed era corso vero il piccolo incendio, buttandosi in ginocchio e tentando di spegnerlo con le mani rivestite di haki, ma finendo solo per scottarsi.

“Cazzo, cazzo!”

Aveva tolto di scatto un palmo dal fuoco, sentendolo dolere e portandoselo istintivamente al petto, appena in tempo per poter arretrare ulteriormente sicché le fiamme avevano lambito le sostanze dei suoi esperimenti, che colavano tra i frammenti di vetro, causando una piccola esplosione.

Law era tornato a guardare inorridito quello spettacolo, prima che Clione e Bepo vi versassero sopra dell'acqua.
Il fuoco era stato domato, ma i fogli zuppi si disgregavano crudelmente tra le dita del medico, che provava ad afferrarli, e quei pochi superstiti vedevano il proprio inchiostro essere totalmente rovinato o le pagine essere annerite.

“Captain...” La voce gentile del visone aveva osato interrompere il silenzio che si era immediatamente generato non appena i due equipaggi si erano accorti dell'accaduto, nonostante il ronzio dei vari litigi in corso e quelle poche conversazioni allegre. “mi dispiace molto.”

Il navigatore si era voltato con le orecchie basse verso Penguin e Shachi. Si era aspettato la solita risposta di Law, che lo ammoniva dolcemente di non doversi scusare. Al peggio poteva anche intimargli di stare zitto, giacché sicuramente era arrabbiato, ma il fatto che stesse in silenzio e non muovesse un muscolo era preoccupante, e i tre fratelli di Law lo potevano tranquillamente intuire. Non avevano mai visto un suo lavoro andare in fumo, letteralmente o metaforicamente, dunque, sebbene conoscessero il chirurgo più di chiunque altro, non sapevano né cosa dirgli né come lui avrebbe reagito.
Erano certi solo di una cosa; la medicina era il One Piece di Trafalgar Law.
Portargliela via o rovinargliela non poteva generare nulla di piacevole.

Bepo si era timidamente avvicinato al suo migliore amico, conscio che i suoi abbracci morbidi erano sempre un toccasana per il capitano, ma questi si era improvvisamente alzato e voltato, e in quel momento ognuno dei presenti aveva ricordato e compreso appieno il soprannome di Chirurgo della Morte.
L'espressione di Law era lugubre e furibonda.

“Rufy, dannazione!” Non chiamava mai l'altro comandante per nome. I nomignoli che si erano dati l'uno a discapito dell'altro erano in qualche modo affettuosi, sottolineavano la loro alleanza e, sebbene Law non lo avesse mai ammesso, anche la loro amicizia. Quando invece un capitano si rivolgevano al collega col vero nome o stavano per discutere di qualcosa di serio e delicato o stavano per ammazzarsi, e sul serio. Le due ciurme temevano sinceramente che si stesse per verificare la seconda opzione.

Cappello di Paglia si era messo in piedi a sua volta, dopo che Nami l'aveva atterrato con pugni portentosi, e aveva alzato le mani in segno di resa mentre l'altro comandante gli si avvicinava a grandi passi
“Torao, mi dispia-...”

Non aveva potuto terminare la frase.
La navigatrice della sua ciurma si era coperta la bocca con le mani, e tutti avevano spalancato gli occhi.

Law non era un uomo violento e Rufy non era il genere di avversario che poteva realmente subire un colpo e soffrirne. Tuttavia il chirurgo era una delle poche eccezioni che poteva davvero far del male al ragazzo di gomma, e il pugno che gli aveva sferrato era stato tanto brutale che, nel silenzio attonito, si era potuto sentire il secco e sinistro suono della mandibola del futuro re dei pirati che si spezzava.
Rufy era volato all'indietro per l'impatto, e Jean Bart lo aveva afferrato, dovendo far resistenza con le gambe per non arretrare ulteriormente a causa della potenza del colpo.

“Ti ho detto e ripetuto di non fare cazzate sulla mia nave e guarda cosa diavolo hai combinato con quei tre cretini!”

Se la voce di Trafalgar Law era famosa per essere bassa, ora era un dannato ringhio, e perfino Ikkaku, che tutto idolatrava del suo capitano, non riusciva a farsela piacere appieno. Era spaventosa. E lei non aveva mai visto Law così furibondo.

Sanji si era messo in mezzo, desideroso sia di proteggere quell'idiota del proprio comandante sia di placare l'altro e chiedergli scusa. Sapeva di essere nel torto, ma Torao stava esagerando.
“Hey, Law, adesso cerca di calmarti...” La frase gli erano morte in gola, il suo tono era andato via via diminuendo quando il medico lo aveva fissato glacialmente, una rigidissima statua di oltre un metro e novanta di muscoli, completamente indifferente al sangue che le gocciolava dalle nocche della mano destra. Il biondo non era sicuro se quella sensazione di disagio fosse dovuta al fatto che Law fosse effettivamente un uomo terrificante, quando voleva, o se fosse colpa dell'haki dell'altro uomo. A Sanji non risultava che Law avesse l'haki del re conquistatore, ma non sarebbe stato sorpreso se l'avesse posseduto. Inoltre, Torao era una dannata D. Se li chiamavano mostri e demoni, un motivo c'era, e il cuoco sospettava che non c'entrasse solo la loro determinazione.

“Levati, Gamba Nera.” Law aveva ripetuto le stesse identiche parole di alcuni minuti prima e stavolta Sanji aveva obbedito.
Ciononostante il medico non aveva proseguito la propria avanzata e Rufy ne aveva approfittato per saltar giù dalle enormi mani di Jean Bart e, stringendosi la mandibola, aveva guardato ferito e un po' alterato il suo amico.

“Ho detto che mi dispiace!” Le parole erano un po' soffiate, un po' masticate. Risultava sicuramente complicato parlare con un osso del cranio rotto. Solitamente Rufy capiva subito quando un amico era sinceramente ferito, e non sopportava di essere la causa di tale sofferenza, ma quel periodo di tensione e spossamento era riuscito a contagiare anche un tipo energico e gioviale come lui, e dunque il suo grande cuore era un poco meno percettivo. Fissava imbronciato Law, sebbene non fosse realmente arrabbiato, ma sentiva la furia dell'altro, e il suo orgoglio infantile non voleva essere totalmente da meno.

“Torao, che cavolo!” Chopper si era ripreso nel momento meno opportuno, sputando acqua e mettendosi a carponi. Aveva poi visto com'era conciata la faccia di Rufy e si era agitato ancora di più. “Cosa ti salta in mente? Vuoi forse ammazzarmi e usare Rufy come antistress?!”

La forza di urlare contro a Law gli era nata giusto per l'adrenalina ancora in circolo dopo il quasi annegamnento, presto smorzata dal più esperto medico presente, che si era voltato verso la renna, serrando i pugni, e l'aveva fulminata tanto con lo sguardo quanto con le parole.

“Hai davvero il coraggio di rimproverarmi? Se sei un medico dovresti invece comprendermi appieno, ma evidentemente ti ho sopravvalutato. D'altronde, non ricordo una volta che non sia dovuto intervenire io per salvare un tuo paziente, il tuo caro capitano compreso.”

Chopper era rimasto senza parole, immobile, aveva sentito solo le lacrime formarsi e le avrebbe percepite inumidirgli il pelo se non fosse stato già zuppo d'acqua.

“Law!” Robin si era fatta avanti, guardandolo coi lineamenti piegati da apprensione per lui e risentimento per ciò che aveva detto al piccolo Chopper. La donna sapeva che Law era il più stanco di tutti, perché era stato lui a rimetterli in sesto dopo l'ultima battaglia, ultima di una lunga lista, e ogni volta il Doc aveva curato se stesso solo dopo che gli altri si erano ripresi, sempre se l'aveva fatto. Ora, però, pareva starsi sfogando e sebbene fosse giustificato dall'accaduto, non avrebbe portato a niente di buono. Non era la circostanza più opportuna, affatto.

Water Law aveva stancamente scrutato Robin, notando con la coda dell'occhio la renna che iniziava a piangere e Rufy ancora di malumore.
“Non vorrai discolparli?”

“No, certamente. Ma ora dovremmo tutti quanti fare un paio di respiri profondi, okay?”

Il moro non aveva annuito, ma nemmeno aveva denegato.
Era anche disposto a non ucciderli, ma i il resto dei Mugiwara pareva aver ritrovato spirito di solidarietà nell'istante peggiore.

“Che cazzo!” Zoro aveva scostato la mano di Rufy per guardare il danno al suo volto, e perfino lui, totalmente ignorante in medicina, poteva constatare la gravità della ferita. “Torao, chiedigli almeno scusa e facciamola finita.”

“Sei serio?” Law gli aveva ringhiato in risposta, e l'archeologa si era messa una mano sulla fronte per il pessimo tempismo dello spadaccino. A volte i suoi compagni erano troppo idioti. Li amava, ma perfino lei ogni tanto sentiva la necessità di una pausa dal loro infantilismo. Era stato un toccasana l'incontro con Law, così maturo e simile a lei. Tuttavia ora temeva che il proprio più intimo amico stesse per vivisezionare la propria ciurma.

“Io dovrei scusarmi con lui? Voi mi avete distrutto un mese di ricerca!”

“Aw, Torao! Tu sei stato super violento, però!” Franky adorava il piccolo fratellino punk, come lo definiva lui, ma quel pugno a Rufy lo aveva fatto preoccupare.

Law aveva sentito distintamente le proprie vene pulsare. Lo stavano facendo passare dalla parte del torto, e a nessuno fregava un cazzo di quello che lui aveva appena perso.
Certo, quella ricerca non valeva la salute del suo collega, ma d'altronde a Mugiwara-ya aveva riservato solo un cazzotto. Quel ragazzo era diventato una ciambella a Marineford, che trauma poteva rappresentare un pugno, ora? E sebbene un osso si fosse rotto, sarebbe stato Law stesso a sistemarglielo di lì a poco, come faceva sempre, mentre il suo studio era andato distrutto per sempre.
Com'era possibile che gli altri potevano causare danni irrimediabili e lui non poteva neanche tirare un manrovescio senza scatenare un putiferio?

“Capitano,” Masked Man gli aveva messo una mano sulla spalla. “lo so che è terribile quel che è successo, ma lascia stare dai. L'aria è sempre più tesa...” Aveva lasciato la frase in sospeso, conscio che molti altri Hearts erano sulla stessa lunghezza d'onda. Se avessero perseverato con quei toni e quelle accuse, avrebbero scatenato non un semplice litigio, ma uno scontro tra ciurme rivali, e anche se era molto probabile che la loro alleanza sarebbe sopravvissuta, visti i legami affettivi che si erano instaurati, era meglio non tentare la sorte.

Il medico aveva scacciato la mano dell'altro, guardandolo tradito e poi spostando la propria attenzione su ognuno del proprio equipaggio.
“Perfino voi siete dalla loro parte?”

“Cosa?” Aveva esclamato Shachi. “Certo che no, fratello, ma credo che non vi dobbiate sgozzare per questo.” Aveva lanciato un'occhiataccia agli alleati che guardavano in cagnesco Law. Poi era tornato a fissarlo. “Sei un genio, ricorderai sicuramente tutto ciò che avevi scritto e sperimentato.”

Law aveva scosso il capo freneticamente.
“Cosa diavolo vorrebbe dire che “sono un genio”? Sono umano anche io, porca puttana, non posso lavorare duramente un mese, dormendo sì e no tre ore a notte, per poi vedere tutto andare in fumo, nel vero senso della parola, cazzo!”

Penguin l'aveva raggiunto.
“Okay, okay, ma Law calmati. Hai tutte le ragioni per essere incazzato, però lo sai che i Mugiwara a certe cose non ci arrivano.”

“Ci stai dando dei deficienti?” Sanji non poteva fare la voce grossa col chirurgo, ma coi suoi uomini non aveva problemi.

“Dico solo che non badate mai alla sensibilità altrui. Per voi basta riderci su e tutto torna a posto, fate sempre ciò che volete.”

“Certo,” Aveva sbottato sprezzante Nami, sopraffatta da troppe emozioni per attingere alla razionalità ed esaminare al meglio la situazione. Se non fosse stata pure lei così stanca e, in quel momento, pure spaventata, avrebbe visto il torto da ambo le parti, soprattutto dalla propria. “perché Law adesso si è dimostrato sensibile spaccando la faccia a Rufy?”

“Oh, chiedo perdono.” L'aveva canzonata il capitano rivale, con un tono teatralmente dispiaciuto. “Allora lascia che gliela riaggiusti, tanto entro sera gliela spaccano Zoro o Sanji e dovrò aggiustarla di nuovo, ma è così che funziona, no? Buttate all'aria il mio lavoro e basta.”

“Cristo, Law, stai facendo il martire!” Il cuoco della Sunny aveva ritrovato un po' di coraggio sentendosi in dovere di difendere una della proprie dee.

“Com'è che io non posso lamentarmi, ma voi lo fate per ogni cosa? Se qualcuno avanza un chicco di riso tu fai sceneggiate, se si mangia un mandarino Nami-ya fa una strage, se finisce la carne Mugiwara-ya massacra il primo povero animale indifeso che vede, a volte cerca di uccidere pure Tony-ya, ma io non posso incazzarmi se un'intera ricerca mi viene distrutta?”

“Okay, scusaci! Ma sono solo fogli e provette! Non vale la mandibola di Rufy.” Era un miracolo che Usopp non avesse balbettato. Era palesemente terrorizzato, ma desiderava troppo ardentemente che la situazione si ristabilisse e a modo suo pensava di poter sdrammatizzare.

“È il mio lavoro, sono un medico!”

“No! Sei innanzitutto un pirata, Law!”

Il capitano degli Hearts si era ammutolito. Non era sicuro di aver sentito correttamente le parole di Zoro. Gli stava davvero dicendo che lui, il Chirurgo della Morte, non era un dottore?

“In ogni battaglia rischi di perdere molto più di una qualche ricerca, quindi non farne una tragedia, c'è decisamente di peggio.”

Law si era portato le mani tra i capelli non avendo idea di come reagire. Era totalmente incredulo, tanto che gli veniva da ridere, ma la sua era una risata muta.
“Tu vieni a parlare di tragedie a me?” Aveva agitato le mani come a scacciare un pensiero tanto assurdo. “Se nella mia cazzo di vita qualcosa fosse andato bene, ora non mettereste in dubbio la mia professione perché avrei una dannatissima laurea a dimostrarla e sicuramente non sarei qui a scartavetrarmi le palle con una ciurma di ingrati prepotenti e la mia che non mi supporta minimamente!” Aveva tirato un calcio ai resti delle sue provette, distruggendone il contenuto che aveva brillato sotto al sole, accecando i presenti che erano troppo estenuati, troppo frustrati e spaventati per reggere la vista di un semplice gioco di luci. “Fanculo a te e alle mie cazzo di tragedie! Se solo non ne avessi vissute tante, magari avrei potuto dare ascolto alle tue parole.”

Zoro si era reso conto solo in quel momento di quanto il proprio equipaggio avesse tirato un po' troppo la corda.
“Torao-...”

“Taci. Se state zitti forse riesco a immaginare di non avervi tra i piedi.”

Aveva sollevato le braccia come a dichiarare silenziosamente di starsi arrendendo, o più verosimilmente di non poterne più, e si era voltato per rinchiudersi nel proprio sottomarino, diretto senza tappe nella propria cabina.

Non gli fregava di aver lasciato il proprio ponte sommerso da un casino di cenere, sostanze biologiche ambigue e frammenti di vetro.
Se fosse stato uno di quei capitani bastardi che perlopiù caratterizzavano i mari avrebbe affibbiati il titolo di mozzo a uno dei suoi uomini e ora sarebbe toccato a lui il compito di ripulire. Se questi non l'avesse fatto, l'asta di legno per buttare i corsari in acqua era immacolata in un angolino della loro stiva.
Tuttavia Law non era quel genere di comandante, e per questo l'asta di legno non era mai stata toccata.
Per lui il suo equipaggio era la sua famiglia, la sua nave la loro casa e i suoi alleati, doveva ammetterlo, erano i suoi amici.
Se Trafalgar Law, a discapito delle voci terribili sul suo conto, era un capitano tanto particolare e raro, era proprio per le tragedie che aveva vissuto, che con l'intercessione di Cora-san non avevano scalfito la purezza del suo cuore e allo stesso tempo lo avevano lasciato desideroso di qualcuno da amare e da cui venir amato, perché tutto gli era stato brutalmente strappato.
Non erano pensieri a cui Law avesse mai dato voce.
Doveva ammettere a se stesso di essere un tipo sentimentale, considerato quanto aveva amato e conseguentemente sofferto per la perdita dei propri cari e quanto tutt'ora amasse chi gli era vicino, ma era tutt'altro che estroverso ed esplicito su certi argomenti. Preferiva tenersi tutto dentro, magari distraendosi con un buon libro. I suoi tre fratelli avevano intuito la sua più intima natura perché lo conoscevano meglio di chiunque altro, ma non ne avevano fatto parola, e il resto della loro ciurma aveva sviluppato a propria volta una grande affinità con lui anche in questo senso.

Era felice che gli Hearts lo capissero a fondo, e dunque ora era piuttosto risentito anche con loro per quello che era successo.

Si era buttato sul proprio letto, sfinito, forse più per il litigio che per il mese di lavoro appena buttato nel cesso.
Non era arrabbiato coi propri uomini, in realtà. Era solo frastornato da ciò che era successo, dal mancato appoggio dei propri uomini, e da tutto ciò che era stato detto.
Sicuramente era furioso coi Mugiwara.

Ciò che più lo tormentava, però, era quell'accusa esplicitata da Zoro, ma probabilmente pensata da tutti i suoi compagni.

Lui era prima un pirata e poi un dottore.

Per Law non aveva senso.

Lui era figlio dei migliori medici di un'intera nazione, ed era nato nell'ospedale di proprietà dei suoi genitori. Sua madre aveva scherzato sul fatto che la sua prima parola fosse stata “bisturi”, ma non sarebbe stato strano se lo fosse davvero stata. Aveva imparato a leggere sfogliando i tomi di medicina di suo padre e aveva frequentato un'accademia per giovani prodigi*1 dove, praticamente, era stato già considerato un medico, seppur bambino.

Il suo sogno era sempre stato quello di diventare il miglior medico del mondo.

Lo aveva perso di vista dopo la tragedia di Flevance, ma Cora gli aveva ricordato che lui era un medico, perciò meritava l'Ope Ope, perché solo un dottore poteva usarlo, e quindi Law poteva salvarsi, crescere, e diventare ancora più bravo.
E così aveva fatto.
Sotto la protezione di Wolf*2, sull'isola di Shachi e Penguin, era andato a lavorare in una clinica a tredici anni appena compiuti, e il primario lo aveva elogiato fin dal primo giorno, affermando che sarebbe sicuramente diventato il più grande dottore che fosse mai esistito.
Dopo anni di disgrazie e fughe, con la prospettiva di vita ferma al dodicesimo anno di età e alcun pensiero se non quello di uccidere, a quelle parole Law aveva finalmente rammentato cosa significava vivere con un obiettivo.

E a quello aveva sempre mirato, anche dopo che aveva issato la propria sorridente bandiera nera.

La pirateria era arrivata dopo nel suo cuore.
Il One Piece era innanzitutto qualcosa che i suoi uomini volevano per coronare lui, e in secondo luogo Law lo voleva per sé e per soddisfare la propria curiosità.
Tutti i viaggi che aveva affrontato, le isole e i popoli che aveva conosciuto erano elementi da aggiungere al suo curriculum, esperienze che lo avevano reso un medico ancora più sapiente.

Come potevano i Cappello di Paglia sputare sul suo lavoro e giustificarsi sostenendo che lui non poteva dare tanto peso a qualcosa del genere, perché era prima un pirata e poi qualsiasi altra cosa?
E sì che loro erano grandi sognatori, e ci tenevano particolarmente ai loro talenti, ai loro effetti personali e ai loro scopi.

“Fanculo...” Law si era rigirato sulla schiena, stringendosi un cuscino al petto e mormorando a ripetizione quella parola come se fosse diventata la sua preferita.
Aveva riaperto gli occhi, guardando il soffitto del proprio baldacchino con assoluto disinteresse.

“...chissà cosa direbbero di me se la mia vita fosse andata bene e fossi ancora a Flevance...”
 

 

°°FINE CAPITOLO°°

 

*1 Non è una mia invenzione, ma sono orgogliosa che sia un fatto dichiarato da Oda (credo OPMagazine o SBS. Sul wikifandom di Flevance ci dovrebbe essere la fonte)
*2 Personaggio della Novel di Law. Nella stessa viene raccontato l'episodio della clinica che ho velocemente riportato.


Eccomi con una nuova bambina!
"Fatum Mastro" è il seguito de "Il Mostro Bianco", seppur le due storie non siano strettamente correlate, ma questa tiene in considerazione i fatti avvenuti nell'altra, che vi invito a leggere e recensire! Mancano ancora l'ultimo capitolo e quello di epilogo a "Il Mostro Bianco" e sono sempre felicissima di ricevere nuovi commenti ♥

Ma torniamo a questa nuova storiella.

Spero di avervi messo abbastanza curiosità, voi cosa credete che accadrà e come? Avete letto l'anticipo del capitolo V nell'introduzione? Chissà chi è quel dottore...
Per quanto riguarda questo capitolo, sappiate che il mio cuoricino si spezza per Law. Lui sta sulle sue, è introverso, ma quando esplode, esplode. Ed è canonica la sua passione per la medicina, quindi proprio non lo si può biasimare per la reazione che ha avuto al disastro. 
L'animo di tutti era agitato a causa di un lungo periodo stressante, cronologicamente siamo post Wano, quindi figuratevi: in circa due mesi le due ciurme hanno rapito un pazzo a Punk Hazard, abbattuto Doffy, preso in giro Big Mom, e poi l'hanno fatta cadere insieme a Kaido. Dunque anche il nervosismo degli altri pirati era giustificato.
Ma quali sono le vostre impressioni?
Vi prego di farmi sapere nei commenti!

Al prossimo capitolo,
baci
Pawa

   
 
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