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Autore: lasognatricenerd    21/04/2021    0 recensioni
Jonathan, uno stilista e sarto che comincia ad avere fama nella propria città, fidanzato con Selina, un giorno incontra un cliente che gli sconvolge la vita: Jamie.
( SLASH )
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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«Ma ci credi che ci siamo conosciuti sulla metro perché ti sono venuto addosso e adesso siamo qui?»

La notte stellata rifletteva sugli occhi dei due amanti stesi sul prato, stretti l’uno all’altro e la notte che scorreva veloce, attorno a loro, senza che nessuno dei due se ne accorgesse veramente. Lei, con lunghi capelli biondi, lui con capelli neri e scompigliati. Le loro dita si sfioravano, si toccavano e poi s’accarezzavano, insieme ai loro corpi che parevano non volersi staccare neanche per un istante.

«Non credo di averti mai chiesto dove stessi andando così di fretta.»

Lui ridacchiò ripensando a quel giorno di qualche settimana fa, quando, uscito dal lavoro, preso dalla voglia inaudita di tornare a casa, era corso alla velocità della luce giù dalle scale per prendere la metro che stava per partire. Tutto quello per tornare a casa il prima possibile! Assurdo, però, quanto fosse divertente il destino: se non avesse avuto quella gran voglia, non avrebbe mai incontrato lei, Selina, e tutta quella nuova storia d’amore fra loro due non avrebbe mai avuto inizio. Se credeva al destino? Sì, non credeva alle coincidenze, gli parevano delle grandi prese in giro. Da qualche parte, qualcuno aveva già scritto la sua vita e se ne prendeva gioco pienamente quando le cose andavano male. Non importava se fosse Dio o qualche altra divinità, ma credeva fermamente nella vita già totalmente scritta. Gli esseri umani s’illudevano del libero arbitrio senza rendersi conto che anche quello era già scelto. Le opzioni erano già state scritte in precedenza. Non c’era libertà.

«Volevo solamente tornare a casa e godermi il divano. Era stato un lavoro impegnativo, allo studio, e volevo solo rilassarmi.»

Il sarto, ecco qual era il lavoro del ragazzo. Se gli piaceva? Da morire. Fin da piccolo aveva sempre avuto l’abitudine di disegnare vestiti ed insieme a sua nonna aveva imparato come cucire a macchina. Pian piano, aveva frequentato diversi corsi di cucito e adesso era uno dei più ricercati della città, ma c’erano anche i lati negativi: era sempre oberato di lavoro e, per forza di cose, doveva portarselo anche a casa. Era come se non avesse la possibilità di dividere le due cose, e a volte, diventava particolarmente frustrante e stressante. Quelli che più lo sostenevano erano i suoi fratelli – in famiglia erano in quattro – ed il suo migliore amico, un gamer sfegatato che di recente aveva perso la testa per un ragazzo. Ah, e adesso Selina, la sua ragazza. Si conoscevano solamente da qualche settimana – tanto che dovevano ancora presentarsi alle due famiglie – ma volevano procedere con calma; insieme sembravano essere felici. Andavano d’accordo, avevano molti hobby da condividere e Selina era un’ottima fonte per i suoi vestiti: la sua boutique, infatti, produceva solamente capi da donna, dall’intimo, ai vestiti, ai corsetti. Nella sua vita aveva disegnato e poi cucito pochissimi completi maschili, ma non amava troppo farlo perché poteva lavorare su pochissimi particolari che di solito abbondavano in quelli femminili. Nonostante tutto, voleva che il suo brand fosse agender e che chiunque si sentisse libero di poter acquistare senza che qualcun altro potesse giudicare le sue scelte.

«John… ti andrebbe di—conoscere finalmente la mia famiglia, la prossima settimana? Sento che è arrivato il momento.»

Lui rimase qualche secondo immobile e poi volse il viso in sua direzione, poggiando le labbra sulle sue in un bacio dolce e delicato che sapeva d’amore. Ne aveva avute di esperienze, Jonathan, ma non erano mai state relazioni serie, ed il sesso non poteva considerarlo una vera e propria esperienza: non aveva mai ricercato l’amore, ma adesso che finalmente era fra le proprie mani, si meglio. Non ancora completo, ma meglio.

«Certo, mi andrebbe.»
 
E dopo quella sera non fece che pensare alla cena di famiglia che si sarebbe tenuta esattamente cinque giorni dopo. Non avendo mai avuto una relazione prima d’ora, non aveva la minima idea di come presentarsi alla famiglia di lei, come vestirsi o come comportarsi ed anche se odiava farlo, non faceva che scrivere al suo migliore amico per chiedergli consigli. Consigli che lui gli dava e che Jonathan non avrebbe seguito, perché era la tipica persona insicura che però faceva di testa sua. Non voleva rendere vano i tentativi del suo migliore amico, questo no, non voleva risultare scortese, ma alla fine tendeva quasi sempre a seguire il proprio istinto, sapendo che non sarebbe poi potuta andare così male. Intanto il lavoro procedeva alla grande, i clienti andavano e venivano, continuavano ad arrivargli delle richieste sul sito online e lui lavorava costantemente con grande impegno. Ancora a volte non poteva crederci di essere riuscito a trasformare la sua passione più grande in un lavoro che gli portava tanta rendita e tanta soddisfazione. L’idea era di poter promuovere i propri vestiti tramite una sfilata, ma sicuramente doveva avere ancora molto lavoro per arrivarci; non s’arrendeva, era pronto ad oltrepassare qualsiasi tipo di ostacolo per arrivarci. Già s’immaginava, a presentare i propri vestiti mano a mano che le ragazze – o i ragazzi – sfilavano sulla passerella indossando i propri corsetti, le proprie gonne o i propri vestiti ed una volta finita, ritrovarsi in mezzo alla folla che non la smetteva di fare domande. Un sogno che sperava di poter raggiungere, prima o poi. Complice era Selina, ammaliata dai suoi vestiti, tanto che prima di spedirli e di lavarvi, li indossava e pregava Jonathan di regalarglielo. Lo faceva per gioco, ma il ragazzo aveva già in mente di cucirle qualcosa di speciale per il suo compleanno. Un vestito lungo, bianco, con diversi particolari in pizzo sia sulle spalline che sulla gonna e probabilmente anche sulla vita. Avrebbe dovuto trovare il tempo necessario di farlo, oltre a tutto il lavoro che gli commissionavano ogni giorno sempre di più. L’idea di potersi espandere ed assumere qualcuno che lo aiutasse non era male, ma aveva paura di non riuscire a pagarlo decentemente e doverlo licenziare dopo pochissimo tempo: non voleva illudere nessuno, e finché ce la faceva da solo senza avere una crisi di nervi, preferiva continuare così. A volte lo aiutava anche sua nonna, anziana sì, ma molto promettente con il cucito, ed era stata proprio lei ad aiutare il nipote quando da piccolo desiderava soltanto aiutarla a cucire. Probabilmente doveva ringraziare lei, Jonathan, se adesso tutta quella passione la impiegava in ogni vestito ed in ogni pacchetto per la consegna.

«È permesso?»

Jonathan per poco non balzò sulla sedia facendo cadere di terra il telefono: velocemente s’alzò e andò incontro al cliente appena entrato. Davanti a sé si mostrò un ragazzo alto, spalle grosse, occhi blu, capelli rosa e lentiggini su tutto il viso. John ne rimase così ammaliato che neanche si rese conto di essere rimasto in silenzio a fissarlo.

«L’ho… disturbata?» chiese ancora.

Finalmente, John tornò alla realtà.

«No! No, no, mi scusi, ero—non importa. Mi dica tutto, di cosa ha bisogno?»

Con le mani coperte dai guanti, il ragazzo più alto tirò fuori un bigliettino dalla tasca del completo e la porse a Jonathan, parlando qualche secondo dopo: «queste sono le misure della ragazza. Vorrei commissionarle un completo intimo. Le serve qualche informazione in particolare?»

«Qualcosa di più, sì: il colore? Con il pizzo? Intero?»

L’altro, in tutta risposta, arrossì violentemente su tutto il viso e parte del collo e Jonathan cominciò a chiedersi se quell’intimo non fosse per lui ma si vergognasse ad esprimerlo a voce. Non voleva metterlo in imbarazzo, dunque non avrebbe chiesto.

«Dovrei chiedere alla mia capa… posso darle il mio numero così ci teniamo in contatto? Mi scusi, ma non mi ha dato altre informazioni e non vorrei sbagliare. È un problema per lei?»

Era la prima volta che qualcuno gli chiedeva il numero di telefono e lui non ne possedeva uno privato solamente per il negozio, perché di solito usava le email o le opzioni del sito, ma se lo comunicava a qualcuno non doveva essere la fine del mondo.

«Assolutamente. Questo…» e si abbassò sulla scrivania per scrivere i numeri su un piccolo post it blu, «… è il mio numero. Mi scriva pure quando ha qualche informazione in più. C’è una scadenza?»

«È possibile prima del cinque luglio?»

«Fammi controllare…»

S’avvicinò alla propria agenda posta anch’essa sulla scrivania, controllando tutte le commissioni ancora da portare a termine, quelle da consegnare e quelle da cominciare: mancavano ancora tre settimane al cinque luglio ed un completo intimo non era troppo complicato da disegnare e da cucire, quindi era abbastanza fattibile.

«Cinque luglio va benissimo. Come si chiama?»

«Jamie.»

«D’accordo, allora aspetto sue informazioni.»

«D’accordo, arrivederci.»

Notò il ragazzo leggermente in difficoltà ad uscire: lo aveva visto soffermarsi sulla porta chiusa ed aggrottare le sopracciglia fissando la maniglia, ma poi l’aveva afferrata ed era uscito. Solo quando questa si chiuse alle spalle del cliente, Jonathan tornò a respirare e si rese conto di avere il batticuore.



NOTA AUTRICE: ciao a tutti! Ci tengo particolarmente a questo racconto originale a più capitoli... spero che possa piacere anche a voi! Se mi riesce, proverò a pubblicare settimanalmente :)
   
 
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