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Autore: Roe Jaeger    02/05/2021    0 recensioni
Taichi è alle prese con strani sogni e messaggi di Yamato. Cosa vorrà dirgli Ishida fra un'ora al solito posto?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baffi bianchi

Taichi si svegliò di soprassalto: non sapeva spiegarsi il perché di quell’incubo. Aveva la fronte sudata e conosceva anche la ragione: aveva sognato di stare con Yamato, nello steso letto! 
Insomma, il suo buon senso dov’era finito? 
Doveva assolutamente chiamare Sora l’indomani e uscirci, pensò mentre cercava di riprendere sonno. 

L’indomani mattina arrivò fin troppo presto per i gusti di un Taichi assonnato e a ridestarlo dal sonno ci pensò il bip del cellulare che segnava l’arrivo di un messaggio. Ancora intorpidito dal sonno, il ragazzo afferrò il proprio telefono e lesse il messaggio: ”Solito posto, fra un’ora. Devo parlarti.” Lesse il mittente del messaggio e, quando la parola Yamato passò dai suoi occhi al suo cervello, il suo cuore mancò un battito e fervide immagini del sogno fatto quella notte gli sovvennero alla mente. 
“Ma che caspita vado a pensare…” si disse Taichi “…sicuramente vorrà parlarmi dell’università.” 
 
Il solito posto cui faceva riferimento Ishida era un bar poco distante da casa Yagami e, quando Taichi ci arrivò trovò Yamato seduto a un tavolino che sorseggiava una cioccolata calda. Un tavolino un po’ troppo appartato per i gusti di Tai. 
 
-Buongiorno Yama.- disse Taichi, sedendosi sul divanetto del tavolino, accanto a Yamato. 
-‘giorno.- fu la risposta di Yamato, mentre sorseggiava la sua cioccolata bianca calda. -Non mi hai risposto, ma sei venuto ugualmente.- 
In effetti, Taichi neanche ci aveva fatto caso di non aver dato un cenno d’adesione con una risposta. Si era semplicemente preparato ed era sceso, certo di non poter mancare all’appuntamento con il suo migliore amico. Sicuramente, aveva qualcosa di importante da dirgli se gli aveva scritto alle sette di mattina! 
In quel momento, la cameriera si avvicinò a Taichi per prendere la sua ordinazione e Tai chiese una cioccolata bianca, proprio come Yamato. 
-Beh, perché siamo qui?- chiese Yagami, non appena la cameriera si fu allontanata. 
-Avevo voglia di cioccolata calda, è forse vietato?- chiese Yama, che poi aggiunse: -E poi ho un problema di cui volevo parlarti.- 
-Riguarda mia sorella e Takeru?- A Taichi venne in mente quello, perché, al sogno, non voleva proprio pensarci. 
-No, credo a loro vada tutto bene.- Yamato fece una pausa, aspettando che Taichi ringraziasse la cameriera per la cioccolata. -Il problema riguarda me, e volevo parlartene.- 
-Ti ascolto….- disse Taichi, sorseggiando un po’ della propria cioccolata. 
Yamato lo guardò, poi sorrise: -Non è così facile come sembra, Tai.- 
-Chi meglio del tuo migliore amico può risolverti un problema, Yama?- chiese Taichi -In fondo, mi hai svegliato alle sette di mattina di domenica, e sono qui per parlarne. Avanti, spara.- 
Ma Yamato sembrava essersi chiuso in uno strano mutismo, mentre sorseggiava la propria cioccolata. All’improvviso, portò l’indice sul viso di Taichi, e sorridendo disse: -Hai dei buffissimi baffi bianchi, Tai-kun.- e gli pulì la cioccolata con le dita. 
Taichi era immobilizzato nella paura del ricordo del sogno fatto quella notte, ma il viso serafico di Yama che si portava l’indice sporco di cioccolata bianca alle labbra, lo bloccò dal dire alcunché. -Yama…- 
-Fai parlare me, Taichi, devo spiegarti questo mio gesto. Io... mi sono accorto qualche mese fa di avere gusti strani, faccio strani pensieri, desidero cose strane…- 
-Il desiderare una cioccolata bianca in mia compagnia non mi sembra una cosa poi così strana, ma quello che hai fatto or-…- 
Taichi non finì la frase perché si trovò le labbra di Yamato premute contro le proprie. 
E no, non schiuse le labbra, non diede l’accesso a Yamato come un film romantico, bensì rimase impassibile e rigido e non si mosse. 
Yamato, sentendosi rifiutato, si staccò e, con sguardo triste, uscì dal locale. 
A Taichi non rimase altro da fare che pagare la propria consumazione e andarsene. Inseguire Yamato? Non se ne parlava proprio. 

Nei giorni che seguirono, Taichi Yagami pensò più volte al gesto del suo migliore amico, ma se ne guardava bene dall’alzare il telefono per chiedere spiegazioni, per dirgli di vedersi per chiarire: aveva troppo timore che Yamato replicasse il gesto. 
Tuttavia, quel sogno, lui e Yamato nello stesso letto, non gli lasciava tregua e occupava tutte le sue notti. 
Forse, si diceva Taichi al mattino, era un messaggio subliminale della sua mente contorta che gli diceva di non rifiutare Yamato. Forse, il suo cervello gli voleva far capire che non doveva perdere quell’amicizia così importante per lui. 
Sì, ma a lui piacevano le femmine, dannazione! E allora, si domandò, perché non aveva telefonato a Sora come si era ripromesso di fare? 
Già, perché? 
Quel pensiero lo tormentava più di quanto lo facesse il sogno, a tal punto da fargli chiudere di scatto i libri e fargli decidere di chiamare Yamato. 
Per chiarire, si disse. 
Gli diede appuntamento per la domenica mattina successiva al solito posto, alle otto di mattina come aveva fatto il biondo, e – si disse Taichi – avrebbe avuto due giorni per pensare a qualcosa da dirgli. 
Sì, perché, cosa gli avrebbe detto, Taichi ancora non lo sapeva. 

La domenica mattina successiva non tardò ad arrivare, giunse troppo presto per i gusti di Taichi, che era certo di una cosa sola: non voleva perdere Yamato e non aveva chiamato Sora neanche per il sabato sera per una pizza. 
Quello, qualcosa doveva pur significare. 
Alle sette e trenta Taichi era al solito tavolo un po’ appartato in attesa di Yamato, che arrivò puntuale alle otto, come un orologio svizzero. 
-Ciao Yama.- lo salutò il castano, mentre il biondo si accomodava. 
-Buongiorno.- fu la semplice risposta di Yamato. -Hai già ordinato?- 
-Aspettavo te.- 
La tensione tra i due si poteva tagliare con il coltello, e, anche dopo che la cameriera fu passata a prendere le ordinazioni, Taichi e Yamato non parlavano. 
Arrivarono le cioccolate bianche calde, proprio come la domenica precedente, e iniziarono a gustarle in silenzio. 
A metà della sua cioccolata, Yamato chiese: -Beh, perché siamo qui?- 
Erano sullo stesso divanetto della domenica precedente, stesse consumazioni e stessi posti. A Yamato, sembrava uno strano scherzo del destino e si stava irritando. 
La sua irritazione si trasformò in stupore quando l’indice di Taichi fu sulle sue labbra. 
-Avevi dei buffi baffi bianchi.- si giustificò Yagami, portandosi l’indice alle labbra. 
Yamato rimase esterrefatto e incredulo, ma lo stupore più grande lo colse quando sentì le labbra di Taichi premute sulle sue. 
Profumo di cioccolata bianca, dannazione quanto erano belle. 
Yamato schiuse le labbra per accogliere il bacio di Taichi, il quale, incerto, continuava a tenere le labbra premute su quelle del biondo. 
A quel punto, l’iniziativa fu presa da Yamato: un braccio attorno alle spalle di Taichi, mentre gli esplorava la bocca con la lingua. 
Taichi, quella volta, ricambiò, anche se era impacciato. 
Quando si separarono, si sorrisero a vicenda e Taichi disse: -Continua.- 
   
 
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