Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: shatiaslove    04/05/2021    0 recensioni
«Buon anno nuovo, Rain!» alza il suo bicchiere di plastica al cielo, facendo dondolare così tanto il liquido al suo interno che mi finisce in testa.
«Che schifo» dico solamente.
Che il 2017 cominci. Facendo schifo.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter Forty-Two

 
 
 
Osservo gli alunni di fronte a me, molti sembrano distratti, certi di non volermi prendere sul serio, a causa della mia giovane età, altri sembrano attenti, ma più che curiosi della lezione, sono curiosi per quanto riguarda me. Si staranno chiedendo chi io sia, cosa ci faccia qui, cos’abbia da dire. Be’, ho tanto da dire, anche se i miei capelli raccolti in uno chignon potrebbero dimostrare altrimenti, anche se i miei vestiti perfettamente ordinati e abbinati potrebbero dimostrare altrimenti. Se mi avessero visto un po’ di tempo fa, forse avrebbero pensato diversamente. Ma è anche per questo che non si giudica un libro dalla sua copertina.
Accenno un sorriso e mi schiarisco la gola, riportando l’attenzione di tutti su di me.
«Buongiorno. Sono Rain Edwards e questa è la mia prima lezione in assoluto, perciò vi chiedo di essere clementi con me» mormoro, aumentando il sorriso sul mio volto. «La mia materia non è una vera e propria materia. Questa è una classe di svago, in cui vi racconterò aneddoti e storie, in cui vi darò consigli, in cui sarò la vostra spalla destra in tutti i momenti in cui avrete bisogno di un po’ di supporto» proseguo, giocherellando con le mani sudaticce. Solo adesso mi rendo conto che essere un alunno è più facile che essere un insegnante. Perché insegnare non è così facile, trasmettere la propria conoscenza a qualcun altro non è così scontato.
«Professoressa» chiede una voce sottile che proviene da una ragazza minuta seduta in prima fila.
«Chiamami Rain» le dico tranquillamente.
La ragazzina si mordicchia il labbro inferiore, ma annuisce. «Rain…» dice quindi, insicura, «Sei la Rain che ha combattuto contro la maga nera?»
Uno strano peso mi si insinua nello stomaco, mentre il cuore mi si stringe, ma annuisco. «Sì, ho partecipato a quella che oggi viene chiamata La Guerra Oscura, nonostante non sia stata una vera e propria guerra. Ma per molti maghi ha fatto la differenza e ha colpito tantissime persone, sia maghi che non-maghi» le spiego, storcendo la bocca in una smorfia di dolore.
Questa classe non è d’aiuto solo per gli alunni, è d’aiuto anche per me. Mi dà la possibilità di accettare ciò che è successo e farne tesoro. So che loro ne sarebbero felici.
«Cos’è successo realmente?» chiede un ragazzino in ultima fila, uno di quelli che prima sembrava perso in un altro mondo, del tutto indifferente alla mia presenza.
Noto con sorpresa che gli occhi di tutti i presenti sono puntati su di me e me ne compiaccio un pochino. Nonostante il motivo di tanta attenzione sia eccessivamente doloroso.
«Si narra di una storia in cui circa ogni mille anni nascono due giovani ragazze: una ha la magia così bianca che fa male agli occhi, l’altra così nera da sembrare di essere finiti dentro un buco nero» inizio a raccontare. «Si narra che non sempre queste fanciulle nascano nello stesso periodo; difatti delle volte nasce prima la fanciulla dalla magia bianca, e si vive un periodo di gioia, e delle volte nasce prima la fanciulla dalla magia nera, e si vive un periodo di dolore. Nel momento in cui coesistono, si vive un periodo di equilibrio. Se dieci persone sono felici, altrettante sono tristi.»
«Questa storia è vera?» chiede un altro ragazzino ancora, alzando la mano per parlare.
Annuisco. «Sì, questa storia è vera. Luna, maga della magia bianca, e Aurora, maga della magia nera, si sono scontrate in un parco a Los Angeles, mettendo fine a questa lunga, e delle volte pericolosa, situazione.»
«In che senso?»
«Nel senso che Luna e Aurora si sono lanciate contemporaneamente un incantesimo mortale, che è scoppiato a mezz’aria. Ha causato diversi feriti tra i maghi e tra i non-maghi, ma questo stesso incantesimo è stato la fine della storia. Luna e Aurora sono morte e le loro magie non esisteranno mai più» abbasso lo sguardo e ripenso a quel giorno. Non ho le idee chiare, ma molte cose mi sono state raccontate da Saturn e Sirius. So che Luna e Aurora si sono attaccate nello stesso momento, con così tanta rabbia dentro che hanno finito per uccidersi. Scoprire della morte di Luna è stato come subire cento, duecento, trecento pugnalate al cuore nello stesso momento. Ma scoprire che una statua della figura esile di Luna è stata costruita al centro del parco è stato un momento inspiegabile, che terrò sempre nel cuore, è stato come farla rinascere, come darle l’importanza che meritava.
«Ma perché Aurora ha fatto quel che ha fatto?»
«Perché la vita non è sempre bella. Sono certa che molti di voi avranno pianto per qualche ingiustizia subita. Ecco, be’, Aurora ha preso quelle lacrime amare e le ha trasformate in voglia di vendetta. Ha organizzato un piano, ha fatto amicizia con alcuni maghi di questa scuola, tra cui la sottoscritta, per avere la possibilità di fuggire, ha ucciso suo zio per indebolire le difese magiche che proteggono questa scuola. È scappata, grazie al mio aiuto, e a quello di maghi valorosi come la stessa Luna, Saturn Stiles e Sirius Stark. Ha lanciato un incantesimo sulla città di Los Angeles e sui suoi abitanti, così da sconvolgerci e da rendere meno lucide le nostre menti, oltre che lanciare un incantesimo su Saturn e Sirius per far sì che stessero dalla sua parte, cosa che non è poi successa. Ha raccolto maghi assetati di vendetta per poter uccidere Luna e far conoscere al mondo la sua vera sofferenza. Ma tutto ciò le si è ritorto contro» sospiro e mi appoggio alla cattedra, spostando lo sguardo sugli alunni dagli occhi sbarrati e dalle bocche spalancate, completamente rapiti dalla storia che sto loro narrando.
«Rain, tu concordi col gesto di Aurora?» osservo la ragazzina che mi ha parlato, completamente vestita di nero, la testa leggermente inclinata di lato.
«Sì e no» ammetto. «Non perdonerò mai ciò che ha fatto, non perdonerò mai le sue scelte, non perdonerò mai il suo egoismo. Ma una piccola parte di me è in grado di capirla. È in grado di capire cosa significhi sentirsi abbandonati, non voluti, disprezzati. È in grado di percepire il dolore dell’assenza. Tuttavia credo che questo dolore vada abbracciato e accettato, e ritengo che vada evoluto fino a trasformarlo in forza. La forza di andare avanti, la forza di imparare dai propri sbagli e imparare dagli sbagli altrui per rendersi migliori.»
La ragazzina accenna un sorriso, illuminando il suo viso e stringendo i pugni poggiati sul banco. Ricambio il sorriso e mi sento fiera di me, per un momento. Forse non riuscirò mai a perdonare Aurora, forse non riuscirò mai a superare la morte di Luna, tantomeno ad accettare quella di Sunshine. Quasi ogni notte mi ritrovo da sola tra le lenzuola a piangere tutte le mie lacrime, quasi ogni notte ho voglia di non risvegliarmi il giorno seguente, quasi ogni notte sento i miei genitori parlottare nella loro stanza e capisco che neanche per loro sia facile addormentarsi. Ma, allo stesso tempo, sono fiera di me, perché non mi sto facendo abbattere del tutto, perché Sunshine e Luna avrebbero voluto vedermi sorridere e io lo sto facendo per loro.
La lezione si conclude poco dopo e io esco velocemente dall’aula, gli occhi lucidi e lo sguardo basso. Fino a che non mi scontro col Professor Evans, che mi fa cenno di seguirlo.
«Ti va un caffè?» mi chiede, usando un tono amichevole. Effettivamente adesso siamo colleghi, anche se non mi è facile recepire una cosa simile.
«Preferisco una cioccolata calda» mormoro, e lui annuisce, prendendo una cioccolata calda alla macchinetta. Siamo in una scuola di maghi, ma abbiamo una macchinetta come tutte le altre scuole di non-maghi, sì. E, anzi, per noi questa macchinetta è una manna dal cielo, visto che fino all’anno scorso gli unici cibi presenti a scuola si potevano recuperare solo alla mensa, e l’unico pasto commestibile – più o meno - presente era una specie di minestrone, che, grazie a Dio, hanno eliminato.
«Stavo pensando…» mormora, sedendosi ad un tavolino vicino. «Stavo pensando che sarebbe bello tenere un corso sui non-maghi e sul loro stile di vita, per non creare troppo divario tra maghi e non-maghi, soprattutto dopo ciò che è accaduto.»
«Sì, concordo.»
«Tra l’altro, una fonte sconosciuta ha rivelato alla scuola che è possibile creare una generazione di maghi anche se ci si sposa con dei non-maghi. È stata una rivelazione che ha fatto andare in crisi tutto il mondo magico. Una rivelazione vera, poiché è stata provata. Esistono ancora poche famiglie miste, eppure esistono» mi spiega, felice.
«Come mai sei così felice di questa rivelazione?» chiedo, curiosa, anche se forse dovrei tenere la mia curiosità per me.
«Perché il mio compagno è un non-mago» ammette, abbassando lo sguardo.
«Alla tua prima lezione mi hai fatto dire che è impossibile una relazione tra maghi e non-maghi» inclino la testa, ancora più curiosa.
«Perché ai tempi si credeva lo fosse, e io, come insegnante, non potevo far altro che dire una cosa del genere. Sono stato stupido, a mettere delle leggi così sbagliate al primo posto, senza neanche delle prove» scuote la testa, deluso da se stesso.
«Tutti sbagliamo» mormoro, poggiando una mano sulla sua e porgendogli uno sguardo gentile. «Comunque…» dico, per cambiare argomento, «Tu sapevi di Aurora, eppure l’hai lasciata vivere senza controllarla: perché?»
Sembra stupito dalla mia domanda, ma poi sospira. «È vero, sapevo ci fosse una maga dalla magia nera presente in questa stessa scuola, poiché il preside decise di riferirlo ad ogni insegnante in cui riponeva la sua fiducia. Tuttavia non sapevo chi fosse Aurora, sapevo solo esistesse.»
Annuisco e poi decido di cambiare ancora una volta argomento. «Non credi sia arrivato il momento di ammettere al mondo dei non-maghi che esiste la magia?» fa per rispondere, ma lo interrompo. «È vero, è pericoloso. È vero, potrebbe andare tutto storto. Ma se partiamo con questo presupposto, non cambieremo mai. Io penso sia arrivato il momento di integrarci e di renderci conto che, magia e non-magia, siamo tutti uguali. Siamo tutti persone.»
«Va bene, cambiamo questo mondo. Rendiamolo migliore!»
«Rendiamolo migliore.»



 
carrd
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: shatiaslove