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Autore: Onda nel silenzio    20/05/2021    3 recensioni
"Hai cominciato tu, smorfiosa."
"Io?"
"Sì, tu... mi hai messo le tette in faccia."
"Eri tu che me le guardavi."
"Strega."
"Zotico."
"Megera."
"Vecchiaccio."
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esistono diverse versioni di Zoro ubriaco: la più rara, ovvero quella in cui diventa particolarmente scontroso e minaccioso; una piuttosto comune in cui ride del niente come un cretino, che è la preferita di Sanji; quella in cui è del tutto intontito e non dice mezza parola; quella in cui è meditabondo o esageratamente calmo – la fase di 'Zoro lo zen', come la chiama Franky — e infine quella più frequente, che lo porta ad assumere un atteggiamento aperto e rilassato.
Di Nami ubriaca, invece, esistono soltanto due versioni dimostrate: quella malinconica e quella allegra.




Questa è una di quelle notti in cui l'alcol ha reso Nami malinconica. Rufy russa sonoramente sulla sedia con le mani sulla pancia e la bocca spalancata. Usopp e Franky hanno la faccia spalmata sul tavolo, un braccio dell'uno attorno alle spalle dell'altro. Robin dorme elegantemente sulla sedia, una guancia appoggiata sul cuscino che Sanji le ha lasciato sul tavolo, il viso sereno, con Chopper in braccio. Il cuoco è sdraiato a terra, un mozzicone di sigaretta fra le labbra, le mani giunte al petto in una posa ridicola e al tempo stesso solenne.
Zoro e Nami sono gli unici ancora svegli. Lui sbatte fiaccamente l'ennesimo boccale vuoto sul tavolo, ripulendosi la bocca col dorso della mano, un ghigno soddisfatto sulle labbra. Poi nota l'espressione assorta di Nami, s'immobilizza, perplesso, e la guarda lasciare la sala da pranzo.
Seguirla sul ponte della nave gli viene automatico.
Zoro la raggiunge un po' barcollante, un po' stordito, e appoggia i gomiti al parapetto, alzando gli occhi al cielo. Lei non dice nulla. Lui aspetta. Non è bravo a parole, ma è paziente, e sa ascoltare i suoi silenzi.
"Devo aver ereditato da lei la resistenza all'alcol."
Il vento deposita carezze gentili sul suo viso. Nami si passa una mano fra i capelli, il sorriso malinconico che si stempera nelle ombre della sera.
"Non era mia madre biologica, eppure è come se mi avesse trasmesso il suo essere nel sangue."
Zoro l'ha sentita parlare di Bellemere di rado, e mai direttamente con lui. L'alcol la rende più vulnerabile, spoglia le sue fragilità interiori, e gli ricorda che c'è bellezza in lei.
Le onde sospirano a lungo, come a voler colmare il suo vuoto. Aleggia una strana pace intorno a loro, una pace che s'incrina soltanto quando Nami si stringe nelle spalle, rabbrividendo per il vento.
"A volte ho paura di dimenticare il suo viso, di perdere i miei ricordi."
"Sono stato io a rompere il tuo sdraio."
Si volta a guardare Zoro, sconcertata. Lo fissa in cerca di risposte capaci di giustificare l'inserimento di quella nota stonata nella conversazione, troppo abbattuta per apparire arrabbiata.
"Ho chiesto io a Rufy di fare a gavettoni con Usopp ieri pomeriggio, cercavo solo una scusa per togliermelo dalle scatole."
Zoro conta i secondi, a occhi chiusi.
"Sono stato io, di nuovo, a rompere i tuoi sandali. Li avevi scordati nel corridoio, sono inciampato e ci sono caduto sopra."
Non è vero, ma non è questo ciò che conta.
"È colpa mia se due giorni fa Sanji ti ha versato il caffè addosso. Gli avevo fatto lo sgambetto."
Continua così finché serve, inventando, se è necessario, e smette soltanto quando Nami gli tira un pugno. A quel punto Zoro piega le labbra in un sorriso compiaciuto, mentre lei gli si para davanti, a denti stretti, fissandolo corrucciata.
"Forza, colpiscimi."
Gli lacrimano gli occhi e la testa gli pulsa per la botta subita, ma non importa.
Lei distende il volto, più per la sorpresa che per la ritrovata calma, e non replica.
"Avanti, colpiscimi ancora!" la incita Zoro in tono duro.
Allora Nami reagisce. Lo colpisce una, due, tre volte sul petto, senza riuscire a smuoverlo di un millimetro, perché lui ce la mette tutta per trasformarsi in un efficiente punching ball.
Zoro dismette i toni bruschi soltanto quando la sente singhiozzare, quando la vede lasciarsi andare, con la testa appoggiata al suo petto e le dita che gli stringono la maglia. Allora le cinge la schiena con le mani e la stringe a sé. Non è bravo a parole, ma sa come farle versare le lacrime necessarie, per poi asciugargliele una a una.
Zoro le accarezza una guancia col pollice, scacciando via l'ultima lacrima.
"Idiota" sussurra soltanto lei, a testa bassa, incapace di sopportare il suo sorriso vittorioso, quel sorriso di chi la sa lunga.
Forse è colpa dell'alcol, o forse è semplicemente il fatto che sono soli a scioglierlo un poco, ad ammorbidirlo. Oppure è il desiderio di riportare il sorriso su quel visino dispettoso.
Zoro non lo sa, ma gli basta una sola scusa per poter stringere Nami a sé.




Questa è una di quelle notti in cui l'alcol ha reso Nami allegra. Anche Zoro lo è.
Sono a prua, e lo spadaccino fissa quel che riesce a vedere della polena con sguardo vitreo. Nami ridacchia senza smettere di fissarlo. Lui volta la testa e le restituisce uno sguardo inebetito con la bocca semiaperta.
Nami ride più forte, sguaiata, e si abbandona con la testa al parapetto, la sua bottiglia di rum premuta contro al fianco. Non smette finché non ha il fiato corto. Se notasse gli occhi di Zoro indugiare sul suo seno che si alza e abbassa a ritmo di respiri profondi, probabilmente sorriderebbe maliziosa. Ma Nami ha gli occhi socchiusi e si limita a biascicare "Sembri un ebete."
"E tu una racchia."
Da sobria gli tirerebbe un calcio dove non batte il sole, ma Zoro ha detto 'racchia' in un modo troppo divertente, con tono cantilenante e prolungato, e per Nami è impossibile non scoppiare a ridere di nuovo. Ha la vista piacevolmente annebbiata quando smette, eppure quel fatto non basta a svilire la bellezza che ha di fianco. Zoro ha delle proporzioni perfette, spalle larghe e muscoli scolpiti, le vene in rilievo negli avambracci che sanno di felino forte e scattante. A Nami viene voglia di mordere e leccare quelle vene. Allora scuote la testa, si stiracchia e inarca la schiena come una gatta, cercando di scacciare quel folle pensiero dalla testa. Resta a occhi chiusi a lungo assaporando l'odore del mare, cullata dal canto delle onde. Sta per addormentarsi, la testa un po' più snebbiata dall'alcol, ma una sensazione pungente le fa aprire gli occhi.
Il volto di Zoro è vicinissimo al suo. Lo spadaccino la fissa languido, stordito dall'alcol, ma ha le labbra incurvate in un ghigno e lei non pensa ad altro che a volerle assaggiare. Vuole sentirne la consistenza sotto le proprie, inumidirle di baci. Così annulla la distanza che li separa. Le prende e le pretende. E quando Zoro risponde cercandola con la lingua, stranamente non inizia uno di quei baci sgradevoli di cui ci si ricorda soltanto l'odore di alcol.
Nami sente qualcosa al centro del petto, un calore buono, tante piccole scintille di fuochi caotici. Le gira la testa, come se fosse una barca fra le onde, e non capisce di essersi realmente spostata finché non sente le travi di legno contro la schiena.
Zoro l'ha spinta a terra e le morde il labbro inferiore con foga. Nami sente la piega del suo sorriso malizioso contro le labbra e s'accende di desiderio e divertimento per quel gioco inaspettato. L'alcol le ha sciolto ogni muscolo e le sembra di galleggiare, mentre geme compiaciuta al pensiero di avere Zoro su di sé, addosso. Toccarlo è molto meglio che guardarlo, sentire le linee dure dei suoi addominali o della spina dorsale sotto le dita la infiamma.
Ma all'improvviso lui si ferma, e la bolla si spezza. Succede spesso, sempre più frequentemente. Iniziano ad assaggiarsi, poi uno dei due si ritrae.
"Fai il difficile, eh, Roronoa?"
Nami non lo sa, ma da tempo Zoro associa il sapore del rum ai suoi occhi lucidi, alle sue guance arrossate, alle sue risate malandrine. Nami non lo sa, ma Zoro pensa che la sua voce sia fresca e frizzante come un vino delizioso quando lei ride e non strilla. Nami non lo sa, ma Zoro non si ferma per orgoglio.
Zoro si ferma perché il suo istinto non lo tradisce mai. E ogni volta che si ritrova a spogliare Nami con gli occhi, a toccarla, morderla e baciarla, l'istinto gli dice che non è così che deve succedere. Un po' è anche il desiderio di confonderla, di esasperarla nell'attesa, a fermarlo. Anche a costo di rodersi lui stesso il fegato. Perché è dannatamente soddisfacente sapere di aver trovato il modo di zittire Nami, di poterla avere vinta contro di lei.
"Pervertito" insiste lei per istigarlo a reagire.
"Hai cominciato tu, smorfiosa" gli soffia lui sulle labbra, bloccandole i polsi ai lati della testa.
"Io?"
"Sì, tu... mi hai messo le tette in faccia."
"Eri tu che me le guardavi."
"Sei tu che mi hai baciato."
"Perché sono ubriaca marcia."
"Strega."
"Zotico."
"Megera."
"Vecchiaccio."
La voce di Nami a quel punto si fa più bassa, più intima, più dolce.
"Ti odio."
Come quella di Zoro.
"Ti odio anch'io."




Esistono due versioni di Nami ubriaca, e a Zoro piacciono entrambe.






Note: sono ispirata, e anche questa cosa qua esigeva di essere pubblicata. Spero che piaccia a qualcuno!
  
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