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Autore: Dama delle Comete    22/05/2021    0 recensioni
Spider!verse | Nessun pairing | Un po' longfic, un po' raccolta, un po' un casino
#1: È difficile da descrivere, la sensazione di essere invisibili.
#2: "Ora resta fermo e non agitarti" gli raccomanda la ragazza. I suoi capelli sembrano illuminare la penombra.
#3: "Dai, dimmelo, giuro che non ti prenderò in giro."
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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#1

[I know you're scared of the unknown]


È difficile da descrivere, la sensazione di essere invisibili. Non si riesce a trovare le parole adatte, perché non corrisponde a un'esperienza normale, ma la definizione che più si avvicina alla realtà è quella di essere bloccati da un muro. Una barriera spessa e impalpabile che impedisce il contatto con l'esterno. Uno potrebbe urlare, battere i pugni, scappare, ma il muro rimarrà fermo al suo posto, inamovibile.
Come un parassita incurabile, l'invisibilità rimane attaccata al corpo, allontanandoti da dal resto del mondo. Rimani da solo, tu e il muro, e nessuno può sentirti gridare aiuto.
E se non c'è persona a udire la tua disperazione, puoi davvero dire che ci sia mai stato questo grido, che non sia tutto un'illusione crudele? Chi può dirlo, che esisti, se nessuno può vederti?
"Allora, Jack", la voce pimpante della ragazza dai riccioli rossi (si chiama Merida, giusto? Dovrebbe fare più attenzione alle presentazioni) lo riporta bruscamente alla realtà, "come ti è sembrata la prima lezione dell'addestramento, Spider-man?"
Jack ci pensa, scorre lo sguardo lungo la skyline da mozzafiato, fa dondolare le gambe a penzoloni. Ha ancora il fiatone, la tuta nuova gli pizzica le giunture, e non sudava così da mesi.
Non vuole ammettere quanto sia sollevato, ora che c'è qualcuno con cui parlare. Ha quasi paura che quei tre possano svanire, rapidi come sono apparsi nella sua vita. "Niente male, ma non chiamarmi così."
Gli unici supereroi con cui ha avuto a che fare sono stati presuntuosi e invadenti. Non vuole nemmeno sentirli nominare.
Merida non è convinta, e si siede di fianco a lui a gambe incrociate. È così strano, adesso che si sono tolti le maschere, essere guardato negli occhi. Una volta doveva esserci abituato, anche se non se lo ricorda.
"E come altro dovrei chiamarti? Rapunzel, tu che ne pensi?", interpella lei.
L'altra ragazza stacca finalmente gli occhi dal portatile di Hiccup e lascia andare una ciocca di capelli biondi, quasi dorati dall'alba, che si librano a mezz'aria fino a sparire alla vista.
"Vediamo…", si sfiora il mento come per mimare un gesto teatralmente pensieroso, mentre elenca. "Oltre ad avere forza, agilità e resistenza fuori dalla norma e saperti arrampicare come noi, puoi diventare invisibile a piacimento. Oh, e prima hai fatto quella cosa strana con l'idrante."
"Hai dimenticato l'amnesia", puntualizza Hiccup, senza distogliere del tutto l'attenzione dallo schermo. Le dita corrono veloci sulla tastiera. "È praticamente un bonus da supereroe. Esiste almeno un milione di fumetti con un protagonista smemorato."
È seduto leggermente più lontano, all'angolo del cornicione della palazzina, con il computer sulle ginocchia e l'immancabile ragnetto sulla spalla. Come al solito, non li guarda mai negli occhi.
Jack sente il dovere di difendersi: "Ve l'ho detto cento volte, non sono capace di diventare invisibile a comando. Quella dell'altro giorno è stata una coincidenza."
Una coincidenza più che gradita, ma che non spiega cosa accidenti sia successo.
"So solo che un secondo prima mi stavo facendo i fatti miei, e il secondo dopo mi siete piovuti addosso dal tunnel dimensionale…"
"Cunicolo spazio-temporale inter-universo", suggerisce Hiccup sottovoce.
"...O quello che è. I poteri non c'entrano."
"L'idrante, allora? Come lo spieghi?", insiste Merida.
Percependo che l'attenzione generale è ormai concentrata su di lui, Jack si stringe nelle spalle, a disagio. "Non sapevo di esserne capace", mormora.
Erano nel bel mezzo della lezione sull'ondeggiare, quando è successo. Jack stava cercando di stare al passo di Rapunzel, che grazie ai lunghi capelli si dondolava tra i palazzi senza fatica, ma si era lasciato cadere appena aveva visto una macchina colpire un idrante a bordo strada. Era in un viale parecchio affollato, tra adulti diretti al lavoro e ragazzini con lo zaino in spalla, e Jack non ci aveva pensato due volte. Qualcuno avrebbe potuto farsi male, se l'idrante fosse esploso.
Jack aveva semplicemente mosso le mani, colto da un istinto non dissimile dal loro speciale sesto senso, e l'acqua si era fermata prima di fare danni, congelandosi all'istante.
All'improvviso, Rapunzel si volta verso Hiccup. "Trovato qualcosa?"
Lui gira il portatile per mostrare loro lo schermo. È pieno di numeri e formule da mal di testa, che Jack non ha idea di come interpretare.
"In pratica dobbiamo manomettere l'acceleratore di particelle, e credo di aver capito come costruire un dispositivo per farlo", spiega Hiccup.
Merida smette di scrutare i fitti calcoli e si massaggia le tempie. "È fattibile?"
"Pensa a una chiavetta USB. La infiliamo nella macchina, saltiamo dentro il raggio e torniamo a casa."
"Fantastico", dice Jack. "Quanto ci vorrà?"
Hiccup osserva le cifre per un po'. "Datemi il materiale e un posto dove farlo, e sarà pronta in un paio d'ore."
"Servirebbe un laboratorio", commenta Rapunzel. "Jack, conosci un luogo del genere?"
La mente di lui scatta verso lo spiacevole ricordo di un largo seminterrato, tra apparecchiature, pannelli pieni di pulsanti, schermi enormi, tavoli coperti da cavi, microscopi e circuiti, e la sensazione di essere giudicato.
Jack detesta il fatto che sia rimasta la loro ultima possibilità, ma se serve a far tornare quei tre alle dimensioni da dove sono venuti…
"C'è un laboratorio, non molto distante da qui, ma dovremo introdurci di nascosto."
"Sembra difficile", osserva Rapunzel, torcendosi una ciocca bionda tra le mani.
Merida, al contrario, non si fa impressionare. "Non lo sarà, se abbiamo il signor Camaleonte qui", dice sicura, addirittura elettrizzata. "Potrà farci strada senza essere notato."
A Jack si stringe la bocca dello stomaco in quello che riconosce essere un lieve panico. Non sa bene perché, ma quel piano lo spaventa.
Rapunzel coglie qualcosa nella sua espressione, e si china a sussurrargli: "Andrà tutto bene, ci saremo noi a darti una mano."
La testa di Jack è ancora piena di dubbi, ma una cosa è certa. Non è più perennemente invisibile, quell'incubo iniziato dal suo risveglio a Central Park è finito.
E non è nemmeno solo, nonostante questa strana situazione sia stata completamente imprevista. Jack può finalmente essere certo di esistere.
Per il momento, gli basta questo.





Note
Quando mi è venuto in mente questo AU ho pensato 'ma è perfetto'! Pensateci: ambientazione moderna (che fa sempre comodo), possibilità di cross-over (e pairing) infinita, azione, costumi fighi e un ottimo modo per giustificare eventuali contraddizioni tra i mondi dei Big Four. Potrei ficcarci anche Big Hero 6, o Gli Incredibili, e avrebbe ancora senso!
Passando alla fic, ho partorito uno scheletro di trama a cui mi sono subito affezionata, ma che non ho tempo di trascrivere in versione completa (come una classica long fic, per intenderci), ma volevo comunque produrre qualcosa, ed ecco come è nata questa storia.
Non è perfetta o molto ortodossa, e probabilmente ho inserito troppa roba della trama vera e propria, creando una certa confusione, perciò chiedo perdono se non è comprensibile. Giuro che tra qualche capitolo avrà più senso, perché sì, questa sarà comunque una long.
Al momento dirò solo che l'incipit è pressoché lo stesso di 'Spider-man - Un nuovo universo', tranne per la morte di Peter Parker dell'inizio. Jack si ritrova a confrontarsi con altre Spider-persone, portate nella sua dimensione da un acceleratore di particelle, che stanno cercando di tornare a casa. Purtroppo non sarà semplice.
Ma basta con gli spoiler. Non vogliamo bruciarci i dettagli interessanti tutti adesso, no?



  
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