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Autore: Flos Ignis    23/05/2021    0 recensioni
Tratto dal testo:
Voleva una famiglia, qualcuno di cui prendersi cura e che avrebbe ereditato le sue conoscenze: la vera vita eterna che voleva era quella della memoria, essere ricordato per aver cambiato per sempre il concetto stesso di vita.
E quel bambino era l'incarnazione della sua anima, il suo uguale e opposto.
Il Desiderio si era fatto Verità, e per Randou non ci sarebbe stato mai un momento in cui si sarebbe sentito più felice.
Fantasy!AU
Il titolo deriva dal concetto giapponese "ikigai", che implica la necessità di una ragione di vita per essere felici.
Da molto tempo aspettavo di scrivere su questo fandom, molte idee sono nate nel vedere i meravigliosi personaggi che noi tutti amiamo, ma alla fine il mio debutto ho deciso di dedicarlo a una versione alternativa della nascita di Chuuya.
Il suo legame con Randou/Rimbaud verrà mostrato in una nuova luce, così come quello con il suo ex "partner in crime" Dazai.
Volete vedere come un nuovo mondo ha inciso sui rapporti di questi tre personaggi, dal modo in cui si sono conosciuti a quello in cui si sono relazionati? Venite a vedere se vi piace la mia risposta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Litigio

 

Si sarebbe potuto pensare che la presenza un innamorato – o spasimante o fidanzato o come cavolo intendeva definirsi quel pazzo dalla mente acuta e la lingua biforcuta di Dazai – avrebbe calmato il carattere pepato di Chuuya, o che perlomeno gli desse un po’ di stabilità.

Non fu esattamente così.

L’adolescente aveva sempre preso le giornate per come venivano, mangiava quando aveva fame, dormiva se ne aveva voglia e andava a scuola solo se non aveva altro di più importante da fare.

Per molto tempo questo aveva fatto quasi disperare il suo tutore, il quale non perdeva mai occasione per rimproverargli i capelli grigi che gli erano spuntati dandogliene la colpa.

Chuuya però si era sempre rifiutato di seguire regole e orari con cui non concordava e anche con un compagno questo non era cambiato.

Non si era neppure mai fatto problemi ad alzare la voce o a dire tutto ciò che pensava, sia che fossero verità scomode sia che si trattasse di volgarità di sorta.

Neppure questo era cambiato, anzi, in effetti poteva dirsi persino peggiorato.

All’insaputa di Chuuya, la sua piccola anima finalmente integra stava crescendo a un ritmo incalzante e questo sconvolgimento interiore lo rendeva ancora più irritabile del solito. Non che qualcuno potesse veramente accorgersene, dato il carattere perennemente al limite del rosso.

Qualunque fosse la ragione, Chuuya stava scatenando il peggio di sé, innamorato o no.

Ma almeno, riflettevano tutti quelli che lo conoscevano, quel brutto carattere che si ritrova ora lo sfoga soprattutto su quel santo del suo fidanzato.

Non che fosse veramente un santo, beninteso.

Aveva presto capito quanto selvaggiamente e istintivamente vivesse quel ragazzino che aveva tanto stimolato il suo interesse, perciò prese provvedimenti adeguati.

Nel corso di poche settimane aveva più o meno imparato il ritmo del ragazzo, quali posti amava frequentare e quando, perciò prese l’abitudine di anticiparlo nei luoghi in cui sospettava si sarebbe fatto vedere. Una volta su due ci prendeva, ma stava lavorando sodo per migliorare le sue statistiche.

Si presentava a casa del ragazzo con l’intento dichiarato di portarlo con sé per pranzo alle nove di sera, ben sapendo che probabilmente non si era alzato che un paio d’ore prima; si faceva trovare con una bottiglia di vino in mano se sapeva che l’umore del rosso era particolarmente agitato, perché in questo modo invece di un pugno si sarebbe guadagnato un pugno e un bacio.

Faceva battute sconce e poi saltellava via in modo da poter passare del tempo con lui, perché fino a quando non avesse avuto la sua dolorosa vendetta non si sarebbe arreso dall’inseguirlo urlando minacce di morte di ogni genere.

Insomma, i quartieri della zona si erano molto animati da quando avevano deciso, uno un po’ più riluttante dell’altro, che in fondo si piacevano ed era piacevole stare in reciproca compagnia.

Chuuya, a dispetto di quanto accade ai normali adolescenti, ha deciso di restare se stesso nonostante si sentisse uno stormo di scorpioni nello stomaco ogni volta che quel decerebrato del suo ragazzo lo baciava o lo abbracciava, prima che inevitabilmente i suoi istinti scattassero per picchiarlo.

Non era mai particolarmente gentile con lui, ma avevano trovato un buon equilibrio per il momento, e tanto gli bastava. Non sapeva dire se questa era felicità, soddisfazione o qualche altro sentimento che non riusciva a identificare, ma finché lo faceva sentire tanto bene decise che non poteva fregargli meno del nome comune di una sensazione tanto straordinaria.

Si godeva semplicemente quello che aveva, incerto su come fosse finito in quella situazione, ma compiaciuto della sua vita come non era mai stato.



 

Chi era meno felice della situazione invece era Randou: Chuuya trascurava sempre di più i suoi allenamenti magici e le ore che dedicava allo studio erano sempre meno frequenti; se poi si poteva contarle come ore produttive quelle trascorse a sospirare nel vuoto e grugnire subito dopo per il fastidio di un pensiero molesto…

Randou non aveva nulla in contrario al fatto in sé che il rosso iniziasse a provare sentimenti più complicati di indifferenza, rabbia o sociopatia – sì, sapeva che non si trattava di un sentimento, ma Randou riteneva si potesse anche considerare tale nel caso specifico del suo protetto, visto quanto tempo e impegno ci metteva per evitare quasi tutto l’universo umano nel suo insieme.

Quello che lo irritava era che il ragazzo stesse scombinando la loro lista di priorità, che era sempre stata ben chiara a tutti e due: prima lo studio della magia, poi tutto il resto.

Dopo quasi tre decadi dedicate con devozione a quel tipo di vita, Randou neppure ricordava com’era essere diversamente. Lo stava riscoprendo attraverso gli occhi del ragazzo, ma non per questo riusciva a far propri quei sentimenti di gioia, affetto e quant’altro. Ne aveva perso la capacità molto tempo prima, e stanco come si sentiva sempre in quel periodo non aveva neppure la forza di provare a capire veramente tutta quella marea di turbolenze adolescenziali, figurarsi empatizzare con esse.

Ha iniziato il discorso un paio di volte nelle ultime settimane, ma l’altro sembrava diventare improvvisamente sordo e si volatilizzava con una scusa qualsiasi chissà dove alla velocità della luce. Sospettava che sfruttasse un po’ di magia spaziale per sparire così. Beh, almeno faceva un minimo di esercizio.

Doveva comunque sistemare quella faccenda, non era possibile rimandarla ulteriormente, la sua pazienza era già finita da un pezzo e volente o nolente, era ancora il tutore di Chuuya e avrebbe dovuto dargli retta.


 


 

Sarebbe bello se i piani andassero come previsto una volta tanto, no? Troppo facile.

Del resto, se una cosa poteva andare storta, si poteva star certi che l’avrebbe fatto.

Da una semplice richiesta di riprendere a studiare con regolarità, ne era sfociata la litigata più furiosa della storia.

Erano volate parole grosse, insulti e recriminazioni; finché di quelle Chuuya si era stufato e aveva iniziato a far volare anche gli oggetti, ai quali Randou aveva risposto alzando la voce in un modo che non era mai accaduto in tutti quegli anni.

Rendendo la situazione ancora più disperata, perché la magia di entrambi aveva risposto alla tensione elettrica nella stanza ed era esplosa.

Il problema era che non c’era paragone tra le due, e il vincitore era scontato; cosa che non impedì all’amarezza e al senso di colpa di aggredirlo quando, rimesse le briglie al suo potere, non vide esattamente cosa aveva combinato.

Chuuya non se ne era accorto, ma tremava per lo shock. Non aveva capito in tempo, non aveva dato peso al ruggito del suo potere, indignato per le parole che avevano scatenato tutto quel pandemonio.

Il tuo dovere su questa terra è raggiungere l’immortalità, non hai il tempo per concentrarti sui piaceri del corpo.

Il rosso, all’ennesima prova del fatto che al suo mentore importasse più della magia che di lui, non rimase sorpreso, solo un po’ amareggiato. Era stato l’insulto a ciò che lo legava a Dazai a frantumare il suo controllo in milioni di pezzi.

E quello era il risultato.

Ceramiche rotte sul pavimento erano immerse in una pozza d’acqua venuta da un vaso di fiori rovesciato, libri sparsi ovunque con pagine rovinate, graffi sui muri, quadri storti… niente si era salvato dal loro scontro.

Nemmeno l’altro contendente. Anzi.

Randou era volato all’indietro e ora se ne stava accasciato in maniera scomposta a terra, i vestiti spiegazzati e pieni di piccoli tagli, lividi sulle mani con cui aveva cercato di parare l’onda d’urto e un paio di lievi tagli sul volto a sporcarne la bellezza.

Ma a far quasi vomitare Chuuya fu il taglio più importante dietro la testa del suo genitore, che stava lasciando una scia di sangue sulla carta da parati.

Iniziò a urlare, se imprecazioni o preghiere non avrebbe saputo distinguerle, ma si precipitò dal suo mentore, tentando di curare le sue ferite.

Quando vide che respirava tranquillamente e la nuca aveva smesso di sanguinare, si permise di cedere alla tentazione di vomitare che l’aveva attanagliato da che si era reso conto di quella distruzione.

E poi scappò, dalla casa devastata, dal padre ferito e anche da se stesso.

Scappò, incazzato con il mondo, con Rando e con se stesso.

E conosceva una sola persona che avrebbe potuto sopportare insieme a lui tutta quella rabbia.




 

  
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