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Autore: pandafiore    05/06/2021    2 recensioni
[FlashFic]
Peeta è stato da poco riportato nel Tredici dopo le torture subite a Capitol City.
Dal testo:
"Hai il volto emaciato e non sai il perché. Sei coperto di lividi e forse hai qualche costola rotta e non hai idea di chi ti abbia fatto tutto questo. Se è vero che Capitol City ti ha rimosso tutti i ricordi buoni, come insistono a farti credere i medici qui al Tredici, è anche vero che proprio quest'ultimi ti stanno rimuovendo anche quelli negativi. Così, alla fine, di te non rimane più niente."
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Peeta è stato da poco riportato nel Tredici dopo le torture subite a Capitol City.
 
 Ti guardi allo specchio e non ti riconosci
 
Ti guardi nella vetrata riflettente che probabilmente nasconde qualche esaminatore dietro di sé e rimani incantato perché sono mesi che non vedi uno specchio: semplicemente, non ti riconosci. Eppure non sei cambiato così tanto fisicamente, quindi probabilmente dovresti vedere il tuo volto e comportarti come una persona normale, senza tanto stupore. Ma non è così. Perché tu non sei una persona normale.
Hai il volto emaciato e non sai il perché. Sei coperto di lividi e forse hai qualche costola rotta e non hai idea di chi ti abbia fatto tutto questo. Se è vero che Capitol City ti ha rimosso tutti i ricordi buoni, come insistono a farti credere i medici qui al Tredici, è anche vero che proprio quest'ultimi ti stanno rimuovendo anche quelli negativi. Così, alla fine, di te non rimane più niente. L'unica cosa di cui sei ancora certo, almeno per ora, è che devi uccidere Katniss Everdeen.
Non saresti vuoto, ma sono gli altri che ti stanno progressivamente svuotando e prima o poi di te non rimarrà che un involucro: magari sorriderai un giorno, certo, ma non sarai mai più il Peeta Mellark di una volta, quello vero. Perché Peeta Mellark è morto.
 
Ti guardi allo specchio e non ti riconosci e non solo perché ti hanno alterato i ricordi o perché la tua epidermide è tumefatta. Il problema è che quello non sei tu: quello è il prodotto d'una società in guerra, è una potente arma pronta ad essere scagliata contro il nemico. Non importa chi sia davvero questo nemico, non importa se ora ti stiano ricalcolando verso un nuovo avversario, tanto ormai dentro di te non c'è più nulla che possa spezzarsi. Se almeno Capitol aveva lasciato la rabbia – un'enorme, irrazionale, lancinante rabbia –, ora non hai più nemmeno quella.
 
Ti guardi allo specchio e non pensi a nulla. Perché gli automi non pensano: agiscono e basta – e anche questo solo se azionati da qualcuno. Non domini nemmeno più i tuoi arti, le infermiere ti prendono e ti spostano come un aggeggio. Non senti nulla, non ti importa di nulla.
 
Affogato nell'apatia totale, disteso sulla brandina a fissare il soffitto glacialmente bianco come il resto della stanza, quando chiudi gli occhi desideri soltanto una cosa: non riaprirli più. Perché, nonostante tutti i tuoi sforzi e tutte le tue passioni vissute agli estremi, alla fine sei diventato proprio l'ultima cosa che avresti voluto essere: una pedina del loro gioco.

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Grazie anche a chi legge. 

 
   
 
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