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Autore: Little Firestar84    09/06/2021    13 recensioni
[Collaborazione con Klau Saeba]
Una lettera, una richiesta: prendersi cura di Kaori e rimanerle accanto, darle quella famiglia che, con la sua morte, Kaori stava perdendo- questo Makimura chiede a Ryo, mentre spira tra le sue braccia. In un vecchio foglio ormai ingiallito, le preghiere di un uomo per le persone a cui più vuole bene al mondo, la sua famiglia, di cuore se non di sangue. Parole che potrebbero cambiare il destino di quelle persone a lui tanto care, rendendo quel vincolo di parentela reale e concreto....
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideyuki Makimura, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ed eccola qui, l'ennesima collaborazione tra me e Klau Saeba, alais Klaudia Grimaldi! Una shottina dal sapore di what-if, che viaggia su due linee temporali, con entrambe che si modificano leggermente rispetto a ciò che Hojo ci ha msotrato...
-il passato, ovvero il primo volume di City Hunter, con Kaori che, alla morte del fratello, diviene socia di Ryo; in questa  storia, oltre all'anello, Ryo riceva da Maki anche una lettera, con cui cheide all'amico..beh, lo leggerete voi!
-il presente, ambientato nel capitolo "Due strani tipi", dove troviamo Kaori sfidare Mick per proteggere Ryo. In quel volume, Ryo cercava di dichairarsi a Kaori, ma si mangiava (letteralmente) le parole, con sommo disappunto del suo ex socio. Ma qui le cose sono leggermente diverse..
quindi.... grazie da me e Klau in anticipo e buona lettura!

Era confuso, ma d’altronde, non che questa fosse una grande novità; erano anni che Ryo Saeba si chiedeva cosa fare di e con Kaori Makimura, e cosa diavolo fosse passato per la mente del suo migliore amico il giorno in cui, morente, gliel’aveva affidata.

Maki era sempre stato un uomo buono - troppo buono per il lavoro che si era scelto, quello di poliziotto in un ambiente altamente corrotto prima e di sweeper a contatto con il peggio del peggio poi - e tendeva a vedere un lato positivo anche dove non c’era, uno spiraglio d’anima anche in chi non ce l’aveva.

In questo, lui e Kaori erano proprio uguali - era evidente che fossero stati cresciuti amorevolmente da qualcuno che aveva insegnato loro il senso di sacrificio,  e la bellezza della vita da trovarsi anche nelle piccole cose.

Coricato nel suo letto completamente vestito, caviglie incrociate e braccia dietro alla testa a mo’ di cuscino, Ryo sorrise pensando alla sua socia, mentre gettava fugaci occhiate alla pistola del suo defunto migliore amico, poggiata sul materasso accanto a sé,  e ripensava agli avvenimenti degli ultimi giorni: ormai tutti avevano capito cosa lui realmente provasse per la giovane donna; solo Kaori, colma di dubbi ed insicurezze a causa di tutte le bugie e le cattiverie che Ryo nel corso degli anni le aveva propinato ne era ancora all’oscuro, anche se lo sweeper aveva più volte, nel corso degli anni, visto una strana luce negli occhi color nocciola di lei. Kaori non sapeva cosa pensare, perché Ryo tendeva la corda, dava e poi riprendeva, e lei non riusciva a capire quale fosse il suo posto nell’esistenza del partner.

Che lei si fosse innamorata di lui…. Beh, lo avevano capito anche i muri ormai. Per questo la sera in cui erano usciti insieme - lui come se stesso, lei come una moderna Cenerentola dai lunghi capelli che fingeva di voler tenere nascosto il suo nome - era stata così triste e chiusa, col cuore spezzato perché pensava che Ryo avrebbe baciato l’altra e non lei, e forse proprio per questo alla fine Ryo stesso le aveva rifiutato quel bacio, tanto agognato quanto temuto.

Makimura, che devo fare con tua sorella? Ryo sospirò, guardando il soffitto. Forse Mick aveva ragione, e lui non era null’altro che un uomo che non sapeva davvero cosa voleva: non era tanto sapere cosa provava, ma l’accettarlo e condividerlo apertamente, veramente. Fino a quel momento Ryo si era trincerato dietro un muro di scuse- è la sorella del mio migliore amico, è giovane, è innocente, devo proteggerla – ma non aveva potuto fare a meno, a volte, di mostrare un lato più tenero e dolce, innamorato quasi, donandole piccoli gesti pregni di significato.

Quel modo di fare la stava facendo, però, soffrire, condannandola a vivere in un limbo dove era trascinata dai mutevoli umori del socio.

E adesso… adesso un uomo affascinante, che sapeva come conquistare le donne, la stava corteggiando, e per quanto Ryo detestasse ammetterlo, aveva notato che Kaori non sembrava rimanere del tutto indifferente, sembrava quasi che una parte di lei volesse cedere a quella avances, che per una volta erano vere, e non un mero strumento di Mick per portare via la donna alla sua vittima predestinata.

Eh Maki, ma che avevi per la testa, quel giorno? Si chiese per l’ennesima volta, ripensando al momento in cui, sotto ad una pioggia battente, aveva tenuto tra le braccia l’amico morente, martoriato da colpi di arma da fuoco e da calci e pugni.

Ryo aggrottò la fronte quando avvertì un leggerissimo movimento sussultorio, ed il palazzo prese a vibrare, assecondando il naturale movimento tettonico, una delle oltre millecinquecento scosse che ogni anno flagellavano la sola città di Tokyo, tra scosse piccole e grandi. Bicchieri e bottiglie tintinnarono per un frazione di secondo, ma Ryo non si prese nemmeno la briga di lasciare il letto, consapevole che tempo un attimo le cose sarebbero tornate come prima.

Durò forse tre, quattro secondi, infatti, e poi borbottando, lo sweeper si tirò a sedere di scatto; nel farlo, dette un colpo con la nuca alla tastiera del letto, da cui gli cadde addosso un portafoto.

“Accidenti, ma si può sapere cosa diavolo stai combinando, Maki? Hai proprio deciso di farmi venire il mal di testa oggi? Non so chi sia peggio tra te e tua sorella!” Ryo sghignazzò, massaggiandosi il punto su cui era caduta la cornice, che conteneva una foto sua e di Hideyuki, scattata pochi giorni prima che l’ex poliziotto perisse.

Ryo si lasciò ricadere sul letto, e riprese a guardare quella foto, vittima dei ricordi, per una volta sia belli che brutti, prima di notare qualcosa che faceva capolino dal fondo in compensato leggero; aprì la chiusura, sollevando un sopracciglio, e quando vide il foglio giallo, ormai quasi sbiancato dal passare del tempo, spiegazzato, smosso forse da quella leggera scossa, rimase stupito.

Aveva scordato di averla nascosta lì, quella lettera, risalente a tanti anni prima… a prima che lei entrasse in pianta stabile nella sua vita. Eppure, ora che aveva quel foglio sgualcito tra le mani, ricordava il giorno che l’aveva ricevuta, come se fosse accaduto quella stessa settimana.

Con la valigia in mano, piena del denaro rubato all’Unione, Ryo, gli abiti sporchi di sangue, a brandelli, spalancò con forza la porta dell’appartamento occupato da Kaori  e Makimura; la sorella di quest’ultimo si alzò in piedi di scatto, e, dal tavolo da pranzo, apparecchiato con cura per tre, con tanto di candela, lo guardò, il sorriso che in un attimo andò perduto, lasciando spazio ad un’espressione di incredulità prima e rassegnato dolore poi, quasi come se lei avesse compreso cosa fosse accaduto.

Ryo lasciò cadere la valigia a terra, e si recò nella stanza dell’amico; raggiunto il piccolo scrittoio, cercò il cassetto segreto e lo aprì, trovandovi cosa egli gli aveva indicato poche ore prima, mentre spirava tra le sue braccia.

“L’anello… per favore…” Ryo prese dalle mani dell’amico il dono della sorella, che Makimura aveva avuto intenzione di darle quella sera stessa, e dirle la verità sulle sue origini.  Ryo strinse, con sguardo freddo e quasi assente, l’amico tra le braccia. Ormai quasi esanime, Makimura era freddo come il ghiaccio: ma Ryo sapeva che presto avrebbe smesso di avere freddo:  all’inferno, con i suoi carnefici, avrebbe avuto di che passare il tempo e scaldarsi.

“Scrivania… cerca… lettera…” Riuscì ancora a dire, prima di dare un ultimo colpo di tosse, e, mentre il sangue gli usciva a fiotti dalla bocca, perdeva i sensi, spirando tra le braccia dell’amico.

Ryo prese il foglio in mano, e chiuse la porta a chiave, sentendo il bisogno, quasi patologico, di non essere disturbato mentre leggeva quella missiva, che ora sapeva essere indirizzata a lui; Maki doveva averla scritta sulla prima cosa che aveva trovato a portata di mano, perché, quel foglio giallo, decorato con dei piccoli panda, doveva essere della sorella, forse vecchia carta da lettera di quando era ragazzina ed andava ancora a scuola.

Con un leggero sorriso sulle labbra, si sedette sul pavimento, a gambe incrociate, e scorse il testo, talmente tante volte che si impresse quelle parole nella memoria a fuoco…

 

Ryo,

quando ho lasciato la polizia per venire a lavorare con te sapevo i rischi che stavo correndo. Il nostro è un lavoro che si svolge nell’ombra e fare giustizia in questa città porta ad avere dei nemici, tuttavia non mi sono mai pentito di aver fatto questa scelta... forse è la decisione migliore che io abbia preso in vita mia. Poter aiutare davvero le persone bisognose ripaga di tutti i sacrifici fatti, tuttavia rischiamo la vita continuamente, ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e la mia preoccupazione più grande è proteggere Kaori.

Non sono solo, ho lei nella mia vita e il mio pensiero costante va alla mia sorellina, se dovesse succedermi qualcosa vorrei saperla al sicuro e in buone mani, per questo ti scrivo questa lettera: dopo mia sorella sei la persona a cui tengo di più e se mai la leggerai significa che probabilmente io avrò già lasciato questo mondo.

Ho sempre vegliato su di lei, ho sempre cercato di proteggerla e di starle accanto come se fosse davvero mia sorella, le voglio troppo bene e il pensiero di lasciarla mi attanaglia il cuore.

Ti prego Ryo, prenditi cura di lei. Ti affido Kaori, proteggila, non lasciarla sola... lo so che è testarda e che si caccia spesso nei guai, ma è la persona più buona, generosa e altruista che conosco e merita di stare con qualcuno che si prenda cura di lei.

Vorrei fossi tu quel qualcuno Ryo. So che probabilmente penserai di non essere in grado di poterlo fare, ma io so che puoi: sei un uomo migliore di quanto tu creda di essere, in questi anni in cui abbiamo lavorato insieme ho imparato a conoscerti e sei diventato come un fratello per me; so che anche se ti nascondi dietro quell’aria da farfallone sei un uomo buono, che ama la giustizia, che difende le persone. Hai un grande cuore, e, col lavoro che facciamo, anche tu meriti qualcuno di cui prenderti cura e che sappia starti accanto. Ma soprattutto, meriti qualcuno che si prenda cura di te, meglio di quanto tu faccia.

Vorrei vedere Kaori felice, saperla con qualcuno che possa asciugare le sue lacrime di dolore per avermi perso... mia sorella è una ragazza forte, ma ha già sofferto così tanto, e sono certo che se tu le stessi accanto forse col tempo potrebbe ritrovare il sorriso, quella gioia di vivere che la contraddistingue e che tanto amo di lei.

Se potessi portare un po’ di luce nel suo mondo lo farei, ma non posso più farlo, quindi vorrei che lo facessi tu, amico mio. Potresti essere la persona che farà diventare le sue lacrime di dolore lacrime di sogni realizzati, perché io so che questo è il sogno di mia sorella, avere accanto qualcuno che l’ami, avere una famiglia, e so che quel qualcuno puoi essere tu, Ryo. So che tu, se vorrai, potrai farla felice.

Tu sai bene cosa significa essere soli al mondo, non avere nessun legame, nessuno da cui tornare e io non voglio questo per Kaori, e nemmeno per te.

Sei stato un ottimo partner, seppur fuori dagli schemi e ti ringrazio per essere stato il migliore amico che io abbia mai avuto.

Promettimi che starai vicino a Kaori e abbracciala da parte mia. Ti Voglio bene,

H. Makimura

 

Dal momento in cui Maki era morto tra le su braccia, Ryo aveva fatto sua la decisione di lasciar andare Kaori - le avrebbe fatto dono di quel denaro rubato, che avrebbe potuto usare per poter iniziare lontano da quella fogna una nuova vita. Adesso, però, le cose si facevano più complicate: dopo aver letto quelle righe, i propositi dello sweeper stavano iniziando a venire meno. Maki gli affidava la sorella: come, perché? Con che diritto? Come avrebbe potuto fare, affezionarsi a qualcuno, prendersene cura, quando nessuno con lui aveva fatto lo stesso?

Ma Maki aveva ragione: lui e Kaori avevano una cosa in comune, non avevano più nessuno al mondo. Ryo aveva avuto partner, conoscenti, amanti, ma Kaori? Se l’avesse forzata a lasciare Tokyo, avrebbe perso anche le conoscenze che aveva,  sarebbe rimasta del tutto sola e lui avrebbe fatto accadere l’unica cosa che l’amico non voleva – ma questa decisione non poteva essere sola sua e di Maki, Kaori era ormai una giovane donna, e toccava a lei decidere cosa fare della sua vita, nonostante tutto..

Con passo pesante, Ryo lasciò la camera, e raggiunse Kaori; era ancora nella sala, in piedi, e lo guardava, colma di aspettative, ma come rassegnata, come se nel suo intimo sapesse cosa fosse accaduto. Le mise la piccola scatolina di gioielleria nel palmo, richiudendolo intorno, e cercò i suoi occhi.

“Questo anello è un ricordo di tuo fratello…l’Union Teope, una banda che sta cercando di mettere le mani sul mercato della droga, lo ha ucciso, ma quello che ha dato l’ordine l’ho già sistemato.”

Mordendosi il labbro, Kaori ricacciò indietro le lacrime: non c’era tempo per piangere, e comunque, sapeva cosa facesse suo fratello, e che sarebbe potuto venire a mancare da un giorno all’altro a causa del suo lavoro, si limitò a portarsi la mano al cuore, stringendo al petto quel monile.

“Io… cosa ne sarà di me adesso?” Ryo la guardò, quasi tenero, spiazzato quasi dal tono di lei, che non capiva a chi stesse parlando- a sé stessa, oppure  a lui - poi le mise la mano sulla spalla, e la strinse. Sorpresa, Kaori alzò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri di lui.  

“Maki ti ha affidato a me prima di morire, ma la decisione su cosa fare della tua vita spetta a te, Kaori…” le disse, malinconico. Le parole di Maki gli risuonavano nella testa, quelle sue ultime volontà, ma non poteva imporre quella decisione ad una giovane donna, quando non era certo di poter mantenere quella promessa strappatagli a forza: cosa ne sapeva, lui, di come si condivideva la propria esistenza?

 “Avrai bisogno di una nuova assistente ora che mio fratello non c’è più,” gli rispose, tirando su col naso e strofinandosi gli occhi con la manica della felpa; si macchiò il viso di trucco, sembrando quasi un panda, e la cosa intenerì Ryo a dismisura, aprendogli uno spiraglio in quel cuore che da tempo credeva essere divenuto di pietra. “E poi, è qui che c’è da fare!”

 “Al piano di sotto al mio appartamento ce ne sono finché vuoi di camere, se avrai bisogno di un posto dove stare…” Ryo le rispose, improvvisamente dolce, quasi paterno, strofinandole i rossi capelli ricci. “Piangi, Kaori, se vuoi… non hai bisogno di essere forte adesso, non con me.”

Kaori si limito ad acconsentire, e si lasciò andare.  Colmi di lacrime, gli occhi scintillarono però di gratitudine mentre abbracciava Ryo, nascondendo il capo nell’incavo del collo dell’uomo, e finalmente, si prendeva il lusso di piangere… piangere perché aveva perso l’amato fratello, e perché lui aveva saputo trovarle una famiglia prima di andarsene…

 

Nel suo letto, Ryo ripiegò con cura la lettera, pronto a nasconderla nuovamente; non aveva bisogno di leggerla, negli anni, ogni volta che era stato tentato di far evolvere in qualche modo - qualunque modo- il rapporto con la giovane donna era andato a rileggersi quelle righe, cercando di capire cosa Maki avesse voluto dirgli… cosa desiderava? Vederlo sposato con Kaori? O parlava forse di amore fraterno? Non lo aveva mai capito, ma adesso iniziava a chiedersi se non fosse stato proprio quello il fulcro della cosa: Maki aveva voluto che Ryo lo scoprisse da solo, cosa voleva, e che vivesse quel sentimento, qualunque esso fosse destinato a divenire, con i suoi tempi e forse sì, anche a modo suo.

Si alzò in piedi, pronto a raggiungere Kaori sul tetto dell’edificio dove aveva deciso di sfidare Mick, la pistola, ora funzionante, di Makimura in una tasca e la lettera ripiegata nell’altra….

 

            Sul tetto di quell’edificio ormai quasi distrutto, Ryo poggiò la mano sulla rete che delimitava il terrazzo, guardando d’abbasso, le strade ricolme di vita di Shinjuku. Tentennante, Kaori si stava avvicinando a lui… per sfidare Mick aveva indossato la tuta rossa, aderente, che mostrava ogni curva del suo meraviglioso corpo, ed una sua camicia dal colore giallo chiaro: bellissima, pareva una dea della guerra, che era uscita vincitrice da quello scontro.

Ryo si voltò verso di lei, ed i loro occhi si incontrarono, e le parole, scacciate per anni, fluirono dalla sua bocca come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.

“Sai, Kaori, è da tanto tempo che ci penso, e dalla morte di Makimura, questo pensiero non mi ha mai lasciato… se, nonostante lui ti avesse affidata a me, fosse meglio farti stare al mio fianco oppure lasciarti andare, e darti la possibilità di vivere una vita normale, come tutte le altre ragazze. Non sono mai riuscito a prendere una decisione definitiva, a volte pensavo di andare avanti così e ti facevo anche capire che tenevo molto a te, però poi cambiavo subito idea, perché pensavo che se avessi davvero voluto la tua felicità avrei dovuto lasciarti andare.  Mi sono trovato prigioniero di questo circolo vizioso, mentre il tempo passava irrimediabilmente…. Per questo ti ho fatto soffrire così tanto….mi dispiace… per questo ho capito che devo prendere una decisione qui, ora, adesso, senza altri rinvii!”

Dalla tasca, estrasse i due oggetti, la lettera e la pistola, e li porse entrambi alla giovane, che con il viso rispendente di speranza camminava lentamente verso di lui, quasi fosse stata un giovane cerbiatto che compiva i primi passi su zampe traballanti.

“Ho rimesso a posto la pistola, Kaori… e vorrei che tu la prendessi. Che accettassi di rimanere accanto a me per sempre… di essere la mia partner e  la mia famiglia!” Kaori prese la pistola del fratello e la lettera, e le strinse a sé; piangeva, ma il sorriso non voleva sapere di andarsene dalle sue soffici labbra rosee. “Quella lettera me la scrisse Maki nel caso gli fosse successo qualcosa. Mi diceva di prendermi cura di te. Ma se ti ho tenuta tutti questi anni accanto a me non è solo perché volevo mantenere quella promessa, ma perché… perché…”

L’uomo ingoiò a vuoto, e lottò contro tutte le sue solite brutte abitudini per dire cosa pensava realmente invece che comportarsi come suo solito… doveva lasciar parlare il suo cuore anziché il suo cervello.

“Perché  col tempo io… io mi sono innamorato di te…” Disse, timido ed impacciato come non era mai stato prima di allora, guardando ovunque ma non nella direzione di Kaori. La sentì singhiozzare, e quando si guardarono, Ryo capì che la donna stava sì piangendo, ma di felicità: tutto di lei urlava gioia, una gioia che presto lo contagiò. Sorridendo,  praticamente urlò le ultime parole che gli erano rimaste da dire. “IO TI AMO, KAORI!”

 Con le lacrime agli occhi, lei gli si gettò tra le braccia, e lo strinse forte. Ryo ricambiò quell’abbraccio, perdendosi per un attimo nel profumo caldo e accogliente di lei, che sapeva di casa e amore…

Alzò gli occhi al cielo un’ultima volta, ringraziando il suo amico per avergli affidato la sorella.

Era stata la decisione più giusta, la cosa migliore che avesse mai fatto.

Adesso, grazie a lui, nessuno dei due sarebbe mai stato più solo… perché sarebbero stati una famiglia. Nel vero senso della parola. 

lettera
   
 
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