Il giocatore

Ranpo aprì la porta dell'ufficio di Fukuzawa con fragore e gli mise sulla scrivania una tavola quadrata bianco e nera. Il presidente fissò la scacchiera che il suo fidato gli aveva comprato: - L'hai presa per farci una partita?-

- È un regalo, dovrei incartarlo... - rispose pensieroso.

- E per chi sarebbe?- chiese il detective, scartando un lecca lecca e infilandoselo in bocca.

- Domani è il compleanno di Dazai ed essendo un membro prezioso per l'Agenzia mi sembrava doveroso fargli un regalo...- spiegò Fukuzawa.

- Ma perché proprio una scacchiera? Non potevi prendergli dei dolci? - continuò Ranpo, tra una leccata e l'altra.

- Non tutti sono golosi come te, Ranpo-kun...- rise, non si sorprendeva mai abbastanza del piccolo agente.

- Guarda: una scacchiera ha tanti pezzi, otto pezzi sono pedoni comuni, e poi ci sono quelli dalle abilità speciali... Ci sono due 2 torri, Kenji e Tanizaki, due cavalli, Atsushi e Kyouka, due alfieri, Kunikida e Yosano... -

- E fammi indovinare... Tu sei il re giusto? E io chi sono?- disse un po' annoiato da quella spiegazione Ranpo-kun, tirando fuori il lecca lecca dalla bocca.

-Tu sei la mia regina Ranpo, colei che protegge il re dallo Scacco matto!- rispose compiaciuto Fukuzawa.

- E Dazai? Non doveva essere un dono per lui questo? Non si offenderà nel non avere un pezzo a lui dedicato?-

- È proprio qui che ti volevo portare: Dazai è il giocatore. Dal momento che è entrato a far parte dell'Agenzia gli ho letteralmente affidato i miei scacchi, ed essendo tra i bianchi ha l'onore di giocare per primo... Col vantaggio di conoscere già i suoi avversari. Ho scelto o no molto bene questo regalo, Ranpo-kun?- concluse Fukuzawa alzando lo sguardo... Ma purtroppo il suo caro detective se n'era già andato.

In una cella senza spazio e senza tempo, Dazai estrasse la sua scacchiera e la porse all'altro detenuto. Lo fissò negli occhi per assicurarsi che l'avesse visto e venne ricambiato da Fyodor con uno sguardo che lo travolse come le onde del mare in tempesta. Qul semplice gesto aveva appena dettato la fine della loro solitudine in quella che sembrava essere una notte infinita e con una battuta, "Giochiamo?!", misero fine anche al silenzio tra di loro. Dazai accennò un sorriso: lui conosceva bene le sue pedine, poteva prevedere mosse ed azioni, ma sarebbe stato abbastanza abile da prevedere quelle del suo avversario?! La guerra aveva inizio e se c'era una cosa che Dazai non voleva era essere squalificato.

Note:

Grazie per aver letto la mia breve flash fic e un grazie in particolare a Manto per avermi fatto venire l'ispirazione con poche parole: scacco matto, occhi, onda, sorriso, solitudine, notte. 
Ho voluto terminare con la parola "squalificato" per omaggiare la sua opera che ho letto, ma in realtà nella fiction dico che non vuole esserlo: a mio parere lo Dazai dell'anime in fondo non ricerca tanto il suicidio come quello reale, ma l'essere nell'Agenzia gli ha dato uno scopo per vivere, quello che non aveva fino alla morte di Oda. L'essere colui che "muove le pedine" fa sì che lui sia attivo nella riuscita dei loro piani, anche se continua a mostrare il suo aspetto tragico certe volte. Ripeto: è solo una mia teoria, mi piace pensare che in fondo sia legato alla vita, come lo sia ai suoi compagni di squadra!
 ANCORA BUON COMPLEANNO DAZAI 
  e grazie a tutti, 
    un bacio, 
    Ori_Hime

PS: mi sono resa conto dopo la pubblicazione di questa storia che "Il giocatore" è anche il titolo di un'opera di Fyodor Dostoevskj, proprio il rivale di Dazai nella mia storia e nel manga. Sembra che voglia scrivere di loro due come ship anche se non è così! XD