Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Sky_Duck    09/07/2021    0 recensioni
Daniel è un ragazzo intelligente che, però ha deciso di vivere una vita normale, frequenta il liceo e questo è il suo ultimo anno. Non ha amici e solo ha un'unica amica, quella dell'infanzia. Un giorno però riceverà un missione d'amore, un po' fuori dal comune. In quel momento inizierà ha vivere tante avventure con persone nuove, conoscendo meglio se stesso e gli altri. Però ha un tempo limite, fino alla fine dell'anno, fino all'ultimo secondo.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Ho sempre odiato il pensiero che prima o poi dovrò crescere e lasciare questo posto a me tanto familiare, un posto che mi fa sentire sicuro, un posto che penso mi protegga da tutti i mali che ci sono nel mondo. Non riesco a pensare ad altro, a parte che questo periodo della mia vita non è che sia quello più bello della mia vita, dopotutto ho 18 anni, ormai posso trovarmi un piccolo lavoro, e guadagnare qualcosa, posso andare a feste e ubriachi come un maledetto, e vomitare come un bastardo… ma ne vale veramente la pena? Non lo so, non credo.” Questi furono i pensieri che invasero la testa di un adolescente: con i capelli scombinati, occhi addormentati e un pigiama che non era un pigiama bensì un pantaloncino e una maglietta vecchia; era seduto sul filo del letto mentre fissava una scarpa in fondo alla stanza. 

« Scendi Daniel! La colazione è pronta!» Si sentì un forte grido salire dal salotto. 

“Non capisco come a quest’ora e a questa età lei abbia più energia di me.” «Arrivo! un attimo mi cambio!» Rispose.

E così iniziò a spogliarsi e camminare per tutta la stanza in mutande colore nero. Poggiando la mano sul mento e dopo aver girovagato un paio di minuti per tutta la stanza rimase fermo, fissando l’armadio, fissando i vestiti, con uno sguardo serio, mentre nella sua testa combinava i vari vestiti volendo creare un outfit per la giornata.

«Non so cosa mettere, a parte oggi come al solito dobbiamo stare fuori nel cortile della scuola a sentire la predica di una nuova settimana e quindi dobbiamo essere “eleganti”, quindi dovrei vestirmi in modo elegante o in modo comodo? cazzo ne so! se ne avessi il coraggio vorrei andare in mutande…» 

Finendo con questo discorso prese un jeans di colore nero, una maglietta bianca, un giubotto nero e le scarpe nere, Si guardò allo specchio e. 

«PERFETTO!» Esclamò a voce alta.       

Uscì dalla stanza e chiuse la porta, la casa era tra le più comuni, dalla sua stanza, si poteva andare nel bagno solo girando a destra, un lungo corridoio lo seguiva fino alle scale a sinistra prima di scendere ci sono due stanze una matrimoniale e una per ospiti. 

Una volta arrivato giù si trovò sul tavolo una tazza di latte con la cioccolata, uova strapazzate e infine una fetta di pane, con vari condimenti intorno al suo posto.

 «Bene Daniel, oggi inizia una nuova settimana e siamo quasi a natale, dei tuoi voti non mi preoccupo, quindi per favore prova un po’ a interagire con gli altri almeno hai da fare in queste settimane, che ne io ne papà ci saremmo fino a febbraio.» Disse la madre, mentre spalmava sul pane un po’ di marmellata alla fragola.

«Tranquilla, forse vado da Litt, perché tanto non avrò niente da fare e non saprei neanche come aprire un discorso con quelli della mia classe, sono tutti delle pecorelle che seguono il branco.» Contestò con in mano una tazza di latte nella mano sinistra e pane nel destro.

«Sì, lo ripeti sempre, però… scusa se sono così insistente, perché non segui un po’ la massa anche tu? mi preoccupa un po’, che non hai fatto ancora amicizia con nessuno…»

«Non lo so… non ci riesco, è noioso stare lì a parlare di cose tanto semplici e banali come: il calcio, l’amore, con chi esci, con chi ti senti… Sfortunatamente per entrambi non trovo nessuno, ne tanto meno li cerco io, il tipo di amici che vorrei…» Un piccolo silenzio iniziò tra loro due, nessuno dei due si vede nervoso o con l’intenzione di rompere questo ghiaccio, e così entrambi mangiarono tranquillamente la loro ultima colazione insieme. 

«Alla fine papà sta aspettando all'aeroporto, credo che è meglio se ti sbrighi.» 

«Quindi non mi vuoi vedere più, ok, ok. Sei così freddo certe volte… scherzo ovviamente, però sì, è meglio se inizio ad andare. Mi raccomando: non fare niente di avventato e fai attenzione a tutto e tutti, in caso se trovi qualcosa da fare mi scrivi o chiami ne sarei felice.» Disse la madre che era davanti a lui, con le lacrime che orbitano gli occhi e le mani che accarezzano la faccia di Daniel. 

«Stai tranquilla, starò bene e se tanto lo desideri, entro natale troverò qualcosa da fare con un gruppetto di amici… sarà il tuo regalo di natale.» 

Così finalmente si abbracciarono un’ultima volta, la madre stringendo forte Daniel, con l’intenzione di non volersi staccare per così tanto tempo. 

Entrambi fuori casa presero strade separate iniziando un nuovo giorno, una nuova settimana. 

Il cielo risplende più del solito, qualcosa di molto insolito, perché essendo in inverno, di solito il sole è coperto dalle nuvole rendendo la giornata cupa, causando malinconia.

Durante il suo tragitto verso scuola, il paesaggio era come quello di sempre, immutato, l’unico aspetto che muta con il tempo sono gli alberi che si mantengono senza fogli fino alla primavera. Le case nelle vicinanze avevano perso colore e tutto iniziava a diventare bianco per la neve, i rumori che emetteva erano sempre i soliti tanto da ricordare a memoria l’orario di essi: una macchina, un cane, una porta aprirsi o chiudersi, il suono delle ambulanze.

“Questo finalmente l’ultimo anno di liceo, poi vedrò cosa posso fare anche se da fare qualcosa non mi manca opportunità. Forse vado a un'università prestigiosa o semplicemente viaggio per il mondo aiutando le persone. La seconda senza dubbio sembra essere molto divertente, beh perché no. Ho deciso, ora semplicemente devo aspettare fino a quando non esco da scuola.” 

Con una camminata più veloce, segui il percorso di sempre e con le cuffie alle orecchie si diresse verso scuola nel suo ultimo anno.   

Una volta arrivato a scuola, il rumore delle persone anche se sono tutti mischiati si riesce a differenziare se gli passi accanto se è allegro o triste, i bisbigli di sottofondo che parlano di esami nelle prossime settimane, con chi sei stato la scorsa notte, tra un po’ sono le vacanze di natale, com’è stato la prima volta. E in tutti questi discorsi semplici Daniel ignoro ogni rumore e segui avanti lungo un corridoio pieno di stanze verso sinistra e delle finestre a destre, salì le scale con la stessa lentezza che una tartaruga cammina in linea retta e un po’ con il fiatone arrivo al terzo piano e si diresse verso la sua classe; una classe assai grande con quasi trenta banchi, disposti in quattro file da sei. Daniel si siede accanto alla finestra nel terzo posto.

“Da un po’ di tempo che ci penso e questo sembra un cliché di quei anime giapponesi…” 

Ormai la giornata scolastica ha inizio e il tempo è come se fosse mangiato lentamente dalle parole degli insegnanti che spiegano con passione la loro materia, mentre altri allo stesso modo raccontano la loro vita per avere un po’ più di fiducia dai loro studenti, la classe non fa rumore e tutti prestano la massima attenzione alle parole del professore e scrivendo nei loro quaderni appunti della materia che sta spiegando. 

Di punto in bianco suonò la campanella che avvisa a tutti gli studenti che è il momento di ricreazione e possono vagare liberi tra le classi e andare a fare visita ad altri studenti, però Daniel era lì seduto ignorato da tutti, nessuno gli degnava di uno sguardo e neanche di una parola, di seguito e con passi leggeri lascio la classe; in fine al lungo corridoio del terzo piano c’era un gruppo di ragazzi riuniti e nel centro c’era una figura femminile che appena si poteva vedere ad occhio nudo. 

“Quello sicuramente è il gruppo di Sophia, la ragazza più popolare di tutta la scuola, amata da tutti però anche odiata da altri.” 

Con questo pensiero in mente Daniel dopo aver sceso le scale fino al primo piano, entrò nella biblioteca della scuola. Una biblioteca come molte altre, quasi vuota se non fosse per i ragazzi e ragazze che si intrattengono nel mondo fantastico dei libri o sentono il desiderio di sapere qualcosa o anche la sensazione di spiegare i sentimenti in forma di versi. Perché Daniel sia finito qui, solo lui lo sa... 

Con il viso annoiato si fermò nello scaffale dei libri di fantasia, mentre sfogliava, dava una rapida occhiata e passava da un libro a un’altro, al fondo della stanza si sentono dei tacchi o che si avvicinavano sempre di più, per ogni passo che si sentiva, si sentiva più, più vicina fino a quando. 

«Tu dovresti essere Daniel se non sbaglio?» Chiese, una ragazza di altezza media, né tanto alta né tanto bassa, anche se qualcosa che l’aiutava erano le scarpe con il tacco un po’ alzato, i capelli erano corti a caschetto di un colore castano che con il sole si rifletteva e aumenta la luminosità quasi cambiando il colore, i suoi occhi erano verdi come le foglie di autunno che si mischiavano con un colore giallo acceso, un viso tenue e delicato con una espressione non molto allegra.

«Sì, sono io. Come posso aiutarti» Disse Daniel un po’ perplesso dal piccolo evento accaduto.

«Ho bisogno del tuo aiuto.» 

«Ok, ma… come?» Chiese Daniel con un'espressione un po’ annoiata.

«Tu devi metterti con la mia amica, Sophia!»

La richiesta fu sentita da quasi tutte le persone che erano in biblioteca e il silenzio che c’era prima, incrementò mettendo un po’ a disagio ad entrambi.

«Non dovresti gridare, siamo in biblioteca.»Rispose Daniel e con lo sguardo disinteressato si girò e continuò a sfogliare i vari libri. «Allora, la tua proposta è un po’ fuori dal comune, apparte ci sono vari punti che non starò qui a spiegarti.» 

«E’ quella la proposta che voglio farti, suona un po’ una cavolata però è seria, credimi.»

“Per quanto possa ignorare quello che ha chiesto la sua voce sembra esprimere seriamente il suo desiderio. Farò un altro paio di domande così da capirci meglio.”

«Dimmi, perché proprio io, perché non il ragazzo più figo della scuola o de la mia classe?»Chiese mettendo da parte i libri e scontrando gli occhi della ragazza.

«Perché tu saresti meglio del figo della scuola, a parte perché ci ha già provato con lei.»

«Quindi, se il figo della scuola ci ha già provato e non è riuscito a concludere niente. Secondo te quali possibilità ho io?» Chiese sempre più serio di prima.

«Infatti, tu non hai possibilità, quindi ti aiuterò io, perché sono la sua migliore amica.»Rispose allegramente e con un tono fiducioso di se stessa. 

«... No grazie, la mia vita va bene così, se vuoi e se ti rende contenta posso solo essere suo amico, a parte non mi interessa lei, quindi anche se ci riuscissi quale sarebbe il mio premio?»

Il sorriso di fiducia nella ragazza svanì, come il fuoco si spegne dopo un soffio. 

«Come No! Ti sto chiedendo di metterti con la ragazza che tutti i ragazzi vogliono qualcosa e tu mi dici “No!”» Alzo precipitosamente la voce, quasi iniziando a gridare e un po’ infuriata.

«Te lo ripeto per l’ultima volta, Siamo in biblioteca abbassa la voce!» 

Daniel fini di rispondere e la campanella suonò avvisando tutti gli studenti di ritornare nelle proprie classe.

«Non mi interessa dove siamo, senti che ne dici se ci incontriamo al Bar della piazza principale, così ne parliamo con calma?»Chiese la ragazza con un tono più basso.

«Sì, per me va bene, tanto non ho niente da fare.» 

«Quindi la mia proposta di uscire la accetti senza storie, però quella di metterti con la mia amica no!?»

«Sul serio devi sempre gridare?.»

La ragazza non rispose alla domanda e inizio a correre dirigendosi verso la sua classe. 

“Tanta intelligenza e mi è sfuggito il nome di quella ragazza e non ho avuto ne il tempo né la pazienza per chiederle più cose.”  In seguito anche lui lasciò la biblioteca, ormai rimasta in silenzio e abbandonata fino al giorno seguente.

Di ritorno nella classe, tutto era uguale a le prime ore di lezione, un professore che spiegava la materia, un altro la vita, un altro non spiegava neanche e durante quell’ora di nullafacenza, tutti hanno iniziato a fare casino: da gruppi che parlano tra di loro, mentre altri stanno nel telefono, altri ancora si sono diretti verso la lavagna per riempirla di vari disegni e giochi, in quella classe tutti sembrano stare bene e nessun problema può suscitare odio tra di loro, c’è qualcosa però che anche se immovile disturba la quiete dell’ambiente. Un essere semplice e calmo, che rimane nel suo posto in silenzio e con il suo telefono a guardare meme ridendo in silenzio, nessuno lo chiama per sapere di lui o tanto meno per chiedergli un favore.

Un rumore struendo interrompe la pace dentro la classe, tutti sono rimasti immobili e con il sangue freddo aspettandosi il peggio. Al fondo c’è una figura femminile molto simile a quella di prima. 

«Sto cercando Daniel! si trova in questa classe se non sbaglio?» Grido con grande forza per farsi sentire. Daniel d’altra parte ignoro quello che stava succedendo, anche se con la coda dell’occhio aveva già riconosciuto chi era. 

“Ancora lei?” 

Tanto meno si alzò, rimase seduto al suo posto a ridere dei tanti meme che stava guardando. 

«Sì, è in questa classe… però perché una belleza come te, sta cercando a lui?» Rispose un ragazzo della classe.       

«Questo non ti interessa, mi basta sapere se è qui o meno!» Rispose la ragazza di prima.

«Aspetta... Ma tu sei Grain, la miglior amica di Sophia, non ti avevo riconosciuto, vedo che hai tagliato i capelli. Perché stai cercando quello la?» Chiese una seconda volta lo stesso ragazzo. Però questa volta con più determinazione di prima.

“Ecco scoperto come si chiama.” 

«Te lo dico per la seconda e ultima. Non ti interessa. Ora! saresti così gentile da chiamarlo per favore.» Così una seconda volta con la voce molto chiusa e scontrosa senza timore né vergogna evito di rispondere le domande, con un solo obiettivo, quello di incontrare Daniel. In seguito il ragazzo ormai guardando il suo sguardo determinato si arrese e chiamo Daniel senza voglia e con schifo di pronunciare il suo nome. 

«Digli che non ci sono!» Rispose Daniel.

«Non c’è…» Disse il ragazzo rivolgendo queste parole a Grain. 

Grain prese aria e chiese permesso al ragazzo davanti a lei, aprendosi strada fino al posto nel quale Daniel era seduto… 

Entrambi si guardarono in faccia… un silenzio svolazzava nella classe e tutti gli occhi erano posti su di loro due in attesa di qualche movimento.  

«Dimmi ragazza con la quale non ho intercambiato parola, come posso aiutarti?» Chiese Daniel, con una voce serena e tranquilla mentre l’ambiente attorno a lui era teso come un elastico quasi per rompersi. 

«Gradirei che mi accompagnassi, fuori da questa classe visto che qui state perdendo solo tempo. Ho un paio di domande da farle e anche una richiesta da proporle.» Rispose Grain con un sorriso falso e pieno di rabbia.

«Certo che sì. Sono molto curioso di sapere quali sono i suoi interrogativi e se posso esserle utile nella sua richiesta.» Ripose Daniel alzandosi dalla sedia e iniziando a camminare verso la porta. 

Tutta la classe continuava a stare immobile durante questa scena alquanto strana agli occhi di tutti, entrambi i ragazzi camminarono nella classe come se avessero aperto il mare, senza scambiare parole e sguardi con gli altri. .

«Daniel… cosa vuole lei?» Chiese lo stesso ragazzo che aveva prima chiesto a Grain cosa volesse.

«Forse lei ti ha risposto ben due volte a questa domanda. Chiedi di nuovo se ne hai il coraggio.» Rispose Daniel. Grain dopo aver sentito questa risposta, si girò bruscamente e fisso agli occhi con furia ad entrambi. 

«Ok ho capito, nessuno dei due vuole dirlo…» In bisbigli tra tutta la classe entrambi rimasero fuori della classe con la porta chiusa e dentro la classe il silenzio assoluto, così da far passare il rumore delle parole dalle pareti. 

Entrambi, fuori la classe accanto alla porta, in silenzio, guardandosi a vicenda con odio e impazienza.

«Bene… come posso aiutarti? di nuovo.» Chiese Daniel, con una voce morta.

«Per essere così intelligente come dicono, sei stupido a chiedermi una seconda volta la stessa domanda.» Rispose in tono sarcastico. 

«Non ti do torto, forse non sono neanche tanto intelligente come dicono. Cosa vuoi?» 

«Lo sai benissimo cosa voglio, se vuoi te lo posso spiegare di nuovo, visto che non sei così intelligente.» 

«Smetti di dire che non sono intelligente, mi offendi. Non c’è bisogno che tu lo spieghi di nuovo…» La sua faccia era quella di qualcuno che stava pianificando qualcosa. «solo voglio che tu faccia una cosa per me in questo momento.» In seguito a queste parole, si avvicinò verso Grain tanto vicino fino al suo orecchio sinistro. 

«potresti dire solo ed esclusivamente la proposta? vorrei vedere con tutto il cuore la faccia dei miei compagni di classe ad una proposta del genere…» disse a bassa voce, vicino al suo orecchio. 

«... Sì… certo che posso farlo, ma perché?» chiese sempre seguendo la corrente, e con bassa voce.

«Semplice, non sono mai stato amico di quelli, e se di punto in bianco arriva una ragazza che chiede “puoi metterti con la mia amica?” e ora sapendo che sei Grain, la miglior amica di Sophia e capendo che sei parecchio diretta e non ti vergogni facilmente, mi divertirebbe a vedere l’espressione di invidia dei maschi e di disprezzo delle ragazze, divertente non credi?»

«Certo che sei parecchio strano, però... sì, dopo accetta la mia di proposta…» 

E così seguirono una conversazione non tanto lunga, di quattro linee, per chiarire bene il piano.

«Bene, ora io apro la porta ed entrò piano, poi tu mi fermi e procedi con la tua parte, Ok?» Disse Daniel, con un sorriso malizioso in faccia e Grain affermò il piano, muovendo la testa. 

Daniel, apri la porta lentamente e mentre questa si apriva, di sottofondo si sentivano passi veloci e pesanti che si muovevano creando caos, una volta aperta per completo, iniziò ad entrare, tutti facevano finta di ignorarlo però con la coda dell’occhio si poteva vedere come erano perseguitati dalla curiosita. 

«Bene, se non hai nient'altro da aggiungere o chiedere, possiamo anche salutarci.» Disse Daniel, con voce disinteressata dandogli le spalle. 

«Ho ancora una proposta da farti.»  Fermo Daniel prendendolo dal braccio. Tutti nella classe si girarono bruscamente. 

«Voglio che tu ti metta insieme con la mia migliore amica!» Grido con grande forza, gli occhi di tutto il mondo spalancarono le orbite e le loro bocche si aprirono tanto da far entrare una bottiglia d’acqua. E proprio come aveva detto prima Daniel, i maschi della classe lo videro con invidia e odio, e le ragazze con uno sguardo di disprezzo e schifo. 

«NO.» rispose Daniel, non si potè mantenere serio, scoppiò a ridere, e uscì dalla classe per la seconda volta. 

«Hai visto le loro espressioni, divertenti vero?» chiese Daniel, ancora con il sorriso in faccia. 

«non so cosa ci trovi di divertente, ma va bene...»Rispose Grain. «seriamente questa cosa ti ha fatto ridere. Sei strano.»

«Già…» Prese un po’ di aria e «Allora, non mi affascina molto questa tua proposta, però pensandoci potrei  trarre qualche profitto. Questi dettagli però te li spiegherò più tardi e tu mi spiegherai i tuoi dettagli più tardi. E’ ancora aperta la proposta del Bar del centro?» 

Lo sguardo di Grain in un certo modo cambio dandole più confidenza alla persona di fronte a lei.

«Non era una proposta. Tu dovevi venire e basta.» 

«Lo prenderò come un “sì”. Bene allora ci vediamo più tardi, verso… le quattro e mezza?» Chiese Daniel. 

«Sì, va bene.» Senza neanche salutare al ragazzo, iniziò a correre verso la sua classe, lasciandolo con molti interrogativi da rispondere.

Entro di nuovo in classe… tutti gli occhi erano puntati su di lui, e le emozioni come: furia, disprezzo, invidia, rabbia. Erano così forti da potersi sentire nell’aria, Daniel niente l'importo e continuo con la sua strada fino alla sua sedia.

Durante la prima mattina l’esistenza di un soggetto chiamato Daniel era negato, come se non esistesse, in seguito tutto cambiò e le seguenti tre ore che seguirono furono un continuo sguardo e notando il ragazzo che non parlava nessuno, tutta la classe ignorava la lezione in corso e con la coda dell’occhio rivolgevano sguardi di disprezzo, odio verso di lui.

La scuola era finita, finalmente, Daniel prima di tutti e in modo tranquillo prese il suo zaino e inizio a uscire. 

«Daniel! Aspetta. Abbiamo una domanda da farti.» Chiese lo stesso ragazzo che prima aveva aperto la porta a Grain.

«Sì, prego. Se è riferito a quello che è successo prima, non ho niente da dire.» Rispose Daniel sempre con le spalle verso la classe e appunto di uscire.

«Allora… niente.» Rispose il ragazzo con una voce moscia e senza voglia.
<

«Puoi chiedere a Grain del perché della scelta, ma dubito ti risponda o scelga te.» Rispose Daniel, sempre con le spalle verso la classe.

«Per favore, smettila di fare il figo solo perché ti è capitato qualcosa del genere.» Disse una ragazza con accanto tutta la classe, tirando le parole al vento. 

«E tu smettila di sentirti la principessa di questa classe, non sei nessuno, tanto meno sei speciale.» Contraddisse.

 La classe rimase per una volta ancora, in una posizione immobile e sconcertata. «E ora per favore, se non avete niente di serio da chiedermi, posso andare?» 

«COME TI PERMETTI DI DIRE UNA COSA DEL GENERE A  GIULIA!» Grido una ragazza accanto a lei. «CHIEDI SCUSA!» 

«Certo che sì.» girandosi dalla porta e con lo sguardo freddo e disinteressato. «Mi scusa sua maestà. Ora mi ritiro alla mia dimora, sarei grato di vederla anche domani al suono della campanella. Con il suo permesso.» Disse con un tono di voce sarcastico  e lascio la classe. Mentre passava dalle altre classi, tutti senza eccezione puntavano lo sguardo su di lui, come se fosse la persona più famosa del mondo, anche dalle scale, le ragazze che le passavano accanto, bisbigliavano tra di loro, mentre lo guardavano scendere. 

“Strano… di solito e per la maggior parte delle volte, Sophia e ora che la conosco anche Grain sono qui con il loro gruppo di ricchi e belli. Oggi invece ci sono solo i ricchi e belli, però manca qualcuno... A quanto pare, la “voce” della proposta ha girato la scuola in men che non si dica. Beh, l'ha gridato ai quattro venti. Comunque sia ormai sono diventato un piccolo bersaglio verso tutti loro. Però devo dire che mi sorprende che i ragazzi belli e ricchi non mi abbiano né fermato né visto con disprezzo… strano.” 

Ormai al cancello e deciso ad andarsene e senza guardare indietro iniziò a camminare verso... dove?

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sky_Duck