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Autore: JeanGenie    20/07/2021    0 recensioni
"Pensieri assurdi. Ne faceva troppi. E dormiva male. Perché lui avrebbe potuto liberarla dalle spine. Lasciarla andare. Ma cosa ne sarebbe stato di lei?"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Catherine Linton, Ellen Dean, Hareton Earnshow, Heathcliff
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cathy si portò alle labbra un indice  ferito delle spine. Non importava che si fosse ferita; continuava a cantare tra sé e sé.
Raccolse le more e le mise nel grembiule grigio. Hareton la guardò. Aveva le guance scavate e pallide e gli occhi appannati.
Perché Cathy era triste e prigioniera. E Cathy sorrideva comunque. Era una vedova senza lutto, una padrona schiava.
Hareton avrebbe voluto vederla volare via. Hareton avrebbe potuto aiutarla. 
Ma Hareton non lo aveva fatto e non era stata  la devozione nei confronti di Heathcliff a fermarlo.
Ritornò a spaccare legna mentre lei si dirigeva verso la porta di ingresso con il grembiule sollevato per portare le bacche. Gli fece un cenno con la testa e lui finse di non averla vista. Calò un colpo e un ciocco si spaccò in due. L'ascia restò conficcata nel ceppo. Fece leva col piede per liberarla. Ma non venne via. Era incastrata come Cathy, perché lui non era abbastanza forte. 
Una bestemmia gli sfuggì dalla labbra. Lassù nessuno se ne faceva un problema. Tranne Cathy. Ma neppure a lei sembrava importare.
Hareton entrò in cucina. Nelly e Cathy stavano pulendo bacche.
“Sono poche per farne della confettura. Ma possiamo sempre infornare dei muffin. Che ne dici, Hareton?”
Lei lo aveva chiesto  come se stessero conversando da ore. Lui,  sudato e sporco, sollevò le spalle.
Gli piaceva il profumo dei muffin. Come tutte le cose belle che facevano a pugni col il resto, ma non se ne volevano andare da quando lei era lì.
“Il nostro Hareton preferisce l’agnello alla birra.”
Cathy rise.
“Non deridermi.”
Lei lo guardò. “Non ti sto deridendo. E agnello alla birra sia. Abbiamo ancora dell’agnello, Nelly?
“Ti comporti come il suo cane.”
Heathcliff puntò e sparò. E mancò il bersaglio. Uno stormo di fagiani volò via.
Hareton avrebbe voluto  dirgli che non era vero. Lui doveva tutto a Heathcliff. Era l’unica persona ad avvicinarsi alla figura di un padre. Anche se Cathy avrebbe detto che gli aveva  tolto tutto.
Hareton non riusciva a immaginarsi in altro modo. Anche se Cime Tempestose sarebbe dovuta  appartenergli.
Era Heathcliff a possedere tutto. Eppure continuava a spargere odio e rancore. Quando lo guardava, Hareton sentiva freddo. Non paura. Quella mai. Solo freddo. Come se i suoi occhi si stessero posando su un corpo senz’anima.
“È una trappola. E sono stato io a tendertela. Se solo l’avessi previsto… se solo non fossi stato cieco… Ed era l’unica cosa che potesse accadere.”
Hareton, a volte, faceva fatica a capirlo. Heathcliff si teneva  dentro i propri drammi. Ma a volte parlava a se stesso, più che agli altri, come in quel momento. 
“Stalle lontano, ragazzo. Stalle lontano, prima che ti divori.”
Heathcliff ricaricò il fucile e restò in silenzio per il resto della mattinata. E non sbagliò più nemmeno un bersaglio.

Al contrario di quanto accadeva con Heathcliff, Hareton comprendeva perfettamente Cathy Linton, vedova di Linton Heathcliff. E non aveva alcun bisogno di saper leggere per sapere il finale della sua storia. 
Cathy si dibatteva. Le sue ali erano impigliate in un rovo di spine e more. Faceva male, ma il succo dei frutti era dolce. E lui la guardava muoversi, battere le ali e sognare il cielo aperto e un volo tra le nuvole cariche di pioggia che l’avrebbero nascosta da chi avrebbe voluto colpirla. E che non sbagliava mai la mira.
Pensieri assurdi. Ne faceva troppi. E dormiva male. Perché lui avrebbe potuto liberarla dalle spine. Lasciarla andare. Ma cosa ne sarebbe stato di lei? 
Cosa ne sarebbe di me?
Faceva freddo. Faceva più freddo ora che vedeva come stavano le cose. Lui non voleva. Lui non voleva che lei se ne andasse. Si chiamava egoismo. Le spine le pungevano le ali. Ma le more che macchiavano le sue piume erano dolci. Erano l’unica cosa dolce della sua vita.
Era strano. Hareton non aveva mai desiderato nulla. Hareton aveva semplicemente vissuto la propria esistenza per quello che era.  Adesso  Hareton desiderava. Perché non c’era  mai stata luce a Cime Tempestose prima di lei.

“Oggi non pioverà. Senti? Il sole sembra perfino caldo.”
Lei aveva trovato solo due more. Erano piccole e acerbe. Forse avrebbe dovuto  dirle di lasciar perdere. Aveva già preso ogni frutto che potesse essere colto.
Presti sarebbe successa la stessa cosa a lei. Sarebbero rimaste solo le spine. E sarà stata colpa sua, perché avrebbe potuto salvarla. Ma non voleva.
Era tutto più semplice, ora che lo sapeva. E lei non avrebbe supplicato chiedendo il suo aiuto. Lei non supplicava mai. 
Lei è più forte di me.
Una goccia di pioggia e poi un’altra. Pesanti e fredde.
Lei guardò il cielo con una smorfia, ma non sembrò prendersela. Forse stava imparando anche lei a prendere le cose come venivano. Ad accettare ciò che non si poteva cambiare. 
Corse dentro passandogli al fianco, veloce come un uccello che tornava a rinchiudersi in gabbia.
Avrebbe voluto dirle qualcosa di gentile. Voleva sempre. Ma borbottò tra sé “Buongiorno, Catherine” solo quando lei non poteva più udirlo.
“Buongiorno anche a te, cugino” la sentì gridare.
Il suo cuore egoista batté più  forte. Il suo cuore egoista era felice. E sapeva che quel saluto sarebbe stato  l’unico frutto dolce della giornata che stava iniziando. 

 

 

   
 
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