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Autore: giorgyleoo    04/08/2021    0 recensioni
[Elijah Wood fanfiction]
(la mia storia è presente anche su Wattpad sempre con lo stesso titolo)
Sei la truccatrice di Elijah nel set del Signore degli anelli, insieme vivete divertentissime esperienze in Nuova Zelanda, tra le meravigliose colline e montagne che vi circondano, ma qualcosa tra voi cambia e un inaspettata amicizia tra colleghi si trasformerà in qualcosa di più.
“Ti amo...da impazzire.” Mi disse.
“Che strano...ho sognato così tante volte che me lo dicevi che non capisco se sto sognando ancora.” Dissi io
“Allora stiamo sognando entrambi.” E mi baciò di nuovo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah Wood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente finimmo le riprese del film, un mese dopo che io e Jason ci fidanzammo. ciò significava che saremmo partiti per non so dove. Il che era meno imbarazzante ora che ci eravamo messi insieme. Con lui stavo bene, insomma mi piaceva, aveva un bel carisma e un carattere sicuro e responsabile. La cosa che amavo di più di lui erano i suoi denti bianchi, Dio aveva un sorriso meraviglioso. Così, dopo Natale, la mattina del 2 Gennaio 2002 ci dirigemmo in aeroporto insieme. "Allora." Dissi "Me lo dici adesso dove andiamo?" "Credo che lo scoprirai presto." "Quanto presto?" Insistei. "Praticamente ora." Salimmo sull'aereo e prendemmo i nostri posti. Ero molto emozionata. Pensavo in continuazione a quale poteva essere la destinazione. Londra? Hollywood? Magari in Italia, adoravo i suoi Borghi in mezzo alle colline. Mi ricordava la... "Volo per la Nuova Zelanda in partenza!" Appena il pilota esclamò quella frase il mio cuore perse di un battito o forse due. Guardai Jason dritto negli occhi. "Ora lo sai." Disse sorridendomi. Non sapevo di essere felice o terribilmente arrabbiata e triste. Guardai il lato positivo, avrei rivisto la mia amata Nuova Zelanda. Già pensavo alle sue colline, al meraviglioso set, ma anche se la mia testa voleva dirigere i pensieri verso quelle bellezze naturalistiche, il mio cuore pensava a lui. Dove ci eravamo conosciuti, il tempo passato insieme sulla nostra collina ad ammirare il tramonto, ai nostri baci...okay basta. Dovevo smetterla. Elijah era il mio passato e forse Jason sarebbe stato il mio futuro. Appena il portellone dell'aereo si aprì, io fui la prima a scendere. Per l'emozione non riuscii nemmeno ad aspettare Jason, che intanto prendeva le valigie. L'aria della Nuova Zelanda mi invase le narici, quel vento che non avrei mai dimenticato, quell'odore, quell'immenso. Jason mi raggiunse "Te la ricordi così?" Mi domandò. "Oh si. Perfettamente così." Scendemmo dall'aereo e io non stavo più nella pelle. Correvo come una bambina e non avevo intenzione di fermarmi. Jason cercava invece di non correre, camminava velocemente per cercare di raggiungermi. Ricordavo ogni albero, ogni collina, ogni cosa. Affittammo una camera singola, lui voleva riposare un po' dopo il lungo viaggio, ma io quasi volli schiaffeggiarlo "Adesso vieni con me!" Gli dissi afferrandolo per un braccio per portarlo fuori. Mi tolsi le scarpe e lui rimase quasi scandalizzato "Non è igienico. Rimettile." Esclamò. "Cosa può esserci di non igienico in mezzo alla natura Jason?!" Gridai io mentre volteggiavo. In una sola ora lo trascinai in tutti gli angoli che conoscevo, gli feci vedere il vecchio set della Contea e notai che era già pieno di turisti che volevano ammirarlo. Insomma, feci fare a Jason un bellissimo giro turistico della zona. Ad un tratto mi fermò "Aspetta! T/n!" Io mi voltai "Dimmi." Dissi con l'affanno. Lui sospirò "Mi hai fatto vedere tutto...sono le nove." "E allora? Io restavo qui anche fino all'alba...a volte." "Io voglio tornare. So che sei emozionata nel rivedere questo posto. Ma io ho bisogno di riposare." Rimasi un po' delusa, lo ammetto "Mhm...okay. Certo, scusa." "Grazie." Si girò per tornare al nostro appartamento. In effetti il sole era tramontato da un pezzo. Appena rientrammo Jason si buttò sul letto e io rimasi in cucina accendendo la musica. Lui mi seguì dicendomi "Ti aspetto a letto." "Arrivo." Risposi. "Possiamo stare un po' insieme. Sai cosa intendo?" Non mi voltai a guardarlo "Ho detto che arrivo." Ripetei e sentii i suoi passi allontanarsi. Guardavo fuori dalla finestra quando alla radio passarono una canzone familiare. La nostra canzone -Always- alzai il volume e una lacrima scese dai miei occhi seguita da altre. Non riuscivo a fermarle. Ricordai tutti i momenti insieme a Elijah mentre sentivamo questa meravigliosa musica. Quando l'abbiamo ballata, quando l'avevamo cantata. Ricordavo il suo viso, il suo meraviglioso sorriso mentre mi guardava ballare e cantare. Ricordavo che non sapeva ballare e si muoveva come un bambino che ascoltava la sua canzone preferita. Ricordavo le sue labbra rosee, quando mi baciava e i suoi occhi. Oh i suoi occhi...Non ne avevo mai visti di più belli. Quei quattro minuti mi fecero ricordare ogni suo dettaglio. Il profumo dei suoi capelli, il momento in cui i nostri volti erano ad un centimetro di distanza, il momento in cui le sue labbra toccavano le mie. Non mi stancavo mai di guardarlo, la sua schiena che si inarcava, quando accarezzavo il suo addome liscio come il marmo. Mi mancava il suo tutto. Mi mancava lui. Ma il quel momento non volevo pensarci, non potevo. La canzone finì e io cercai di tirare indietro tutte le lacrime. "Allora vieni?!" Mi domandò Jason dall'altra camera. Io senza dire una parola mi accostai alla porta, lo vidi sorridere malizioso "Non mi va oggi." Dissi. "A te non va mai. Insomma io posso aspettare certo, ma ormai siamo una coppia da più di un mese." "Ho detto che non mi va. Non farmelo ripetere." Lo guardai dritto negli occhi. Lui annuì, si rimboccò le coperte e si girò dall'altra parte. Con il mio Elijah era diverso pensai. Mi sdraiai sul letto il più lontano possibile dal mio ragazzo, ma non mi addormentai. Rimasi sveglia e vestita fino a che non lo sentii russare e poi mi alzai cautamente. Mi infilai le scarpe e la giacca e uscii cercando di non far rumore. Non avevo voglia di dormire. La Nuova Zelanda di notte era la parte più bella e io lo sapevo bene. Erano le dieci e mezza di sera, ne troppo presto, ne troppo tardi. Già avevo in mente il posto che avrei raggiunto. Ricordavo i sentieri come fosse stata casa mia. Mi addentrai nel bosco fino a che non scorsi il nostro piccolo paradiso segreto. Feci un sorriso a trentadue denti e mi sedetti vicino al laghetto. Dalle foglie pendenti degli alberi si intravedevano già le goccioline di rugiada, una mi cadde sul naso e sorrisi ancora. Con la mano accarezzai l'acqua cristallina del piccolo laghetto "Quanto tempo." Sussurrai. Poi singhiozzai e le mie lacrime contaminarono l'acqua. Ricordai di nuovo Elijah. La prima volta che mi portò lì. Io non volevo andarci, avevo paura, ma il suo sguardo...il suo tocco mi rendeva più sicura di me stessa. Ricordai quando facevamo il bagno dentro il lago, quando mi schizzava, quando giocava. Ricordai ogni singolo momento passato lì, prima solo in due, io e lui, poi subentrò l'amore. Il nostro amore. Ad un tratto mi venne in mente un altro posto dove mi sarebbero riemersi altri meravigliosi ricordi. Non volevo ricordare, ma allo stesso tempo volevo il contrario. Il nostro primo ricordo insieme, la prima volta che i nostri occhi si incrociarono. Mi diressi verso il ristorante dove andavo sempre a mangiare con Bob durante le riprese. Appena entrai il cameriere mi chiese se volessi sedermi, io non ricordo nemmeno se gli risposi o no, andai direttamente verso il fondo del locale. Superai i tavoli e intravedevo la porticina che conduceva all'acquario dove io e Elijah ci guardammo la prima volta. Aprii...dentro la stanza faceva freddo, era buia, al centro di tutto la vasca...ma era vuota. Non c'era l'acqua, ne coralli, ne alghe, ne pesci. Era completamente vuota come se le avessero tolto l'anima. In quel momento fu come se il mio cuore mi era uscito dal petto, perché non lo sentivo più. E se c'era ancora, era vuoto e abbandonato come quella stanza. Non mi accorsi nemmeno che un cameriere mi stava chiamando per poi afferrandomi per un braccio "Signorina non potrebbe essere qui." Mi disse, ma io non lo ascoltai. "Dov'è? D-dov'è l'acquario?" "Oh in questo periodo non avevamo molto denaro per la manutenzione. Perciò abbiamo venduto tutti i pesci tropicali e i coralli. Da un anno ormai." Spiegò. Io continuai a guardare quella vasca vuota "Era bellissima." Dissi. "Lo so signorina. Vuole restare un attimo da sola?" Io annuii avvicinandomi alla vasca. Quando il cameriere uscì io appoggiai la mano sul vetro di quello che era un acquario. Era completamente impolverato...abbandonato. Fortunatamente la mente riuscì ad offrirmi immagini passate dei miei ricordi di quel posto. Vidi la stanza illuminata con una luce dorata che accarezzava il mio viso, vidi la bellezza di quell'acquario, con tantissimi pesciolini tropicali che nuotavano avanti e indietro, c'erano i coralli Rossi e dei sassolini sul fondo, l'acqua era limpida e all'improvviso vidi di nuovo i suoi occhi che mi fissavano da dietro la vasca. Rividi l'istante che ci guardammo per la prima volta. Lui sorrideva, il suo sorriso innocente, poi si spense, mi guardò seriamente, come se gli avessero strappato di netto la felicità... E tutto tornò triste e freddo. Non lo vidi più perché non c'era. Cominciai a piangere di nuovo "Dove sei? Dove sei Elijah?" Sussurrai a me stessa. Quanto avrei voluto che mi sentisse, avevo bisogno di un suo abbraccio, del suo semplice tocco, avevo bisogno di lui. Mi scusai con i camerieri per il trambusto e uscii con le lacrime che erano ancora poggiate sulle mie guance. Volevo tornare a letto, ma allo stesso tempo non lo avrei mai voluto. Decisi di fare la mia ultima tappa, la collina davanti al Set della Contea, la nostra collina. Mi fermai lì per un po' e per qualche istante, quando mi giravo riuscivo a sentirlo ridere accanto a me...ma lui non era lì. Scesi al set e mi fermai ad ammirare le piccole casupole della Contea. Ad un tratto, mentre passeggiavo, sentii una voce maschile familiare che chiamava il mio nome. Mi girai e dal buio intravidi un mio vecchio amico "Peter?! Sei davvero tu?" "T/n! Allora non mi sbagliavo!" Gridò lui. Era il solito vecchio Peter Jackson: capelli lunghi e neri, barba folta e un paio di occhialotti rotondi. Ci abbracciammo felici di rivederci "Quanto tempo eh." Disse lui. "Troppo Peter. Che ci fai qui?" Lui rise "Che ci fai tu qui?!" "Oh io...mi mancava troppo questo paradiso." "Ah quanto ti capisco. Io sono qui da un po' ormai. Accolgo i turisti, ho molto da sistemare ancora, aiuto un po' gli attrezzisti con le vecchie scene delle montagne. Non vorrei mai che queste meraviglie vengano rovinate da stupidi attrezzi." "Come posso darti torto?" Risi. Lui mi guardò amorevolmente "Ci sediamo? Hai voglia di parlare un po?" "Ma certo Peter." Ci sedemmo su una delle tante casupole del Set deserto e cominciammo a chiacchierare del più e del meno "Allora t/n, come va il lavoro?" "Molto bene, grazie. Abbiamo finito da poco le riprese del film e sto aspettando che Bob mi ingaggi per il prossimo." "Mi fa piacere. Anche a me non va male, ma devo riabituarmi alla triste vita di città." Io risi "Oh Peter hai proprio ragione. Buona fortuna allora!" Anche lui scoppiò in un allegra risata e poi sospirò "So che sicuramente non ti va di parlarne ma...ho sentito le notizie." Capii subito di che notizie parlava, così anche io presi un bel respiro immaginando la grande questione che avremmo avuto. "Da chi lo hai saputo?" "Proprio da lui." Mi accigliai "Ti ha chiamato...per dirtelo?!" "A quanto pare. Era distrutto. Lo sentivo singhiozzare." "Piangeva? Per me?" "Non sai quanto. Lui ti ama...ma sei anche tu che devi scegliere della tua vita." "Non mi ama più Peter. Lui e Franka sembrano piuttosto felici insieme." Ripensai alla foto sulla rivista. Lui si accigliò guardandomi "Lui non sta con Franka Potente." "Ma cosa dici mai? Ho visto una foto dove lui e Franka si baciavano appassionatamente." "Si è vero è successo. Ma fu lei a baciarlo per prima, lui la baciò di seguito, ma...aspetta mi aveva mandato un messaggio della segreteria. Te lo faccio ascoltare?" Io lo guardai "Si." Sussurrai. Peter prese il cellulare e cercò il messaggio di Elijah. Appena sentii la sua voce il mio stomaco si attorcigliò e feci di tutto per non versare lacrime: "Ehi Pet, sicuramente stai lavorando, per questo ti mando un messaggio così puoi ascoltarlo tranquillamente. Riguardo a quello che abbiamo parlato ieri beh...volevo dirti che io non sto con Franka. Forse poteva piacermi davvero ma...quando mi ha baciato non capivo. Credo di averla baciata a sua volta soltanto per cercare di dimenticare t/n. Sono stato orribile, ho solo usato Franka e non volevo ferirla in alcun modo. Perciò le ho detto che non avrei voluto continuare. Perché c'era solo una ragazza...solo lei colmava il vuoto dentro il mio cuore, solo lei mi guardava come nessun'altra avrebbe fatto. Lei è...bellissima, ha un sorriso così meraviglioso che potresti rimanere sveglio per giorni senza stancarti a guardarla. Quando la osservavo dormire era sempre più bella, così pura. Mi sentivo un bambino con lei, non sapevo bene come muovermi perché c'era il rischio che potevo rimanere bloccato. Io pensavo di averla resa felice insieme a me...ma sono stato egoista. Peter...io la amo. Ma voglio che sia felice. E io l'ho ferita troppe volte. Quindi forse è meglio così." Il messaggio finì e a me scappò un singhiozzo, ma cercai di rimandarlo indietro. Non dissi una parola. "T/n..." sussurrò Peter "Puoi sfogarti, puoi gridare, puoi piangere...io non ti fermerò. Sapevo quanto eravate legati, innamorati." Io mi asciugai le lacrime, le mie labbra tremavano. Mi alzai in piedi di scatto "Lui non poteva dirmi tutto questo?! Non poteva dirlo a me?" Ero frustrata, forse come reazione alla tristezza infinita. "T/n, lui sapeva che stai insieme con quel tuo nuovo ragazzo adesso. Pensava fossi felice." "E come lo sapeva?! Adesso mi spia anche?" "Credo dalla tua amica..." "Autumn! Dovevo immaginarlo. Lei ha sempre tifato per noi ma a me non ascolta mai!" "Lo ha fatto perché sapeva che vi amavate." Io mi sedetti di nuovo. Stavolta le lacrime presero il sopravvento. Peter poggiò la sua mano sulla mia spalla. "Lui mi ama? Mi ama ancora..." Peter annuì "Posso farti una domanda?" "Si." Risposi accigliata. "Perché ti arrabbi così tanto per lui? Vi siete lasciati. Non ti dovrebbe importare più nulla." Riflettei molto sulla domanda, ma credo che la risposta era sempre nascosta dentro di me "Perché lo amo anche io." Guardai Peter "Io lo amo..." ripetei scandendo ogni sillaba. "Io ho bisogno di lui, ho bisogno del suo tocco, dei suoi baci, del suo sorriso, ho bisogno di Elijah." Peter mi sorrise amorevolmente "Allora chiamalo! Diglielo t/n!" "Io...io non ho più il suo numero. Non chiedermi come." "Va bene. Allora...oh mio dio." Lui si alzò. "Cosa?" Mi alzai subito dopo "Cosa Peter?!" Lui si grattò il mento "Elijah sta per partire. Non potrai raggiungerlo laggiù." "Quando? Quando parte?" "Domani alle due di pomeriggio." "Alle due?! Non arriverò mai in tempo...ci vogliono tredici ore di volo." "Si invece. Se parti adesso. Devi prendere il primo volo per Los Angeles e con un po' di buona fortuna arriverai tra le sue braccia giusto in tempo." "Ma aspetta! Jason...io non posso lasciarlo così." "Hai ragione. Cosa pensi di fare?" Mi domandò. "Io...io gli scriverò una lettera. Probabilmente gli spezzerò il cuore ma..." "Devi fare quello che ritieni giusto t/n." "Io voglio stare con Elijah. Jason, lui è stato un grande sbaglio." "Allora scrivigli." "E i bagagli? I miei vestiti?" "T/n Devi andare! Subito!" "Hai ragione. Non mi importa. Ora l'unica cosa che voglio è Elijah. Tu non puoi chiamarlo? Per avvertirlo?" "Non posso. Qui in mezzo al nulla non c'è campo. Proverò ad andare in città, ma mi ci vorrà del tempo." "Non importa Peter. Posso farcela." "Ti accompagno all'aeroporto." "Alla svelta." Dopo aver lasciato la lettera d'addio a Jason prendemmo la Jeep di Peter Jackson e in venti minuti arrivammo all'aeroporto. Non avevo bagagli, non avevo niente, solo un pensiero fisso: Elijah. "Stammi bene figliola. E buona fortuna per tutto." "Grazie Peter. Senza di te...non avrei mai capito cosa volessi davvero." Lui mi sorrise "Forza vai. Sta partendo!" Salutai di nuovo Peter e salii sull'aereo diretto a Los Angles.
   
 
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