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Autore: Antheros    23/08/2021    0 recensioni
Makalaurё che fu Principe e Cantore, fratello e guerriero.
Makalaurё che ora è solo e pensa, preda di pensieri e ricordi, e rivede in piccole cose chi ha amato ed ha perduto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maglor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tyelkormo, che fu

di Antheros



Il tappeto umido di aghi di pino e sabbia era soffice sotto i suoi piedi nudi. La brezza della notte gli scompigliava i capelli e gli gettava l’odore acre di salsedine in viso, unico spettatore della sua presenza. Aveva desiderato a lungo la pace di un abbandono, un luogo silenzioso, deserto dove poter lamentare la sua perdita e il suo dolore. Un passo dopo l’altro e Makalaurё si ritrovò in piedi al limitare degli alberi.
Il principe che un tempo era stato ora si nascondeva al mondo vestendo di panni logori e ricordi. La sua era una fuga impossibile, dai ricordi del passato, da sé, dal rumore profondo e ritmico dei pensieri, della colpa. Aveva desiderato a lungo il dolce sonno degli Uomini, o il lento svanire delle cose, ma più il tempo passava più a lui veniva concesso di restare. Logorato dal ricordo di quel ch’era il suo passato.
Una pigna rotolò fino al suo piede, scivolando giù da un masso biancastro. Forse per decisione di uno scoiattolo annoiato, o di un picciolo troppo scarno.
Makalaurё si fermò allungando una mano a raccoglierla. Un dito che le passava sulla lunghezza.
Umidiccia e pungente, la pigna gli portò alla mente il viso sorridente di Tyelkormo quando in Tirion usciva per correre libero nei boschi attorno a casa.
Tyelkormo, il fratello più frettoloso, quello avventato - gli ricordò la memoria, in una dolce carezza. 
Tyelkormo, che fu Celegorm, l’assassino, l’abile Cacciatore che prende la vita delle sue prede, siano esse Uomini o Animali - gli sussurrò la coscienza, in un richiamo al sapore di bile.
Tyelkormo che fu suo fratello, quello che ha Giurato e ha patito, che ha inseguito un sogno illuso e ha pagato con la vita - gli disse la mente, mentre le sue dita sfaldavano la pigna che teneva in mano. Una cascata di coriandoli legnosi ai suoi piedi, come cascata argentea furono i suoi capelli nelle giornate a Tirion; come cascata ramata furono i suoi capelli impregnati del suo stesso sangue e di quello del fratellino cui era più legato.
Una lacrima solitaria scivolò sulla sua guancia, la punta dell’amara disperazione che saliva dal suo petto. Un singhiozzo che divennero due e infine cento.
Tyelkormo che fu Turko suo fratello, il fratellino che correva, quello che amava gli animali e la foresta, l’amico di Oromё e degli animali tutti. Il fratello leale e combattivo, quello protettivo e amorevole. Il fratello e basta - gli urlò il cuore, mentre la rabbia si univa alla colpa.
Quella colpa di cui aveva narrato, il dolore di azioni e mancanze, la rabbia e la disperazione. Di essere solo.
Scivolò sul terreno umido Makalaurё; le mani a terra, l’arpa di lato. E gli occhi, quegli occhi che raccontavano storie e leggevano vite, chiusi bagnate da salate lacrime.
La caduta di un principe era quella, o forse il crollo di un fratello?









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Note d'Autrice
Buongiorno a tutti, spero che la storia vi sia piaciuta!
Di seguito alcune precisazioni.

  1. Di Makalaurё non conosciamo il destino al termine delle vicende che lo coinvolgono, si sa di voci che sussurrano di un Elfo che vaga al limitare dal mare e canta il dolore dei Noldor, così ho preferito, anche per l'impronta che volevo dare alla storia, lasciare l'ambientazione così fumosa. Una riva del mare con dei pini al limitare della spiaggia. E Makalaurё che è poi il protagonista.
  2. Perché chiamarlo Makalaurё e non Kanafinwё o Maglor... dunque innanzitutto perché ritengo che dopo quanto accaduto Makalaurё non voglia portare un nome che significa letteralmente "Forte voce di Finwё" e quindi per interpretazione "Finwё dominante"; lui infondo non è dominante né su altri né sui suoi stessi pensieri. Il nome Sindar invece mi sembrava un travisare il personaggio: è un principe Noldor e tale resta, anche se solo e ramingo. Makalaurё poi significa "Colui che forgia oro" e in questa visione poetica rientra tutta la sua capacità nell'esprimere ciò che prova e al tempo stesso nel provare quella drammatica disperazione nell'aver perso tutto.
  3. Infine spero che in questa storia non vi siano errori grammaticali o di sintassi, purtroppo l'italiano è una lingua a cui mi sto ancora approcciando e imparando pertanto se doveste trovare sbagli vi prego di informarmi, con tutto il rispetto del caso.
  4. Vi invito infine a lasciare una recensione così che io possa conoscere la vostra opinione, se vi fa piacere!
   
 
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