NELLA
PIOGGIA
"camminando,
camminando
cade la
pioggia..
la pianola, la
pianola
spazza la sera
gli ombrelli
sbocciano agli angoli"
Emma si
avvicina alla finestra, sta piovendo.
Non
è la solita pioggia di Londra però,
l’aria non è
permeata d’umidità come durante gli acquazzoni
primaverili. E’ pioggia leggera
questa, dolce, estiva. La giovane donna sospira, questa pioggia le
ricorda la
sua infanzia. Le ricorda i pomeriggi seduta sulla spiaggia del suo
piccolo
villaggio costiero, le ore passate a guardare la pioggia cadere, a
guardarla unirsi
alla onde.
Ma non
può permettersi di perdere tempo nei suoi ricordi,
è già tardo pomeriggio e deve ancora sbrigare
alcune delle faccende domestiche
quotidiane. Ha sempre mestieri da sbrigare. Per se stessa, per la
signora Stoner.
E’ incredibile quanto una casa possa riempirsi di polvere.
Emma indugia
ancora un po’ davanti alla finestra, sa che
non dovrebbe perdere tempo ma, la pioggia è
così… incantevole. Le faccende
possono anche aspettare, Emma indossa il cappotto e si appresta ad
uscire. Dirà
alla signora Stoner che doveva sbrigare alcune commissioni in
arretrato. Tanto
non si è mai presa un pomeriggio libero in più
del dovuto in tutti questi anni
al suo servizio.
Fuori
è umido, ma non troppo, l’atmosfera è
fresca. Frizzante.
La pioggia cade ancora, a tratti intensa ma poi rada, sembra un
innamorato alle
prime armi che prima avanza spavaldamente e poi si ritrae, per paura di
apparire superficiale agli occhi dell’amata. Londra
è un tramestio di passi
affrettati di uomini d’affari in ritardo e di dame che
correndo saltano sulle
carrozze per non rischiare di rovinarsi le acconciature. Da ogni
portone che si
apre sboccia un ombrello, che si dissemina insieme agli altri nelle vie
di
Londra, colorandole con tinte sbiadite. La grigia Londra con la pioggia
si
trasforma, diventa fremente, diventa viva.
Emma non ha
l’ombrello, nella fretta s’è dimenticata
di
portarlo, ma ora non ha voglia di tornare fino a casa a prenderlo. Si
tira su
la mantellina, fino a coprirsi la testa e prosegue il suo cammino,
mentre la
pioggia continua a danzare sopra la città.
“Emma,
Emmaaaa!”, una voce maschile la sta chiamando, un
rumore di passi affrettati che s’avvicinano dietro di lei.
Emma si gira,
incredula. William è ormai alle sue spalle, ha i biondi
capelli scarmigliati e
la faccia tirata per la lunga corsa che deve aver fatto.
“
Oh, buon pomeriggio Sir William! E’ tutto apposto?” chiede lei, preoccupata e stupita.
“
Certo certo, non si preoccupi. L’avevo riconosciuta da
lontano e mi sono solo permesso di allungare un po’ il passo
per raggiungerla e
accompagnarla, dato che non ha un ombrello” dice lui,
ansimando ancora per la
fatica della corsa. Emma sorride abbassando lo sguardo, e si rifugia
sotto
l’ombrello di William accettando il braccio che lui le porge.
“ Mi
dica che commissioni stava sbrigando,
l’accompagnerò
volentieri.” , dice William sorridendo.
“
Oh, io veramente… stavo solo facendo una passeggiata,
non ho una meta precisa” sussurra Emma arrossendo.
“
Ah, beh, meglio! Anche io stavo girando senza meta,
almeno ora siamo in due.” , esclama William.
Emma sorride.
Forse non dovrebbe ma è così contenta che
lui sia lì, con lei. Sa benissimo che è tutto
così assurdo, loro appartengono a
due classi sociali diverse eppure… eppure si sente scaldare
il cuore ogni volta
che lo vede, ogni volta che lui le sorride.
Parlano per un
bel po’, anzi lui parla, lei si limita ad
ascoltarlo e ad intervenire con cenni d’approvazione ogni
tanto. E’ così bello
sentirlo parlare apposta per lei, è così
cristallino il suono della sua voce. E
c’è poi quel calore, il tepore del suo braccio sul
quale lei si sta
appoggiando, quel calore capace di giungere fino in fondo
all’anima,
risvegliandola. Questo è ciò a cui pensa Emma,
mentre passo dopo passo
continuano ad avanzare sotto la pioggia.
“
Sarà stanca di camminare Emma, fermiamoci un
attimo.” ,
dice William invitandola a sedersi su una panchina sotto un portico.
Emma si
siede, e William subito dopo. Fianco a fianco, ora sono veramente
vicini. Può
quasi sentire il suo respiro sfiorarle la guancia. E’
così bello il suo
respiro, è regolare e profondo, è musicale.
Stanno in
silenzio.
La pioggia
intanto continua a cadere sottile.
Una musica di
un pianoforte lontano si diffonde nell’aria,
mescolandosi al ticchettio delle gocce che cadono.
La mano di
William s’appoggia esitante sulla sua. E’
morbida.
Emma alza lo
sguardo, tra le nuvole c’è uno squarcio di
cielo,
è
azzurro.
“
Sembra dipinto apposta per noi.” pensa
lei.
E intanto la
pioggia continua a cadere.
“gira,
gira
gira la pioggia
la pianola, la
pianola
spazza la sera
piccolo
piccolo è il
cielo
e grande
più per noi”