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Autore: Flitwick    22/09/2021    8 recensioni
“Benvenuto, sono molto lieta di fare la vostra conoscenza, monsieur. Io sono Marie Thérèse Bourbon.” Gli fece un piccolo inchino, vecchia abitudine dura a morire di un mondo ormai perduto. “Voi chi siete? Come vi chiamate?”[...]
“Voi siete Thérèse Capet. Mi hanno detto di appellarmi a voi così.” Si guardò intorno osservando la cella. “Io sono Charles.”

La principessa Marie Thérèse è stata prigioniera del Tempio per lunghissimo tempo. Esperienza che l'ha segnata per tutta la vita, ma se durante questa lunga e tediosa prigionia ci fosse un piccolo raggio di luce a rallegrarle le giornate?
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, Maria Teresa, Nuovo Personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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N.B. what if grosso quanto una casa 😊
 
 





 

Liaison
 
 

 
 
 
Prigione del Tempio, novembre 1794
 
“Fa un freddo da far paura! Non vedo l’ora di terminare il mio turno per poter tornarmene a casa!”
“A chi lo dici, me ne andrei volentieri, tanto dove vuoi che vada?”
Uno sghignazzo e delle risatine le fecero drizzare i capelli sul collo dalla rabbia. Erano giorni che le umiliazioni nei suoi confronti erano aumentati esponenzialmente, ma aveva sempre cercato di mantenere la calma e di non cedere.
 
Tu sei Marie Thérèse Charlotte Bourbon, fille de France e principessa di sangue reale. Non permettere a nessuno di degradarti, mai.
 
Si strinse nel misero scialle guardando la neve scendere dalla piccola finestrella della sua cella. Dall’ultima volta che aveva toccato la neve era passato così tanto tempo che non riusciva più a ricordare la data esatta.
Era esistito un tempo fatto di trine, seta e valletti e ora ne esisteva uno di miseria, fame e umiliazioni. Un tempo di abbandono e tristezza, dove ormai era rimasta sola.
Nel maggio di quell’anno anche la sua povera zia aveva visto la forca, ingiustamente. Mentre il suo adorato fratello era stato separato anni prima da loro per poter essere sfruttato a piacimento dall’Assemblea a raggiungere scopi malvagi. Come la morte della sua adorata madre, accusata di atti ignobili e falsi, creati solo per distruggere la sua immagine e la sua integrità.
 
“Perdonate, monsieur, dov’è mio fratello? Come sta?”
“Ma cosa vuoi che ne sappia di dov’è? Mangia e taci, non disturbare i poveri cittadini che devono anche fare la guardia alla tua cella, imbécile.”
 
 
Uno strano armeggiare con la serratura le fece spalancare gli occhi dal terrore distogliendola da quei pensieri ormai ricorrenti.
Cosa vogliono da me?
Si alzò di scatto raccogliendo tutto il coraggio che le era rimasto in corpo con un respiro profondo.
Quando la porta si aprì un uomo possente con una divisa blu entrò con passo fermo.
“Cittadina Thérèse Capet, l’Assemblea ha accolto la tua richiesta. Avrai diritto a una compagnia di tre ore settimanali a partire da oggi.”
Lo scrutò in religioso silenzio per diversi secondi, per poi rispondere con fermezza.
Vi ringrazio, monsieur. Siete molto gentile. Chi avrò il piacere di ospitare nella mia umile dimora?”
Il soldato si lasciò scappare un sorrisetto. Conoscevano tutti la lingua tagliente della decaduta principessa, ma questa era la prima volta che ne assaporava la lama.
Era sveglia ed estremamente vigile, non come l’avevano descritta all’Assemblea. Il ritratto che ne era uscito durante le riunioni era di una ragazza piuttosto sciocca e ottusa che rasentava la stupidità, eppure quello che gli si parava davanti era una fanciulla piena di acume e forza di volontà, che neanche le sevizie e le violenze erano riuscite a piegare.
Si fece indietro di alcuni passi, lasciando libera l’entrata e rivolgendosi a qualcuno alla sua sinistra.
“Coraggio, entra.”
Nulla.
Thérèse aspettò diversi secondi, fremendo di impazienza. Chi diavolo le avevano rifilato stavolta? Aveva richiesto una dama di compagnia diversi mesi addietro e nessuno aveva ritenuto la sua richiesta degna di essere ascoltata.
Cosa era cambiato, dunque? Che fosse una trappola?
“Dai, non ho tutta la giornata, entra.”
Vide il soldato sporsi ancora a sinistra, ma tutto sembrava tacere. Riprovò di nuovo, mentre la sua pazienza diminuiva esponenzialmente.
“Va bene, ho capito, faccio a modo mio.”
Allungò l’enorme braccio sempre nella stessa direzione e con poca gentilezza spinse dentro un ragazzino che si dimenava in malo modo. La scena aveva un non so che di divertente e fece sorridere la ragazza mentre il fanciullo si ricomponeva, aggiustandosi il colletto.
“Ti ho detto di non spingermi, Alain.” Lo sentì sibilare.
Aveva una voce di transito, tipiche dei ragazzini a quell’età, non ancora uomo, ma non del tutto bambino.
“E tu non metterci una vita ad entrare, non ho tutto il tempo del mondo. Ti vengo a riprendere fra un’ora, non cacciarti nei guai.”
Si voltò frettolosamente senza nemmeno degnarla di uno sguardo e chiuse la porta a chiave.
Rimasero soli e si esaminarono in silenzio, come se fosse l’inizio di un duello. Thérèse inclinò il capo per poterlo vedere meglio
Era di poco più basso di lei, aveva dei disordinatissimi riccioli bruni che spuntavano da qualsiasi punto del suo capo.
Che bel viso. Constatò la principessa scrutando gli occhi azzurri, il naso piccino e le labbra rosee. Non sembra un popolano, se fosse vestito adeguatamente sembrerebbe un principe.
Gli sorrise amabilmente, cercando di decifrare l’espressione enigmatica del suo nuovo ospite.
“Benvenuto, sono molto lieta di fare la vostra conoscenza, monsieur. Io sono Marie Thérèse Bourbon.” Gli fece un piccolo inchino, vecchia abitudine dura a morire di un mondo ormai perduto. “Voi chi siete? Come vi chiamate?”
Non le rispose. Rimase in silenzio a lungo guardandola dritto negli occhi.
La irritò parecchio, era estremamente arrogante. Lei poteva anche essere una principessa decaduta, ma lui era soltanto un maleducato popolano ignorante.
“Voi siete Thérèse Capet. Mi hanno detto di appellarmi a voi così.” Si guardò intorno osservando la cella. “Io sono Charles.”
Thérèse strinse i denti in un moto di rabbia. Avrebbe voluto urlargli di non permettersi mai più di appellarsi a lei in quel modo volgare e becero, che lei era e sarebbe stata per sempre Madame Royale, ma rimase di nuovo in silenzio. Poteva essere una trappola dei repubblicani per poterle fare del male. Non l’avrebbe mai data loro vinta, così si decise a prendere l’altra sedia, che ora fungeva da comodino e che un tempo era appartenuta a sua zia. La spolverò, e la pose di fronte alla sua, accomodandosi.
“Charles come? Qual è il vostro cognome?” Continuò indicando la seggiola.
Lo vide tentennare passando lo sguardo da lei alla sedia più volte, per poi decidersi ad accomodarsi.
“Non è importante il mio cognome.” Si strinse le mani coi brividi di freddo lungo la schiena.
Aveva delle mani lunghe e affusolate, come quelle di una fanciulla. La pelle bianchissima era macchiata da piccole chiazze rosse dovute al freddo. Nonostante i toni sgarbati con cui le aveva parlato, Thérèse si intenerì molto a guardarlo. I suoi abiti erano smessi e non della sua taglia, evidentemente presi da qualcun altro e troppo leggeri per la fredda stagione.
Frugò nella piccola tasca del suo abito, tirando fuori un piccolo manicotto in miniatura che aveva cucito mesi prima da un abito ormai distrutto.
“Prendete, state tremando.”
Charles si lasciò sfuggire una espressione sorpresa, mentre soppesava il piccolo brandello di stoffa. La guardò di nuovo negli occhi, per poi afferrare delicatamente il manicotto.
“Grazie. Fa un sacco freddo qui.”
La principessa sorrise mestamente. “Ci si abitua, ma con quello starete sicuramente meglio.” Si fermò un secondo, per poi riprendere “Come mai mi odiate così? Vi ho fatto qualcosa? Non mi guardate quasi nemmeno in faccia.”
“Io non vi odio, madame.” Charles si morse il labbro senza riuscire a guardarla. “Mi era stato detto che avrei tenuto compagnia a Louis Charles Capet, non a… “La squadrò dalla testa ai piedi “…Una donna.”
“È il re, Louis XVII!” Esclamò la principessa, mordendosi immediatamente le labbra per l’uscita pericolosa che aveva appena fatto. Avevano ghigliottinato per motivi molto più futili gente innocente, con questa affermazione rischiava seriamente di morire.
“Vi prego, non riferite questa cosa che vi ho detto. Mi sono sbagliata.” Bisbigliò con voce tremante.
Il ragazzo tacque, sbattendo lentamente le palpebre. “Non vi preoccupate, non lo farò. Però la prossima volta fate attenzione, certe affermazioni possono costarvi la testa.”
“Grazie, monsieur.”
Annuì, continuando. “Dicevo, che mi era stato detto che avrei dovuto intrattenere Louis Charles Capet, non voi. Non so cosa facciano le ragazze per diletto, ma io volevo duellare.”
Thérèse si lasciò sfuggire una risatina che le valse un’occhiataccia del suo interlocutore. “Quanti anni avete, Charles?”
“Tredici, madame.”
Un tuffo al cuore. Tredici. Come gli anni che avrebbe avuto il suo povero fratellino, morto anni prima. “Anche mio fratello avrebbe compiuto tredici anni quest’anno.”
“Il principe Louis Joseph?”
Annuì mestamente, mentre i ricordi del povero Joseph le ritornavano in mente. I suoi capelli biondi, la sua risata contagiosa… E la sua devastante malattia che se lo era portato via dopo lunghe sofferenze.
“Vi manca molto? Non ho fratelli, non so cosa si provi.” Continuò Charles con un poco di imbarazzo.
Thérèse sorrise, asciugando velocemente una piccola lacrima che era sfuggita dal suo controllo. “Sì, mi mancano ogni giorno. Vorrei poter vedere mio fratello Louis Charles almeno per una volta. Tanto tempo fa lo sentii cantare nel cortile, ma da allora è sparito. Spero davvero che stia bene.” Si sporse verso di lui di nuovo. “Siete figlio unico? I vostri genitori non hanno più avuto figli dopo di voi?”
Scosse la testa. “Sì, madame. Sono figlio unico. Non c’è stato nessun altro oltre me.” Fece un sorrisetto enigmatico. “Per fortuna.”
“Per il vostro carattere impertinente?” Si lasciò sfuggire la principessa mal trattenendo una risata.
Charles la guardò esterrefatto, per poi ridere anche lui. “Sì, madame, diciamo di sì. Mio padre ha sempre detto che sono un tipo… Con un bel caratterino, ecco.”
“Lo diceva anche mia madre di me.”
Risero insieme delle sciocchezze dette in precedenza. La tensione stava iniziando a svanire e la lingua del ragazzo sembrava sciogliersi una volta presa un poco di confidenza. Era comunque guardingo, ma Thérèse vide i muscoli del suo viso rilassarsi mentre parlava e la sua posa farsi meno rigida.
“Vostro padre dev’essere un brav’uomo, sarete felice di tornare da lui ogni sera.” Aggiunse la principessa con un velo di malinconia. Lei non aveva più un padre, tanto meno una madre a cui rivolgersi e questo la faceva sentire profondamente sola e abbandonata a se stessa, ma il ragazzo non le rispose subito e percepì una tristezza avvolgerlo.
“Mio padre e mia madre sono morti, madame. Diversi anni fa, nel 1789. Avevo sette anni, purtroppo i ricordi che ho di loro diventano sempre più confusi ed evanescenti, ma cerco di tenerli stretti a me più che posso anche grazie ai racconti di chi li ha conosciuti.”
Il cuore di lei fece un tuffo. Era orfano, proprio come lei. Avevano perso i genitori in condizioni e situazioni diverse, ma ora erano entrambi soli al mondo. lui poteva capire cosa significasse non avere nessuno cui contare.
“Mi dispiace molto, posso capirvi. Immagino che però vi manchino molto, come qualsiasi genitore nella vita di un figlio.”
“Sì.” Aggiunse laconicamente con voce rotta dall’emozione. Thérèse era sempre più sorpresa da quel ragazzo così strano. Si atteggiava da spaccone, ma al minimo accenno ai suoi sentimenti e ricordi più intimi lo faceva sciogliere. Era così fragile e sensibile che lei lo avrebbe abbracciato.
“Come erano i vostri genitori? Parlatemi di vostro padre e di vostra madre.”
Lui aprì bocca, ma una piccola campanella suonò e la porta si aprì immediatamente. L’omone di prima si affacciò nella piccola cella cercando il ragazzo.
“Ora finita, coraggio Charles, è ora di tornare a casa.”
Il ragazzo rimase bloccato qualche secondo, per poi passare velocemente lo sguardo da lui alla principessa. Fece poi un sospiro e si alzò.
Va bene, Alain. Arrivo. Dammi un minuto.”
Si rivolse poi verso di lei, visibilmente triste e amareggiata che quella ora così spensierata, iniziata con qualche difficoltà fosse già terminata.
Ora vado, ci vediamo la prossima settimana, madame.” Le sorrise. Un sorriso sincero e dolce che le fece battere il cuore. “È stato un piacere conversare con voi, alla fine non è così male passare il tempo con una donna.”
“Vedrai come ti piacerà fra qualche anno, pivellino.” Sghignazzò Alain dal corridoio mentre Charles lo fulminò con i suoi occhi azzurri.
“Arrivederci…” Le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandogliele delicatamente. Come un vero gentiluomo. “…Principessa.”
Le guance di Thérèse si colorarono di un rosa tenue, mentre il suo cuore batteva forte nel petto. Non era più abituata a tanta gentilezza e cordialità e quel ragazzo che all’apparenza si mostrava così grezzo e poco educato, nascondeva una nobiltà d’animo e una cavalleria degna di un nobile.
Un nobile…
Lo vide incamminarsi verso la porta, ma gli prese velocemente la mano, facendolo voltare visibilmente sorpreso.
“Ditemi il vostro nome completo, monsieur. Ve ne prego.”
Charles deglutì, a disagio, per poi sospirare. Le mani delicate della principessa gli tenevano la sua e questo gli donava strane emozioni che lo facevano arrossire ed imbarazzare allo stesso tempo.
“Mi chiamo Charles André Grandier, madame.”
 
 
 

 
Note dell’autrice:
Dunque, che dire, qui mi sono proprio sbizzarrita. Ho voluto immagine un figlio ipotetico di Oscar e Andrè nato il 14 luglio 1782. Diciamo che nella mia testa si sono accorti un pochetto prima dei loro sentimenti e ci sia stato… Un piccolo incidente di percorso 😉 che loro hanno ovviamente cresciuto e amato, ma questa è un’altra storia.
In questo frangente Charles è affidato ad Alain ed è solo come la figlia di Maria Antonietta, Maria Teresa. Mi è sempre piaciuta l’idea di questa coppia e questa è la prima volta che do loro vita. Spero che vi piaccia.
Charles è ovviamente un personaggio di fantasia, ma ha ovviamente diversi tratti dei suoi genitori, sia fisici, ma soprattutto caratteriali. Penso sia abbastanza palese a chi assomigli! 😊
Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va, vi ringrazio molto per la vostra attenzione.
A presto,
Flitwick

 
  
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