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Autore: MaryFangirl    26/09/2021    0 recensioni
Sette anni fa, quando Hanamichi salutò Kaede il giorno prima di partire per gli Stati Uniti, pensò che lo avrebbe rivisto presto. Ma non fu così, perché non ebbe più notizie della volpe.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una storia tradotta in italiano dallo spagnolo. Tutte le info subito qui sotto.
 
Titolo originale: Falling
 
Ciao a tutti, ecco un'altra fanfiction tra quelle che ho scoperto navigando su siti di fanfiction stranieri, le autrici di lingua spagnola sono abbastanza scatenate e ho avuto il piacere di leggerne alcune molto molto belle, quindi ecco che ho deciso di portare in lingua italiana alcune di quelle che ho ritenuto più valide...il denominatore comune è sempre la Hanamichi/Kaede, coppia principale in tutte le fanfiction su Slam Dunk sotto il mio nome ^^
 
Grazie a chi leggerà e vorrà lasciare un commento. Buona lettura
 
 
 
Era notte e l'unico rumore che si sentiva era quello delle cicale, segno che l'estate era vicina. Faceva caldo, ma da poco si era alzata una brezza molto fresca e piacevole. Entrambi erano faccia a faccia, in silenzio per alcuni secondi. Erano davanti all'ingresso del giardinetto di una casa molto umile; in realtà l'intero quartiere era molto umile. In lontananza si udì una sirena.
 
Il silenzio tra loro cominciò a farsi pesante, così il ragazzo più alto si schiarì la gola e alla fine decise di continuare a parlare.
 
Bene, questo è tutto...” mormorò, “volevo che lo sapessi”
 
L'altro ragazzo lo guardava con malinconia, come se quello che stava accadendo fosse una cosa passata e non presente, come se quella tristezza che lo affliggeva da mesi fosse improvvisamente scomparsa e fosse rimasto solo il ricordo di tempi migliori.
 
Grazie” disse forzando un sorriso gentile, di quelli che in pochi avevano visto, ma riuscì solo a risultare amaro, “ma non dovevi venire apposta a casa mia solo per dirmelo”
 
Dovevo farlo. Parto domani...”
 
Ah...” solo per un istante Hanamichi vide perfettamente un lampo di dolore attraversare il viso dell'amico, che distolse poi lo sguardo, “allora...buon viaggio...”
 
Rukawa...” sussurrò preoccupato.
 
Davvero, spero che tutto vada bene”, lo guardò di nuovo negli occhi, “non farti battere dagli americani, eh?”
 
Certo che no...”
 
Hanamichi cercò di sorridere, ma fallì a sua volta.
 
Tornerai ogni tanto, vero?” chiese Kaede.
 
Certo!” esclamò Hanamichi, “mia madre rimane qui, quindi verrò ogni volta che posso. Soprattutto per le vacanze”
 
Fantastico...e dimmi, sai già cosa studierai lì?”
 
Economia, come mio padre...e tu...?”
 
Giornalismo”

“All'università di Kanagawa?”
 
No, alla Todai”
 
Ti hanno accettato?” si sorprese Hanamichi; poi si pentì del suo tono scettico, “voglio dire, dicono che è molto difficile entrarci...devi aver preso ottimi voti agli esami di ammissione...”
 
Diciamo che ultimamente non avevo altro da fare che studiare...”
 
Ad ogni secondo che passava Hanamichi si chiedeva come Kaede potesse rimanere così sereno; come fosse rimasto così sereno per tanti mesi. Conoscendolo come lo conosceva adesso, avrebbe dovuto essere devastato.
 
Beh, devo rientrare” disse Kaede, “ci vediamo allora...”
 
Sì...”
 
Di nuovo il silenzio li avvolse, più pesante che mai. Hanamichi si stava chiedendo quale sarebbe stato il modo più appropriato per salutarsi, se con una stretta di mano o un abbraccio...ma apparentemente Kaede stava considerando un'altra opzione.
 
Perché fu quello che accadde. Kaede fece un piccolo passo verso di lui...e lo baciò.
 
Un bacio breve e tenero. Le labbra di colui che ancora chiamava 'volpe' si separarono dalle sue con la stessa delicatezza con cui vi si erano posate. Hanamichi non ebbe nemmeno il tempo di reagire.
 
Ciao...” disse semplicemente Kaede, poco prima di voltarsi per entrare di nuovo in giardino.
 
Hanamichi lo fissò entrare in casa con una faccia da idiota, in quel momento non riusciva ad analizzare cosa fosse successo.
 
A presto...” sospirò guardando l'umile casa per l'ultima volta, poi si girò e si allontanò per le strade buie del quartiere.
 
x x x
 
Si svegliò un po' scosso. Era già buio, guardò l'orologio e vide che erano solo le otto di sera. Diede un paio di manate al cuscino e si sistemò per riaddormentarsi. Improvvisamente si ricordò di ciò che aveva sognato.
 
“Rukawa...”
 
Non era la prima volta che sognava della sera in cui aveva salutato Kaede Rukawa, il giorno prima di partire per gli Stati Uniti. Probabilmente perché, anche dopo tanti anni, continuava a chiedersi perché la volpe avesse aspettato che lui gli dicesse che se ne andava per confessare i suoi sentimenti.
 
-Beh, chiamiamolo confessare...- pensò. Tutto quello che Kaede aveva fatto era stato baciarlo...un gesto che diceva molto in sé.
 
Peggio ancora, non era mai stato in grado di chiederlo a lui, dal momento che da allora non aveva più avuto notizie di Kaede. Quando era tornato in Giappone all'inizio dell'estate, cioè appena tre mesi dopo la sua partenza, la volpe era già scomparsa. Nessuno sapeva niente di lui, né Ayako, Ryota, Takenori, Hisashi, Haruko...nemmeno il coach Anzai.
 
Naturalmente era andato a casa sua un paio di volte, anche se non aveva mai trovato nessuno. Ma anche se la sua famiglia si fosse trasferita e la casa fosse rimasta vuota, era impossibile che nessuno fosse venuto a conoscenza del suo nuovo quartiere o città. E Kaede non era nemmeno entrato nella Todai né aveva perseguito la carriera universitaria di cui aveva parlato.
 
Ogni volta che era tornato in Giappone aveva chiesto di lui a tutti quelli che conosceva, ma ottenendo sempre la stessa risposta...ed era stato così per sette anni.
 
Ora era ancora una volta in Giappone, precisamente a Hiroshima, convocato dalla sua squadra per il mondiale di basket, aveva 25 anni e giocava per i Chicago Bulls, come riserva. Aveva quasi tutto quello che voleva, tranne sua madre, morta un paio d'anni prima in un incidente, e la sensazione che gli mancasse qualcun altro...
 
La porta della camera si aprì con un botto e il suo compagno di stanza entrò più rumorosamente che mai. Accese la luce e si avvicinò al letto dove stava riposando.
 
“Ehi, Sakuragi! Ancora a letto?” chiese Furuta con la sua voce stridula.
 
“Lasciami in pace, non hai passato metà della giornata su un aereo per venire qui” ringhiò Hanamichi, coprendosi la testa.
 
“Ma hai passato l'altra metà a letto, stanotte non dormirai e domani non ci sarà nessuno a svegliarti...”
 
“E a te che importa? Non è che tu sia incaricato a farlo”
 
“Non fare così, amico! Dai, alzati e andiamo a divertirci”
 
“Non voglio divertirmi, voglio solo dormire...”
 
“Non vuoi uscire un po'?”
 
“No...”
 
“Beh, in verità nemmeno io” Furuta si sedette sul letto con un balzo e prese un giornale giapponese dal comodino. “Portiamo qui la festa?”
 
“Nooo...”
 
“Cosa preferisci, un ragazzo o una ragazza? Io un ragazzo, ma questa volta non voglio una 'pazza' che getta piume ovunque né un travestito come quella volta. Vedo se trovo qualcosa...”
 
Hanamichi non era troppo sorpreso. Conosceva Furuta dalle precedenti convocazioni così come le sue preferenze e tendenze. Maledisse il fatto di dover dividere la stanza con lui.
 
“Ma dove vai adesso...?” chiese, stanco. “Se l'allenatore ti scopre...”
 
“Ti ho già detto che neanche io ho voglia di uscire, chiamerò qualcuno che può venire qui...” rispose Furuta.
 
“Che?!”
 
“Beh, sai, o rimani o te ne vai...”
 
“Non posso crederci, che faccia tosta che hai...”
 
“Che ne pensi di questo?” Furuta iniziò a leggere, “Satoshi, 24 anni, alto, bel corpo. Discreto. Chiamami al...”
 
Non poté continuare a leggere perché Hanamichi gli gettò il cuscino in faccia. Si alzò con la faccia imbronciata e andò in bagno.
 
“Non fare così, voglio solo distrarmi un po'!”
 
Hanamichi non terminò di ascoltarlo perché sbatté la porta. Si guardò per un attimo allo specchio e andò direttamente in doccia, se doveva essere obbligato a uscire almeno si sarebbe sistemato un po', perché con quell'aria da persona che si era appena alzata dal letto faceva abbastanza paura.
 
Si trattenne più di quanto avesse avuto intenzione, trascorrendo più di mezz'ora sotto l'acqua. Quando uscì, con addosso solo un asciugamano, Furuta si stava pettinando davanti a uno degli specchi della stanza, il che significava che il suo ospite stava per arrivare. Lasciò l'asciugamano per terra accanto al letto e prese dalla valigia dei pantaloni e una semplice maglietta, non avendo ancora disfatto il bagaglio. Mentre si vestiva, dovette sopportare gli sguardi lascivi e non mascherati di Furuta.
 
Certamente, con la sua bellezza, il suo corpo, e i suoi 205 centimetri di altezza, chi non lo avrebbe fissato?, pensò Hanamichi, non aveva perso nulla dell'ego che l'aveva caratterizzato dall'adolescenza.
 
Mentre si pettinava un po' i capelli rossicci con le dita davanti a un altro specchio, pensò a cosa fare in quel paio d'ore. Se Yohei e gli altri fossero potuti venire a Hiroshima invece di lavorare, avrebbe potuto incontrarli. Non li vedeva da parecchio tempo e gli mancavano molto.
 
Gli mancavano molto anche i suoi compagni di squadra dello Shohoku. A malapena li vedeva un paio di volte all'anno, o anche meno. Aveva sempre pensato che avrebbe incontrato qualcuno nella nazionale, ma non era stato così. Era pur vero che il mondo dello sport era come un imbuto, in molti si distinguevano da giovani ma pochi diventavano professionisti...Hisashi e Ryota non erano andati all'università e avevano iniziato a lavorare, senza continuare a giocare, Takenori e Kiminobu avevano lasciato il basket entrando all'università, anche se apparentemente il Gori aveva voluto continuare, e Kaede...Kaede aveva dovuto smettere definitivamente a 17 anni.
 
Altri giocatori di altri istituti avevano invece raggiunto il livello professionistico. Ad esempio Eiji Sawakita, che come lui giocava nell'NBA ed era stato convocato a sua volta ma sarebbe arrivato il giorno dopo, Shinichi Maki e Hiroshi Morishige, che giocavano nel campionato giapponese, nello specifico negli Aishin Sea Horses, il primo era stato convocato – ed era nella stanza accanto – mentre il secondo aveva saltato il mondiale a causa di un infortunio.
 
“Beh, io vado” disse Hanamichi, prendendo il portafogli e dirigendosi alla porta, “Torno tra un paio d'ore, sarà meglio che tu abbia finito” lo minacciò con aria un po' seria e un po' scherzosa.
 
“Ooook!” disse Furuta imitando un famoso comico giapponese.
 
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Hanamichi, che era lì vicino ed era pronto a uscire, andò ad aprire.
 
“Ricorda, eh, due ore e...” non appena l'aprì completamente, rimase senza parole.
 
Dall'altra parte, in attesa in corridoio mentre fumava una sigaretta, c'era Kaede Rukawa. Quando anche lui lo riconobbe subito, non apparve così sorpreso.
 
“...” Hanamichi cercò di dire qualcosa ma non poté fare a meno di restare a bocca aperta come un idiota.
 
Kaede tirò un'altra boccata alla sigaretta senza distogliere lo sguardo da lui. Il volpino aveva un bell'aspetto, anche se era più magro che in passato. Indossava i jeans e una maglietta nera a maniche lunghe nonostante fosse estate. Portava anche i capelli più lunghi e un orecchino con un brillante all'orecchio sinistro.
 
“Wow, che sorpresa...” mormorò infine Kaede.
 
Dietro Hanamichi, che ancora non riusciva a reagire anche dopo aver sentito di nuovo la sua voce dopo così tanto tempo, apparve Furuta, che lo spintonò un po'.
 
“Satoshi?” chiese squadrandolo dall'alto al basso, visibilmente compiaciuto.
 
Anche Kaede guardò Furuta dall'alto al basso e, con stupore di Hanamichi, annuì.
  
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