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Autore: JSGilmore    29/09/2021    1 recensioni
Melinda e Daniel sono due fratelli, nati e cresciuti a Mason Street, una via degradata di Brixton. A causa del lavoro a tempo pieno dei genitori hanno dovuto guardarsi le spalle a vicenda da quando sono piccoli e hanno stretto, da subito, un legame molto profondo. Tutto è sempre filato a meraviglia, fino al quattordicesimo compleanno di Melinda, in cui la ragazza scopre di provare un attaccamento morboso per suo fratello maggiore. Un attaccamento che presto si trasformerà in una dolcissima ossessione. Lei non avrebbe dovuto innamorarsi di lui, e lui non avrebbe dovuto amarla a sua volta, ma nonostante i tentativi di allontanarsi alla fine non potranno fare a meno che cedere... E le conseguenze del loro amore non tarderanno ad arrivare....
La storia racconta della vita di due persone, dall'adolescenza fino all'età adulta e di come un amore proibito è in grado di segnare indelebilmente intere esistenze. La storia racconta di un incesto tra fratello e sorella, quindi se siete sensibili al tema vi sconsiglio caldamente la lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Questa storia è un racconto che affronta una tematica delicata, ovvero l'incesto tra fratello e sorella.
Il racconto non ha l'obiettivo né di condannare né di glorificare una storia tra consanguinei, semplicemente vuole esplorare una tematica controversa nel modo più delicato possibile e mettere alla luce delle problematiche che nella nostra società vengono costantemente sepolte.
Non è ispirato a fatti realmente accaduti, non vuole giustificare chi intraprende certi tipi di relazione.
Sconsiglio la lettura a un pubblico molto giovane. Il rating arancione è solo per la delicatezza del tema trattato,
Spero gradirete la lettura <3





Prologo


La porta del mio studio si spalanca. Eppure, c'era un cartello gigante appeso alla maniglia con su scritto please do not disturb.

«Dottoressa Davies», dice Simone e il suo viso è tremante e grassoccio, «C’è suo fratello al telefono, che faccio?»

Ho un piccolo mancamento.

Simone è la segretaria dello studio in cui lavoro, uno di quelli attrezzati che ha anche i bagni con le docce e gli accappatoi di spugna, ma un fastidioso via vai.

Chiudo il manuale di psicoterapia che sto studiando per un corso di aggiornamento e le sorrido.

Oggi è una giornata di abrogazioni: in mattinata sono venuti a trovarmi mamma e papà nel mio appartamento vicino alla fermata di King’s Cross.

Mamma e papà: qualsiasi significato questo binomio contenga, non smetterà mai di stupirmi l’approssimazione che alcune parole conferiscono a certi rapporti.

Ho concesso loro di venirmi a trovare solo perché ho rinnovato da poco la tappezzeria. Mamma non ha fatto altro che snervanti considerazioni sulla realtà multietnica di Londra e sul sovrapprezzo sulle tazze di tè. Mio padre, invece, non smetteva di ripetere: «Ben fatto, Mel, ben fatto»

Ma ben fatto cosa, esattamente? Ben fatto per la mia laurea in psicologia, e per il mio dottorato? Ben fatto perché ho un lavoro stabile che mi permette di pagare il bollo dell’auto e la donna delle pulizie, mentre posso rimanere seduta con i piedi sul tavolino di vetro mentre sbuccio arachidi?

«Digli che ci vediamo questa sera, e che se ha cose importanti da dirmi può scrivermi un messaggio»

Simone è interdetta, la sua faccia carnosa sembra uno di quei ritratti di Botticelli e mi impegno con tutta me stessa per non immaginarla nuda. «Ma, dottoressa, dice che vuole parlare con lei a voce assolutamente!»

Guardo l’orologio appeso sulla parete e constato che sono quasi le sei, tra dieci minuti stacco e posso chiamarlo direttamente al cellulare: qui mi sento spiata. Dai colleghi, da Simone, dai pazienti.

«Cosa c’è di tanto urgente?»

Simone non sa come dirmelo. «È per la cena di questa sera, dice che vuole cucinare lui, perché lei, dottoressa, è un po’ pasticciona. Ma voleva prima chiederglielo…»

«Dagli pure il via libera.»

Simone arrossisce. «Dottoressa, nemmeno io so cucinare, le confesso.»

«Grazie, Simone. Quando esci chiudi la porta, per favore.»

Fa come le ho chiesto e inspiro forte.

Il mio lavoro mi piace, mi dà soddisfazione e mi chiedo spesso se lo sto facendo nel modo giusto. Ogni psicoterapeuta ha una sua concezione della realtà che si basa sull’investimento della propria. Il mio vissuto privato è coerente con l’idea professionale che ho, e che faccio in modo che abbiano anche i mei pazienti, sul percorso di cura.

Non ci sono buchi neri nel mio passato. Non ci sono traumi infantili che mi hanno compromesso il normale funzionamento cognitivo comportamentale.

Nonostante abbia amato mio fratello.

Nella libreria del mio studio conservo ancora la copia del libro L’amante, di Marguerite Duras che Daniel mi ha spedito l’anno scorso, quando ero in Francia. All’interno c’è una dedica che ho letto migliaia di volte:

Alla mia sorellina Melinda,
spero che Marsiglia non sia più caotica di come la ricordo,
ma non farebbe una grande differenza, quella città è un cuore che pulsa.
Ti invio questo libro, come fece una ragazza di poco più di vent’anni con me: una ragazza di una fragilità, fermezza e profondità che le ho sempre invidiato.
Con gli anni, Melinda, sei riuscita a sciogliere quella fragilità ma rimani ancora sognatrice, con l’idea di cambiare il mondo, e questo non lo perdere mai!
Neanche se stai viaggiando su un camper in una circonvallazione di periferia!
Tu puoi fare tutto!
Perciò, ti prego, rimani come sei.
Tuo per sempre, Daniel.


Con queste parole nella testa, prendo il cappotto e mi arrotolo la sciarpa al collo. Questa sera ho una cena importante e non posso fare tardi per nessuna ragione al mondo. Prima di arrivare a casa, però, voglio raccontarvi una storia. La storia di come io e mio fratello ci siamo innamorati, e di come tutto ebbe inizio, a Mason Street.


Note
Carissimi lettori, ecco il prologo di questa storia. Vi piace?
Fatemelo sapere con una recensione, dai su su che è GRATIS
Con tanto affetto, JSGilmore
   
 
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