Prompt: kid fic
Galante
288 d.C. (dopo la Conquista
di Aegon)
Garlan corse veloce nel parco
degli dei.
Trovò suo fratello al solito
posto, intento a leggere sotto uno dei Tre Cantori. I tre grandi alberi diga
univano i loro rami in una volta rossa che proteggeva Willas dal sole. L’acqua
del laghetto di fronte a lui così calma che sembrava uno specchio. Il ragazzino
si arrestò e si piegò a riprendere fiato. «Willas, devi sbrigarti! La nonna è
arrivata. Papà dice che dobbiamo andare subito ad accoglierla».
L’adolescente sollevò lo
sguardo dal libro sorpreso e poi guardò il cielo. «Oh, non mi ero accorto fosse
passato tanto tempo. Hai ragione dobbiamo sbrigarci».
Garlan riprese a correre.
Dopo poco si voltò e non vide il fratello dietro di sé. «Willas veloce. Dobbiamo…»
vide Willas e improvvisamente ricordò. Il ragazzo si stava faticosamente
alzando appoggiato al suo bastone, la gamba sinistra chiusa nell’imbracatura
del maestro. Ancora non si era abituato a vederlo così.
I due fratelli si
incamminarono al passo claudicante di Willas verso Alto Giardino.
«Oh, madre», disse Mace
Tyrell dirigendosi a braccia aperte verso lady Olenna all’entrata del castello,
«che gioia riaverti qui». Le stampò due grandi baci su entrambe le guance.
«Ti prego, sarò stata via
neanche un mese».
Lady Alerie sorrise alla
suocera avvicinandosi anche lei per baciarla. «Madre ci onori in que–».
«Alerie ne abbiamo già
parlato, niente madre con me. E ora dove sono i miei prediletti, gli
unici che vale la pena vedere qui?»
«Nonna!» strillarono
all’unisono Loras e Maergery. I due bambini corsero a fare le feste alla nonna
che gli accarezzò i lunghi boccoli castani. Il fratellino e la sorellina si
assomigliavano così tanto che l’unico modo per distinguerli erano i vestiti.
«E gli altri due? Già non gli
importa più di questa vecchia decrepita?»
«Oh, madre, non dire così.
Loro sono… ehm. Oh, eccoli finalmente» esclamò Mace vedendo arrivare Garlan e
Willas in fondo al corridoio.
Garlan sentì gli occhi della
nonna squadrarlo da capo a piedi. Lo faceva sempre sentire a disagio. Si
affrettò a raggiungerla.
«Ben arrivata nonna» disse dandole
un bacio sulla guancia avvizzita. La nonna era talmente piccola che non doveva
neanche alzarsi in punta di piedi.
«Ah ora non cominciare, se ci
tenevi davvero alla nonna saresti arrivato prima» rispose lei abbracciandolo.
Il bambino sentì le dita ossute tastargli la spalla cicciotta.
«Garlan non ha alcun colpa
nonna» disse Willas arrancando. «Non voleva lasciar indietro il suo povero
fratello zoppo». Lo sguardo di Olenna cadde
sulla gamba ferita del nipote.
«Ah, quella serpe Martell.
Non lo perdonerò mai per quello che ti ha fatto» borbottò la vecchia.
«Beh, ora siamo compagni
nonna» disse Willas battendo un paio di volte il proprio bastone contro quello
di lei.
Olenna sorrise e tutta la
famiglia si incamminò verso la sala grande.
Garlan prese felice un’altra
fetta di dolce. «Garlan non faresti meglio a fermarti?» disse con voce ferma la
nonna. «Non mi sembra che tu abbia bisogno di altri dolci».
«Madre, è un ragazzo che
cresce. Un paio d’anni e dovremo chiamarlo Garlan il Gigante» ridacchiò Mace.
«Come è successo con te?»
chiese Olenna affondando un dito magro e rugoso nella pancia del figlio.
Garlan poggiò la forchetta.
Improvvisamente gli si era chiuso lo stomaco.
«Potremo chiamarti Garlan il
Grasso allora?» bisbigliò Willas.
«No, Willas ti prego».
«Non ti piace? Allora Garlan
il Gargoyle?»
«Willas…»
«Garlan il Grezzo, Garlan il
Grullo…» cantilenò Willas. Garlan gli diede un pugno sul braccio.
Finita la cena, cominciarono
le danze. I lord e lady dell’Altopiano piroettavano e cantavano nella grande
sala. La voce profonda di lord Tyrell rimbombava più forte di tutte: «Dammi
un bacio in riva al Canal Lungo e ancora altri due quando insieme sarem, perché
morirem, domaaani».
«Io spero entro
stasera» commentò Olenna seduta accanto a Willas.
Davanti a loro sfrecciò
Maergery che si rincorreva con le cuginette e le compagne di corte. «Loras,
Loras! Vieni a giocare con noi» disse correndo dal fratellino.
«No! Le femmine fanno schifo»
disse lui scappando via come un fulmine.
«Tra qualche anno rimpiangerà
tutte queste fanciulle che lo inseguono» disse Willas.
«Oh, non per tutti è così. Credimi»
disse Olenna ingurgitando un lungo sorso di vino.
«Te la sei proprio legata al
dito la storia di Daeron Targaryen».
«Se mi avesse sposato, stai
certo che i Targaryen sarebbero ancora sul trono, ma non ho alcun rancore, direi
che mi sono rifatta ampiamente» disse indicando la sala col bicchiere.
Garlan, nel frattempo, se ne
stava fermo in un angolo. Aveva gli occhi fissi su Leonette Fossoway. La ragazza
era solo un anno più grande, ma già lo superava di una testa. Non prendeva
parte ai balli, ma accompagnava la musica con la sua arpa.
«Ehi».
Garlan si girò di scatto e vide
Willas in piedi accanto a sé.
«Fratello purtroppo ora che i
miei giorni sulla pista sono finiti, dovrai essere tu a sostituirmi» disse
Willas mettendogli una mano sulla spalla. «Dovrai mantenere alto il nome dei
Tyrell, mi raccomando». Cominciò a spingerlo verso il fondo della sala.
«Willas lo sai che non so…»
«Su, su, non sarai mica
Garlan il Gaglioffo che ti rifiuti di portare onore alla tua casata?»
«Willas smettila con i
soprannomi».
«Lady Leonette siete un
portento».
Garlan improvvisamente vide
che erano a un metro da lei.
«Troppo gentile» rispose con
un filo di voce la ragazzina.
«Di sicuro sarete leggiadra
nel ballo quanto lo siete nel suonare. Temo di non essere il miglior cavaliere
stasera, ma mio fratello e più che pronto a sostituirmi. Vero Garlan?» disse colpendogli
la gamba col bastone.
«Che? Oh, sì, certo». Tese
una mano tremante verso Leonette.
I due minuti successivi gli
sembrarono i più lunghi della sua vita. Anche quando smisero di ballare la
testa continuava a girargli.
«Danzate benissimo lady
Leonette» riuscì infine a dire il Tyrell.
«Grazie» rispose timida la
Fossoway. «Però credo di cavarmela meglio con l’arpa».
«Oh, sì. Cioè, anche con
quella siete brava».
Leonette rise. «Allora col
vostro permesso torno a suonare. Siete stato molto galante, Garlan». Con una
piccola riverenza si congedò.
Il ragazzino rimase fermò con
una mano alzata in cenno di saluto.
«Dovremmo chiamarti Garlan il
Galante» disse Willas alle sue spalle.
Il fratellino si voltò e
sorrise. Quel soprannome sì che gli piaceva.