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Autore: cabin13    06/10/2021    3 recensioni
[Modern!AU][pre-canon][ZoNami]
Nami assottigliò gli occhi con aria indagatrice e quasi cascò dalla bicicletta non appena lo riconobbe. Era inconfondibile con quei corti capelli verde muschio che adesso erano stati ben illuminati dal sole...
Roronoa Zoro.
A che diavolo di ora doveva essersi alzato – e quante volte si era perso mentre arrivava – per essere già in spiaggia, ad allenamento inoltrato, al sorgere del sole?
[...] – Ehi, non lo sai che è maleducazione mettersi a fissare la gente?
Quasi cadde dalla bici una seconda volta. Zoro si era avvicinato di qualche metro, ancora coi piedi tra la sabbia, e la stava osservando con un’espressione che sarebbe dovuta risultare intimidatoria, ma che veniva tradita dall’accenno di un sorrisetto sghembo a incurvargli le labbra.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lungomare all'alba

La timida luce dei primi raggi mattutini cominciava a filtrare tra le grosse nuvole scure che ancora adombravano il cielo. La luce della luna e delle stelle veniva gradualmente dall’alba di un nuovo giorno, mentre tutt’intorno il profondo blu si stingeva fino a trasformarsi in un azzurro pallido, forse un poco tendente al grigio.

Nami non riusciva a credere di essere già sveglia e pimpante a un orario del genere – okay, magari non aveva proprio tutti i sensi all’erta e non era scattante come un grillo, ma di sicuro era più attiva di quanto non sarebbe stata all’alba di una giornata normale. Specialmente di una giornata che includeva poi l’intera mattinata in università.

La rossa avanzava lentamente, la testa altrove e l'attenzione del tutto distolta dal percorso sul lungomare. Il pigro rumore della catena che faceva funzionare la bicicletta si disperdeva nella calma brezza mattutina che increspava anche la superficie del mare. L'estate era alle porte, ma faceva uno strano effetto attraversare la passeggiata così silenziosa e priva dei turisti che di solito popolavano i lidi di Raftel. Meglio per lei, però, perché così poteva pedalare in santa pace.

Il cestino posto sul davanti del manubrio era colmo di mandarini dal profumo inebriante, appena colti dal frutteto gestito da sua madre nella campagna poco distante dalla città. Nami era passata per aiutare la madre e la sorella maggiore con il controllo periodico degli alberi da frutto – con sei mani e tre cervelli all'opera in una piantagione non molto estesa si poteva finire il lavoro più in fretta, prima che arrivasse la tipica afa soffocante di inizio giugno. La ragazza era sulla via del ritorno verso l'appartamento che lei e la sua famiglia occupavano nella periferia nord-est di Raftel, a non molta distanza dal frutteto di loro proprietà. Tuttavia Nami si era concessa una deviazione: passare sul lungomare avrebbe raddoppiato il tragitto, ma non aveva saputo rinunciare alla vista dell'alba riflessa sull’acqua.

Si stava beando della paradisiaca atmosfera mattutina, quando le orecchie captarono un leggero rumore metallico, accompagnato da degli sbuffi sommessi, e gli occhi si posarono su una figura a torso nudo in spiaggia. I movimenti erano scattanti e ripetitivi, e poté giurare di aver notato il guizzare di solidi muscoli a ogni gesto compiuto. Il fisico imponente e ben formato, con le spalle ampie che risalivano verso un collo taurino, aveva un che di familiare.

Nami assottigliò gli occhi con aria indagatrice e quasi cascò dalla bicicletta non appena lo riconobbe. Era inconfondibile con quei corti capelli verde muschio che adesso erano stati ben illuminati dal sole...

Roronoa Zoro.

A che diavolo di ora doveva essersi alzato – e quante volte si era perso mentre arrivava – per essere già in spiaggia, ad allenamento inoltrato, al sorgere del sole? A volte era difficile credere fosse lo stesso ragazzo che schiacciava un pisolino appena poteva, noncurante del luogo in cui si trovava. Se le ricordava ancora le sfuriate di qualche professore, al liceo, quando si rendeva conto che l'alunno dai capelli verdi sonnecchiava beato durante la spiegazione.

Probabilmente lui non si era nemmeno accorto della sua presenza, troppo impegnato a focalizzarsi sugli affondi che le braccia eseguivano reggendo i pesi metallici, o sulla sabbia che ostacolava il ritmo delle gambe e che perciò avrebbe reso i polpacci più forti.

Le dita dei piedi puntellate contro il terreno per tenersi in equilibrio, Nami si arrestò, incantata ad ammirare la figura del ragazzo. Si ritrovò a considerare attraente il modo in cui i raggi del sole si riflettevano sulla sua pelle abbronzata o come le corte ciocche color menta rilucevano come se fossero fatte di smeraldo. Forse stava già cominciando a salire il caldo della giornata, perché Nami avvertiva le guance e la punta delle orecchie più calde di pochi attimi prima.

Fissò di nuovo l’ex compagno di liceo – i muscoli definiti, il torace ampio, le braccia robuste...

Sì, era arrivato il caldo. Doveva essere arrivato il caldo. Perché non era possibile che fosse appena arrossita osservando un ragazzo che conosceva e di cui era buona amica da almeno tre anni. O magari era solo perché a un orario del genere la sua mente non era ancora del tutto lucida; come ipotesi poteva starci.

– Ehi, non lo sai che è maleducazione mettersi a fissare la gente?

Quasi cadde dalla bici una seconda volta. Zoro si era avvicinato di qualche metro, ancora coi piedi tra la sabbia, e la stava osservando con un’espressione che sarebbe dovuta risultare intimidatoria, ma che veniva tradita dall’accenno di un sorrisetto sghembo a incurvargli le labbra.

– Anche avvicinarla così di soppiatto facendole prendere un colpo lo è! – ribatté a tono lei. Che poi Zoro in realtà si fosse mosso nel suo campo visivo e lei si fosse solo distratta era un dettaglio che non valeva la pena di menzionare. Solo, non voleva fargliela avere vinta.

– Non ti facevo una persona così mattiniera, mocciosa. Come mai già in piedi? – l'espressione si aprì in un ghigno divertito mentre incrociava le braccia al petto. Aveva abbandonato i pesi sulla sabbia, a qualche metro di distanza.

Nami dovette sforzarsi per non far cadere le pupille nocciola sulle vene visibili appena sotto la cute.

– Avevano bisogno di una mano all'agrumeto – spiegò, e si sporse per mostrargli uno dei mandarini nel cesto. – Ne vuoi uno o due per dopo l'allenamento?

Zoro ci pensò giusto solo un secondo prima di tendere una mano verso l'amica. – Da' pure, mocciosa. Erano le serie finali, queste.

Di nuovo, a che ora si era alzato per essere alla fine dell'allenamento all'alba? Negli anni aveva imparato che le sue sessioni di esercizi erano massacranti per una persona normale, duravano un'infinità. Si doveva essere svegliato ben prima che lei mettesse piede fuori di casa quella notte.

Nami scese dalla bici, la fermò con il cavalletto e procedette a passare i piccoli frutti nelle grandi mani ruvide del verde. Scacciò quasi subito il pensiero che le sarebbe piaciuto avvertire uno dei due palmi sulla sua schiena; non era la prima volta che vedeva Zoro senza maglia dopo l'allenamento, perché la sua mente la tradiva proprio adesso?

I due si sedettero sul muretto che divideva la passeggiata in cemento dalla spiaggia, i visi rivolti verso il cielo che si schiariva in mille tonalità di lilla e rosa pallido. Rimasero in silenzio per qualche minuto, entrambi impegnati a rimuovere la buccia degli agrumi, le mani che agivano piano quasi seguendo il placido ritmo del moto ondoso sulla battigia. Dava una bella sensazione starsene seduti a quel modo, fianco a fianco in quella vicinanza tipica di un'amicizia consolidata da anni. Anche se erano più le volte che battibeccavano per un nonnulla o che lei gli tirava un pugno a causa di una stronzata, a Nami piaceva questa vicinanza con Zoro.

– Sono contento che l'estate sia arrivata – prese la parola il ragazzo dopo qualche altro attimo di mutismo. – Finalmente posso uscire ad allenarmi senza rischiare l’ipotermia...

– L'ultima volta che hai rischiato l’ipotermia era perché per venire qui ti sei perso e sei finito dall'altra parte di Raftel! In pantaloncini e canottiera! – lo corresse Nami, esibendo un sorrisino divertito sulle labbra sottili.

– Le indicazioni in questa città sono fatte da cani, non è colpa mia se sono vaghe.

L'amica inarcò di poco il busto all’indietro mentre scoppiava a ridere, le mani che scivolarono lungo il muretto e una che arrivò a sfiorare quella di Zoro. Non si accorse che il verde aveva spostato lo sguardo dalla linea dell’orizzonte al suo volto e che nel farlo la sua espressione si era addolcita. Osservava le lunghe ciocche ramate che le incorniciavano le guance e le ricadevano morbide sulla schiena, scintillanti come fuoco grazie all’effetto dei raggi solari, il naso dalla linea dritta ed elegante e i grandi occhi adesso chiusi.

Gli piaceva il suono che aveva questa risata spontanea, così musicale e argentina. Rendeva anche lui più entusiasta e rilassato – sebbene, di tutti i muscoli, ce ne fosse solo uno che invece accelerava di colpo in un ritmico tum tum tum. Si ostinò a ignorarlo. Erano anni che ascoltava la sua risata, non c'era motivo che il suo battito cardiaco reagisse a quella maniera.

E non aveva molto senso neppure che avesse sussultato per il profumo agrumato che gli solleticava le narici. Nami lavorava alla piantagione di mandarini di Bellmere da tutta la vita e aveva la stessa fragranza di quando Zoro l'aveva incontrata tempo prima, perciò lo irritava non poco il suo stesso comportamento.

Si alzò in piedi, più brusco di quanto avesse davvero voluto. – Io devo tornare a casa.

– Aspetta! – le dita sottili di Nami lo trattennero per un braccio. Zoro dovette fare del suo meglio per dissimulare la scarica elettrica che gli era corsa sottopelle quando lei lo aveva afferrato.

Non è diverso dalle altre volte, si ripeté. Nami lo aveva toccato altre centinaia di volte. Ma era anche vero che il contatto gli aveva sempre provocato delle vaghe e inspiegabili sensazioni.

– Se vai da solo finirai per tornare a mezzogiorno – continuò la rossa, ritrovando il tono canzonatorio con cui l'aveva punzecchiato fino a pochi attimi prima.

– Uh? Ma che dici, io mi oriento alla perfezione. La conosco la strada!

Lei inarcò un sopracciglio, malandrina. – Tipo la strada per rischiare l'ipotermia?

– ...stronza. – ma gliel'aveva data vinta. Raccattò in fretta la maglietta che aveva tolto, i pesetti e la piccola sacca di nylon in cui era solito riporli.

Pochi passi dietro Nami, la seguì fino alla bicicletta carica di mandarini. La ragazza montò in sella e gli disse di sistemarsi sul portapacchi sopra il fanalino di coda, ignorando i suoi brontolii sordi su quanto sarebbe stato scomodo, considerata anche la borsa.

Quando lei partì e, per non perdere l'equilibrio, d'istinto lui le avvolse le mani intorno alla vita, Nami avvertì un brivido percorrerle la colonna vertebrale dal basso verso l'alto; sotto la canotta, la pelle formicolava laddove erano posati i suoi grandi palmi. Sarebbe potuto passare come conseguenza dello sforzo del pedalare, ma la ragazza ringraziò lo stesso che l'amico non potesse vedere il violento rossore che le colorava le gote e la punta delle orecchie.

Le mani di Zoro che le cingevano il busto. Zoro che la stava praticamente abbracciando da dietro.

E nemmeno a lui dispiaceva. Perché era così bello stringere a sé Nami, poter inalare il suo profumo mentre i suoi capelli gli solleticavano il viso, percepire tutta la sua vicinanza. Una parte di lui – per quanto il suo cervello gli dicesse che tutti questi pensieri erano assurdi; lei era una dei suoi migliori amici – avrebbe voluto tenerla stretta ancora di più.

Mentre deviavano dal lungomare di Raftel verso le vie che portavano in centro, il calore si innalzava dal cemento dei marciapiedi, il cielo virava sempre più sulla tonalità dell'azzurro e la cappa di afa giornaliera tornava a stringere nella sua morsa umida l'intera città.

L'estate stava arrivando.

Il modo di vedersi che avevano l'un l'altro stava cominciando a cambiare. E chissà quante altre cose sarebbero cambiate. 

 

 

 

 

Hola gente

Per quanto negli anni io abbia letto parecchie fanfiction su di loro, questa è la prima Zoro/Nami che scrivo in assoluto... Spero di non averli resi strani o troppo OC - in caso fatemelo sapere, i feedback costruttivi sono sempre ben accetti

Il titolo e la conclusione non mi convincono un granché, soprattutto quest'ultima, perché non sono una "specialilsta" delle storie con mutual pining tra i protagonisti che poi in un eventuale sviluppo dovrebbero realizzare i loro sentimenti e poi mettersi insieme ma ho finito per scriverci qualcosa di simile lo stesso (un po' anche come sfida per me stessa e come incentivo a uscire da un blocco dello scrittore che perdurava da dicembre dell'anno scorso)

Non ho molto altro da aggiungere, ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

   
 
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