Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: Camaleonte    11/10/2021    0 recensioni
"Si dice che la differenza tra un semplice turista ed un viaggiatore stia tutta nella volontà di comprendere. Nella voglia di informarsi, di apprendere, ampliare e accettare. Nel fantomatico mondo delle immagini riflesse nate dall’attività creatrice del poeta non si può essere meri turisti, non si può. O si è viaggiatori, o... si rimane chiusi nel proprio piccolo e squallido alloggio mentale."
.
.
Un viaggio nel mondo dell'immaginazione, all'incontro di quattro creature fantastiche ognuna con il suo proprio unico problema.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il mostro delle pozzanghere

 

Sempre nel fantomatico mondo della fantasia la quiete dopo la tempesta non si conosce. Anche dopo una semplice pioggerella raramente si vede in giro della gente. Al contrario, le strade sono deserte e mute, le finestre chiuse. Un paese di fantasmi sembra, per quanto il sole sia ormai riapparso.

L’unica traccia rimasta del brutto tempo sono delle innocue e sporadiche pozzanghere.

A volte però capita di vedere qualche coraggioso o forse solamente sciocco bambino che, ignaro del pericolo, osa scappare fuori di casa, sgusciando via dalla porta di servizio. Finalmente di nuovo all’aria aperta dopo una giornata di grigiume e pioggia il bambino non pensa ad altro che a divertirsi, e a scherzare, e a far dispetti. Di certo non a fare il bravo.

Ed è così che un bambino corre per le strade silenziose e come ogni bambino gioca saltando nelle pozzanghere, schizzandosi e infangandosi, e ridendo come un pazzo. Il cielo è limpido, la luce chiara, l’acqua luccicante, tutto è un invito a godersi la bella giornata. Chissà come mai tutti stanno chiusi in casa, penserà il bimbo.

Nel momento in cui i genitori si accorgono della scomparsa del figlio si fiondano anch’essi fuori alla sua disperata ricerca. I loro cuori battono all’impazzata, i fiati sono divenuti corti. È troppo pericoloso camminare per le strade, per quanto la tempesta sia ormai già passata e il sole già riscaldi l’aria fredda ed umida.

Ma c’è ancora traccia del brutto tempo: ancora ci sono delle innocue e sporadiche pozzanghere.

 

 

Che morbide quelle gambette, come sono belle cicciotte… appetitose…

Da sotto il pelo dell’acqua sporca uno sguardo famelico osserva attentamente come due piedini svelti saltano nella pozza per poi di nuovo uscirne. Sembrano proprio piombargli addosso, proprio su quel suo brutto muso. Ma ancora una sottile, sottilissima barriera li divide.

Al di sotto di essa un vortice di pensieri avvolge la creatura, pensieri cattivi e malvagi, pensieri ingordi e voraci.

 

 

Il bambino sta proprio giocando con l’acqua, saltando nelle pozzanghere con le braghette schizzate di fango fino alla cintura, quando la madre lo trova, sbiancata dal terrore. Con la paura di veder suo figlio scomparire da un momento all’altro la donna lo acchiappa di corsa sollevandolo di peso dall’acqua. Prima lo abbraccia forte, poi piange di sollievo, poi ancora lo strattona per dargli uno schiaffo di punizione, poi lo abbraccia ancora e gli dà una carezza.

Anche il bambino confuso piange, un po’ perché spaventato dall’espressione terrorizzata della mamma, un po’ perché la guancia è ancora rossa dalla sberla.

– Mamma, cosa è successo? Mamma mamma! Perdonami, non scappo più. – Singhiozza lui, tirando su col naso.

Ancora inginocchiata di fronte a lui con le lacrime secche sulle guance la mamma lo guarda con sguardo d’ammonimento, mentre con una mano tremante gli dà una carezza sulla guancia arrossata.

– Mai, figlio mio, mai e poi mai dovrai più saltare nelle pozzanghere, hai capito? Mai! –

– Ma perché? –

La donna rabbrividisce. – Perché le pozze sono degli specchi, specchi pericolosissimi che possono inghiottirti. –

Il bambino si spaventa come solo un bambino può fare. Si spaventa come nell’ascoltare una storia paurosa, che narra di streghe e fantasmi. Ma per un bambino c’è differenza tra storia e realtà?

– Specchi di che cosa? –

– Specchi di mondi arcaici e passati. Morti. E soprattutto mortiferi. –

Gli occhi sbarrati del bimbo non sono altro che un invito a continuare, mentre un brivido di eccitazione si mischia ad uno di paura.

– Creature remote senza nome si aggirano nelle profondità più profonde delle pozzanghere, profondità che oltrepassano una sottilissima barriera che divide il nostro mondo da quell’altro. Questa linea di confine è sottile quanto la pelle raggrinzita e scheletrica di uno di questi mostri. Alcuni dicono che sono dei pesci, perché vivono nelle pozze, altri che sono pipistrelli, poiché le loro pinne assomigliano più ad ali accartocciate. Storie li descrivono con una grande coda da delfino, ma frastagliata e rattrappita come quella di un pesce morto essiccato al sole. Essa si congiunge attraverso un gracile ed esile filo di pelle grigia al corpo centrale. Questo, mostruoso, lascia intravedere costole secche e lo scheletro orrendo che si ramifica in due irregolare ali artigliate. Il collo, smilzo quanto la coda, è terrificante, perché ad esso sono attaccate altre piccole ali o pinne che compongono quasi una terribile e cadaverica gorgiera a quella testa ossuta e piramidale. Due grandi occhi gialli senza pupille simili a dei fanali si stagliano, divisi solamente da fauci fornite di aguzzi denti mortali. –

– Ma la barriera che ci divide da questi mostri c’è sempre? – Domanda il bambino impaurito dalla terribile descrizione.

La donna scuote la testa. – Come ogni specchio può essere rotto, anche questa barriera può venir forzata. Ma non devi aver paura. – La madre prende per mano il figlio, mentre lentamente si avviano di nuovo verso casa, evitando per bene le pozzanghere. – Il sole prosciugherà questa porta e fino alla prossima pioggia non avrai nulla da temere. –

 

 

La creatura ingorda stava già immaginando la consistenza morbida del corpo bambino tra i denti affilati come spilli, quando un momento prima di spalancare le fauci due robuste braccia lo avevano sollevato, salvandolo da una terribile fine.

Gli occhi vuoti e fosforescenti rimangono ad osservare malevoli una donna portare via la sua cena.

Ma la famelicità di questa arcaica creatura senza nome che si aggira nelle profondità più profonde delle pozzanghere potrà forse essere placata, poiché lo specchio d’acqua piatto dopo la partenza del bimbo rinizia ad incresparsi e a rompersi. Delle nuove gambine saltano nella pozza, un nuovo bambino è scappato di casa, forse ancora troppo piccolo per conoscere il pericolo. La luce del sole a fatica penetra sotto il pelo dell’acqua torbida e quelle morbide gambette saltellanti non producono che un delizioso gioco d'ombre. Ed è proprio quando i piedini sono fermi su quella invisibile barriera che li divide dalle profondità più profonde della pozzanghera, che la creatura spalanca le fauci. Nello stesso istante la barriera sparisce, ed il bimbo viene inghiottito da un mondo antichissimo e ormai morto.

 

 

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Camaleonte