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Autore: Niky_94    04/11/2021    1 recensioni
La squadra di Ray, Peter, Egon e Winston dà il benvenuto ad un nuovo membro: Niky, sorella minore di Ray, più che mai decisa a seguire le orme del fratello maggiore e a diventare un Acchiappafantasmi a tutti gli effetti.
Una storia di fluff e avventura, che ripercorre la Lore dei Ghostbusters, basandosi sui film, e sulla serie tv The Real Ghostbusters, aggiungendo un po’ di affetto per Ray, quel gran patato, che se lo merita.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GHOSTBUSTERS
APPRENDISTA ACCHIAPPAFANTASMI
Capitolo 1 - Niky Stantz

 
La Grande Mela sembrava particolarmente in agitazione, quella mattina. Raymond Stantz se ne era accorto subito, fin dal momento in cui si era svegliato, per scoprire che la sua sveglia era rotta, e non aveva suonato. In seguito, i french-toast che aveva tentato di preparare per colazione si erano bruciati, e aveva dimenticato di mettere lo zucchero nel caffè. «Questa serie di circostanze è decisamente sospetta» aveva borbottato, mentre addentava una ciambella alla crema. «C’è decisamente qualcosa di strano» brontolò poi, mentre con una manciata di fazzoletti cercava di rimuovere una macchia di crema che gli era colata sulla camicia appena indossata.
Peter Venkman, Winston Zeddemore e  Egon Spengler erano al piano inferiore. Peter era intento a leggere il contenuto di una cartella di carta marrone, cercando di memorizzare il maggior numero di informazioni possibili riguardo la sospetta infestazione di seconda classe che avrebbero dovuto investigare quel pomeriggio, prima che Ray potesse nuovamente rimproverarlo per “non aver studiato”. Egon svitava e riavvitava con fervore alcuni pezzi del rilevatore di attività psicocinetica, nel tentativo di aumentarne la potenza, collegandovi un piccolo amplificatore di sua invenzione. Winston invece era occupato a spazzare il pavimento della base. Con il lavoro non c’era mai molto tempo per dare una sistemata, ma era sempre stato un tipo ordinato, e teneva molto che il quartier generale fosse lindo e profumato.
Ad un tratto, un’auto della polizia parcheggiò davanti alla saracinesca d’ingresso aperta del quartier generale. Dalla volante scese un agente alto, con folti capelli biondo cenere, che portava un paio di occhiali da sole con le lenti scure.
I quattro Acchiappafantasmi sollevarono il capo, sorpresi da quella visita inaspettata.
Peter sbuffò. Si ravviò nervosamente il ciuffo castano e si avvicinò al poliziotto con un sorriso imbarazzato. «Ah, buongiorno, Agente. Se è per quella multa per divieto di sosta, le assicuro che avevo tutta l’intenzione di pagarla, ma sa, sono stato molto impegnato per via del lavoro e così -»
«Dottor Raymond Stantz?» lo interruppe quello, senza badare a quanto aveva appena detto. Aveva un’aria decisa, come se fosse arrivato con l’intento di portare a termine un compito, e sembrava volerlo fare con estrema urgenza.
Peter fece un passo indietro, colto alla sprovvista «Oh, beh…»
«È lei, il Dottor Stantz?»
L’Acchiappafantasmi scosse la testa «Beh, no, ma – Ray?»
Ray si fece avanti «Sono io, Agente. Come posso esserle utile?» domandò.
«Ero di pattuglia alla stazione, qualche ora fa, quando sono stato fermato da una ragazza. Ha detto di avere bisogno di aiuto e di stare cercando il Dottor Raymond Stantz, Acchiappafantasmi»
Lo scienziato annuì. Probabilmente si trattava di qualche povera vittima di un’infestazione paranormale che aveva sentito parlare di loro in televisione ed era venuta a chiedere aiuto. Succedeva più spesso di quanto si potesse pensare. «Molto bene, la ringrazio, Agente. Posso parlarle?»
Il poliziotto annuì «Mi segua, prego» Aprì la portiera posteriore dell’auto, e fece cenno al passeggero di scendere «Coraggio, piccola. Siamo arrivati»
I quattro uomini si radunarono intorno alla vettura, incuriositi.
Dall’auto emerse una figura esile, alta circa un metro e cinquanta. La ragazza aveva capelli castani lunghi fino alle spalle, occhi marroni e un paio di occhiali con la montatura spessa. Indossava una maglietta a maniche corte verde chiaro, un paio di jeans strappati e delle converse rosse e bianche.
I quattro sobbalzarono: non doveva avere più di tredici, forse quattordici anni.
«Ehm… Ciao, Ray…» esordì lei, imbarazzata.
Ray impallidì, e dovette sorreggersi con una mano all’auto della polizia per non ruzzolare a terra dallo stupore. «Ma cosa…? Cosa ci fai qui?»
«Conferma di conoscere questa ragazza?» si intromise il poliziotto.
Lui annuì.
Winston aggrottò la fronte «Bene, ora che questo punto è stato chiarito, potremmo sapere anche noi che cosa sta succedendo?»
Ray annuì nuovamente, ancora scosso. «Certo, scusate. Lei è Nicole. Mia sorella»
«Oh, la famosa Nicole» annuì Egon con aria saccente «Il mio nome è Egon, e questi sono Peter e Winston»
Lei li scrutò timidamente «Mmh, piacere di conoscervi…»
«Ray ci ha raccontato tutto di te» la informò Peter, dandole il benvenuto con un sorriso.
«Davvero?»
Ray annuì «Come avrei potuto non parlare ai miei amici della mia sorellina preferita? Coraggio, vieni qui, fatti abbracciare!»
Nicole gli regalò un grande sorriso e si tuffò tra le sue braccia. «È così bello rivederti, fratellone! Mi sei mancato così tanto!»
Lui sorrise e la strinse teneramente a sé. «Anche tu mi sei mancata molto. È passato così tanto tempo! Ma -» l’allontanò quanto bastava per guardarla in viso, e le rivolse un’occhiata confusa «Cosa ci fai qui? E dov’è Jean?»
«Ah, lei… Ehm, non è venuta…»
Ray sbatté le palpebre, perplesso «Ti ha accompagnata Carl?»
«Se posso…» si intromise il poliziotto, esitante «Quando ho verificato i dati di Nicole, ho trovato una denuncia di scomparsa da San Francisco di quattro giorni fa. Lei ne sapeva nulla?»
«Scomparsa?» ripeté l’altro, sbigottito, per poi voltarsi verso la sorella «Niky… Non sarai scappata di casa, non è vero?»
La ragazzina avvampò «Io… Volevo solo venire a trovarti…» spiegò, con una vocina mesta «Jean ha detto che non mi avrebbe accompagnata, così…»
Ray sospirò «D’accordo, perché adesso non ti siedi un momento e non mi lasci parlare con l’Agente…?»
«Robertson» rispose quello.
Winston colse il segnale al volo «Perché non mi segui in cucina?» domandò alla ragazza, prendendo lo zainetto che aveva con sé e caricandoselo su una spalla «Devi essere affamata. Ti preparo un sandwich»
Ray annuì, grato e si accomodò con il poliziotto, Peter e Egon dietro la scrivania di Venkman.
«Questo non è un caso isolato» esordì l’agente «Ci sono state altre denunce in passato, tutte per scomparsa. Ma ogni volta sua sorella è sempre stata trovata nei pressi di San Francisco, o nella città vicina. Non si era mai spinta così lontano. Eccetto una volta, in cui è stata ritrovata a Long Island…»
«Ma come avrà fatto ad arrivare fino a New York?» domandò Peter, confuso.
«Ha raccontato di essersi infilata di nascosto su un treno merci, che l’ha portata fino a qui»
Ray impallidì «Un treno? Ma… Sono più di tre giorni di viaggio, dalla California fino a qui!» si sbalordì «È rimasta sola tutto questo tempo?»
Robertson annuì. «Naturalmente sono state condotte delle indagini in merito alle possibili ragioni di tante fughe. Ma sembra che sua sorella Jean sia un’ottima tutrice. Sua figlia è in salute, e frequenta la stessa scuola di Nicole, e mi ha confermato che non vi sono stati precedenti di bullismo a scuola o problemi familiari, da quando Nicole sì è trasferita lì. Eccetto per queste sparizioni. Lei ha idea di cosa possa esserci dietro, Dottor Stantz?»
L’Acchiappafantasmi sospirò «Temo che sia colpa mia»
Peter e Egon si scambiarono un’occhiata stupefatta.
«Vede, Agente, siamo cresciuti a Islip, una piccola cittadina a Long Island. Tra me e i miei fratelli Carl e Jean non è mai corso buon sangue. Non hanno mai approvato la mia passione per i fantasmi e il soprannaturale»
Peter e Egon annuirono. La storia sarà anche stata nuova per il poliziotto che sedeva in loro compagnia, ma era tristemente nota agli amici di Ray.
«Carl si è trasferito e ha messo su famiglia, ma qualche anno più tardi ha iniziato a cacciarsi nei guai. Io ero uno studente senza un becco di un quattrino, e quando i nostri genitori sono morti, Niky è stata affidata a nostra sorella Jean»
Robertson sfogliò alcuni appunti scarabocchiati su un block-notes che aveva estratto dalla tasca durante il racconto di Ray. «Sì, coincide con i dati del nostro database, e con quello dei Servizi Sociali» confermò.
Ray annuì «Da quando mi sono trasferito a New York per iniziare l’università, Niky e io ci siamo persi di vista. Ci scrivevamo molte lettere, ma un giorno anche quelle sono finite. Ho immaginato che semplicemente, anche lei avesse smesso di credere in me…»
Il poliziotto annuì «Credo sia il momento che Nicole si unisca a noi e racconti la sua versione dei fatti»
I tre uomini annuirono, e Egon si alzò in piedi «Vado a chiamarla»
 
Nicole addentò con gusto il secondo sandwich al pollo che Winston le aveva posato nel piatto, masticando con gusto. «È davvero buonissimo»
L’Acchiappafantasmi sorrise «Sono contento che ti piaccia. Il segreto sta nella salsa»
La ragazzina stava per prendere un altro morso, quando un fantasma verde attraversò il tavolo, lanciandosi sul panino e divorandolo in un solo boccone.
Nicole sobbalzò. Winston si precipitò da lei «Ah, tranquilla! Va tutto bene, non ti agitare. È solo -»
«Un vapore a erranza di quinta classe» lo interruppe lei candidamente, studiando lo spettro con vivo interesse.
«Wow, non c’è che dire, sei davvero la sorella del nostro Ray!» esclamò l’uomo, colpito.
Slimer la studiò a sua volta, curioso, prima di arricciare le labbra in un largo sorriso, scoprendo i denti giallastri. «Ciaaaaao, io sono Slimeeer-!»
La ragazzina ricambiò il sorriso «Piacere di conoscerti, io mi chiamo -»
«Nicole, l’agente Robertson vorrebbe scambiare due parole con te» la interruppe Egon, affacciandosi alla porta della cucina.
Lei annuì e lo seguì di sotto.
«Ciao ciaaao!» la salutò Slimer, leccandosi via gli ultimi residui di salsa dalle dita.
 
«E dimmi, per quale ragione continui a scappare di casa, Nicole?» volle sapere il poliziotto «So che te lo hanno già chiesto in molti, ma forse ora che sei qui insieme a tuo fratello, potresti avere qualcos’altro da raccontare?» suggerì in tono calmo, cercando di mettere la ragazzina a proprio agio. Forse la presenza del fratello maggiore avrebbe aiutato a portare a galla eventuali problemi che potevano essere rimasti nascosti fino a quel momento. Non si poteva mai essere troppo attenti e scrupolosi in casi come questi, Robertson lo sapeva bene.
Lei si strinse nelle spalle «No. Volevo solo vedere Ray, davvero. Jean dice che non posso più stare insieme a lui perché è un Acchiappafantasmi, e che il suo non è un vero lavoro» spiegò, lanciando al fratello un’occhiata di scuse, come se si vergognasse delle parole della sorella maggiore «Quando ha scoperto che Ray mi mandava delle riviste sul paranormale per posta, si è arrabbiata molto, e mi ha proibito di scrivergli…» Si arrotolò nervosamente una ciocca di capelli attorno alle dita e proseguì «Ho cercato di convincerla a lasciarmi venire a trovarti, Ray… Ci ho provato davvero, ma non ha voluto darmi retta!»
Ray le cinse le spalle con un braccio, e le rivolse un lieve sorriso, cercando di rassicurarla «Va tutto bene, Niky, non è stata colpa tua…»
Nicole si sfregò nervosamente il naso con il dorso della mano «Sono andata a casa di mamma e papà, perché so che ti piaceva tornare a Islip durante le vacanze. Ma ho scoperto che avevi venduto la casa…»
Lui annuì tristemente  «Ho dovuto. L’università ha tagliato i fondi alla nostra ricerca, avevamo bisogno di soldi…» Abbassò il capo, mortificato; rinunciare alla casa dove era cresciuto aveva significato per lui tagliare completamente i ponti con la sua infanzia, e la ferita era ancora aperta.
«Lo so» annunciò delicatamente lei, posando una mano sulla sua «Ho provato a telefonare alla Columbia per cercarti, ma mi hanno detto che vi avevano buttati fuori…»
Peter ridacchiò «Non ti si può nascondere nulla, eh? Sei stata davvero una piccola Sherlock Holmes»
Ray annuì «Come hai fatto a trovarci?»
La ragazzina rifletté per un secondo «Beh, Jean è riuscita a trovarmi, e sono rimasta in punizione per tantissimo tempo» ammise «Ma un giorno ti ho visto alla televisione, in una pubblicità. Non mi era permesso guardare la tv, perché ero in castigo, ma la notte quando tutti dormivano scendevo sempre di sotto per guardare il notiziario e sapere di voi ragazzi. E quando ho saputo che cosa era successo con quell’enorme Uomo dei Marshmellow e quel palazzo infestato, e quel dio sumero… - Ho dovuto venire a controllare che stessi bene! Ma né Jean né Carl avevano intenzione di aiutarmi, e così…»
«Sei andata a cercarlo da sola» concluse il poliziotto.
Ray la guardò e le strinse la mano, commosso. Aveva creduto per anni che la sua famiglia fosse morta insieme ai suoi genitori, e solo ora si era reso conto che la sua sorellina aveva sempre combattuto per lui. «Bene, ora che abbiamo chiarito ogni cosa, credo sia il caso di telefonare a Jean per dirle che stai bene…»
Robertson annuì «Le ho telefonato personalmente per riferirle che avevo trovato Nicole e che stava bene e l’avrei portata qui, ma si è raccomandata di insistere perché la chiamassi il prima possibile. Era piuttosto scossa, come puoi immaginare…»
Nicole impallidì, e rivolse al fratello uno sguardo di genuina preoccupazione «Ray… Sono nei guai?» domandò timidamente, la voce tremante per l’emozione.
L’uomo sospirò «Non lo so… Per il momento credo faresti meglio a chiamare Jean, e farle sapere che sei sana e salva, d’accordo?»
Lei annuì, sollevò la cornetta e compose controvoglia il numero.
Dopo alcuni squilli a vuoto, una voce femminile rispose alla chiamata. «Pronto?»
«Ehm, ciao, Je- »
«COME DIAVOLO TI È SALTATO IN MENTE DI SPARIRE COSÌ?!» tuonò la voce dall’altro capo del telefono «TI ABBIAMO CERCATA OVUNQUE, SIGNORINA! FINIRAI COL FARMI VENIRE UN COCCOLONE!»
La ragazzina sobbalzò e lanciò un’occhiata disperata al fratello.
Lui le tolse la cornetta di mano «È tutto a posto, Jean, Niky sta bene, è qui con me…» Sobbalzò a sua volta, ed allontanò velocemente il ricevitore dall’orecchio, quando una nuova ondata di invettive si riversò nel telefono come un fiume in piena.
«Se nostra sorella ha tanta voglia di restare con te, allora tienitela pure!» berciò, arrabbiata «Ho passato anni, ANNI, Raymond, a cercare di crescerla nel modo migliore. Le ho dato affetto, una casa,  e in cambio ho avuto solo una ragazzina fuori controllo che non fa altro che scappare di casa e farsi riportare alla mia porta dalla polizia! Non so più cosa fare con lei, Ray. Se -» fece un profondo sospiro, cercando di calmarsi «Se davvero vuole restare con te, ti spedirò la sua roba e contatterò l’avvocato per cambiare le pratiche di affidamento…» si arrese, esausta.
L’Acchiappafantasmi si voltò verso i suoi amici. Non aveva il coraggio di porre ad alta voce la domanda che lo tormentava, ma i suoi occhi sembravano gridare quanto avrebbe voluto che la sorellina facesse nuovamente parte della sua vita.
I ragazzi annuirono. Non ci fu bisogno di parole. Peter sorrise «Coraggio» disse alla ragazzina «Ti mostro la tua stanza»
Nicole rimase a bocca aperta, e si precipitò ad abbracciare il fratello maggiore «Oh, grazie! Grazie!»
Ray le baciò la fronte e le scompigliò affettuosamente i capelli. La guardò salire le scale con un nodo alla gola, e scambiò gli ultimi dettagli telefonici con Jean, la quale si affrettò a riattaccare subito dopo. Sospirò. «Che cosa ho combinato, ragazzi?» domandò ad Egon e Winston «Non ho la più pallida idea di come si cresca una ragazzina, tantomeno un’adolescente!» Prese a passeggiare nervosamente su e giu per il quartier generale, scuotendo la testa «E se non le piacesse stare qui? Se non fossi all’altezza della situazione? E se -»
«Ehi, ehi, calmati, Ray!» esclamò Winston, alzando le mani «Hai fatto quello che ogni fratello avrebbe fatto. Anche io, al tuo posto, mi sarei comportato nello stesso modo»
Egon annuì «Nicole si troverà bene, vedrai. E in fondo, anche noi abbiamo avuto tredici anni… Quanto può essere difficile?»
 
«E questo è il tuo letto» annunciò Peter, concludendo il tour della piccola stanza degli ospiti che le aveva mostrato «Qualche domanda?»
Nicole si guardò attorno «Siete sicuri che non sia un problema per voi avermi qui?»
Lui si strinse nelle spalle «E perché dovrebbe?»
«Beh… Non vedo Ray da moltissimo tempo e, beh, non so se avrebbe voluto che venissi qui… Forse avrei dovuto chiederglielo prima… E poi -»
Peter la interruppe con una risatina «Vieni con me»
La ragazzina lo seguì, incuriosita. I due varcarono la soglia della stanza degli Acchiappafantasmi, e l’uomo la condusse verso uno dei letti. Notando il pupazzetto dell’Uomo della pubblicità dei Marshmellow riposto con cura sopra al cuscino, Nicole capì subito che doveva trattarsi del letto di suo fratello.
«Ecco, questo è il motivo per cui non credo proprio che Ray avrà problemi ad averti qui» disse Peter, prendendo una fotografia incorniciata dal comodino e porgendogliela.
Lei la guardò a bocca aperta: la fotografia ritraeva lei e Ray in un parco divertimenti a Islip. Nonostante lo scatto risalisse ad alcuni anni prima, la ragazzina ricordava molto bene quel momento: era il giorno prima della partenza di Ray per New York, e lui aveva deciso di rendere quell’ultimo giorno insieme speciale, portandola al luna-park. Era stata una giornata meravigliosa. Ray aveva persino vinto per lei un grande orso di pezza al tiro-a-segno, che la bambina mostrava con orgoglio nella foto, mentre il fratello la teneva sulle spalle, ridendo di gusto. Nicole venne investita da un’ondata di nostalgia, e si lasciò cadere seduta sul letto. Quella era stata l’ultima volta in cui aveva visto Ray.
 «Ray ha messo quella foto sul comodino il primo giorno di università» spiegò Peter, prendendo posto accanto a lei. «E come vedi, non si è mai spostata. Era sempre il più emozionato di tutti il giorno della posta, il mercoledì, e non faceva che scrivere e riscrivere lettere per te, prima di trovare le parole giuste da spedirti. Aspettava sempre con ansia le tue risposte e, beh… Ci è rimasto davvero male, quando non ne ha più ricevute…»
Nicole annuì tristemente, e a Peter sembrò che si sforzasse di ricacciare indietro le lacrime «Jean non mi ha più permesso di scrivergli… Lei – si arrabbiava molto quando lo facevo, soprattutto da quando aveva scoperto che Ray mi spediva le sue riviste di fantasmi…»
«Sembra una persona deliziosa…» ironizzò l’Acchiappafantasmi.
Lei sospirò «Avrei tanto voluto che potessimo essere una famiglia…»
«Beh, non è troppo tardi. So per certo che Ray è entusiasta di averti qui, anche se conoscendolo starà tediando Winston ed Egon con le sue paranoie»
Nicole lo guardò, smarrita.
Peter sorrise «Non temere: va da lui, dagli un grosso abbraccio, e vedrai che gli passerà all’istante»
Nicole sorrise «Grazie, Peter…» Posò la foto sul comodino e gli rivolse un’occhiata titubante «Credi che possiamo tornare di sotto?»
«Imagino di sì. Coraggio, andiamo»
 
«Ah, eccoti qui» la salutò Ray, accogliendola con un abbraccio. «Peter si è comportato bene?»
Peter fece una smorfia, facendo sogghignare l’amico.
Nicole annuì «Sì, mi ha mostrato la mia stanza. La adoro, grazie, ragazzi!»
«È LEI?!» esclamò una voce all’improvviso. Una donna alta e dal fisico slanciato, con corti capelli rosso fuoco e degli occhialetti verdi sul naso corse verso di loro.
Ray sorrise, annuendo entusiasticamente «Janine, questa è Nicole, la mia sorellina. Niky, lei è Janine, la nostra segretaria»
«Oh, è così cariiiinaa!» cinguettò Janine «Potrei pizzicarle quelle guanciotte per tutto il giorno!»
Nicole avvampò, nascondendosi un poco dietro al fratello. «Ehm, piacere di conoscerti, Janine…»
«Via, Janine» la rimproverò Egon dolcemente «Così la metterai in imbarazzo!»
Richiamato da tutte quelle voci, anche Slimer decise di fare la sua comparsa. Attraversò una delle alte librerie colme di libri e manuali e rivolse a Nicole una buffa boccaccia, che la ragazza ricambiò prontamente, ridendo.
«Vedo che hai già conosciuto Slimer» disse Ray compiaciuto. Non aveva avuto alcun dubbio sul fatto che i due si sarebbero piaciuti a prima vista.
Lei annuì «È un fantasma di quinta classe, non è vero, Ray? Ho indovinato?»
L’uomo sorrise «Esatto! Brava, davvero un ottimo lavoro!»
«Ho studiato tutti i libri che mi hai mandato, Ray!» lo informò la ragazzina, compiaciuta «Voglio diventare brava come te!»
Egon sorrise «Se davvero ti piacciono i fantasmi, sono certo di poter trovare degli appunti che ti divertirai a leggere» si offrì.
Nicole esultò, emozionata.
Slimer ridacchiò e le svolazzò attorno. «Possiamo andare a giocare insieme, Raaay?» gracchiò.
«Oh, si! Per favore?» pregò la ragazzina, attaccandosi al braccio del fratello.
Ray si strinse nelle spalle «Non vedo perché no. Ma non mettetevi nei guai, d’accordo?»
«Promesso!» ribatterono i due in coro, e si precipitarono di sopra.
I quattro Acchiappafantasmi e Janine li guardarono correre via.
«Qualcosa mi dice che le piacerà stare qui» decise Winston. Gli altri non poterono che essere d’accordo.
 
Dopo un lungo pomeriggio di giochi, Nicole e Slimer erano decisamente stanchi, e molto affamati.
La ragazzina seguì il fantasmino verde nel sottoscala, alla ricerca del fratello. Scese la lunga scalinata di ferro e si ritrovò in quella che a prima vista poteva sembrare un grande stanzone vuoto, fatta eccezione per un imponente apparato metallico di colore rosso intenso, che occupava quasi un’intera parete. Ray era proprio lì davanti, intento ad esaminare attentamente dei numeri su un piccolo display, riportandoli poi accuratamente su alcuni fogli pieni di grafici e calcoli.
«Wow!» esclamò Nicole, ammirata «Che cos’è?»
Lui sorrise «Questa è la nostra unità di contenimento. È il luogo dove conserviamo tutti i fantasmi e le entità che riusciamo ad acchiappare»
La ragazzina studiò la complessa rete di tubi, cavi e pannelli che ricoprivano la parete, affascinata, ed allungò una mano per sfiorare uno dei tasti.
Ray sobbalzò «No, no no, no, non toccare nulla! Si tratta di un congegno estremamente delicato!» la redarguì, allarmato «I settaggi dei parametri di contenimento devono essere sempre perfetti, o qualche fantasma potrebbe scappare e decidere di andare a farsi un giro»
Lei ritirò la mano «Oh! D’accordo, scusa» Come a dimostrazione di quanto appena detto, fece un passo indietro e mise le mani nelle tasche dei jeans, limitandosi a guardare a distanza «L’hai progettata tu?»
L’uomo annuì «Insieme a Egon. Progettata, disegnata, costruita. Ci sono voluti anni di lavoro, ma ora è possibile catturare e conservare gli spettri in un luogo sicuro»
«È incredibile!» esclamò ancora Nicole, ammirata.
Slimer svolazzò accanto alla coppia, e si mise proprio di fronte a Ray, massaggiandosi la pancia verde con un’espressione affranta «Raaaaay, ho tanta faaaamee!» piagnucolò.
L’Acchiappafantasmi ridacchiò «In effetti, sei quasi trasparente» scherzò «Non temete, Winston arriverà presto con la pizza. Nel frattempo -» si voltò verso la sorella, e le scompigliò i capelli «Vai a farti un bel bagno, posso prestarti una maglietta e un paio di pantaloni per stasera. Ti andranno grandi, ma per ora dovremo accontentarci. Domani andremo a fare un po’ di spese, così avrai dei vestiti da mettere mentre aspetteremo che Jean ti spedisca le tue cose»
Nicole sorrise «Grazie, Ray, davvero… Ehm, mi dispiace di essere piombata qui senza nemmeno avvisarti… Sei arrabbiato con me?»
Lui scosse la testa «No, non sono arrabbiato, sono felice che tu sia qui, davvero. Ma non avresti dovuto scappare di casa e fare un viaggio così lungo da sola! Sarebbe potuta capitarti qualsiasi cosa, e nessuno avrebbe saputo dov’eri e come aiutarti!»
La ragazzina avvampò, e fece un passo indietro «Ah, n-no, Ray, non sgridarmi, sono appena arrivata!» piagnucolò, tentando di intenerirlo «Mi dispiace tanto, so che ho sbagliato, ma non sapevo cosa fare… Prometto che non succederà più, d’accordo?» domandò mestamente.
Ray sospirò «E va bene… Non ti rimprovererò per questa volta» accondiscese «Ma mi aspetto che tu mantenga la promessa, chiaro?»
Lei annuì solennemente «Te lo prometto, Ray! Resterò sempre insieme a te!»
L’Acchiappafantasmi sorrise, e la abbracciò forte «E io non ti lascerò andare via» le promise «Siamo di nuovo una famiglia, Niky… Le cose andranno molto meglio d’ora in poi, vedrai… Sono così felice che tu sia qui!»
«Anche io, fratellone!» rispose Nicole, al settimo cielo «Ti voglio bene, Ray!»
Ray sorrise «Ti voglio bene anche io, Niky…»

   
 
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