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Autore: laisaxrem    06/11/2021    0 recensioni
Kakashi e quella volta in cui regalò Icha Icha Paradise a Gaara.
Il mio terzo invio per il Kakashi Bingo (prompt: Icha Icha).
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Sabaku no Gaara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'This Is Us'
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DATA: Sabato 10 Luglio 1681
TITOLO: Last Friday Night - Katy Perry

Mi sono svegliata con questa idea, stamattina, e l'ho scritto tutto d'un fiato.

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«Ehi, Hokage, passa il sake!»

Kakashi ridacchiò e scosse il capo ma fece ciò che il Raikage gli aveva chiesto.

Era ubriaco, lo sapeva bene. Bè, ok, non catastroficamente ubriaco, quello no, però era decisamente meno lucido di quanto avrebbe dovuto.

Si trovava a Suna per l’annuale meeting dei Kage

Era stata una delle prime cose su cui aveva lavorato quando Tsunade gli aveva ceduto il ruolo di Hokage, un anno e mezzo prima, ed era stato sollevato quando gli altri quattro Kage si erano mostrati entusiasti dell’idea: tutti loro volevano che l’Alleanza durasse, che il clima di pace che avevano pagato con tanto, troppo sangue, durasse per i prossimi decenni, e vedersi annualmente era sembrato a tutti un buon inizio. Perciò quello era già il loro secondo incontro e, come stabilito, sarebbe durato due giorni.

Quell’anno era toccato a Suna ospitarli e Gaara aveva preparato un banchetto per la loro notte insieme (ok, detto così suonava in modo del tutto diverso da ciò che era in realtà); partecipavano anche i Delegati e i membri della loro scorta personale (anche se questi stavano passando la serata addossati alla parete a vegliare su di loro) perciò la stanza era così affollata da sembrare un forno, ed ora, con tutto l’alcool che gli girava in corpo, Kakashi iniziava a pentirsi della proposta di fare a turno per ospitare la riunione: c’era decisamente troppo caldo a Suna in luglio e questo non aiutava certo la sua sbronza.

Forse stava davvero invecchiando; fino a qualche anno prima sarebbe stato ancora completamente lucido mentre ora sentiva la testa pesante e non riusciva a trattenere le risate (alla vista delle occhiate di rimprovero sul volto rosso dello Tsuchikage, alle pesanti avances che la Mizukage stava rivolgendo ad un enorme cactus in un angolo, alle avventure sessuali raccontate dal Raikage, all’espressione spaesata del Kazekage). Patetico. Non c’era da stupirsi che –

No. Doveva togliersi quel pensiero dalla mente. Ma era così difficile.

In quel momento il Raikage gli rubò di mano il bicchiere e lo riempì di sake e Kakashi si svuotò rapidamente il liquido in gola. Oh bè, se non puoi sconfiggerli…


Ecco, ora era catastroficamente ubriaco.

Stavano bevendo ormai da tre ore e ad un certo punto si era ritrovato con addosso solo i pantaloni e la maglia della divisa. Per fortuna la maschera era ancora al suo posto ma davvero non aveva idea di dove fossero finiti il suo hitai-ate e gli altri vestiti. Oh, bè, li avrebbe trovati l’indomani… forse.

La festa era deragliata piuttosto in fretta ed alcuni dei Delegati erano già addormentati in un angolo… per esempio Lee che era acciambellato contro il muro.

Stava cercando di ignorare le occhiate lascive che Kankurō continuava a lanciare a Sakura ed il fatto che la giovane donna stesse parlottando fittamente con Chōjūrō, uno dei due membri della scorta della Mizukage. Per questo motivo notò che Gaara era seduto ad un tavolo, le mani che cullavano un bicchiere, gli occhi persi a fissare il vuoto dall’altro lato della stanza.

O forse non proprio il vuoto.

Ah, povero ragazzo.

Sentendosi particolarmente allegro (colpa dell’alcool, senza dubbio, normalmente mai e poi mai avrebbe interferito in una situazione del genere) decise di offrire al Kazekage la sua esperienza ed il suo saggio consiglio. Perciò si alzò barcollando, il suo bicchiere stretto in mano, e andò a sedersi accanto a Gaara. Il giovane praticamente non si accorse del suo arrivo, intento com’era a scrutare l’orizzonte. Oh, bè, meglio così. Kakashi sospettava che l’indomani nessuno di loro due avrebbe ricordato i dettagli della serata, quindi ehi, era una situazione di vittoria sicura, no?

«Allora, Gaara-chan, cos’è che ti turba?» esordì mentre prendeva un altro sorso di sake.

Chan?” lo punzecchiò una parte della sua mente. Kami-sama, era davvero ubriaco.

Ci volle qualche secondo perché il giovane registrasse la sua presenza e puntasse gli occhi su di lui, e ancora più tempo perché comprendesse la sua domanda e trovasse una risposta. Sì, anche lui era decisamente ubriaco. Bene.

«Non c’è niente che mi turba, Kakashi-sama».

«Ti prego, niente “sama”», lo redarguì mentre si allungava per afferrare una bottiglia semivuota e versare altro sake a Gaara. «Ed è evidente che qualcosa non va. Fissi… ah… la parete da un bel po’ ormai. Vuoi parlarne a Kakashi-ojiji?»

“Kakashi-ojiji”?!? Kami-sama, aveva bisogno che qualcuno gli tappasse la bocca o gli desse una botta in testa. Silenziosamente pregò che davvero nessuno di loro ricordasse la serata, l’indomani mattina, o avrebbe dovuto interrompere ogni relazione diplomatica con Suna per sempre.

Per fortuna la sua mente inebriata cancellò in un istante quei pensieri proprio mentre Gaara accettava il drink.

«Sto cercando di capire l’amore romantico», spiegò Gaara, la voce che non tradiva affatto il suo stato di ubriacatura, al contrario del resto della sua persona.

«Davvero?» chiese Kakashi, divertito. Dopotutto anche da ubriaco il suo istinto funzionava… in un certo qual modo almeno. «E come mai stai pensando a queste cose, Gaara-chan?»

«Perché mi chiami Gaara-chan

«Non lo so. Ma posso smettere».

«Non importa», lo rassicurò Gaara, scrollando le spalle. «È solo che continua a venirmi in mente ultimamente», proseguì ed a Kakashi ci volle un tempo imbarazzantemente lungo per capire che Gaara stava ancora rispondendo alla sua domanda.

«Ah, mi domando il motivo», sussurrò ed a quanto pareva aveva tenuto la voce abbastanza bassa perché Gaara non comprendesse le sue parole perché questi chiese “cosa?” e Kakashi s’affrettò ad aggiungere: «Niente, niente. L’amore romantico, eh? Capisco, capisco».

«Vedo la gente innamorarsi… mia sorella con quell’ameba di un Nara, Kankurō con qualunque essere umano gli passi vicino…» spiegò Gaara e Kakashi dovette trattenere il sorriso: non credeva che quello del fratello del Kazekage fosse amore ma ehi, non aveva intenzione di distruggere quel povero ragazzo tutto in una volta. «Peccato non ci siano manuali per questa cosa», sospirò Gaara.

Ed a quelle parole un’idea gli balenò in mente, luminosa come un Chidori di notte. Doveva solo evitare di farsi scoprire da Temari o Sakura.

«Bè…»

«“Bè”?»

«Non è proprio un manuale ma…» Kakashi iniziò a frugare nella sacca che portava in vita (una parte di lui era stupita in effetti di non aver perso anche quella, insieme alla maggior parte dei suoi vestiti) finché le sue dita si strinsero attorno ad un oggetto molto familiare ed il sorriso si ampliò sul suo volto. «Ebbene, mio caro ragazzo, ho la soluzione a tutte le tue domande proprio qui, nella mia sacca».

«Davvero? Cos’è?»

E Kakashi tirò fuori il libro lentamente e lo mostrò a Gaara che dovette strabuzzare un po’ gli occhi e chinarsi in avanti per leggere.

«IchaIchaParadise?»  scandì piano; poi aggrottò al fronte. «È il libro scritto da Jiraiya-sama?»

«Non è solo un libro, Gaara-chan», protestò Kakashi, accarezzando con dolcezza il dorso del volume arancione. «È un inno all’amore, è poesia allo stato puro, è… è… un’illuminazione, un viaggio che ti cambia l’esistenza! Non chiamarlo “libro”! È molto, molto di più!»

«Ah. Chiedo scusa», mormorò il Kazekage, chinando il capo. «Quindi questo capolavoro può spiegarmi l’amore romantico?»

«Assolutamente sì», garantì Kakashi, annuendo in modo solenne.

«Dovrò chiedere al mio assistente di passare in libreria, allora».

«Sei fortunato, ragazzo mio, perché ho deciso di donarti questa copia», l’interruppe con un sorriso. «Però non ho con me il volume due ed il volume tre quindi quelli dovrai procurarteli tu».

«Oh. Davvero sei disposto a donarmi una cosa così preziosa?»

«Assolutamente sì», confermò, e per accentuare la sua promessa gli depositò in mano il libro con delicatezza e rimase a guardare divertito mentre il Kazekage scrutava la copertina con deferenza. Sì, era proprio la scelta giusta. «Fanne buon uso, e se avrai bisogno di chiarimenti sentiti libero di mandarmi un falco».

«Lo farò. Grazie. Un brindisi?» propose Gaara mentre si sporgeva verso la bottiglia e si affrettava a versarne il contenuto in entrambi i loro bicchieri.

«Assolutamente sì!»

«Assolutamente no», intervenne una voce femminile alla sua destra ed all’istante il bicchiere che stava per afferrare venne spostato di lato da una mano molto più piccola della sua.

Kakashi sapeva già di chi si trattava ma comunque alzò lo sguardo per incontrare gli occhi verdi di Sakura. Una visione.

«Sakura-chaaaan», piagnucolò piegandosi di lato fino ad appoggiare la spalla alla sua gamba muscolosa, beandosi del contatto. «Sei una guastafeste. Stavamo avendo un momento, qui».

«Sì, lo vedo», ridacchiò lei, lanciando un’occhiata a Gaara che ancora stringeva Icha Icha tra le mani mentre scrutava la copertina con occhi brillanti. «Bè, mi dispiace ma dovrete avere il vostro momento un’altra volta perché la serata finisce qui».

«Nooooo. Sei cattiva».

«Sì, lo so. Su, adesso alzati», gli ordinò mentre si chinava e si metteva un suo braccio attorno alle spalle per poi aiutarlo a mettersi in piedi. La stanza girò vertiginosamente e Kakashi chiuse gli occhi brevemente. Non avrebbe vomitato addosso a Sakura, assolutamente no. «Kankurō!» chiamò poi la donna, a voce troppo squillante. «Pensa a Gaara».

«Sissignora», giunse la voce di Kankurō e Kakashi dovette aprire gli occhi per confermare che sì, l’uomo stava decisamente ghignando in direzione del suo fratellino. «Ma chi lo dirà agli altri?» chiese, lanciando un’occhiata al Raikage ed alla Mizukage che in un qualche momento nell’ultima ora avevano iniziato a flirtare pesantemente l’una con l’altro. «Certo non io».

«Codardo», borbottò Sakura. «Ok, signore e signori», continuò poi con voce ancor più squillante, mollando per un attimo la presa su di lui per battere le mani una mezza dozzina di volte (e mentre si reggeva la testa che sembrava volergli esplodere sul collo, una parte di Kakashi la odiò per questo). Quando ottenne l’attenzione di tutti, con un sorriso comunicò: «La festa è finita; è ora di andare a letto».

A quelle parole subito urla di protesta si levarono dai cinque Kage (Kakashi nemmeno si rese conto di aver iniziato ad urlare insieme agli altri, cosa che gli diede l’ennesima prova che sì, era davvero ora di smettere di bere) e dai Delegati che ancora non erano svenuti. Ma Kakashi conosceva bene la kunoichi e sapeva che non si sarebbe lasciata dissuadere, nemmeno dai Kage in persona (anche perché aveva fatto pratica per anni con Tsunade).

«Basta così», abbaiò lei, lanciando un’occhiataccia ai presenti fino ad ottenere il silenzio. Come volevasi dimostrare. Kami-sama quanto era figa. «È tardi e domani vi aspettano ore di meeting. A letto, ho detto. Ordine del medico».

«Chi sei tu per dare ordini a noi, ragazzina?» esplose il Raikage mentre cercava di alzarsi in piedi rivelando di essere decisamente barcollante.

«Sono quella che vi porterà nelle vostre camere a forza, se non lo farete voi spontaneamente. E non vi piacerà», dichiarò Sakura, uno scintillio negli occhi smeraldo che fece stringere lo stomaco a Kakashi in un modo molto piacevole. «Con tutto il rispetto, Raikage-sama», aggiunse Sakura, il divertimento evidente nella voce.

«È Haruno Sakura, Boss», sussurrò Darui che era accanto al suo Kage e che cercava di nascondere un sorriso.

«Oh», esclamò A, e qualcosa passò nei suoi occhi in un istante. «Ok».

E tutti loro lasciarono il salone, sorretti dalle loro scorte.


L’indomani mattina nessuno dei Kage ricordava ciò che era successo la sera precedente… O almeno nessuno di loro ne fece parola. Mai più.


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Adoro scrivere di Kakashi ubriaco.
  
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