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Autore: g21    26/11/2021    3 recensioni
Anche a lui, uno dei più belli del Paradiso, era toccata quella sorte. Non si ricordava più molto bene quello che lo aveva spinto a guardare oltre la troppa purezza angelica, era accaduto. E prima che se ne potesse rendere conto era caduto, lontano da tutto quello che aveva conosciuto fino a quel momento.
Uno scorcio sulla Caduta di Crowley, di cui ho voluto dare una mia visione siccome non sappiamo praticamente niente.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Dio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Icarus' life it has only just begun
 
 

 
Standing on the cliff face, highest fall you'll ever grace
It scares me half to death
Look out to the future, but it tells you nothing
So take another breath


 
 

In principio c’era solo la luce, con gli angeli, gli arcangeli, i principati. La vita scorreva tranquilla, solo il bene era conosciuto e tutto era perfetto. Nessuno si sognava di deviare dal proprio percorso prestabilito, a nessuno era permesso e a nessuno interessava.

Poi erano iniziati i problemi, con un gruppo di creature celesti ribelli. Nessuno sa, nemmeno i più saggi, cosa spinse quel gruppo a dirigersi contro i piani prestabiliti. Era successo, un giorno, che avevano deciso che quella vita non faceva per loro.

Da quel momento alla luce si era contrapposto il buio, il bene doveva fare i conti con il male. Nessuno era preparato, nessuno lo aveva previsto, nemmeno lontanamente. Forse solo Dio, il quale aveva preparato il piano ineffabile di cui nessuno doveva essere a conoscenza. Nessuno eccetto lui, ovviamente.

Così era iniziato, con il primo angelo ribelle, il preferito di Dio, ed era continuato. Era la prima volta che si scorgevano creature dubbiose, incerte e confuse in quel luogo etereo e perfetto. La ribellione, così l’avevano chiamata gli angeli rimasti saldi al proprio posto.

Anche a lui, uno dei più belli del Paradiso, era toccata quella sorte. Non si ricordava più molto bene quello che lo aveva spinto a guardare oltre la troppa purezza angelica, era accaduto. E prima che se ne potesse rendere conto era caduto, lontano da tutto quello che aveva conosciuto fino a quel momento.


-


Attorno a lui il buio più totale, inghiottito dal nero, dall’oscurità. Non poteva vedere niente, non riusciva a scorgere nemmeno un minuscolo dettaglio di tutto quello che lo circondava. Aveva aperto gli occhi, ma aveva capito che sarebbe stato uno sforzo inutile tenerli aperti se non poteva vedere niente.

C’era silenzio, un vuoto assordante che contribuiva a lacerare quell’anima rotta e corrotta. Aveva sempre amato ascoltare, qualsiasi cosa, anche le celesti armonie che trovava noiose. Ora la troppa quiete lo stava uccidendo, più di quanto stavano facendo le fiamme che bruciavano sin dentro le ossa.

Provò a concentrarsi su altro, cercando di dimenticare tutto il male che stava sentendo. Gli occhi chiusi lo aiutarono ad allontanarsi da quel luogo buio e pieno di disperazione. Forzò la sua mente a cercare qualcosa tra i ricordi che stavano svanendo, facendo uscire un ringhio animalesco.


 
Raphael osservava l’orizzonte infinito davanti a sé, il cielo che rimandava ogni sfumatura possibile conosciuta dalle creature di Dio. Sembrava assente da quel momento, immerso in pensieri lontani e diversi da ciò che dovrebbe pensare un angelo, tantomeno un arcangelo come lui.

Non era da molto tempo che la sua mente giocava con determinati pensieri, e non riusciva a capire come era potuto accadere. Doveva essere un esempio per tutti gli angeli del Paradiso, insieme a Gabriel e Michael, eppure non poteva non soffermarsi su quello che stava succedendo. Ciò che era successo a Lucifero lo aveva inevitabilmente portato a pensare. E da lì erano sorte le prime domande e i primi dubbi.

“Raphael, ancora qui a pensare?” chiese una voce leggera, quasi avesse paura di disturbare.

Un angelo si era affiancato all’arcangelo dai capelli rossi. Il Principato che gli si era avvicinato si chiamava Aziraphale, il viso tondo e dolce incorniciato da ricci biondissimi e gli occhi azzurri che saettavano in ogni angolo. Al fianco gli pendeva una spada splendente.

“Aziraphale” lo salutò Raphael, rivolgendogli un breve cenno del capo.

L’angelo spiegò le proprie ali bianchissime con un fruscio appena udibile. Osservò, con la coda dell’occhio, l’arcangelo fare lo stesso. Aziraphale sorrise leggermente a disagio, era comunque alla presenza di un superiore, nonostante Raphael si fosse dimostrato molto disponibile nei confronti dei compagni appartenenti agli ordini minori.

“Da quando ti hanno dato una spada?” chiese l’arcangelo rompendo il silenzio.

“Oh, questa. M-mi hanno assegnato al cancello orientale dell’Eden, il giardino che Lei sta plasmando” rispose l’angelo cercando di mostrare un po’ di sicurezza.

“Quindi stai per scendere lì sotto” commentò Raphael rivolgendo un cenno al giardino che si intravedeva dal Paradiso.

“Beh, sì, spero solo di fare un buon lavoro” confessò il Principato tenendosi le mani.

“Questo non lo metto in dubbio caro Aziraphale, sei uno dei migliori tra di noi” ammise l’arcangelo rivolgendo un sorriso sicuro al compagno.

“Oh. Grazie” squittì l’angelo sorridendo grato.

Raphael tornò ad osservare silenzioso l’orizzonte, l’ombra del sorriso precedente ancora presente. Non voleva farsi vedere turbato, non avrebbe dovuto nemmeno essere nella sua natura. Eppure, non riusciva a trovare niente che potesse distrarlo.

“Hai- sei ancora turbato?” chiese Aziraphale poco dopo, con un coraggio che non pensava di possedere.

“Cosa te lo fa pensare?” domandò l’arcangelo di rimando, fissando i suoi occhi verdi sulla figura dell’angelo al suo fianco.

“Non volevo- io non intendevo m-mancare di rispetto, Raphael. Solo-” rispose il Principato cercando di rimediare alla sua domanda troppo audace.

Una risata, però, lo fermò immediatamente. Aziraphale rimase sorpreso da quel suono cristallino e così musicale, a tratti migliore delle armonie celesti che si sentivano in ogni angolo. Raphael rideva, portando indietro la testa con la sua cascata di capelli rossi, e sembrava una delle cose più belle che Lei avesse creato.

“Non preoccuparti, Aziraphale, credo sia normale fare domande” lo tranquillizzò l’arcangelo, nonostante non fosse sicuro di poterlo dire.

“Stavo solo ripensando a quello che è successo a Lucifero” confessò alla fine, tornando a guardare l’angelo.

“Ha dato da pensare a tutti qui, lo capisco” provò Aziraphale fissando i propri occhi azzurri in quelli verdi del compagno.

“Però, ecco, tu sei migliore di lui. Non sto dicendo che non era un bravo angelo, voglio dire, era il Suo preferito, ma in te vedo
qualcosa di meglio, Raphael, non so come spiegarlo” aggiunse serio, senza staccare nemmeno per un istante lo sguardo da quello dell’altro.


“Sei davvero l’angelo più buono del Paradiso” si lasciò sfuggire l’arcangelo.

Poi mantenne lo sguardo sul Principato come se volesse leggere dentro quella creatura che emanava luce, bontà e perfezione. Sorrise leggermente e seppe che Aziraphale non si sarebbe mai lasciato corrompere dai pensieri che invece stavano divorando lui.
Osservò quel volto gentile, quegli occhi blu così belli e i ricci biondi da cherubino. Voleva ricordarsi ogni dettaglio prima di vederlo scendere verso l’Eden. Sapeva che si sarebbe ricordato anche di quel sorriso che illuminava tutto quello che toccava.

“Probabilmente devo- dovrei scendere adesso” interruppe il silenzio l’angelo, spostando lo sguardo davanti a lui.

“Certo, hai ragione” acconsentì Raphael, il tono leggermente distante.

“Magari riusciamo a rivederci, voglio dire, non penso sarò l’angelo del Cancello Orientale per l’eternità” provò Aziraphale muovendo leggermente le ali.

“Dipende da cosa Lei decide” disse soltanto l’arcangelo stringendosi nelle spalle.

Il Principato non rispose, preferendo librarsi leggermente in aria con un rapido movimento delle ali. Posò lo sguardo sul giardino sotto di lui per un momento, prima di tornare a guardare l’arcangelo. Non avrebbe dovuto indugiare, lo sapevano entrambi.

“Vai Aziraphale, prima che Lei si arrabbi” invitò Raphael con un sorriso gentile.

“Certo” disse soltanto il Principato annuendo.

“A presto, Raphael, s-se il Grande Piano lo permetterà” lo salutò l’angelo sorridendo appena.

L’arcangelo gli rivolse un cenno del capo per poi vederlo scendere lieve verso il giardino. Osservò l’Eden sotto di lui, molto sotto, prima di scuotere la testa. Cancellò l’idea che gli aveva suggerito che sarebbe stato un bel salto, non aveva motivo di pensare ad una cosa simile.

Si sollevò appena e, voltatosi, si allontanò dal luogo che sembrava fargli provare quelli che potevano essere leggeri brividi. Ancora una volta non avrebbe dovuto provare paura, era un arcangelo, eppure non riusciva a far tacere quei comportamenti non proprio angelici.

 

Un urlo squarciò il silenzio che lo circondava. Ci mise qualche secondo prima di capire che era stato lui a lanciare quel ringhio pieno di rabbia e dolore. Rabbia per quello che era successo, dolore per tutti i suoi muscoli che gridavano pietà dopo essere stati portati allo stremo.

Nel suo petto un fuoco era divampato e continuava a bruciare, lanciando fitte in tutto il corpo. L’angelo caduto stringeva i denti nel tentativo di non urlare, ogni secondo che passava il male raddoppiava senza che potesse farci niente.

Attorno a lui il puzzo di zolfo e di marcio riempiva l’aria e gli rivoltava i polmoni. Provò più volte l’impulso di rigettare qualsiasi
cosa avesse avuto nel suo stomaco, ma il suo organismo rifiutava questo meccanismo di autodifesa. Sapeva che si sarebbe abituato con il tempo, anche se non avrebbe voluto.

Allungò a fatica una mano cercando di raggiungere la schiena e rimase inorridito. Sotto i suoi polpastrelli la carne a brandelli, calda, quasi bruciante, lasciava percepire un solco profondo. Immaginò fossero due, le ali andavano sempre in coppia e lui non le aveva più.

Senza che potesse veramente accorgersene iniziò a piangere. Calde lacrime solcavano quel volto deformato dal dolore, lacrime che avevano il solo scopo di ricordargli dov’era. Pianse accorgendosi, forse per la prima volta, cosa fosse successo e perché si trovasse in un luogo così buio, dimenticato da Dio.



Raphael si spostava per il Paradiso senza una meta precisa, senza una reale motivazione. Non aveva uno scopo preciso, non ora che aveva finalmente finito di posizionare le stelle, che risplendevano illuminando il giardino sottostante. Si era sentito affascinato da quegli interessanti corpi celesti, solitari eppure così luminosi.

Lei, forse, aveva scelto l’arcangelo per quel motivo, non faceva mai niente a caso. Sembrava in qualche modo che si sentisse vicino alle stelle, erano molto simili in effetti. Lui era spesso solo come loro, e allo stesso modo emanava più luce di quanto pensasse.

Ad ogni modo adesso era rimasto senza niente da fare e la sua mente aveva ricominciato a ragionare su cose che avrebbe dovuto dimenticare. Era sempre stato un arcangelo curioso, forse il più curioso di tutto il Paradiso, e non poteva impedirsi di pensare.

Adesso non c’era proprio nessuna distrazione che potesse aiutarlo, nemmeno quel Principato tanto gentile e buono. Non vedeva Aziraphale da quello che sembrava troppo tempo, anche se non ne era sicuro. Sapeva che giù nel giardino erano passati quattro giorni, forse cinque.

Aveva provato a guardare verso l’Eden, per controllare come procedeva la creazione, infondo era un arcangelo e Lei era disposta ad ascoltarlo. Aveva osservato attentamente tutto quello che era stato creato, specialmente quelle che venivano chiamate piante, si sentiva attratto da loro.

Il Principato se ne stava ritto sulle mura del Cancello Orientale, la spada di fuoco in pugno. Non sembrava affatto l’angelo timido e impacciato che aveva conosciuto. Non era potuto scendere, per ovvi motivi, ma anche da così lontano aveva potuto leggere una determinazione mai vista.

“Raphael” lo chiamò una voce eterea, strappandolo ai suoi ricordi.

L’arcangelo si riscosse subito, la Sua voce che rimbombò potente nella sua mente. Si volse lentamente, una sorta di timore reverenziale che si era impossessato di lui. Davanti a Raphael una luce che rivelò la figura di una donna bellissima, con i lunghi capelli castani che scendevano morbidi a sfiorare la schiena.

“Cosa posso fare, Madre?” chiese l’arcangelo, chinando il capo.

“Volevo solo parlare” rispose Lei gentile, avvicinandosi appena un po’ di più.

La mente di Raphael si svuotò di colpo, prima di riempirsi nuovamente di pensieri più o meno accettabili, data la sua natura di creatura celeste. Non voleva far sapere a nessuno, specialmente a Lei, che da tempo era turbato, ma sapeva che Lei avrebbe capito tutto.

“I tuoi pensieri mi preoccupano, Raphael” ammise infatti, la Sua voce più vicina.

“Sono solo pensieri” provò a giustificarsi l’arcangelo, senza mostrare emozioni.

“Pensieri non adatti ad un arcangelo come te, ho percepito paura e dubbio” continuò Lei più severa, ignorando l’altro.

“Se c’è qualcosa che non va bene puoi parlarne” propose tornando ad usare un tono gentile.

“Non credo si necessario parlarne, solo quello che è successo a Lucifero e a molti dei nostri compagni mi ha dato da pensare” minimizzò Raphael scrollando le spalle.

“È stato ormai tempo fa, Raphael, e credevo fosse chiaro a tutti il perché delle mia azioni” chiarì Lei seria.

“Forse mi ci vuole solo più tempo” analizzò lui.

“Questo posso accettarlo” acconsentì Dio con un cenno del capo.

Raphael si sentì immediatamente sollevato, anche se non capì il perché di tutta la paura provata. Si ritrovò a sperare che Lei non riuscisse a capirlo anche in quel momento. Non voleva che si preoccupasse ancora di più, avrebbe di gran lunga essere lasciato in pace.

“Ti ho visto spesso in compagnia del Principato che ho messo a guardia del Cancello Orientale” tornò a parlare Lei, cambiando argomento.

Quella frase mise in allerta l’arcangelo, non aveva idea del perché, tutto d’un tratto, erano passati a parlare di Aziraphale. Sentiva che non poteva essere successo niente di male o di sbagliato, quell’angelo era il più buono e il più ligio ai suoi doveri di tutti gli angeli del Paradiso.

“Aziraphale, mi sono trovato bene in sua compagnia” ammise senza problemi lui.

“Sta facendo un ottimo lavoro nell’Eden, l’ho lasciato a vegliare sulle ultime creature che plasmerò, l’uomo e la donna” spiegò Lei tranquilla.

“Non ne dubitavo, lui è probabilmente il Principato migliore che Tu abbia mai creato” confessò deciso.

“Ho lasciato un albero che non dovranno toccare, spero che non accada niente di brutto” aggiunse Dio con un tono strano, diverso dal solito.

Raphael si chiese per un momento il perché Lei avesse detto quello, ma subito si trovò in disaccordo. Non capiva il perché le creature avrebbero dovuto obbedire, sapeva che erano state lasciate libere di agire indisturbate. Senza che potesse rendersene conto espresse quei pensieri ad alta voce.

“Credevo che li avresti lasciati liberi, perché dunque inserire un solo albero che non possono toccare?” chiese l’arcangelo con la sua solita curiosità.

“Ma loro saranno liberi, ho deciso di crearli liberi” rispose Lei con ovvietà.

“Se fossero veramente liberi dovrebbero essere anche liberi di scegliere le proprie azioni senza incontrare restrizioni” spiegò lui senza esitare.

Lei non rispose volgendo la Sua attenzione al cielo per un momento. Sembrava assorta in pensieri lontani, imperturbabili come sempre. Poi, mantenendo il silenzio, rivolse un sorriso a Raphael. Sembrava un sorriso triste, qualcosa che non sarebbe mai dovuto esistere sul volto di Dio.

“Mi dispiace, Raphael, mi dispiace così tanto” Lei parlò in un sussurro, che però sembrò potentissimo.

“Per cosa?” chiese l’arcangelo, confuso da quel cambio improvviso.

“Continui a fare troppe domande” rispose Lei dispiaciuta.

“Sono domande legittime” provò a difendersi lui.

“Non sono nella natura di voi angeli. Sei diventato troppo curioso, Raphael, non puoi più restare qui” spiegò Dio senza alcuna
emozione.


“No, ti prego, cercherò di cambiare, non puoi farmi cadere” protestò Raphael iniziando ad agitarsi.

“Mi dispiace, è quello che succede a chi chiede troppo” chiuse il discorso Lei.

Poi alzò una mano davanti al volto e la luce che La circondava diventò talmente intensa che l’arcangelo fu costretto a coprirsi gli occhi con una mano. Improvvisamente le armonie celestiali si zittirono lasciando spazio al silenzio.

“No, non puoi-” provò ancora lui, guardandosi intorno mentre la paura si impossessava di tutto il suo essere.

Non terminò la frase, piegandosi su sé stesso come schiacciato da qualcosa di più grande di lui. Provò a fare resistenza, ma facendo così otteneva solo l’aumento di un dolore che gli era entrato nelle ossa nel giro di pochi istanti. Si scoprì ad urlare, urla strazianti che aveva sentito dai compagni caduti prima di lui.

La testa gli scoppiava e si accorse, dopo del tempo, che aveva iniziato a precipitare verso il basso. Le fiamme lo avvolgevano, forse a proteggerlo, forse a infliggergli ancora più dolore. Sentì la sua schiena mandare fitte insopportabili, mentre qualcosa bruciava e gli lacerava la carne.

Precipitava e precipitava per quello che gli sembrò un’eternità. Urlava, si sgolava nel tentativo di farsi sentire da qualcuno, qualsiasi essere. Non riusciva a pensare a niente, tanto era il male che provava e che nessuno avrebbe mai anche solo potuto immaginare.

Toccò terra, o qualsiasi cosa fosse, con uno schianto talmente violento da scatenare un boato mai sentito prima. Raphael perse i sensi per quello che poté sembrare l’eternità. Quando tornò a sentire tutto quello che lo circondava, il nulla, aveva dimenticato il suo nome e gran parte dei ricordi che custodiva.
 


Il dolore sembrò affievolirsi leggermente, così l’angelo caduto provò nuovamente ad aprire gli occhi. Non riusciva a capire dove fosse finito, ma qualcosa sembrava illuminato attorno a lui. Cercò di far lavorare la sua mente, ma faceva ancora troppo male per provare a pensare a qualcosa.

Allungò a fatica una mano e si scoprì a toccare delle braci ancora accese. Arrivò alla conclusione che dovevano essere il residuo del suolo che era bruciato attorno a lui. Buttò fuori un respiro tremante, il dolore era ancora vivido e fin troppo presente.

Alzò a fatica lo sguardo e scorse il buio più nero. Così anche tutto attorno a lui, il nero più nero che aveva mai avuto la sfortuna di conoscere. Tutto quel vuoto gli fece provare una paura folle, mai provata prima, un terrore cieco e indescrivibile.

Non sapeva cosa avrebbe fatto da adesso, non aveva idee, non aveva punti di riferimento. Quello che sarebbe venuto dopo lo spaventava e gli faceva più male della caduta. Era stato cacciato, dimenticato da Dio e da tutti gli altri angeli.

Non aveva più nessuno.

Nemmeno Aziraphale, che si aspettava di rivederlo dopo la missione nel giardino. Ringhiò cercando di ricacciare quel pensiero da dove era venuto. Lo avrebbe ritrovato, anche se avesse dovuto coprire ogni angolo dell’Eden, anche se avesse dovuto passare l’eternità prima di trovarlo.


 
Raphael girava per il Paradiso indisturbato, sorridendo gentile a tutti i compagni che incontrava. Era uno degli angeli più importanti che Lei aveva creato, ma amava passare il suo tempo con gli ordini minori. Da sempre era molto curioso e apprezzava scoprire e conoscere le altre creature create da Dio.

Aveva dispiegato le sue ali bianchissime per alzarsi in volo e avere una visione più ampia. Non appena fu qualche metro più alto scorse un angelo biondo, apparentemente da solo. Gli sembrò strano, ma nel giro di pochi istanti fu accanto a lui, attirato da quella figura di spalle.

“Cosa ci fa un angelo tutto da solo?” chiese l’arcangelo appena fu vicino all’altro.

Quello sobbalzò e si voltò tremante a fronteggiare il nuovo arrivato. Raphael rimase ad osservarlo, notando due occhi blu bellissimi e, azzardò, creati apposta per quella creatura. La faccia tonda era perfettamente incorniciata dai ricci biondi che potevano ricordare un cherubino.

“R-Raphael, n-non mi aspettavo di vederti qui” ammise l’angelo con voce tremante.

“Come mi conosci?” domandò ancora l’altro, il tono curioso.

“Oh, beh, s-sei uno dei tre arcangeli, tutti in Paradiso vi conoscono” rispose lui con un sorriso appena accennato.

“Però io non conosco te” constatò Raphael.

“Sono un Principato, il mio nome è Aziraphale” si presentò voltandosi a guardare il compagno.

L’arcangelo sorrise a quella frase, finalmente sapeva il suo nome. Osservò quel volto dolce e gentile e seppe che quell’angelo era stato creato apposta per incarnare la tranquillità che emanava. Il sorriso del Principato era leggero, eppure illuminava tutto quello che lo circondava.

“C-cosa ti ha portato qui, Raphael? S-se posso chiedere, naturalmente” chiese Aziraphale, il tremore nella voce nuovamente presente.

“Mi ero alzato in volo e ti ho visto qui da solo, solo questo” rispose tranquillo Raphael.

Il Principato annuì brevemente e fece tenerezza al compagno. Sembrava così ingenuo e impacciato, ma non per questo meno interessante. L’arcangelo si trovò immediatamente attratto da quell’angelo solo apparentemente come tanti altri, ma che sicuramente nascondeva molto di più.

“Oh, è che n-non mi trovo a mio agio con gli altri. Sono sempre così impacciato, e dovrei smettere di far tremare la voce” spiegò Aziraphale tornando a guardare davanti a sé.

“Io trovo che non ci sia niente di male, tutti gli angeli sono diversi, altrimenti sai che noia?” provò a scherzare Raphael.

Quella piccola battuta ebbe l’effetto sperato, infatti il Principato sorrise un poco più apertamente. Il compagno sembrò addirittura più rilassato dopo aver ascoltato quelle parole. L’altro aveva appena conosciuto quel sorriso, eppure sapeva che era il più bello che avrebbe mai trovato lì in Paradiso.

“Se ti fa stare meglio posso dirti che, secondo me, racchiudi molte delle caratteristiche che dovremmo avere tutti noi” aggiunse sincero.

“Dici?” chiese Aziraphale sorpreso.

“Ti ho appena conosciuto, è vero, ma sembri davvero gentile, buono e sincero” rispose Raphael senza pensarci.

“Grazie” lo ringraziò il Principato, rivolgendogli un piccolo sorriso imbarazzato.

“Sei un buon angelo, Aziraphale, non dovresti nasconderti così” aggiunse l’arcangelo senza mai dubitare delle sue parole.

Aziraphale non rispose, preferendo torturarsi le mani guardando lontano. Era così umile e puro che Raphael per un solo momento si chiese perché Dio aveva creato gli altri angeli. Quella che aveva davanti era la creatura celeste perfetta.

“Mi ha fatto piacere parlare con te, Raphael, magari potremmo rifarlo” propose l’angelo prendendo coraggio, dopo aver spiegato le proprie ali.

“Anche io mi sono trovato bene, si potrebbe rifare sicuramente” acconsentì l’arcangelo regalando un sorriso luminoso al compagno.

“Allora a presto” lo salutò il Principato alzandosi di qualche metro.

Rimase fermo a mezz’aria a guardare Raphael sorridendo un po’ di più del solito. L’arcangelo si perse per un momento negli occhi blu dell’altro, incontrando un mondo che ancora non conosceva. Sì, sicuramente sarebbe stato bello trovarlo ancora in giro.

“Aziraphale” lo chiamò un’ultima volta.

“La tua voce ha smesso di tremare” lo mise al corrente, il tono divertito che non riuscì a nascondere, prima di volare dalla parte
opposta.


Non riuscì a vedere l’espressione leggermente imbarazzata dell’angelo, ma riuscì ad immaginarla. Ormai poteva immaginare come reagiva alle attenzioni degli altri. Raphael era rimasto decisamente affascinato da Aziraphale e non vedeva l’ora di scoprire di più.
 


L’angelo caduto chiuse gli occhi aggrappandosi a quei frammenti di un ricordo che sembrava ormai troppo lontano. Si affidò con tutto sé stesso ad un paio di occhi azzurri e a dei ricci biondi. Per ultimo si concentrò su un sorriso dolce e gentile, una linea che aveva spesso scaldato il suo cuore, ora corrotto.

Provò a concentrare tutte le sue energie rimaste su un’azione molto semplice. Voleva, doveva rimettersi in piedi nonostante la sua anima ancora rotta e dolorante. Sapeva che doveva muoversi se aveva intenzione di capire dove era precipitato, non aveva intenzione di soccombere in un luogo dimenticato da tutti.

Un ringhio basso salì dal suo addome, percorse il petto e uscì con tutta la rabbia che aveva accumulato. Un suono decisamente animalesco, ma gli servì per rimettersi in piedi. Diverse fitte morsero le sue gambe traballanti, ma si impose di non cedere.

“Aziraphale” una parola, che valeva più di ogni cosa.

Mosse il primo passo a fatica, poi il secondo, il terzo e gli altri a seguire. Il Principato, inconsapevolmente, lo stava guidando fuori da quel luogo oscuro, pieno di disperazione. Sapeva che lo avrebbe trovato, qualsiasi cosa avrebbe dovuto affrontare.
 
 
 
 
 







Angolo autrice
 
Ahem, salve. Dunque, questa è la prima cosa che posto riguardo questo fandom nonostante conosca questi due da almeno un paio di anni. Diciamo che sono timida e mi è servito del tempo per decidermi. La scintilla è scattata con l’inizio delle riprese della seconda stagione e ho dovuto buttare giù questa idea.

Così, seguendo anche l’headcanon che vedrebbe Crowley essere stato Raphael prima della caduta, mi è uscita questa shot. Ho voluto puntare l’attenzione proprio su di lui e su quella caduta di cui noi sappiamo veramente troppo poco. Gli ho dato una rilettura mia, sperando di non aver scritto cose troppo assurde.

Quindi niente, questo è quanto. Vi saluto

Giulia
  
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