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Autore: Angie96    27/11/2021    2 recensioni
Sospirò. In fondo, da quando ne aveva memoria, aveva visto una sola persona lasciare un mazzo insolito ogni volta che veniva lì: poco distante, ma posizionata proprio in prima fila tra le altre lastre di pietra, c'era una lapide che lui ormai conosceva a memoria.
La superficie leggermente impolverata, l'incisione che recitava "A un eroe, che ha salvato il mondo" e un mazzo di stelle di Betlemme poggiato lì due giorni prima.
«Non è venuto a farti visita neanche oggi, dico bene?»
Avrebbe dovuto rettificare, in realtà quel cimitero era così grande da avere tantissime prime file, semplicemente quella era la più "memorabile", a suo avviso.
Era a quattro lapidi e un percorso dalla pavimentazione sottile da lì.
«Dovrebbe prendersi un po' più cura di te, digli che essere famoso non è una scusante per lasciarti in questo stato!»
[versione 2.0 di una fic che avrei dovuto sistemare prima][riferimenti al finale di MGS3][m'invento npc per scrivere trame]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Naked Snake/Big Boss, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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***Disclaimer iniziale:***
Sì, lo so, avevo cancellato la fic precedente e voi avete tutto il diritto di guardarmi male e volermi picchiare perché l'ho cancellata di punto in bianco, ma vi giuro che c’è un buon motivo se l'ho fatto: ho praticamente quasi finito tutta la saga e, tipo, leggendo la light novel di MGS4 dopo aver finito il gioco mi son resa conto che forse avrei dovuto informarmi un po’ di più anche a costo di subire spoileroni?
Vabbè, in ogni caso scoprire che l'Arlington è un cimitero super famoso negli states e praticamente enorme mi ha fatto pensare “oh, meglio riscriverla, magari la ver. 2.0 esce anche meglio della prima” e infatti, dopo quattro bozze e un betaggio mirato (grazie a Bea per avermi supportata e sopportata in questo), il risultato finale è quello che vedete qui.
A fine oneshot ci saranno le solite note dell’autrice, ma intanto vi ringrazio per essere passati qui!
 
Cuore di Pietra
 
Se le lapidi potessero parlare, chissà cosa direbbero?
Chris Evans, cinquantotto anni, aveva sempre pensato che chiunque avesse una storia da raccontare, qualunque essa fosse. Non era poi così abituato a parlare con le persone, ma lavorare come custode all'Arlington Cemetery gli aveva dato modo di conoscerne così tante da aver abbastanza storie da raccontare alla sua famiglia, ai suoi colleghi e amici e persino al ragazzino che lo aiutava a curare il giardino e le lapidi.
Certo, non erano esattamente vive, ma a volte gli piaceva pensare che a loro facesse piacere sentire qualche stupido discorso che non riguardasse la guerra del Vietnam o la paura costante che i sovietici sganciassero una bomba sulle loro teste. Sempre che non avessero già vissuto almeno una di quelle due cose prima di morire.
«Poi non credo che un John Doe a caso voglia sapere che cosa sta succedendo nel bel mezzo della Guerra Fredda.» gli venne da dire, mentre strappava un'erbaccia vicino a una lapide dov'era stato posato un mazzo di gigli bianchi praticamente appassito. Nonostante l'incisione non avesse un nome, capitava piuttosto spesso che persone che credevano di conoscere il defunto lasciassero fiori. Quelli che solitamente si lasciavano in un cimitero, per l'appunto.
Sospirò. In fondo, da quando ne aveva memoria, aveva visto una sola persona lasciare un mazzo insolito ogni volta che veniva lì: poco distante, ma posizionata proprio in prima fila tra le altre lastre di pietra, c'era una lapide che lui ormai conosceva a memoria.
La superficie leggermente impolverata, l'incisione che recitava "A un eroe, che ha salvato il mondo" e un mazzo di stelle di Betlemme poggiato lì due giorni prima.
«Non è venuto a farti visita neanche oggi, dico bene?»
Avrebbe dovuto rettificare, in realtà quel cimitero era così grande da avere tantissime prime file, semplicemente quella era la più "memorabile", a suo avviso.
Era a quattro lapidi e un percorso dalla pavimentazione sottile da lì.
«Dovrebbe prendersi un po' più cura di te, digli che essere famoso non è una scusante per lasciarti in questo stato!»
Lo aveva visto sulla prima pagina di un giornale del mese precedente: sorriso di cortesia davanti all'obbiettivo, il singolo occhio puntato sulla fotocamera su cui si leggeva una tristezza tanto grande da sembrare un paradosso, un certo J.S. - l'articolo aveva opportunamente censurato il vero nome di quel giovane - aveva ricevuto una medaglia al valore e il titolo di Big Boss per aver sventato lo scoppio della Terza Guerra Mondiale in una missione top secret in solitaria sul territorio Sovietico.
Come al solito, i dettagli di quest'impresa leggendaria non erano lì, probabilmente relegati in un qualche fascicolo Top Secret del governo, visto che si parlava di un agente della CIA. A Chris importava ben poco di chi fosse e che cosa avesse fatto, ma il suo legame con questo "eroe" - o eroina, non poteva saperlo - lo interessava: ok, venir beccato dal suo aiutante mentre osservava qualcuno salutare una persona cara non era proprio il massimo, ma non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse "strano" stare lì.
Era abituato a sembrare un terzo incomodo in quel posto, ma non pensava che vedere una persona ripetere lo stesso pattern lo avrebbe fatto sentire... Così?
In fondo, non era nemmeno la prima volta che vedeva qualcuno fare il saluto militare davanti alla lapide di una persona eppure, almeno in quel caso, era diverso. Un'atmosfera pesante, piena di parole non dette che difficilmente sarebbero arrivate al suo interlocutore.
Chissà come doveva essere, sforzarsi di avere un cuore di pietra.
 
Un tuono.
Chris sbuffò. Quella domenica pomeriggio lui e Jack, il suo aiutante, avrebbero dovuto ripulire il cimitero da tutte le foglie ingiallite che erano cadute negli ultimi tre giorni: non erano passate neanche due ore e già le nuvole nere sopra le loro teste rischiavano di rendere inutile tutto il lavoro che avevano fatto fino a quel momento.
Prese la vecchia scopa che aveva lasciato accanto ad un albero, nelle vicinanze di una lapide dedicata ad un "angelo che se n'è andato via troppo presto", iniziando a canticchiare un motivetto che sentiva spesso alla radio. Diede un'occhiata al ragazzino e iniziò a spazzare.
Chissà se la pioggia piaceva anche a loro.
Huh?
Dovevano essere passate quattro canzoni, più o meno. Quello e qualche goccia di pioggia, prima che lui, inaspettatamente, arrivasse lì.
Chris si costrinse a fermarsi.
Quell'uomo aveva il solito mazzo di fiori, quelle Stelle di Betlemme che aveva visto così tante volte da chiedersi quale significato avessero per entrambi.
Sembra quasi la scena finale di un libro.
Una di quelle tremendamente drammatiche e strappalacrime che tanto piacevano a sua moglie.
Lo vide posare i fiori lentamente, chinato davanti alla lapide, incurante della pioggia nonostante avesse un ombrello chiuso poggiato lì accanto. Nessun saluto militare, questa volta.
Big Boss era semplicemente lì, immobile, contribuendo ad un'atmosfera tanto intima quanto pesante, come se fosse una bomba sul punto di esplodere e Chris fosse il terzo incomodo che non aveva il diritto di assistere a quel momento.
Come se quella situazione lo stesse costringendo a mantenere la sua corazza, perché forse avere quel cuore di pietra gli avrebbe risparmiato la sofferenza di perdere una persona cara?
Eppure, mi sembra che questa strategia non stia alleviando la tua sofferenza...
Piuttosto, gli pareva di sentire il ticchettare di un orologio.
Quando, dopo qualche istante, lo vide andare via, Chris si chiese quanto ci sarebbe voluto prima di vedere le prime crepe su quello scudo di pietra.
 
**************
 
Quindi, alla fine, qualcosa si è spezzato davvero.
Chris Evans, sessantasei anni appena compiuti, era sempre stato convinto che perfino i defunti avessero una storia da raccontare, fosse arrivata a lui o meno.
La storia che aveva davanti, però, fatta di parole mai raccontate e, a quanto pare, anche di conflitti irrisolti, lo aveva portato a vivere uno dei racconti più misteriosi della sua vita. E lui l'aveva vista disperdersi in una folata di vento e diventare irrilevante.
«Sono cinque mesi che non viene a trovarti, ti sentirai solo, no?»
Lasciò una singola stella di Betlemme, prima di alzarsi e darsi due pacche sulla schiena per riprendersi un po' dalla stanchezza: se era proprio vero che il tempo curava le ferite, si chiese se davvero quegli otto anni erano bastati per rompere quella corazza di pietra e lasciare che quell'uomo decidesse di andare avanti con la sua vita.
Sospirò, questa volta guardando gli alberi che contribuivano a dare un'atmosfera stranamente calda e primaverile per un cimitero.
Magari, alla fine, si sono chiariti davvero.

 
 
L'angolo dell'autrice:
Angolino veloce veloce per darvi due appunti: sì, lo so che la lapide di The Boss è in mezzo a tante altre, ma lasciatemi fare così for the sake of narrative, ve ne prego. Un po' come il nome e cognome del nostro vecchio amico (e vi giuro che me ne sono accorta solo due settimane fa lol), e con il fatto che per trama ho deciso che il cognome di John, almeno per me, sarà Sears esattamente come per Solidus.
Infine, ultima nota prima di lasciarvi in pace, spero che si sia capito che Chris conosce solo la versione ufficiale dell'operazione Snake Eater e che la scena finale sia ambientata più o meno nel periodo Peace Walker, ma tant'è.
Spero comunque che vi sia piaciuta!
Un abbraccio,
Angie che ora torna in letargo.
   
 
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