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Autore: Tetide    03/09/2009    9 recensioni
Oscar lavora presso una grande compagnia farmaceutica nella Parigi odierna: l'ambientazione è quella dei nostri giorni, ma i personaggi di Versailles no bara ci sono tutti, anche se in una cornice diversa e un pò insolita. E in più c'è una novità: un nuovo personaggio, dal tormentato passato, che entra a far parte della compagnia dei nostri eroi, conoscendoli meglio, e facendo conoscere anche a noi le loro vicende passate personali. Un esperimento se volete, ma ci tengo molto: ditemi se vi piace.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9 CAPITOLO 9

Erano passati tre giorni da quando Madeleine si era confidata con Oscar; e da quando Louis aveva appreso la verità su di lei, anche se di nascosto.
All’apparenza, aveva continuato a comportarsi come sempre con lei, premuroso e gentile come prima; eppure, ogniqualvolta si avvicinava a lei, la ragazza poteva leggere dentro ai suoi occhi una lontana luce, pallida come una fiammella che arde lontana, lo stesso triste luccicore di chi ha trovato un compagno dell’anima.
Di contro, lei gli rivolgeva sguardi inteneriti e timidi, ben conscia di sapere cosa significhi esser stati tormentati da qualcosa, ed avere rivisto lo stesso dolore negli occhi di un altro.
Erano i giorni dopo il Ferragosto; la grande frenesia estiva si andava stemperando, per poi passare alla riflessione dell’inizio di Settembre ed alla malinconia di fine estate.
L’allegra compagnia proseguiva con la sua crociera privata, che oramai si avvicinava al termine.

“Passa, passa, dài!”,
“Tira, su!”.
I ragazzi ci stavano dando dentro con grande energia: quella della partita di calcetto era stata un’ottima idea.
“Gol! Goool!”, André aveva letteralmente gridato, levando le braccia muscolose in aria, mentre Nicholas, in porta, era finito a terra ad inghiottire sabbia.
Si rialzò “O.K., ho capito: il nostro pessimo ballerino vuol rendermi la pariglia, dimostrandomi che io sono un pessimo portiere!”,
“E’ la vita, Nicholas! Se vuoi, posso darti la rivincita!”,
“No, grazie, non ci tengo affatto!”, rispose quello, scuotendosi via la sabbia dai capelli.
Tutto il gruppo, ad eccezione di Antoinette che faceva da arbitro, aveva preso parte alla partita; si erano fermati in una caletta ben riparata, ed avevano attrezzato quella spiaggia deserta a campo improvvisato.
Sorridente accanto ad Alain, Madeleine si volse a guardare la barca, ormeggiata poco più in là; il sole stanco delle sei illuminava la scena, gettando ombre rossastre sui visi dei giocatori.
“Va bene: la squadra di Oscar ha vinto”, decretò Antoinette alzandosi,
“Ma guarda che arbitro venduto! Ha fatto vincere la sorella ed il cognato!”, Nicholas simulava un’arrabbiatura, con le  mani puntate sui fianchi; Antoinette si volse verso di lui:
“Signor portiere, non è mica colpa mia se tu hai fatto entrare cinque gol: allenati meglio, la prossima volta!”.
Le due squadre erano state composte da Oscar, André, Bernard, Rosalie ed Alain da un lato, e Madeleine, Louis, Jeanne, Axel e Nicholas dall’altro; dapprincipio, il fatto che sia Louis che Axel avessero giocato in gioventù aveva regalato loro un discreto vantaggio; poi, però, la grinta e l’affiatamento dei coniugi Grandier aveva avuto la meglio.
“Ragazzi, è tardi! Che ne dite di rientrare a bere qualcosa, magari godendoci il tramonto dal ponte?”, Axel lanciò l’idea,
“Ottima pensata, fratello!”, André fu il primo ad accoglierla; avvicinatosi al cognato e dopo avergli passata una mano sulle spalle come un vecchio compagno di camerata, si erano avviati verso la barca, motteggiandosi a vicenda: “Però vi abbiamo fatti neri, eh?”,
“Mmmh! Pura fortuna!” aveva mugugnato Axel.
Tutti si avviarono verso la barca, seguendo il loro esempio.
Louis si avvicinò a Madeleine, prendendola delicatamente per un braccio “Allora, andiamo?”;
lei lo guardò, sorridendo “Certo”.
Dopo quella telefonata e lo sfogo con Oscar, Madeleine si era di molto alleggerita; certamente, il dolore della propria perdita non sarebbe mai stato cancellato da niente e da nessuno, ma, lentamente, stava ricominciando a riaprirsi alla vita, in maniera quasi inconsapevole; giorno dopo giorno, assaporava sempre più la luce del sole, il profumo del mare, la compagnia degli amici: e trovava tutte queste cose bellissime.
E poi c’era Louis.
Madeleine non aveva fatta chiarezza nel suo cuore su ciò che provava verso di lui: un po’ amico, un po’ compagno “speciale”, forse un po’ di più…

Innamorati sempre, innamorati mai,

non so mai
che sentimenti scegliere
quando ti stringo forte…

(Pooh, Innamorati sempre, innamorati mai)

Ed anche da parte di lui c’era la stessa confusione nei suoi confronti, soprattutto ora che aveva conosciuta la sua storia, così triste, così simile alla propria.
Stavano fianco a fianco ogni giorno, ridendo, respirando l’aria leggera dell’estate, l’aria di un’ amicizia che si andava facendo sempre più intima senza che loro lo capissero: perché entrambi si sentivano in colpa a rifarsi una vita accanto ad un’altra persona, dopo avere vissuto, e poi perduto, due grandissime storie d’amore; sia per Madeleine che per Louis, amare un’altra volta era uguale a commettere un sacrilegio, violare il tacito giuramento di fedeltà eterna che il lutto ed il dolore avevano strappato loro verso i rispettivi defunti compagni di vita.
Tuttavia, non potevano restare troppo tempo l’uno lontano dall’altra, e non potevano nemmeno impedire ai loro cuori di essere felici, quando erano assieme: rubavano piccoli attimi di gioia per loro stessi, senza pensare, né tantomeno desiderare, di poter dare un seguito, un futuro a quei momenti magici.

Vivi, resta così, non stancarti di me,
sarà confusione che provo per te
ma più della pelle, più in là dell’amore
un angelo amico è quel che ci vuole

(Pooh, Innamorati sempre, innamorati mai)

Vivere, sorridere, assaporare, seppur per breve tempo, attimi di vita che credevano di aver dimenticato, per troppo tempo sconvolti dai rispettivi dolori.

Ci vogliamo bene come due fratelli
anche se a dormirci accanto
non restiamo mai tranquilli

E siamo qui
lontani e vicinissimi
come la notte e il giorno…

(Pooh, Innamorati sempre, innamorati mai)

Perché ogni sera, quando tornavano nella cabina che dividevano come fratello e sorella sentivano un’inquietudine crescere dentro?
Louis, amico, compagno dell’anima… cosa ho il diritto di sentire nei tuoi confronti? Posso veramente sperare di poter provare ancora amore per qualcuno, di poter provare ancora l’amore? O non sono piuttosto condannata ad una devozione eterna ad un ricordo? La mia testa mi dice che non è giusto, non è affatto giusto, rimpiazzare Kenneth così… dopo tutto quello che lui ha significato per me; eppure, il cuore mi dice che posso farlo, che non c’è nulla di male: perché lui, dentro di me, non sarà mai rimpiazzato da alcuno! Il posto che occupa nel mio cuore e nei miei ricordi gli appartiene di diritto e gli apparterrà sempre. Louis, o chiunque sia, sarebbe solo “la seconda volta”, un nuovo amore, che mai avrebbe il potere di scalzare via il primo, il mio caro Kenneth: dopo tutto, ho diritto a rifarmi una vita, a RICOMINCIARE A VIVERE!
Ma davvero è giusto farlo?


Diane, amore mio…questa sera guardo le stelle su questo mare incantato. E penso a te. A te. Dai miei pensieri non te ne sei mai andata.
Amo un’altra donna? Sì, forse. Debbo ammetterlo con me stesso. Mi sento in colpa per questo? E’ possibile. Per quale ragione? A causa tua, amore. Sì, amore: non ho ancora perso il vizio di chiamarti amore.
E perché dovrei farlo, se è lecito? Tu rimarrai sempre il mio amore, il mio primo amore. Anche ora che non ci sei più.
E lei? Che cosa è per me lei? Un’altra vita, un nuovo inizio, ma che non potrà mai cancellare te.
Io ti ricorderò sempre, fino al giorno in cui ci rincontreremo.
Fino ad allora,  non odiarmi. Non odiarci: non ti ho dimenticata!
Ma mi trovo ancora su questa Terra, ed il mestiere di chi si trova qui è quello di vivere. Posso ancora farlo, Diane?


“La lezione di ballo di oggi era particolarmente impegnativa! Tutti, o quasi, si sono ritirati!”, rifletteva ad alta voce Nicholas, le mani puntate sui fianchi; accanto a lui, Jeanne annuiva.
Oscar ed André erano andati a letto, come pure Alain; Rosalie e Bernard, dopo avere provato con scarsi risultati i passi di quello strano ballo ritmato, ci avevano rinunciato, ed ora sedevano nel pozzetto, stanchissimi; stessa cosa avevano fatta Antoinette ed Axel, che però avevano preferito sfogare la stanchezza con lo shopping.
Gli unici due a continuare a ballare erano Madeleine e Louis.
Il loro timido entusiasmo incuriosiva Bernard e Rosalie, i quali continuavano ad osservare i sorrisi adolescenziali dipinti sui loro volti.
Uno stereo nell’angolo suonava Hey baby, canzone dei primi Anni Sessanta, che aveva fatto parte della colonna sonora del film Dirty Dancing.
I due compagni di ballo improvvisati continuavano a muoversi con lenta grazia, scendendo sulle proprie gambe giù fino a terra ed ancheggiando, senza mai smettere di guardarsi negli occhi, e talvolta sorridendosi a vicenda.
Dagli angoli dell’ampio pozzetto, gli altri li osservavano incuriositi.
I due “ballerini per un pomeriggio” non sembravano curarsi degli sguardi degli altri; si scioglievano sempre più al ritmo della musica, passando dal pozzetto della barca alle fiancate, per finire sulla carena anteriore, dove si trovavano i materassini prendisole: il tutto, senza mai smettere di muoversi.
La luce calante del pomeriggio disegnava ombre gialle sui fianchi della barca; dietro al porticciolo turistico, un gruppo di case colorate dagli occhi luccicanti al sole ricordava loro che si trovavano in Sardegna.
Madeleine e Louis si sorridevano, alleggeriti sempre più dai rispettivi pesi interiori: in quei momenti, credevano, o meglio capivano, che era perfettamente giusto ricominciare a vivere.

Fu solo quella sera, però, che si decisero a farlo sul serio.
La cena era stata abbondante, in perfetto “stile André”, ed ora la maggioranza degli occupanti della barca era andata a smaltirla in una passeggiata in centro; sul ponte della barca erano rimasti solo Madeleine, Louis, Oscar ed André.
Sorseggiavano un vino rosso in silenzio, ognuno avvolto nei propri pensieri; i coniugi Grandier sedevano vicini, intenti a scambiarsi tenerezze; Louis sedeva accanto a Madeleine, sul divano blu in fondo al pozzetto. Lei osservava il liquido rosso che si muoveva lentamente nel bicchiere, persa nei suoi lontani ricordi.
“Tristezza da fine estate?”, ruppe il silenzio lui;
Madeleine alzò lo sguardo lentamente “Non proprio. Diciamo piuttosto nostalgia del passato”,
“E quanto è importante, per te, questo passato?”, le si era fatto più vicino,
“Forse troppo” la ragazza tirò all’indietro la testa sul cuscino, sospirò, poi rialzò la testa e disse “E tu come stai messo a fantasmi del passato?”;
Louis fece una smorfia “Non meglio di te”, bevve un sorso di vino “eppure, da qualche tempo, stanno iniziando a lasciarmi in pace più a lungo del solito”.
La ragazza lo stava fissando “Non si può morire per sempre. Non si può indugiare per sempre. La vita ricomincia, prima o poi”,
“E per noi è stato un po’ troppo “poi”! Vero?”.
Madeleine fece un altro sospiro “Stavo pensando che forse la cosa che di più frena le persone a lasciarsi andare alla vita che ricomincia è la paura di soffrire ancora”,
“E chi dice che bisogni soffrire ancora? Solo perché è stato, non è detto che debba essere ancora!”adesso le si era fatto vicinissimo col viso,
“Il passo più difficile è il primo: il primo istante; è da quello che capisci se la strada che hai iniziato è buona oppure no. Ma quanto è difficile, quel primo passo! La paura lo governa, non c’è modo di ricacciarla indietro”,
“Eppure, un modo ci sarebbe”, Louis le si era fatto ancora più vicino, ed anche lei aveva alzato la testa; i loro visi, ora, si sfioravano,
“E quale sarebbe?”, avevano abbassato entrambi la voce fino a ridurla ad un sussurro,
“Lasciarsi andare…”.
Le loro labbra si avvicinarono, fino a sfiorarsi in un timido bacio; ma immediatamente dopo, si presero in un bacio profondo, languido e lungo.
Nascosti dietro l’angolo del ponte della barca, Oscar ed André avevano assistito a tutta la scena; si guardarono, sorridendosi.

                                             **********

Luglio 2009.
“Ah, oggi sono proprio stanca!”, Madeleine si stava stiracchiando seduta alla sua scrivania,
“Vorrei vedere! Non ti riposi mai! Sei una stakanovista più stakanovista di me!”, le disse di rimando Oscar, accovacciata davanti ad un cassetto aperto dell’archivio,
“Cosa vuoi, Louis mi fa stancare la notte, e voi tutti di giorno! Non ho un attimo di riposo!”,
“A proposito di riposo!” fece Oscar balzando in piedi “Sono le sei: è ora di uscita!”.
Le due amiche, presi gli effetti personali, chiusero i rispettivi uffici e si diressero all’uscita.
Le salutò l’usciere “Buonasera, dottoressa Grandier! A domani, dottoressa Saint-Just!”.
Entrambe sorrisero; poi si volsero verso il parcheggio, dove due uomini le stavano aspettando sorridenti.
André si fece loro incontro “Allora, stasera c’è una sorpresa: si va a cena in quattro!”, disse, aiutando la moglie a salire in macchina,
“Però il posto lo scegliamo noi!” fece eco Louis, abbracciando sua moglie Madeleine; lei gli stampò un bacio sulla guancia, sporcandolo di rossetto.
Saliti che furono in macchina, il gruppo si avviò verso il lungosenna.
Madeleine era felice: alla fine di quella memorabile estate, aveva iniziato un nuovo percorso di vita. Assieme a Louis: entrambi feriti, entrambi soli, entrambi desiderosi di ricominciare; allora perché non farlo insieme?
Erano andati a convivere quasi subito, e dato che la cosa aveva funzionato, dallo scorso Aprile erano marito e moglie: un matrimonio lampo, ma, d’altronde, entrambi avevano molto tempo da recuperare.
I due novelli coniugi, seduti sul sedile posteriore dell’auto, si abbracciarono, guardando il tramonto sul fiume; si guardarono, felici di aver colto la loro seconda occasione.

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Due parole di spiegazione: So benissimo che con questa mia storia "atipica" ho sconcertato molti fan; per lungo tempo mi sono chiesta se pubblicarla o no: alla fine, ho optato per la pubblicazione, dato che questa storia ha per me un profondo significato personale, anche se sapevo perfettamente che non avrebbe riscosso un grande successo. Ad ogni modo, ringrazio coloro che l'hanno seguita, anche se non hanno commentato, ed in particolare ringrazio Ninfea 306 per il sostegno che non mi ha mai fatto mancare  ;-)

Ho comunque in progetto, più avanti, di pubblicare una fic molto più "classica" su Lady Oscar, con la quale spero di avere maggior fortuna (Lady Oscar è anche il mio anime preferito, che credete? ;-) ); quando? No, non vi anticipo niente, sarà una sorpresa! Nel frattempo, mando un grande bacio a tutti coloro che avranno avuto la pazienza di leggere fino a qui.
  
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