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Autore: Maqry    24/12/2021    2 recensioni
Ofelia, appena arrivata a Babel, ha perso la sua Sciarpa, ma come ha fatto a ritrovarla Ambroise?
{ Crossover L'Attraversaspecchi/Doctor Strange | SciarpadiOfelia/MantellodiStrange }
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Ambroise, Ofelia
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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È persi che ci si trova
– di affinità tessili e multiversi –

 
 
A Greta,
grazie per la possibilità di perdersi nelle tue storie
 

 
 
 

 
Si era persa.
Oh, no, siamo precisi: quella disgraziata – dopo tutto quel tempo poteva permettersi certe confidenze – l’aveva persa. E c’era da aspettarselo che prima o poi sarebbe capitato, una non nasce goffa e distratta per nulla, ma non così. Non poteva perderla su Anima, a casa, nell’Archivio? Sarebbe stato facile arrangiarsi, nel caso, e in qualche modo tornare da lei, tenerle il muso per un discreto numero di giorni – il giusto per impartirle la lezione – e penzolarle mezza storta da un lato per dispetto – così che Signora Madre sospirasse rumorosamente alla vista, quel sospiro che faceva tanto non potresti renderti più presentabile, Ofelia?
E invece no, figurarsi se qualcosa poteva andare per il verso giusto da due anni a quella parte: l’aveva persa su un’Arca nuova, di cui non sapeva né aveva visto nulla. Come poteva ritrovarla? Che poi, era fondamentale che la ritrovasse – o che ritrovasse quel ragazzino che le aveva soccorse tanto sollecitamente al loro arrivo –, perché come pensava, di grazia, di cavarsela senza di lei a guardarle le spalle e farsi più stretta attorno al collo per avvisarla di pericoli o passi falsi che stava per compiere? Altro che un marito: a quella ragazza serviva ancora una balia, e senza di lei era sola e indifesa.
Sciarpa si arruffò tutta a quei pensieri, i filetti di lana che si drizzarono dall’intreccio, come se fosse stata lasciata ad asciugare al sole. Un’incosciente, ecco cos’era quella ragazzina. Incosciente, disgraziata e pure irriconoscente: abbandonare lei, la sua fedele compagna di avventure da tutta la vita. Per cosa, poi? Per cercare il gigante di ghiaccio con un freddo e metallico – proprio come lui – Orologio nel taschino che chiamava marito? Inaccettabile.
Si raggomitolò, per poi rotolare fuori dalla borsa e atterrare con un morbido tonfo a terra, trascinandosi fuori da quello strano marchingegno che gli abitanti di Babel usavano per spostarsi. Con passo felpato strisciò via, mettendosi a vagare per quelle strade tutte nuove e dai diversi colori, così lontane dal bianco glaciale che dominava al Polo, oltre le porte del caleidoscopio di miraggi e illusioni che era Città-cielo. Sbuffò un numero eccessivamente alto di volte – le avrebbe pagato anche questa, poco ma sicuro, ogni starnuto era un giorno in più di silenzio sdegnoso – per la polvere delle strade che la solleticava, non essendo abituata a starle così vicino, e anche per l’irritazione: a lei piaceva dormire acciambellata ai maglioni di Ofelia, sonnecchiare cullata dal dondolio dei suoi passi, non certo camminare. Per andare dove, poi? E a chi mai chiedere aiuto? Non erano su Anima, non c’erano altri oggetti animati come lei, lì. Priva di una meta, Sciarpa si avvolse nuovamente su se stessa e si lasciò rotolare per le vie di Babel.
 
 
Un disgraziato – la sua maggiore saggezza gli permetteva certi giudizi –, ecco cosa era Strange. Dottore, ah, certo, come no! Senza il suo aiuto sarebbe morto come minimo al loro primo incontro, quando aveva fatto irruzione nel Santuario inseguito da Kaecilius. Era merito suo se aveva immobilizzato un Maestro con il quintuplo dell’esperienza e preparazione: lui gli aveva suggerito come immobilizzarlo, lui aveva ucciso il suo scagnozzo, lui lo aveva protetto dai suoi stessi passi falsi. Passi falsi che comunque continuava a commettere, perché era mai possibile che continuasse a lasciare aperti i portali quando si esercitava? Non gli era bastato trascinarsi in punto di morte in ospedale quella prima volta, mezzo sanguinante, facendosi seguire a ruota dall’anima dello scagnozzo di Kaecilius? Era proprio vero che certa gente non imparava mai, e Strange era tra questi: si sentiva arrivato perché era un medico e lui solo un Mantello, ma non gli era ben chiaro chi, dei due, portasse i veri pantaloni nella coppia.
Quindi, insomma, un disgraziato che aveva lasciato aperto l’ennesimo portale, ecco cos’era. Certo, sicuramente era nei paraggi e si era assicurato di ogni cosa, ma comunque la prudenza non era mai troppa! Mantello volteggiò con estrema grazia verso il portale, ben deciso ad andare a riprendersi Strange con la forza, se necessario, trascinandolo per il collo fino a New York.  Il mondo che gli si parò davanti era ben diverso da qualsiasi altro che avesse visto fino a quel momento – e dire che ne aveva visti tanti, di universi e dimensioni –, con scimmie che volteggiavano appese a liane nel mezzo di una città (somigliavano fin troppo a quel ragazzino scavezzacollo che seguiva Stark come un’ombra, per stargli simpatiche), e miriadi di colori e persone che si rincorrevano su e giù per strade, scale, stranissimi tram e giardini. Più caos e colori di tutta la Grande Mela, ne era certo. Una buona dose di perfido divertimento gli increspò gli angoli del colletto, immaginando Strange, così asettico e ordinato, in tutta quella confusione: forse la lezione se l’era data da solo – non che questo gli avrebbe risparmiato quella che aveva in mente di impartirgli lui, sia chiaro.

Volteggiando leggero e cercando di mimetizzarsi in quella folla di tinte sgargianti, Mantello si imbatté nell’ultima cosa che avrebbe mai pensato di incrociare al mondo: un gomitolo – quasi sbiadito, in confronto agli abiti della gente – che rotolava in una nuvola di polvere qualche metro a destra rispetto a lui. Focalizzò l’attenzione sul gomitolo, seguendolo da una certa distanza, finché non lo vide fermarsi e il lembo di una sciarpa, adorabili frangette spelacchiate comprese, fece capolino dall’ammasso di lana. Una sciarpa senziente, proprio come lui, che si guardava attorno con un cipiglio a metà tra lo smarrito e l’irritato. Mantello provò una ventata di comprensione nei suoi confronti: un abito ha bisogno di un umano che lo indossi, lo faccia brillare e risplendere come una star – la vita, in fondo, era una continua sfilata di moda, per loro! –, e quella sciarpa doveva essere nella sua stessa identica situazione. Sola, senza un umano su cui riposare e a cui salvare innumerevoli volte la vita.
Perso nei suoi filosofeggiamenti, Mantello non si era accorto che Sciarpa aveva volto lo sguardo nella sua direzione e lo stava fissando, ugualmente stupita e con gli stessi identici pensieri che le frullavano tra i punti dell’uncinetto. Mantello non aveva mai incontrato, prima di quel momento, un oggetto così simile a lui come Sciarpa, ma si rese improvvisamente conto del suo sguardo e della sua – silenziosa, ma per lui comprensibilissima – voce. Era come lui, capirla era la cosa più facile del mondo, facile come levitare per una stanza. Ben deciso ad aiutarla – tra spiriti affini ci si spalleggia sempre, no? – si impettì tutto, gonfiandosi per far mostra delle proprie abilità: non aveva nulla da temere, l’avrebbe portata in giro per tutto quell’universo avvolta attorno al suo colletto! Chi lo avrebbe mai detto che proprio lui avrebbe ceduto così facilmente a uno sbatacchio di frange impolverate? Forse era la prova evidente dell’esistenza delle anime gemelle – sia mai qualcuno pensasse che la sua fosse Strange! –, forse era solo affinità caratteriale – quel modo in cui torceva su se stesse le maglie più larghe esprimendo il proprio disappunto per il mondo –, ma non poteva voltarsi e abbandonarla alla strada e alla polvere. Un inclinarsi dell’angolo destro di Sciarpa, quasi seccato e perentorio, richiamò Mantello all’ordine, e si precipitò verso Sciarpa per sollevarla con delicatezza e alzarla fino all’altezza del colletto. Aveva capito subito anche lei cosa lui potesse e intendesse fare, allora, non era l’unico a capirla nel chiasso della città.
Era morbida, a contatto col suo tessuto speciale, e gli solleticava appena gli alamari, ma il brivido impaziente che la percorse bastò a distoglierlo da quei pensieri e a riprendere il cammino, alla ricerca della proprietaria di Sciarpa o quantomeno di un viso amico che potesse ospitarla.
 
Sciarpa non aveva potuto credere alla sua fortuna, quando quel bellimbusto di un Mantello le si era parato davanti in tutta la sua spavalderia e, molto più importante, in tutto il suo magico potere. Rendersi conto che le leggeva nel pensiero e la capiva, così come lei poteva fare con lui, era stata solo l’ennesima delle fortune: mai s’era aspettata che perdere Ofelia potesse portarla a fare incontri tanto interessanti. Ora, ben avvinghiata al suo aiutante, si guardava attorno alla ricerca di una zazzera di ricci spettinati, o di quell’adorabile ragazzino di poco prima. In un momento di distrazione pensò che era decisamente più comodo – e piacevole – viaggiare così, piuttosto che tenendosi saldamente a Ofelia per salvarsi dalle sue cadute e dal suo goffo sbattere contro ogni superficie disponibile. Un leggero movimento degli alamari, che sussultarono orgogliosi, le ricordò che Mantello poteva perfettamente capirla, se si lasciava andare troppo e gli permetteva di sentire le sue riflessioni, e così si imporporò leggermente, i colori che si fecero più brillanti anche sotto la polvere.

A un tratto Sciarpa si tese tutta, sull’attenti, allungandosi il più possibile per assicurarsi che quello che scorgeva qualche
incrocio più avanti era proprio Ambroise che si avviava verso la sua immensa dimora. Anche Mantello percepì il cambio di sorte, e si preparò a sfrecciare verso quello strano ragazzino davanti a loro, quando una voce alle sue spalle lo richiamò stupita:
«Che ci fai tu qui?»
Mantello si fermò un attimo, giusto il tempo di voltarsi verso Strange e sbattere le proprie estremità in un perentorio ho altro da fare, aspettami qua! Poi riprese la sua strada, Strange alle calcagna e Sciarpa che con insistenza lo stringeva e trascinava in avanti, ansiosa di non rimanere chiusa fuori dal portone. Mantello diede prova di tutte le proprie eccellenti doti in Levitazione, riuscendo non solo a raggiungere il ragazzino, ma anche pararglisi davanti prima che posasse la mano sulla maniglia del portone d’ingresso.
La gioia di aver ritrovato Ambroise, però, calò subito per Sciarpa, che davanti agli occhi sgranati del ragazzino si vide costretta a lasciare la presa dal morbido tessuto rosso del suo accompagnatore: era cosa rara trovare qualcuno come lei, soprattutto di quei tempi e su Arche tanto lontane da Anima, e per di più tanto fieri e pieni di risorse come Mantello si era dimostrato, in grado persino di cogliere e anticipare i bisogni altrui. Arricciò una frangia attorno al metallo degli alamari – che era tutt’altro che gelido, mica come Orologio del Sovrintendente –, a mo’ di saluto e di promessa. Non avrebbe certo dimenticato lui e il suo aiuto, ma che la capisse: doveva andare a cercare Ofelia e tirarla fuori dai guai in cui sicuramente quella disgraziata si era cacciata.
Mantello ricambiò la stretta, facendole ben intendere come, pur con molto rammarico, dovesse andarsene a sua volta: il mondo intero era pieno di minacce, da criminali a Maghi e alieni, e lui doveva andare a proteggerlo. Ma che non temesse, prima o poi quel disgraziato di un dottore si sarebbe di nuovo dimenticato un portale aperto e magari sarebbe venuto a farle un saluto: poteva contare su di lui perché aprisse proprio il portale sull’universo giusto, Strange non muoveva certo un mignolo senza la sua guida e il suo consiglio.
Infine, dopo un ultimo, caloroso, abbraccio, si lasciarono, la tacita promessa di rivedersi sussurrata tra i fili.
 
Passando davanti a Strange, che lo guardava sconcertato e infastidito, pronto forse a tirare fuori dal cilindro qualcuna delle sue pessime battute a cui era il solo a ridere, Mantello lo schiaffeggiò sulla schiena perché non fiatasse e lo seguisse: c’era ancora tanto da fare.
 
 
 
 

Note alla storia: l’invenzione di questa, bellissima, coppia, non è certo opera della mia già limitata fantasia, ma è tutto merito di blackjessamine. A lei, quindi, i credits per averla immaginata, io ho solo provato a darle vita per regalarle una cosina per Natale. La mia memoria per i libri dell’Attraversaspecchi fa fin troppo spesso cilecca, ma spero di non aver commesso alcun pasticcio con le ambientazioni e situazioni – mi sono ridocumentata, giuro, ma gli ultimi esami si stanno prendendo la mia già minima sanità mentale e a volte sbaglio pure il mio nome –, nel caso ci siano strafalcioni prendeteli come licenze poetiche per riuscire a incastrare i due universi in modo più o meno credibile. Non sono una grandissima fan della Marvel, ho visto Doctor Strange ma non tutti gli Avengers, quindi la caratterizzazione di Mantello è basata per lo più su quel primo film, spero non risulti OOC (il riferimento a Spidey è comunque tratto da un film degli Avengers, credo, l’ho visto in un adorabile video yt “il mantello di Strange fa cose” e mi pareva un parallelismo carino inerire il suo disprezzo per Spiderman – e la somiglianza con le scimmie è anche un richiamo a come si fa chiamare durante Spiderman – Far from home quando agisce in incognito). Spero comunque che l'unione dei due universi risulti comprensibile, nei limiti delle possibilità.
Ecco, Greta, una persona seria ti avrebbe scritto una Percy/Penny, una storia sui Weasley, o una su chiunque dei Corvi, ma io credo che la serietà l’ho ormai persa tutta, quindi niente, leggendo la tua letterina, dopo che mi eri stata assegnata, un tarlo mi si è infilato in testa per scriverti di questa OTP. Sono forse la lettrice peggiore che ci sia, soprattutto nell’ultimo anno, ma sono infinitamente grata per averti potuta scoprire ormai nel 2019, poco prima di una pandemia in cui le tue storie mi sono state di conforto e compagnia per tanti mesi, e ancora lo fanno oggi, sebbene il tempo per essere attiva sul sito in modo costante sia inesistente. E di poter discutere anche di fandom, coppie, personaggi, situazioni insieme. Insomma, in poche parole di averti conosciuta. E voi che siete arrivati qui, se già non lo fate, andate a leggere le sue storie che sono sempre meraviglie.
Niente, spero che ti abbia fatto piacere avermi dovuta sopportare come Secret Santa, io ti lascio tanti auguri per un Natale e un nuovo anno sereni e pieni di storie, e scappo a nascondermi!
 
 
   
 
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