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Autore: ValeS96    13/01/2022    2 recensioni
[Squid Game]
Sang-woo/Gi-hun
Spoiler episodio 8
«Era un litigio sopito da giorni. Era lì, in attesa di scoppiare. O forse da anni, chissà, chissà quante cose ancora avevi da dirmi e non mi hai detto, seppellite dalla tua ammirazione cieca.
Oh, ma non è un uomo cieco quello che ho davanti ora»
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un litigio sopito da giorni. Era lì, in attesa di scoppiare. O forse da anni, chissà, chissà quante cose ancora avevi da dirmi e non mi hai detto, seppellite dalla tua ammirazione cieca.
Oh, ma non è un uomo cieco quello che ho davanti ora,
quello che mi attraversa con gli occhi neri di rabbia
 
- non di desiderio, adesso.
Credevi di ingannarmi,
ma io lo sapevo,
e in fondo ne ero fiero di quel tuo sguardo
solo per me -

E non è odio.
È delusione,
la più profonda, pura e nuda delusione.
E io, tra la colpa, la rabbia, l'incredulità,
 
- la voglia di saltarti al collo,
non so se per ucciderti
o per baciarti -
 
immobile a farmi leggere dentro
come se io fossi uno qualsiasi,
come se uno come te,
Gi-hun,
potesse leggere me,
Sang-woo.

- Invece lo hai sempre fatto,
sei l'unico che lo sa fare,
e odio ammetterlo a me stesso -

Come un litigio sopito di verità mai dette,
accumulate,
bombe cariche inesplose
in attesa.
E tu ne avevi di verità da dirmi, Gi-hun.
Povero ingenuo, povero stupido
Gi-hun,
sempre in fondo alla fila, a lasciare il posto di penultimo a qualsiasi ultimo che fosse arrivato,
sempre per terra per tutti,
soprattutto per me,
e non capirò mai perché.
Mai.
Nemmeno adesso capisco,
 
- e tremo al pensiero di averti perso
di nuovo -
 
mentre vedo te, ancora qui,
che mi guardi in quel modo.
E lo sai, e insisti, e giri il dito nella piaga
 
- vorrei toccarti ora,
tu, così vicino, così lontano,
così dentro di me da farmi male,
troppo vicino,
ancora ti avvicini -

ma importa quello che ti sto dicendo?
Importa ormai che io ti dica perché hai torto?
Mi importa che tu abbia torto?
Mi importa che la tua fiducia in me sia morta
come sono morto io,
e come sei morto tu,
qui,
insieme a tutti quegli uomini e donne uccisi nei modi più crudeli possibili,
e ancora peggiore
io,
che li ho uccisi?
Me lo stai ripetendo fino alla nausea: li ho uccisi io, sì, e anche tu.
Ma non li abbiamo uccisi insieme.
Io ho ammazzato,
tu sei sopravvissuto.
 
Poi la discussione si ferma.
Ormai sei così vicino che potrei ucciderti
 
- o baciarti –
 
allungandomi di qualche centimetro.
I tuoi occhi sono ancora più scuri,
sei delusione pura nei miei,
mi specchio,
miserabile,
in quel lago nero,
e vi appaio ancora più meschino.

La tua testa si inclina, e quasi in un sussurro mi dici:
«E se ci fossi stato io al suo posto su quella lastra?»
Perdo un battito.

- Gi-hun.
Maledetto.
Lo sai.
Tu lo sai. –

 
Per questo ti odio.
Non urli.
Allora urlo io.
Ti urlo addosso la mia frustrazione,
la tua frustrazione rimbalzata su di me,
le nostre frustrazioni
troppo vecchie, troppo radicate, troppo profonde in noi per sapere che non stavano nascendo quel giorno.
E non erano nate nemmeno in questo inferno.
Nascevano prima, molto prima.
Ma adesso che siamo qui, adulti, a sbatterci in faccia i nostri fallimenti

- io a urlarti contro,
ma tu sempre più vicino,
a minacciarmi con qualcosa di più pericoloso di un coltello,
qualcosa che mi ferirebbe più in profondità di qualsiasi lama -

cosa vuoi che ti risponda?
La verità?
No, quella non la vuoi sentire veramente,
non adesso che hai solo disgusto negli occhi,
non adesso che le mie mani sono così macchiate che ti sporcherei ovunque se ti toccassi.
 
- se io
toccassi te,
ovunque –

Non ora che è troppo tardi per dirtelo.
Posso solo attaccarti,
perché ormai è finita,
per tutti e due.
Posso solo urlarti in faccia
quanto patetica sia la tua vita,
quanto stupide siano le tue domande,
e quanto sia stupido tu, e ottuso,
sempre nei guai per colpa tua, non degli altri:
tua.
Mi guardi, pazzo
ma muto.
Io ormai morto nei tuoi occhi,
mentre tu, agonizzante,
schifato,
sputi
quello che mi merito di sentire.
E non fai altro che riflettere quelle parole
di uomo miserabile
che io stesso ti ho scagliato contro,
che ti hanno offuscato la vista
e piantato l'ultimo coltello nella carne.

- lo vedo, te l'ho piantato io
profondissimo
dentro –
 
Sento il tuo dolore,
lo paragono al mio,
ma non c'è nulla ormai,
non c'è più nulla
che io possa dirti.
 
 


 
Nota: una breve OS scritta particolarmente di getto e che non ho voluto ritoccare troppo: ho pensato questa volta di provare a lasciarla più simile possibile a come è uscita, e pubblicarla prima di cambiare idea. Il punto di vista è di Sang-woo ed è un flusso di coscienza durante il litigio con Gi-hun nel penultimo episodio: per questo motivo c’è questa forma con gli a capo, per provare a rendere l’idea del flusso di coscienza, a tratti discontinuo e contraddittorio.
Ringrazio chi ha letto fin qui e spero a presto,
 
Vale






 
  
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