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Autore: Little Firestar84    14/02/2022    8 recensioni
Nel capitolo 26, Ryo baciava la cliente di turno, la maestra Atsuko, credendo che fosse Kaori... e venendo bellamente punito dalla socia quando lei lo trovava a pomiciare con la loro più che arrendevole cliente! Alla fine dell'episodio, Ryo non ammetteva "l'errore" con Kaori, e decideva di continuare la loro vita e la loro partnership come se nulla fosse mai avvenuto... ma...
...e se Ryo non fosse stato in grado di togliersi dalla testa l'idea di baciare Kaori?
Buona lettura e Buon San Valentino con questa shottina veloce veloce!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Dopo aver liberato dai loro intrighi Takuya e Atsuko e averli riconsegnati alle amorevoli cure del padre del moccioso, Ryo e Kaori erano tornati a casa, e avevano ripreso il loro tran-tran quotidiano come se nulla fosse accaduto, nonostante quell’inatteso attimo di tenerezza in cui lui le aveva offerto di camminare a braccetto, lasciando silenziosamente intendere che, dopotutto, a lui come ragazza bastava lei, unica a cui avesse mai concesso un simile lusso, sempre troppo preso da fare il cretino con le altre.

Però poi quella stessa sera, mentre la guardava lavare i piatti con quel completo a pois, lo stesso che lei aveva prestato a Atsuko, Ryo avvertiva che c’era una cosa che lo assillava: le parole di quel ragazzino, l’ipotesi che lui potesse provare qualcosa di profondo per la sua socia, molto di più di una semplice infatuazione, di una mera attrazione fisica o del desiderio di togliersi uno sfizio e provare come la sua partner – più bella e sexy di quanto lui avesse mai voluto ammettere - potesse essere nuda in un letto, sotto di lui...

 Certo, era attratto da Kaori, era da quando l’aveva vista in quel sotterraneo in lingerie e nient’altro che lo sapeva, ma ammetterlo, soprattutto ad alta voce, e per giunta con lei, sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe mai fatto, ma… amarla? Era davvero possibile? Lui sarebbe mai stato il tipo da amore romantico, quello che lei, sotto-sotto, desiderava ardentemente?

Quello che era accaduto solo pochi giorni prima- il bacio rubato alla bella maestra che aveva creduto Kaori – sembrava perseguitarlo, ora che quell’idea gli era entrata nel cervello sentiva che, fino a che non avesse fatto qualcosa, non se ne sarebbe andata più. 

Doveva agire. Adesso. 

Di soppiatto, si avvicinò alla donna, e le picchiettò sulla spalla per farla voltare; quando lo fece, Ryo fu colto da un improvviso attacco di panico…. Davvero voleva farlo, mettere a repentaglio la loro partnership, rischiare di distruggere il loro già precario equilibrio? 

“Beh, allora?” Gli domandò lei, leggermente seccata, sbuffando. “Si può sapere cosa ti prende adesso? Io sto lavorando, Ryo, quindi sei pregato di lasciarmi finire in pace!”

“Volevo solo provare una cosa…” borbottò, mettendole il broncio come fosse un ragazzino petulante, la copia perfetta di Takuya versione adulta.

“Cosa, lavare i piatti? Alleluya!” Lei scherzò, voltandosi nuovamente. Sulle labbra le era apparso un sorriso malandrino, ed i suoi occhi brillavano, birbanti. 

Era una tentazione a cui nemmeno lui poteva resistere.

Senza darle il tempo di agire, fare altre domande, fare nulla, Ryo, agendo lesto e fluido come un predatore, le sollevò con la mano destra il mento, ed implacabile fece discendere la sua bocca su quella di Kaori. La sua idea era stata di darle un assaggio, una carezza, Ryo sentiva di dover provare qualcosa tanto a sé stesso quanto a lei, ma presto si rese conto di aver gravemente ed ampiamente sottovalutato le reazioni di entrambi. 

Kaori non era per nulla come se l'era aspettata: dopo un primo momento di arrendevolezza, in cui aveva subito quel bacio, la giovane donna aveva sussultato, e lontana dall'essere arrendevole e cedere meramente alle lusinghe della bocca dello sweeper, aveva gettato le mani nei capelli di Ryo, e lo aveva attirato a sé con forza e determinazione, dandogli con la sua bocca tanto quanto lui le stava offrendo se non di più… E da carnefice, lo sweeper era divenuto vittima.

Con il fiato corto, si separarono, le mani di Ryo sulle spalle di lei, le mani di lei ancora nei capelli di lui, e si fissarono, quasi impauriti; poi Ryo vide le labbra gonfie, le guance arrossate, gli occhi languidi di desiderio, e stringendo i denti decise di mandare tutto e tutti al diavolo, il suo amor proprio in primis, e riprese a baciarla, seppure con maggiore foga. Le mani si spostarono sui fianchi, la sollevò facendola sedere sul mobile della cucina, e prese ad esplorare, con polpastrelli e labbra, l’intero corpo di Kaori, che guidata dall’istinto gli aveva legato le gambe alla vita. 

Lo sweeper sorrise, memore della foto scattata dal moccioso di nascosto e su cui lui aveva sbavato, senza sapere che quelle curve esplosive appartenevano alla sua socia: adesso, a “bel culo” e “belle tette” Ryo poteva aggiungere, come peccaminose qualità, le gambe da urlo della sua donna. 

Peccato che fossero ancora coperte dai pantaloni…

Sospirando, si staccò un attimo da lei e la guardò negli occhi, pensieroso; Kaori lesse quell’immobilità come un passo indietro, come se quello che era accaduto non fosse stato nient’altro che una crudele presa in giro, e si portò una mano al cuore, rifiutando però di lasciare che le lacrime le scorressero sul viso. Sarebbe stata forte, non avrebbe ceduto, avrebbe finto di essere una moderna donna adulta e che la lussuria fosse una parte della vita come tante altre. 

Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla soffrire per lui. Per nulla al mondo. 

“Kaori…” Ryo iniziò, mentre, coi polpastrelli, giocherellava con la delicata pelle dell’addome della donna. “Senti…”

Kaori strinse i denti. Eccolo lì, il passo indietro. Avrebbe dovuto saperlo: era troppo bello per essere vero, gli uomini non venivano attratti da una come lei. Loro amavano donne dalla disinibita femminilità, che indossavano abiti e gonne, capi dalle conturbanti e seducenti scollature, tacchi, creature dalla dolce risata e dai lunghi capelli setosi.  

“Ma che pensi, sciocchina!” Quasi avesse avvertito il suo turbamento, Ryo sorrise, e affondò il naso nei capelli morbidi e profumati. “Quello che volevo dire è che, insomma, io non sono proprio tipo da amore romantico, da grandi dichiarazioni, però, ecco, se ti andasse di provare, io, insomma… a me, a me non dispiacerebbe affatto.”

Kaori lo guardò, sollevando un sopracciglio con tono arcigno. “Nel senso di darmi una botta e via… o nel senso che… che vorresti avere una relazione con me?” gli domandò, un po’ titubante, e lui scoppiò a ridere e le spettinò i ricci ribelli.

“Cretina, che razza di domande!” Riportò il viso al livello di Kaori, cosicché potessero guardarsi occhi negli occhi. “Allora Kaori, ti va provare ad  essere la mia ragazza? Di vedere come potrebbero andare le cose tra noi?”

“Dici davvero?” Gli domandò, abbassando gli occhi e arrossendo, mentre si torturava le dita. “Non.. non stai scherzando?”

Ryo, in tutta risposta, le rubò un bacio, e la prese in braccio, saltellando verso la sua camera da letto a tre scalini per volta, mostrando la sua usuale espressione da pervertito - tuttavia, Kaori sentiva che c’era qualcosa di diverso, la sua risata era onesta ed argentina, e sembrava davvero… felice, quasi libero, come se ammettere di provare attrazione per lei gli avesse tolto un pesante fardello dalle spalle. 

“Ma… ma Ryo!” Squittì lei, aggrappandosi al collo dell’uomo. “Avevi detto che volevi che fossi la tua ragazza!”

E mentre apriva con un calcio la porta della camera da letto, e gettava, neanche fosse stata un sacco di patate, Kaori sul letto, prima di piombare come un predatore su di lei e riprendere i suoi sensuali assalti, le sorrise, sornione. 

“Eh ma, bella mia, essere la ragazza dello stallone di Shinjuku implica ben più di una bottarella, cosa credi?” la prese un po’ in giro, mentre le dava un bacio dolce sulla bocca. “E poi, se tu sarai la mia ragazza, non avrò più bisogno di andare in giro per locali, rompere alle clienti per portarmele a letto perché sarò molto concentrato e preso dalla mia donna che monopolizzerà tutto il mio tempo libero… e se non farò il cretino con le altre tu non dovrai più sollevare tutti quei pesanti martelloni perché sei gelosa marcia, ih, ih, ih!”

“Io non sono gelosa!” Replicò lei, stizzita, ma lui la zittì con un bacio. 

“Male, perché io lo sono, cosa credi?” Le disse, facendole l’occhiolino e sorridendole, mentre le dava un leggero pizzicotto al naso. “Cos’è, non ti sei mai accorta che se ci sono uomini che ti ronzano attorno io ci sono sempre? Mica pensavi fosse un caso, eh?”

“Ma, ma…” Lei arrossì, e sollevò il golfino che aveva indosso come per celare quell’imbarazzo. “Quando siamo tornati a casa e mi hai dato il braccio, e anche prima, hai detto che, insomma…”

“Cosa, quella battuta della ragazza a portata di mano?” Lui sbuffò, e si lasciò ricadere sul letto, accanto a lei, braccia incrociate dietro al capo. “Io la stavo buttando sullo scherzo, lo sai che io in queste cose non sono bravo…”

Kaori notò che Ryo aveva iniziato a guardare dalla parte opposta e che stava arrossendo lievemente, e la cosa la intenerì, e la fece sorridere. La sollevava, il sapere che il problema dell’uomo era far dialogare il cuore e la bocca: Ryo non sapeva dare alito ai pensieri della sua anima, perché forse, prima di allora, non aveva mai avuto realmente l’occasione, od il motivo, di farlo. 

“Io… vorrei dirti che per me esisti solo tu come donna, che, che mi piaci tanto, che sei la mia luce, il mio sole e tutta quella roba lì, ma lo sai che io non sono bravo con le parole, non sono esattamente il tipo da amore romantico e poesie sdolcinati o bigliettini. Non sarò mai il tipico principe azzurro che le ragazze sognano, e…” Ammise, a malincuore. “E forse tu nemmeno mi crederesti se mi comportassi così, penseresti che voglio solo portarti a letto, ma… ma… ecco, io è già da un po’ che ci penso, ma solo adesso, dopo questi ultimi giorni, quando ho baciato Atsuko scambiandola per te, ho capito che, insomma…”

Kaori non gli lasciò finire la frase. Qualsiasi cosa le avesse voluto dire, a lei non importava nulla: quel bacio che tanto l’aveva fatta arrabbiare e soffrire non era stato per la bella maestra, era lei che Ryo aveva desiderato, tutto ciò che era successo dopo non era stato null’altro che un equivoco, e l’ennesimo tentativo di lui di rifuggire qualcosa di più serio tra di loro.

 Dolce e tenera, gli diede un bacio- semplice, casto, sulla guancia- che tuttavia emozionò Ryo più di tutti quelli che aveva ricevuto fino a quel momento nella sua vita. 

“Ryo, zuccone, me le hai appena dette tutte quelle cose!” Gli disse, col sorriso sulle labbra, e lui si voltò verso di lei, e scoppiò a ridere- una risata a cui si unì, presto, anche la donna. 

Ancora ridendo, lo sweeper la trascinò contro di sé, e coprì i corpi di entrambi col sottile lenzuolo, e, il viso di lei affondato nell’incavo del collo di Ryo, quello di lui nei capelli di lei, i due caddero in un lungo e tranquillo sonno, abbracciati, emozionati come due ragazzini innamorati.

   
 
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