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Autore: eclissidiluna    11/03/2022    2 recensioni
Le donne sono più forti di quanto credono. Decisamente più forti di come vengono, talvolta, tratteggiate da chi "immagina" i personaggi femminili. Quello che mi sarebbe piaciuto vedere. SPOILER FINO ALLA STAGIONE 6 COMPRESA.
"Le donne odiano essere le "principesse" in pericolo. E non attendono principi azzurri. Sanno che anche chi è sporco di fango e odora di stanchezza e fatica può essere il compagno che non delude.
Aveva bussato alla sua porta. Di nuovo. Era inzaccherato d'Inferno e odorava di notti insonni. Ma non lo avrebbe barattato con qualcuno di più “rassicurante”."
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Sam si lancia come un fantoccio senza nome, portando con sé Michele. Uno squarcio aperto sugli Inferi e la Terra che lo inghiotte come famelico occhio carnivoro.
 
Dean è misero sacco vuoto. Non è più fatto di ossa o muscoli. E’ insignificante anellide incapace persino di strisciare. Pronto ad essere masticato, triturato, polverizzato e digerito. Anche lui. Dalla Terra. Come Sam. Solo che c’è un Cielo fastidiosamente azzurro sopra la sua testa.
Supplica Dio. Dean lo supplica, con ogni particella di sé. Gli chiede che un’emorragia interna qualsiasi, quella più prossima a qualche organo vitale, si propaghi svelta, invadendolo.
 
Ma Dio non accoglie quell’estrema preghiera. Ha altri piani per lui.
Castiel, resuscitato, non fa che ricordare a Dean il diabolico potere di quelle nuvole.
 
Lo cura. Lo guarisce. Lo salva. Di nuovo. Fottuto angelo che non si fa mai i fatti suoi. Ma Dean è “affar suo”, da tempo. E questo rende più complicato ogni tentativo di sparire, facendosi ammasso di coriandoli rossi…la “tecnica” spietatamente precisa e rapida di Lucifero.
 
Dean prende coscienza che Lucifero è con Sam. Non può più farlo esplodere. Quell’Arcangelo ora gli tornerebbe utile. Porrebbe fine a tutto. In un benefico schiocco di dita.
 
Quella “preghiera” rimarrà inascoltata. Castiel non vuole e non può esaudirla. “Dean…Sam non vorrebbe questo per te…”
 
Già. Sam vorrebbe altro. Sam gli ha strappato quella promessa. E lui dovrà mantenerla.
 
Dean mantiene le promesse. Lo ha sempre fatto. Ricorda che, da ragazzini, per non deludere Sam, era pronto ad incappare perfino nelle ire di John.
Come quella volta che arrivarono tardi all’appuntamento con altri cacciatori. Papà fece la figura del codardo, di quello che s’inventa la storia dei figli “scomparsi”, per tirarsi indietro all’ultimo minuto.
 
Anche se erano solo “di passaggio”, come sempre, in quel continuo vagabondare in cerca di Occhi Gialli, Sam voleva a tutti costi andare al museo di Scienze Naturali della città. E Dean ce l’aveva portato. Di nascosto. Ma il minore era esasperatamente entusiasta, meticoloso osservatore di ogni teca, di ogni reperto! Così le ore erano trascorse come se fossero davvero due “studenti modello” (il che valeva sicuramente per Sam…decisamente meno per Dean…). Sam era uscito dal museo letteralmente elettrizzato, abbracciando Dean come se lo avesse portato al parco di divertimenti di Disneyland! Dean ricorda ancora quel pomeriggio con tenerezza infinita.
 
Il “seguito” fu meno divertente. Finirono con il non rispettare l’orario concordato con John. E Dean dovette accettare le conseguenze di quell’ atto di “insubordinazione”.
 
Dean si addossò la colpa del ritardo, mentendo, dicendo che aveva indugiato in chiacchiere, perché voleva “concludere con una rossa tutto fuoco”. Quella “promessa mantenuta” gli costò un paio di settimane di allenamenti più duri del solito, gravati da mezz’ora in meno di sonno.
 
Sam avrebbe voluto dire la verità, assumersi le proprie responsabilità ma Dean l’aveva convinto a tacere. Sapeva che John s’irritava maggiormente per le intemperanze di Sam. Era lui il ribelle, in famiglia. La punizione toccata a Sam sarebbe stata certamente più “plateale”. E quando il minore si era sentito in colpa per aver causato quelle “levatacce”, Dean aveva sdrammatizzato. Come al solito.
Ehi, nessun problema. E poi, ammettilo, la mia storia di far colpo su una tipa non era male…papà mi ha fatto pure un mezzo sorriso, prima di punirmi! Con te, invece, ci sarebbe andato giù pesante…t’immagini?! Una caccia saltata per…per un museo, Sammy??!” aveva ribadito, strabuzzando gli occhi e sottolineando l’affermazione con un’espressione di disgustoPoi gli aveva scompigliato i capelliridendo “Ehi, piccolo, lagnoso rompipalle, smettila di avere quell’aria affranta! Me la sono cavata con qualche giro di corsa in più…che vuoi che sia per uno con il mio fisico?! E poi che differenza fa?! Le cinque o le cinque e mezza…svegliarsi a quell’ora è uno schifo comunque!”
Sam non si era più sentito in colpa. E Dean aveva benedetto ogni mezz’ora in meno di sonno perché sapeva che a Sam sarebbe toccato di peggio e, quella convinzione bastava a rendergli accettabile, quasi "gradevole",  l’irritante suono della sveglia.
 
Oggi dovrà continuare a “svegliarsi”. Anche se vorrebbe dormire per sempre. Con Sam.
 
Gli ha promesso che non resterà accartocciato in quel dolore. Gli ha promesso che si rialzerà.
 
Sam si è lasciato andare con quella certezza. Guardandolo come quando uscirono da quel museo. Appagato. Sereno. Felice. Sicuro.
 
Anche se si muove come un automa. Anche se persino il volante di Baby non sembra più lo stesso, senza Sam accanto. Anche se vorrebbe essere ammasso di piume scarlatte, spazzate via da una folata di vento misericordiosa.
 
Tornerà da lei.
 
Sam vorrebbe così.
 
Dean mantiene le promesse.
 
---
 
Lisa, aprendo la porta, scorgendo quegli occhi sbiaditi e le labbra tremanti e spaccate, comprende che è la “promessa da mantenere”. Niente più di questo.
 La “seconda scelta”.
 
Difficile accettarlo. Ma non impossibile.
 
Ci vorrà pazienza, rispetto, fiducia. E forse il tempo curerà ciò che lei non riesce a lenire.
 
Dean si stappa una birra. Dean tenta di sorridere, sedendosi accanto a Ben. Prove generali di paternità. Come se avesse scelto di darsi la possibilità di “impegnarsi” in un legame stabile. Ma è un “impegno” preso con Sam. Non con lei.
 
Lisa sorseggia la sua birra. La gola brucia quanto l’orgoglio ferito. Ma s’impone di mandar giù la fastidiosa sensazione di averlo “in prestito”. Si domanda quanto costerà quella “famiglia a noleggio”.
Quanto costerà a lei.
Quanto sarà pronto a pagare lui.
 
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Vestirsi di apparente normalità. Quotidianamente.
Le colazioni preparate scherzando con Ben. I barbecue con gli amici. Le battute con i colleghi di lavoro, a fine turno. La spesa al supermercato. Le partite a golf, immaginando Sam ridergli in faccia, a ogni buca mancata.
 
E’ straordinariamente perfetto, Dean.
 
E’ tragicamente perfetto, Dean.
 
Ma lei sa che di notte, quando si leva di dosso la maschera di compagno attento e di padre premuroso, diventa “altro”. Perché non ha mai smesso di cercare Sam. E di essere… “in affitto”.
 
Fradicio di sudore, una mano a stringere il lavello e l’altra a sollevare una bottiglia di scotch a metà.
 
Lisa testimone dell’orrore che riemerge… tra la tuta da operaio e i ticket degli sconti, gelosamente custoditi nel portafoglio. Come farebbe un oculato padre di famiglia.
 
“Tornatene a letto, Lisa… non voglio che tu mi veda così… mi faccio schifo, ti prego… vai!” ringhia Dean, scorgendo la figura di lei, nella penombra. Ma Lisa avanza e sotto la luce della luna, che filtra dalla finestra della cucina, non è più profilo dai contorni scuri.
“Sveglierai Ben, non urlare” gli ordina, sottovoce.
“Io abbasso la voce ma tu stai lontana da me…per favore…” e il tono di Dean si fa più calmo.
Ma lei non arretra. Non intende concedere attenuanti. In un movimento svelto e deciso gli strappa di mano la bottiglia, svuotandola nel lavandino.
“Non ne hai bisogno”
“Andiamo…che ti prende?! Voglio solo dormire, Lisa…” minimizza Dean.
“Allora vieni a dormire con me!”
“…tu non puoi capire…tu…”
“No Dean, non posso capire e non posso immaginare. E sai una cosa? Non voglio capire, né immaginare. Non me ne frega niente, Dean! Non mi importa cosa hai fatto prima…cosa sei stato prima, da solo o con Sam!”
“Stai zitta, Lisa…ti prego…”
“Non starò zitta! Non più! Quando ti sei presentato qui, facendomi intendere che ti saresti fatto uccidere, per salvare il Mondo…hai idea di come mi sia sentita, io?! Ho pregato ogni notte. Ogni notte perché Dio ti salvasse!”
“Lisa…”
“Tu lo sai?! Sai quanta fatica mi costi mantenermi lucida, sapendo che la tua vita è stata un andirivieni continuo tra l’Apocalisse da fermare e uno stuolo di mostri che credevo non esistessero?! Prima che uno di loro entrasse a gamba tesa nell’infanzia di mio figlio?!”

Lisa lo fissa negli occhi, fiera, con una rabbia che non ricorda di averle visto mai palesare.
Anche lei recita una parte. Anche lei si è vestita di “normalità”. Per lui. Ma ora si è spogliata. Completamente “nuda”. Per lui.

“So che hai fatto “andata e ritorno” dall’Inferno. E so che sei qui perché Sam è scomparso ma non mi hai detto altro, Dean. Non mi hai concesso altro. Perché tu pensi che sia la cosa migliore. In fondo, chi sono io per chiederti “altro”? Io ti ho “in prestito”, vero Dean?! Se Sam, domani, per qualche strana regola divina o incantesimo demoniaco, tornasse a bussare alla porta…che ne sarebbe di me? Di Ben? Di noi?!”

Dean deglutisce. Gli occhi pungono. Il respiro si fa sempre più corto. La pelle ancor più madida.
“Mi…mi dispiace…ho sbagliato…ho sbagliato a venire qui…a tornare…io credevo, ma non è giusto…non…” farfuglia. E già pensa a prepararsi il borsone e a rimettere in moto l’Impala. 

Lo schiaffo di lei arriva puntuale, a mano aperta, sul viso appiccicoso.

“Smettila! Credi davvero che io voglia questo? Che questa sia la soluzione?! Scappare. Sei scappato anche venendo qui. Sei scappato dal dolore per la perdita di Sam! Sei qui solo per una promessa che hai fatto a tuo fratello. Perché lui voleva questo per te…la tua vita da torta di mele!”
Dean abbassa lo sguardo, colpevole.
“No…non è così…non…” ma Lisa non pretende giustificazioni. Non cerca polemiche. Vuole solo che Dean faccia “una promessa”. Stavolta a lei. “Non importa. Non m’importa…va bene. Lo accetto. Ma non azzardarti a uscire dalle nostre vite, Dean. Non azzardarti a farci questo. Non ora, non più. Sei un cacciatore? Combatti mostri? E allora combatti contro quel vuoto che ti annienta e che ti porta con lui…a fondo. Non si è sacrificato per vederti andare a fondo! E ringrazia Dio! Fallo, almeno una volta! Io lo ringrazio ogni notte. Prima di coricarmi.  Abbiamo pregato per riaverti con noi! Ben e io abbiamo pregato!”
 
Dean la scruta, raccogliendole una lacrima. Sa di essere perduto per sempre. Castiel ha sbagliato a salvarlo. Dio ha commesso un errore gravissimo a considerarlo degno di salvezza.
 
Ma Lisa e Ben hanno pregato. Per lui.
 
“Perdonami” sussurra abbracciandola, convinto di non aver più bisogno di stordirsi “Andiamo…andiamo a dormire…riuscirò a prendere sonno…”
“Senza questa?” e Lisa tira fuori una bottiglia piena, ben nascosta sotto il lavello.
Dean sorride, sentendosi scoperto e accettando la sfida.
“Senza quella…mi basti tu a stordirmi…hai…be’ hai un manrovescio niente male!” scherza, massaggiandosi la guancia.
Lei ride. Accarezzandogli la gota arrossata. “E che ti credevi? Che fossi una principessa in pericolo?”
“Da ragazza sognavi il principe azzurro, se non sbaglio…” la stuzzica lui.
 
Lisa riflette. E’ vero. Glielo aveva confidato. Quella notte stessa. Quando si erano conosciuti. Quando sentiva che non lo avrebbe dimenticato ma già intuiva che sarebbe sparito. Aveva capito che non era certo il “prototipo” dell’affidabile fidanzato con il quale trascorrere divertenti week-end fuori porta o disposto a sorbirsi le lunghe code alla cassa, per lo shopping natalizio.

“Già…è vero” ammette Lisa.
E Dean, a quella conferma, si rabbuia. Lui non è ciò che sognava accanto a sé. Si domanda perché Lisa abbia rinunciato a quel sogno. 
 
Dean ignora che Lisa è felice di rammentare cosa, o meglio "chi", le ha fatto cambiato idea.
 
 Quando, come previsto, Dean era scomparso Lisa aveva capito ciò che desiderava. Realmente.
 
Le donne odiano essere le "principesse" in pericolo. E non attendono principi azzurri. Sanno che anche chi è sporco di fango e odora di stanchezza e fatica può essere il compagno che non delude.
 
Aveva bussato alla sua porta. Di nuovo.  Era inzaccherato d'Inferno e odorava di notti insonni. Ma non lo avrebbe barattato con qualcuno di più “rassicurante”. 
 
“E’ vero Dean, ma poi ti sei ripresentato, al compleanno di Ben e…”
“ E…?” e in quella semplice vocale sospesa c'è ansia e briciole di speranza.
 
“E ho capito che i principi azzurri possono essere terribilmente noiosi!”

Dean ritrova il buonumore. “Ah, allora è così? Stai con me giusto per non annoiarti?!” rincara allegro.
Lisa sorride “Esattamente e ora…andiamo a dormire, Dean.”
“Andiamo a dormire” le fa eco lui.

Mentre si corica, in lenzuola che sanno di pulito, Dean si scopre a ringraziare Dio.
Per aver ascoltato le preghiere di una donna e di un ragazzino.
 
E non le sue.
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“Seconda scelta”. Questo era. Questo è stato il “patto” che ha segretamente stipulato con il “fantasma” di Sam, consapevole che, con i Winchester, la morte non è condizione definitiva. E questo è tanto confortante quanto inquietante.
 
Sam è di nuovo al proprio posto. Accanto a Dean. E lei non ha più un “posto”. Per Dean.
 
Ha deciso di lasciarlo andare con quella parte di famiglia così “totalizzante” perché, nel cuore di Dean, anche se lui afferma il contrario, non c’è “spazio” se non per Sam.
 
Pensava di poter guadagnare terreno, piano piano. Tra una caccia e l’altra, assumendo il ruolo di faro, di porto sicuro, di “base” dove tornare. Dove “voler tornare”. Per sentirsi compagno e padre. Non solo cacciatore. Non solo “il fratello di Sam”. Ma i “rientri alla base” sono sempre più rari.
 
E poi l’altra notte. Non era lui. Ormai Dean appartiene di nuovo a “quel mondo”, che non è il suo.
Decide di chiamarlo. Un’ultima volta.
 
“Lisa…”
“Dean”
“Senti Lisa…riguardo a…”
Ma lei non gli fa aggiungere altro “Mi hai spaventata a morte, hai spintonato Ben!” esclama, perentoria.
“Lo so, è stato orribile ma lasciami spiegare, non ero in me…tu lo sai che vi amo, vero Lisa? Che non vi farei mai del male…”
“Dean, io non mi fido più di te! Da quando Sam è tornato non siamo più la tua priorità! E io non so più chi sei davvero!”

Sa che gli sta dicendo la verità. E’ obbligata a dirgliela. Per quella dannata maledizione collegata al caso che stanno seguendo. Dean sa che la verità può far male. Molto. Vorrebbe perfino chiederle di Ben…per essere sicuro una volta per tutte che…ma ha troppa paura. Sapere adesso, con Sam in quelle condizioni…sarebbe solo l’ennesima complicazione. La ragionevolezza lo farebbe riattaccare all’istante ma l’amore che prova per lei gli impone di ascoltarla.

“Per me è difficile aspettare che tu ricompaia ogni volta, magicamente, sano e salvo.  A volte…a volte vorrei che Sam…che Sam non fosse mai tornato. Il vostro è un rapporto patologico! Una co-dipendenza malata!”
Dean socchiude gli occhi. Lisa gli propina anche il “profilo psicologico”, giusto per farlo sentire ancora più inadeguato e in errore.
“Lisa…devi solo darmi un po’ di tempo…vedrai che appena sistemerò le cose con Sammy…”
“Non smetterai mai di fare il cacciatore. E’ la tua vita, quella con noi è stata solo una parentesi! Il vero problema sei tu, Dean! Sei tu che sei incapace di chiedere aiuto! Che preferisci ubriacarti, far finta di niente e ricordarti di noi quando ti pare e piace. Credevo di poterlo accettare, ma non è giusto Dean, non lo è per me e nemmeno per Ben,”
 
Dean sa che ogni parola è schietta, onesta. Maledettamente sincera. Non ha filtri Lisa. Non può averne.

“Lisa dammi solo…” il misero tentativo di  Dean di opporsi a una condanna certa. Sarà l’ultima telefonata.
“Ti lascio andare, Dean. Sei libero.  Ti restituisco a Sam e alla tua “vera” vita. Noi non ne faremo più parte.”

Sente il click del ricevitore. Quel click è triste segnale che è…finita.
 
Un altro sacrificio. L’ennesimo. Per la famiglia. Per Sam.
 
 “Allora? Qualche idea su questa scia di morti per “eccesso di verità”?” esordisce Sam, con il tono di voce che vorrebbe essere ironico ma risulta grottescamente statico. Ormai Dean ci ha fatto l’abitudine. “No…no…era Lisa…” bisbiglia Dean, affranto. Ma Sam non coglie il trasalimento, la voce che s’incrina. Sam è accanto a suo fratello ma, in realtà, è “altrove”.
 
“Ah…spero che stia bene. Ora rimettiamoci al lavoro, che ne dici?”
“Certo…certo” chiude Dean, aprendo la portiera dell’Impala.
 
Sam. Famiglia.
 
La sola che può permettersi.
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Sono quasi quattro settimane che non la sente più.  Ciò che era più di un dubbio è stato confermato. Sam non ha più un’anima. E ora sono al servizio di Crowley, l’unico che pare possa aiutarli, in attesa di trovare altre soluzioni. E’ sfinito, esausto e solo. Continua a cacciare per tentare di “riscattare” l’anima di Sam. Continua a condividere la stanza d’albergo con quella sorta di Terminator senza emozioni che si porta dietro il corpo di suo fratello. Quasi sempre inespressivo, calcolatore, freddo. Dean comincia a pensare che, in realtà, non gli importi nulla. Sam vorrebbe restare così.  Non riavrà più Sammy. Lo sguardo “da cucciolo” che gli faceva sempre credere di essere il migliore, il suo eroe. Darebbe la vita per rivedere quegli occhi.
 
Ma non ci sono più. Sammy non c’è più.
 
Alla fine di una giornata tristemente uguale alle altre, si ritrova in un vicolo, con l’ennesima birra in mano e il cellulare nell’altra. Bere. Ubriacarsi. Ha ragione Lisa. Stordirsi. E lei non può più “sostituirsi” all’alcool, sferrandogli uno schiaffo ben assestato.
 
Lascia squillare un numero imprecisato di volte. Ben è l’unico che, ostinatamente, continua a rispondergli. Di nascosto da Lisa.
Sa che a quest’ora Ben è agli allenamenti di baseball. Ricorda ancora “l’agenda settimanale”,  appuntata sulla lavagnetta, in corridoio. Dean si accorda di essere fiducioso. Qualcun altro potrebbe alzare la cornetta.
 
L’ottimismo svanisce presto. Sta quasi per riagganciare quando…
“Sì?”
Dean deglutisce.
“Ciao…hai…hai risposto…” balbetta, incredulo.
“Dimmi, Dean” chiarisce Lisa, sbrigativa.
Ha risposto. E ora?! E’ in trappola.
“Sam non ha più un’ anima” gli esce così, spontaneamente. Sulla sillaba finale “ma”, si accorge di aver fatto una cazzata. Ma la testa è pesante, le gambe talmente stanche da sembrare lacerate dai segugi infernali. Non fa niente. Non cambierà niente quella “confessione”. Le parole rimbalzeranno inutilmente sull’asfalto di quell’anonima viuzza, tra il gatto spelacchiato che rovista tra i rifiuti e la pioggia che lo bagna. Perché ha anche cominciato a piovere. E Dean percepisce le ciglia farsi pesanti sotto quei goccioloni, improvvisati proiettili dal cielo.
 
Lisa resta per un paio di secondi in silenzio e poi si riprende “Cosa… cosa vuol dire?!”

Giusto. Lisa non ha le conoscenze e l’intuito della cacciatrice. Lisa sa di psicologia, quel che basta per definire il suo rapporto con Sam “patologico” ma non s’intende del “suo” mondo. Con lei devi spiegare…l’inspiegabile. Dean si schiarisce la voce, pronto a “salire in cattedra”.

“Quello che ho detto, è tornato ma senza emozioni, senza cuore, insomma è lui ma in realtà non è lui” ripete, paziente.
“Ma è…è terribile!” e a Lisa quel “terribile” suona così manchevole, parziale, insufficiente a definire ciò che Dean le ha appena rivelato.

“Già, una vera seccatura e sai la cosa buffa? Uno degli effetti collaterali di questa faccenda è che la nostra “co-dipendenza” è messa a dura prova. Credo che, se potesse ottenere qualche vantaggio o la testa del mostro di turno, sul suo medagliere personale…be’ non esiterebbe a vendere la mia di anima, al primo demone con la D. maiuscola!!” afferma ironicamente Dean. Ma Lisa percepisce che non è l’ironia a cui è abituata. Quella che stempera, che la diverte. E’ la sofferenza annegata nel sarcasmo.

“Dean…mi dispiace tanto…”
“Anche a me…non so perché te l’ho detto. Dimentica questa telefonata…scusami”
E’ il momento. Lisa può diventare qualcosa di più di un’ex fiamma con la quale “giocare” alla famiglia Bradford. Può diventare davvero…famiglia. Pacchetto completo.
“Non scusarti…Dean…non con me…”
“Sono stanco Lisa…” sussurra Dean, sfiancato “ora…ora devo andare…salutami Ben…”
“No aspetta! Non riattaccare…vieni a casa”
“No, non volevo questo, tranquilla…è stato solo uno sfogo, uno stupido errore”
“Vieni a casa, Dean” riafferma lei, con più convinzione.
“Non posso…”
“Porta Sam con te, farà bene anche a lui rivedere Ben”
“Sarebbe una cosa folle…e poi per lui…non cambierebbe nulla, per lui…”
“Cambierebbe per te! E Sarebbe la cosa più sensata che tu abbia fatto nell’ultimo mese!”
“No, Lisa…va bene così…perdonami…”

Il click del ricevitore segna la fine. Ma stavolta è quella di Lisa.
 
Dean si scola la birra in un paio di golate, “annacquate” dalla pioggia battente. Poi si lascia cadere tra i bidoni della spazzatura. Piange e ride. Insieme. Non lo infastidisce l’odore. Immondizia insieme ad altra immondizia. Questo sente di essere.
 
Accanto al telefono c’è il numero di un certo dottor Matt. Lo ha incontrato per lavoro. Ha intenzione di proporre un corso di yoga ai dipendenti del suo reparto. Ha capito di interessargli. Lo ha capito anche Ben. E la boicotta in ogni modo. Persino nascondendole le sue scarpe preferite. Quelle con il tacco dodici delle grandi occasioni. E potrebbe essere…la sua occasione. Togliersi dalla testa Dean.
 
 
Prende il bigliettino da visita. Lo tiene tra le mani. Preme sui tasti del cellulare, Lascia squillare sei, sette volte. Prega che risponda. Le sue preghiere sono esaudite.
 
“Basta farti del male, Dean!”
  Dean ha un sobbalzo a sentire quelle parole, come se Lisa lo stesse osservando, come se potesse vederlo. Immondizia tra immondizia.
 
“Lisa…sono a più di tre ore d’auto…e poi…”
 
Ma Lisa è risoluta come solo una donna sa essere. Una donna che comprende l’uomo che ama. Accettandolo. Dean non sarà mai un operaio. Sarà “il fratello di Sam” e non solo. Per Sam sarà padre, amico, salvatore…sempre.
 
Ma il cuore di Dean…è grande. C’è spazio.
 
C’è spazio per lei. C’è spazio per Ben. E loro si meritano…quello spazio. Perché Dean non smetterà di fare il cacciatore ma non smetterà di amarli. Più di se stesso. Fin quando avrà la forza di tornare. A casa.
 
“Prenditi un doppio caffè nero e non perdere tempo a farti una doccia. La farai qui, a casa. Con calma. Ceneremo tutti insieme. Domani Ben salterà la scuola e starà con te. Ne ha bisogno. E anche tu.”
 
Dean inzuppato, come quel gatto randagio, deglutisce, prendendo fiato.
 
“Allora…a…a dopo…”
“A dopo, Dean…ti aspetto. E nessuna deviazione”
“Nessuna deviazione, te lo prometto.”
Lisa sorride “E so che mantieni le promesse”.
 
Riattaccano entrambi. Insieme. E non è il click che sottolinea la fine. E' quello che evidenzia un nuovo inizio.
 
Dean si rialza un po’ a fatica, appoggiandosi al cassonetto. Ma le gambe sembrano più salde. Come se non fossero più a brandelli. Ha i battiti accelerati e una voglia matta di guidare. Con i tergicristalli a doppia velocità.
 
Lisa, prende un respiro profondo, pensando che indosserà le “sue” scarpe. Anche se ceneranno a casa.  Strappa il biglietto da visita. Non le serve più.  Ha gli occhi che sfavillano e una voglia matta di cucinare.
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“Grazie Lisa” le dice Sam, estremamente formale, aiutandola a preparare la stanza degli ospiti
“E’ tutto ok, Sam mi fa piacere...”. L’osserva guardinga e poi decide di osare porre “la domanda”
“Sam, stai bene?”
“Sì, sì…va tutto bene…” risponde lui, come di routine. Un robot ha la risposta pronta. Lo ha imparato in quell’anno da…androide.
Però lei lo coglie di sorpresa “Riuscirai a ritrovare la tua anima”
Sam un po’ stizzito pronuncia un “Lo spero” che deve rassicurare. Lisa deve convincersi che lui “spera”. Anche se, in realtà, Sam si augura…l’esatto contrario. Non vuole indietro la sua anima. Meno problemi. Mente lucida e cuore vuoto, leggero, libero. Non riesce ancora a dirlo a Dean. Ma glielo dirà, prima o poi. E quel testardo fratello, tutto passione ed emozioni, si rassegnerà. Al “nuovo Sam”.

“Ma se qualcosa dovesse andare storto…cerca in te, Sam”
“Non capisco…”

Lisa non sa nulla di caccia. Ma sa riconoscere un’anima. Anche quando è stata rubata. Sa che Sam è un uomo buono, generoso, coraggioso.
Come Dean.

“Io ti ho conosciuto, io ho visto come hai aiutato Ben, anche dopo…e poi so che Dean è tornato da noi per una promessa…una promessa fatta a te…”
“Piccolo particolare: avevo la mia anima Lisa.” chiude Sam, sprezzante.
Lisa gli si avvicina, sfiorandogli il cuore “Puoi ancora essere il ragazzo che ha combattuto Lucifero. Hai scelto Dean. Devi solo ricordarti che hai scelto Dean.”
A Sam pare di sentire i battiti farsi un po' più svelti e si stupisce. Non gli succedeva più da quando…ed è una sensazione strana…potrebbe quasi definirla “bella”.
“Grazie Lisa” mormora.
“Grazie a te per avermelo riportato di nuovo, vivo.”
“In verità, ultimamente, non faccio che metterlo in pericolo…” ammette Sam e sembra dispiaciuto.
 
“Ma lui è qui, vuol dire che sei riuscito comunque ad evitargli di morire!” lo contraddice lei, ridendo.
“In un certo senso…forse sì…” risponde Sam, abbozzando un mezzo sorriso.

Augurandogli la buonanotte dalla porta semi-aperta, Lisa gli lancia uno sguardo delicato e comprensivo “Cerca Sam…cerca in te…” ribadisce, congedandosi.
 
Sam sa che non dormirà. Non ne ha bisogno.  E forse approfitterà di quella lunga notte per…cercare.
 
Ha scelto Dean.
Se lo ricorda.
 
Ora se lo ricorda davvero.
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Dean l’aspetta nella stanza. La “loro”. Seduto, con rispetto, sul letto matrimoniale di quell’anno… “in prestito”.
 
“Hai parlato con Ben?”
“Si…è stato facile perché tu mi avevi già giustificato in mille modi…anche se non sapevi tutta la storia…come hai fatto?!”
“Oh be’, non è poi così difficile. Basta dire che sei posseduto da qualche mostro o avvelenato… tanto è all’ordine del giorno! In questo caso il veleno ha motivato lo spintone e la fuga nel cuore della notte.”
“E ci hai praticamente azzeccato!” conferma Dean, crollando sul cuscino.
“Ti stavi trasformando in qualcosa, vero? Un licantropo, un vampiro…”
“La due”.
“Wow, davvero?! Ho sempre sognato di farlo con Edward Cullen!”
“Stai scherzando?! Ti piace il genere?!”
“Sono una vera appassionata! Libro e trasposizione cinematografica!”
“Ci sono altre cose che dovrei sapere?! Che mi tieni nascoste?!” asserisce semiserio, Dean, ammiccante.

Lisa si morde il labbro, rendendosi conto di farsi improvvisamente pallida “Non più di quante tu ne tenga nascoste a me…” ribatte maliziosa, abbracciandolo. Poi si fa seria “Dean…prova a dargli fiducia. Sono sicura che, da qualche parte, il Sam che ami, c’è ancora.”
“Vorrei tanto crederti, Lisa. A proposito di Sam…” e Dean si predispone, arrendevole, ad affrontare la “seduta di psicanalisi”. Ma lei lo stupisce
“E’ tutto ok, Dean. Sam non mi fa più paura. C’è spazio. Lo so che c’è spazio anche per noi. Non devi scegliere tra noi e Sam. Siamo noi a sceglierti.”
 
Non è sotto incantesimo. Non è obbligata a dirgli la verità. Ma Dean percepisce che Lisa è sincera.
 
Come sanno essere le donne. Quando amano veramente. Quando riconoscono di essere amate. 
 
Veramente.
 
“Non so quando potrò tornare, Lisa…” Lei si merita la stessa schiettezza. Anche se fa male. A entrambi.
“Ma tornerai. E questo mi basta. Io mi fido di te” dichiara solenne, Lisa.

Dean la guarda con attenzione. La ragazza che ieri sognava il "principe azzurro". La donna che oggi è pronta a lottare per un avanzo d'Inferno.
Che si fida di quel corpo martoriato e ricostruito. Di quel cuore che lui crede solo buio, nero. Ma lei ci vede luce e...spazio. Non solo per Sam.

E allora Dean decide. Anche se è un azzardo e non sa se riuscirà a non deluderla. Ma ci proverà. Ce la metterà tutta. Come solo i "principi di terra e fango" sanno fare. 
 
“Tornerò. Te lo prometto” 
 
Lisa sorride vittoriosa. Dean ha “promesso”.
 
E Dean mantiene le promesse.
   
 
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