Ci aveva messo tempo, prima di capire come avvicinarsi in modo decente agli altri, come non ferirli, come non risultare diverso da ciò che era e porsi senza imporsi.
[Tooru/Tobio]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Piccola apparizione nel fandom con un ritorno che, ogni tanto, mi concedo di fare con questi due che continuo ad amare follemente, ma di cui ultimamente non riesco a scrivere come vorrei. hapworth
Storia scritta per il COW-T #12, Quinta settimana. Prompt: Ridere (M3).
Una cosa semplice
Tobio non era mai stato bravo a capire le persone; era un dato di fatto, una verità incontrovertibile e che gli si era abbattuta addosso in modo così totale da lasciare intorno a lui terra bruciata. Ci aveva messo tempo, prima di capire come avvicinarsi in modo decente agli altri, come non ferirli, come non risultare diverso da ciò che era e porsi senza imporsi. La Karasuno aveva avuto un impatto non da poco in quello e, forse era grazie a quella nuova consapevolezza, a quella sorta di “evoluzione” che, quando guardava Oikawa-senpai, riusciva a notare la differenza che c’era tra le sue risate.
Spesso erano nasali, troppo marcate e improvvise per essere reali. Quello era il modo che il senpai aveva per dissimulare una situazione scomoda o che non poteva gestire: rideva, ironizzando anche se non c’era nulla da ridere.
Quando Oikawa-senpai rideva sul serio, lo faceva in modo sguaiato, con il tono un po’ troppo alto e gli venivano le lacrime agli occhi, perché quando si divertiva era sempre troppo e la risata sembrava non bastare. Tobio amava quei momenti, quella risata eccessiva, scomposta e totalmente folle. Amava vedere le lacrime formarsi ai bordi delle ciglia del ragazzo che amava: erano la prova che fosse davvero felice e non una pallida imitazione di se stesso.
A volte era sul punto di sussurrargli che sapeva il suo segreto, che conosceva i modi differenti in cui rideva e che, per la maggior parte del tempo, era una finta. Ma poi la consapevolezza che non era giusto e allora si limitava a sfiorargli il palmo con la punta delle dita, in un silenzioso sostegno. Tooru si voltava a guardarlo e il suo sguardo era di pura e semplice riconoscenza. Non gli diceva nulla, ma a Tobio non importava affatto.