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Autore: Prinzesschen    06/09/2009    0 recensioni
Si accorse di una sagoma nera intenta a prendere a calci l’armadietto, evidentemente bloccato. Frank. Chi altri poteva dimostrare tanta grazia? Si avvicinò a passo sicuro fino a riconoscere anche il ciuffo rosso e il suo abituale abbigliamento. Posò una mano sulla sua spalla e quello si voltò. Gerard rimase leggermente interdetto. I suoi lineamenti erano…più delicati di quanto ricordasse!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Avenged Sevenfold, My Chemical Romance, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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modern 3

3

Joey si infilò lo shorts e si alzò dal letto.

-Dove credi di andare?- le chiese il suo ragazzo riacciuffandola per la vita e stringendola a sé.

-Brian sono le due! Mia madre mi ucciderà!

-A questo punto ti uccideranno comunque no? Quindi meglio ritardare la fine…- statuì testardo posandole piccoli baci sul collo.

Lei chiuse gli occhi, perdendosi in quel dolce contatto. Amava quel genere di attenzioni da parte di Brian. La sua non era una dolcezza intrisa di affetto ma di puro e semplice desiderio.

Joe sapeva perfettamente che non era una storia né seria né importante ma in fondo le andava bene così, fin a quel momento lui era stato l’unico capace di farla sentire donna.

-Mh…Ti prego…così rischio di non andarmene più…- si lamentò voltandosi e circondandogli il collo con le braccia.

Lui le scostò il ciuffo rosso dagli occhi e la baciò, sorridente.

– E’ esattamente ciò che voglio.

 

Joey fece scattare piano la serratura ed entrò di soppiatto in casa. Le luci erano spente e regnava una inconsueta tranquillità. “Ovvio” pensò, visto che era notte.

Però non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse strano entrare in casa e trovarla tranquilla e silenziosa. Con un fratello come Frank, esuberante e pieno di energie, e con i suoi degni compari, in quella casa il silenzio era una vera e propria utopia.

L’orologio appeso all’entrata le ricordò che erano le 3.

“Dannato manipolatore!” pensò scuotendo il capo e non potendo evitare di sorridere. Alla fine le aveva fatto fare tardi. “Grazie al cielo ha avuto il buon gusto di accompagnarmi in macchina…”

-Dal tuo sorriso devo dedurre che hai passato le ultime ore in compagnia di Brian…- disse una voce mentre la luce si accendeva.

-Oh…cazzo Frank mi hai fatto venire un colpo!- lo rimproverò lei capendo a chi appartenesse la voce e portandosi una mano al petto.

-Non hai risposto alla mia domanda…- disse lui serio. Stava li a fissarla severo, con le braccia incrociate al petto e l’aria apprensiva.

Il loro padre era andato via che loro erano ancora due bambini scappando con la baby-sitter e, Joey pensò, alle volte Frank si sentiva in dovere di riempire quel vuoto di ruolo interpretando però una parte che non  gli si addiceva.

-La tua, fratellino, non era una domanda, ma una constatazione perciò cosa vuoi che ti dica?

Lui scosse il capo avvilito. –Sei impossibile!

-E tu un rompipalle!

-Solo perché mi preoccupo per te? Sai che quel tipo non mi piace…- statuì mantenendo la stessa serietà.

Era vero. Aveva messo in guardia più di una volta la sorella da quel ragazzo. Era il classico play-boy che cercava solo divertimento e lui non sopportava l’idea che potesse usare la sua sorellina.

-Non deve piacere a te! Pensa un po’ alla tua vita, che io penso alla mia!

Lui sbuffò.

-Ma non capisci che ti usa? Si sta solo divertendo!

-E se mi stessi divertendo anche io, Frank? A questo non c’hai pensato? – ribattè lei ormai presa dalla discussione. Non sopportava di essere trattata come una bambinetta ingenua.

Lui si incupì.

-Fai un po’ come ti pare…- concluse voltandosi e richiudendosi nella sua stanza.

Fumante di rabbia la ragazza si chiuse in bagno.

Posò le mani ai lati del lavandino e sentì un conato di vomito salirle su per la gola.

Ripensò a quella cosa strana che le aveva dato Jimmy quella mattina nel cortile.

Non era la solita sciocchezza.

Alla prima boccata le era girata la testa. Ma piano piano l’effetto si era dileguato lasciando solo una piacevole sensazione di leggerezza.

Sentì l’acido salirle in bocca e con uno scatto fulmineo di aggrappò al water, rimettendo tutto ciò che aveva mangiato durante la giornata.

Si lasciò scivolare sul pavimento con la testa fra le mani.

Non era la prima volta che le capitava. Il suo organismo non reggeva quelle sostanze e ogni volta era la stessa storia.

Si alzò e premette la mano sul pulsante dello scarico, quasi aggrappandosi ad esso per mantenere l’equilibrio.

“Non sono una drogata..” si disse strizzando gli occhi.

No, non lo era. Era solo qualche caso sporadico.

Era il suo modo per fuggire dalla realtà.

Negli ultimi mesi le chiamate di suo padre si erano fatte sempre più frequenti e sempre lì a dirle le solite stronzate da pentito.

Ma lei non voleva ascoltarlo.

Li aveva abbandonati, non era il loro padre. Non aveva alcun diritto di considerarsi tale o di rivendicarne così prepotentemente il ruolo.

A Frank non aveva voluto dire niente.

Suo fratello era troppo impulsivo, troppo spesso vittima dei suoi istinti e così si era tenuta tutto dentro, cercando di sfuggire alla realtà con quei barbari metodi.

Ma il più delle volte i suoi sorrisi non erano vuoti. Riusciva ancora ad essere davvero spensierata ed era per questo che non voleva perdere quella spensieratezza.

Uscì dal bagno barcollando e senza fare rumore sbirciò nella camera della madre, dove quest’ultima dormiva placidamente.

Il riflesso dei vetri illuminati dalla luna si proiettava sulla parete bianca, attraversata dall’ombra della ragazza che si avvicinò al letto.

Si chinò sulla madre per posarle un bacio sulla fronte e poi si diresse verso la sua stanza, ma quando posò la mano sulla maniglia ripensò alla discussione avuta con il fratello e la fece ricadere lungo il fianco, indecisa.

Doveva parlarci, aveva sbagliato a trattarlo a quel modo. Lui si preoccupava solo per lei.

E poi aveva bisogno di lui.

Aveva paura di ciò che stava diventando. Di se stessa. E loro due erano una cosa sola, lui era la sua metà sana, la sua metà d’anima ancora non andata a puttane.

Bussò alla camera di Frank ma nessuno rispose.

-Dormi?- chiese intrufolando la testa nella stanza completamente buia.

-Che vuoi?- le chiese lui in risposta e lei sentì il fruscio delle lenzuola, segno che si era girato per darle le spalle.

-Posso entrare?

-Se proprio devi.

Lei zampettò a piedi nudi fino al letto del fratello sedendovisi e lui se ne accorse sentendo le molle del letto inclinarsi leggermente.

-Frank?

Non rispose, rimanendo di spalle.

-Hey…scusami…

Finalmente si voltò, sbuffando.

-Quel tipo non mi piace Jo! Ti farà solo soffrire, si sta approfittando di te!

Lei sorrise, intenerita.

-Nessuno dei due è davvero innamorato…non c’è pericolo di soffrire in una relazione come quella tra me e lui…- lo rassicurò carezzandogli i capelli un po’ più mossi dei suoi.

-Starai attenta?

-Si…

-Non voglio vederti piangere per lui, non lo sopporterei…

-Posso?- chiese lei in risposta, indicando il letto.

Lui annuì.

Si stese accanto al fratello che la abbracciò, stringendola a sé.

-Non puoi evitare che io soffra…come non posso evitarlo io stessa. Se soffrirò passerà…come tutto. Promettimi però che qualsiasi cattiveria io ti dica, quando sono incazzata, non smetterai mai di preoccuparti per me almeno un po’….mi fa sentire sicura…che si tratti di un ragazzo o…- esitò. – di qualsiasi altra cosa. Non odiarmi mai…ti prego.

Le guance si erano tinte leggermente di rosso. Non era il tipo che metteva a nudo i suoi sentimenti facilmente e farlo la imbarazzava non poco. Ma si trattava pur sempre di Frank. Lui sapeva sempre cosa la sorella pensava, anche senza parlare.

E probabilmente sapeva anche che lei non pensava le cose che aveva detto prima, nell’entrata. Non voleva che lui si facesse gli affari suoi.

-Non potrei mai…neanche imponendomelo. Sei mia sorella… e ti voglio bene. Scusa se a volte sono iper protettivo ma non posso farne a meno.

 

Ringraziamenti.

JuFrankestein: Gee!!! Si lo so che il capitolo non era granchè profondo ma non sono particolarmente ispirata per ora! La scena della telefonata ahahah. Cioè…al telefono a fare sti discorsi con Synyster Gates…sarebbe…lascio all’immaginazione di chi legge l’aggettivo più appropriato! Comunque…non esiste che mi ringrazi, di cosa poi? Ti assillo continuamente con i miei problemi e le mie turbe… sei la MIA Gee, che è più di “migliore amica” U.U. La migliore Gee che io potessi mai desiderare, e in fondo a volte abbiamo anche bisogno di trattarci male noi due xD Con i caratteri di merda che ci ritroviamo! ^^

ms_reverie: oh si! E’ lui l’antistress! Ahah che ne pensi di questo capitolo? ^^ Baci.

friem: io in questo momento la vedo benissimo per Brian eh! xD Vabbè ma la storia è all’inizio…ne succederanno di cose!! Baci.

  
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