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Autore: Dalybook04    13/04/2022    0 recensioni
Nell'antichità ogni tanto nascevano persone magiche con delle voci speciali, talmente belle da far tremare le montagne ed esplodere i cuori dei nemici, distruggere le mura nemiche o far fiorire le colture anche durante gli inverni più rigidi. Erano persone molto, molto speciali, e venivano venerate al pari degli dei. Ne nasceva uno su un milione, erano rarissimi. Non ne nascono più da un migliaio di anni, forse di più.
Ma sarà davvero così?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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È successo Il Fatto 2.0.
In una città periferica di Liber due soldati sotto copertura hanno trovato un gruppo di ribelli, che, dopo essere stati minacciati, hanno aperto il fuoco sui soldati. Ora l'esercito si sta avviando in missione punitiva, nell'ottica di "punirne uno per educarne cento", verso i ribelli che, guarda caso, si sono alleati pochi giorni prima con i nostri eroi.
La guerra vera sta bussando alle loro porte e non ha risparmiato, egoista ed egocentrica, a nessuno l'annuncio della sua presenza.
"Non manderò dei bambini a rischiare la vita" sancisce Lovino.
"Ci servono delle Belle Voci" ribatte Sadiq.
"I maggiorenni potranno scegliere. Ce ne sono una trentina, tutti addestrati a usare la loro voce come arma. Bastano?"
"Suppongo di sì, se verrai anche tu"
"Se proprio devo..." che altro può fare? "sì, verrò"
"Allora vai a chiamare i maggiorenni e spiega la situazione. Ah, e vale anche per Antonio, lo sai vero?"
"Non è una Bella Voce"
"È un soldato, qualsiasi aiuto è ben accetto. E poi non penso proprio che sia d'accordo sul lasciarti andare da solo"
"E infatti non glielo dirò. Non serve che lo sappia"
"Forse allora dovrei informarti che stanno origliando da quando sono arrivato, sia lui che tuo fratello. Hanno delle auree molto luminose"
Lovino si gira verso la porta chiusa del salotto in cui si sono appartati per parlare e assottiglia lo sguardo. La apre, lentamente, cigola come in un film horror, e suo fratello gli sorride con aria innocente, mormorando delle scuse. Antonio neanche cerca di mostrarsi dispiaciuto, è subito all'attacco "vengo anch'io"
"No"
"Sono un adulto, decido per me stesso"
"Serve che qualcuno rimanga in caso io non tornassi, per i bambini, vanno addestrati"
"Troveranno qualcuno, tanto serve una Bella Voce per farlo"
"Non ti lascerò crepare per me"
"Ed io non ti lascerò morire da solo" gli stringe la mano, forzando un sorriso "insieme, ricordi? Sia nella vittoria e nella sconfitta"
"Seh, in salute e malattia e blabla. Non siamo sposati"
"Dammi tempo e ti porto all'altare"
"Non ce l'abbiamo" Lovino gli lascia la mano "non mi devi niente"
"Non lo faccio per dovere. Voglio starti accanto finché potrò"
"Mi hai fatto una promessa" il suo sguardo si punta su Feliciano, che se n'è rimasto in silenzio a guardarli discutere, poi vola di nuovo sull'ispanico.
"E la manterro se ne avrò l'occasione"
"Ce l'hai l'occasione. Resta qui"
"L'occasione che ho è proteggerti, per far sì che non serva mantenere quella promessa"
"Non..."
"Non puoi impedirmelo"
"Te lo chiedo per favore"
"Non ti lascerò solo" Antonio stringe il viso del suo ragazzo tra le mani e si sforza di sorridergli "scordatelo"
"Sei una testa di cazzo"
Le spalle dello spagnolo si rilassano. Quando Lovino passa agli insulti, è perché ha ceduto. Lo bacia "al tuo servizio, generale Vargas"
Nel frattempo Sadiq ha mandato Feliciano a chiamare i maggiorenni, perché non è che abbiano tutto questo tempo da perdere con i melodrammi. Il ragazzo non avrebbe voluto perdere neanche un secondo con il fratello, ma d'altro canto le discussioni tra quei due piccioncini spesso sono tremende, molto più di questa, e se può non assistere...

Ludwig raggiunge la cima della collina di corsa e, non appena si avvicina all'accampamento dei ribelli, si ritrova dei fucili puntati contro. Alza le mani.
"Sono il fratello di Gilbert!"
I partigiani si guardano. Uno inarca un sopracciglio "non gli somigli"
"Parla di quello bianco bianco?" chiede un altro di gruppo partigiano diverso da quello di Gilbert.
"Eh sì"
"Non gli somiglia"
"Chiamatelo e ve lo dirà lui! Giuro!"
Il primo che ha parlato, amico di Gilbert, corre a chiamarlo.
Ludwig rimane fermo con le mani in alto, circondato da uomini armati. Fa paura, ma c'è anche un certo disagio. I ragazzi non saranno molto più grandi di lui, qualche anno al massimo. Potrebbero essere scambiati per compagni di scuola, e invece si stanno puntando contro le armi.
Quando vede Gilbert arrivare, tira un sospiro di sollievo e corre ad abbracciarlo. Non si è accorto di quanto gli fosse mancato fino a quel momento.
"Ma quanto sei cresciuto" Gilbert lo stringe, forte. L'immagine del suo fratellino è rimasta cristallizzata a lungo in quella di un quindicenne, e invece ora lo trova cambiato, quasi adulto eppure così fragile mentre lo stringe.
"Come osi essere più alto di me?" sbuffa, divertito "vieni, abbiamo diverse cose di cui parlare"
"Ho chiesto ai nonni dove fossi" si giustifica il fratello minore appena sono in un posto un po' più appartato, per quanto la situazione lo permetta "Feliciano ti ha..."
"Sì, mi ha informato" Gilbert si siede sull'erba e guarda il panorama della montagna su cui si trovano, pensieroso "Lud, di solito non sono qui, lo sai no?"
"Eri... eri più a nord, sul confine con la Germania, no?"
"Già" l'albino prende un pacchetto di sigarette mezzo schiacciato e sfilacciato dalla tasca del suo giaccone e se ne mette una in bocca.
"Da quando in qua fumi?"
Gilbert alza le spalle mentre prende l'accendino "da un po'. Non dirlo ad Eliza, quella mi ammazza"
Il biondo però strappa la sigaretta dalla bocca del fratello prima ancora che quello riesca ad accenderla e la spezza in due "ti fa male"
Gilbert ghigna "sempre meglio di un proiettile di piombo, non trovi?"
"Hai idea dello schifo che mettono in questa roba?"
"Avevo dimenticato il tuo lato salutista"
"Cosa stavi dicendo prima? Perché ti sei spostato a sud?"
"Ah, giusto. Guarda là in fondo, vicino a quella montagna laggiù"
Il ragazzo aguzza la vista e cerca di mettere a fuoco "cos'è quella macchia nera?"
"Non cos'è, ma chi è. L'esercito di Liber" Gilbert si sdraia sull'erba e allarga le braccia drammaticamente "tra poco qui si scatenerà l'Inferno fratellino! Non hanno detto niente a voi reclute?"
Ludwig distoglie lo sguardo "ho lasciato l'esercito una settimana fa. Ci ho messo un po' a raggiungere i nonni e tornare indietro, il confine è un casino e non potevo usare il telefono per chiederglielo, sarebbe stato rischioso"
"Oh be', il bordello è successo due giorni fa. Un gruppo partigiano qui intorno è stato sorpreso da alcuni soldati, li hanno fatti fuori e bam, ora l'esercito ci sta cercando. Non ci hanno ancora trovato solo perché i due coglioni morti non hanno detto di preciso dove stessero andando, probabilmente hanno scoperto i partigiani per caso, ma sanno che siamo tra queste montagne"
"Che ci fai qui?"
Gilbert sorride, rilassato per qualche motivo "solidarietà tra partigiani. Praticamente tutti quelli di Liber sono qui"
"E come... com'è possibile che non vi abbiano ancora beccati?"
"Magia, fratellino. Un mago di vattelapesca ha fatto un incantesimo per cui siamo introvabili per chiunque abbia intenzioni violente verso di noi. Tu non ne hai, evidentemente"
"Magia? Non... non capisco"
"Non ci ho capito granché neanche io" si tira a sedere e poi in piedi "te lo spiegheranno loro presumo"
"Loro chi?"
"Lovino e Antonio. Arriveranno tra poco credo, sia loro che Francis e Arthur, quei due stronzi"
"Aspetta, cosa?"
Vedendo la faccia confusa del fratellino, Gilbert si intenerisce, si sente un po' come quando erano piccoli e Ludwig gli chiedeva di tutto e di più (perché il cielo è azzurro? Perché hai la pelle così bianca? Perché ho i capelli biondi?) e lo guardava come un eroe perché gli dava sempre una risposta, corretta o meno (perché c'è l'azoto, perché sono di sangue così puro che sono bianco come la neve, perché sei un po' meno puro di me e quindi hai i capelli chiari ma non bianchi)
"Vieni dai, ti spiego tutto e tu spiegherai tutto a me"

L'esercito è grigio e nero.
Le uniformi sarebbero azzurre, ma tra tutte quelle armi il colore si perde in un mare di piombo. Lovino non vorrebbe ferirli: quelle sono persone esattamente come lui; condizionati psicologicamente, magari violenti, magari contenti di essere lì, ma pur sempre persone. Potrebbero anche essere dei mostri, aver fatto del male a chiunque, ma rimangono esseri umani, per quanto sia difficile da accettare in certi casi, e Lovino lo sa.
Oh, ma perché deve sempre finire tutto con la violenza? L'esercito sta marciando verso la collina in cui sono in cui sono nascosti i nostri eroi, ospitati dai partigiani sotto attacco.
"I cecchini sono pronti" annuncia Gilbert "appena gli stronzi saranno più vicini, loro inizieranno a sparare. Speriamo di beccare qualche pezzo grosso"
Lovino non commenta, ma non gli piace tutto quello e Antonio, attento, se ne accorge e gli stringe la mano tra le sue per rassicurarlo.
"Stai bene?" mormora. Lovino annuisce e si sforza di ignorare la pistola nella cintura del suo ragazzo.
"Sì" lo allontana da sé, meglio non mostrarsi debole in certe situazioni, non si sa mai cosa passi nella testa delle persone "controllo se ci sono sorprese"
Ha imparato qualcosa nella foresta, un trucchetto molto utile. Se canta una sola nota, chiara, e ascolta come si propaga, riesce a capire più o meno cosa ha intorno, anche se non lo vede.
Così si gira verso lo strapiombo e apre la bocca per cantare.
E un attimo dopo non è più lì.

Ludwig riapre gli occhi ed è in una radura rigogliosa, sembra di stare nel mondo delle favole. Si avvia verso la casa al centro della valle, incerto. La porta è aperta, ma bussa comunque, si pulisce le scarpe sullo zerbino ed entra chiedendo permesso. Una bambina scende di corsa dalle scale e si ferma a guardarlo, incuriosita. Qualcuno le corre dietro.
"Chiara vieni qui! Ti ho detto che non devi..." Feliciano si ferma sugli ultimi due scalini, sta sognando? Ma Ludwig è lì, è reale, e lo raggiunge e nasconde il viso nella camicia che quello indossa, intreccia le braccia intorno alla sua vita e lo stringe a sé, tutto pur di non lasciarselo sfuggire ancora. Chiude gli occhi, lasciandosi accarezzare i capelli.
È ancora vivo o è in Paradiso?

Sono circondato dal nulla. È difficile da spiegare.
Credo di essere in piedi, ma non si capisce, potrei essere seduto o sdraiato e non cambierebbe niente, tanto non appoggio da nessuna parte, né con i piedi né con la schiena né con nessun'altra parte del corpo.
Intorno a me è tutto bianco, o nero, semplicemente vuoto. Non vedo il resto del mio corpo, solo quel colore, se di colore si può parlare, ovunque.
Non è descrivibile questo vuoto a parole, è qualcosa che i nostri sensi non sanno interpretare, ma forse un bianco accecante e perfetto tutto intorno a me è la cosa che più ci si avvicina.
Me. Cosa sono io? Non lo so. Una persona, ma non ho il corpo. Un'anima, ma sono ancora vivo, credo. Spero. Non lo so.
Davanti a me c'è qualcosa o qualcuno. Non lo so. Non è definibile con cose umane, né con i sensi né con le parole, ma sento che in quel vuoto c'è qualcosa che mi sta guardando.
Guardo quella presenza negli occhi e all'improvviso so.

La Terra era così piccola e debole. Voleva darci qualcosa di più, un segno che non li aveva abbandonati. Crearla è stato faticoso, e ora aveva così tanto sonno...
Ma voleva lasciare un qualcosa sulla Terra, a mostrare agli umani che non li aveva abbandonati.
Degli angeli?
No, troppo.
Magari dare ad alcuni individui delle voci angeliche... sì, fattibile.
E così nacquero le Belle Voci.

Quando si risvegliò dal suo sogno, gli umani avevano incasinato tutto. Sente disgusto, rabbia, il suo dono rifiutato così nel suo stesso nome? Quanta stupidità! Quanto sono ottusi certi umani!
E così creò una nuova creatura. Qualcuno che non avesse la voce di un angelo, ma di tutti gli angeli, ciò che più si avvicinava alla sua.
E così nacque Lovino.

Devo fare una scelta. La presenza che ho davanti dev'essere Dio, immagino, o qualcosa del genere. Se qualcun altro fosse lì, davanti a ciò, probabilmente la sua anima evaporerebbe, ma a quanto pare ho un'anima speciale, simile a quella angelica. Che culo.
Mi ha creato per decidere che fare. Non può distruggere l'umanità da sé, per questo ci sono io: uomo e angelo, abbandonato alla sofferenza e all'impietà di alcuni e risollevato dall'amore di altri. Posso anche decidere di sterminarli tutti, di risparmiarne alcuni, di salvarli tutti.
Ci penso. Insomma, non è una decisione semplice, decidere della vita di miliardi di persone...
Sì, l'umanità è crudele, ha fatto tonnellate di danni agli animali, alle piante, al pianeta e sé stessa. Gli esseri umani sono spesso cattivi, sadici, ingegnosi quando si tratta di ferire gli altri, ma possono anche essere buoni, gentili, aiutare il prossimo; possono distruggere o creare bellezza, creare o distruggere orrori.
Posso salvare le persone che amo, le persone buone, e distruggere quelle cattive, vivere la mia vita felice e salvare chi amo dalla malvagità altrui. Immagino di vedere mio fratello finire la sua adolescenza in pace, i bambini che ho in parte cresciuto diventare adulti come si deve, dare una vita il più perfetta possibile al mio amore, magari anche sposarlo; ma ha senso?
No, non ha senso.
L'essere umano è imperfetto nella bontà e nella cattiveria; anche quelli  "buoni" non sono perfettamente buoni, e anche quelli "cattivi" non sono perfettamente cattivi. Anche le persone che amo hanno dei difetti e quelle che odio dei pregi, per quanto sia difficile ammetterlo. E anch'io, questo è facile da riconoscere, sono imperfetto, ho dei difetti, e chi sono per decidere della vita di miliardi di persone? Non sono migliore o peggiore di nessuno, sono solo un tizio che è nato con una Bella Voce e ha avuto delle sfortune e delle fortune nella vita. Non ho nessun diritto sugli altri. Che fare, quindi? La risposta è maledettamente semplice.

Li risparmio.

 


 

   
 
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