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Autore: sissi149    19/04/2022    3 recensioni
Oltre alla classica gita fuori porta nel lunedì di Pasqua, in paese i cugini di Yayoi sono soliti organizzare una partita tra ragazzi della zona in cui nessuna delle due squadre è disposta a perdere.
Ma siamo in Irlanda e la partita non è proprio quella che si aspetterebbe Jun.
[Serie Two Worlds Collision]
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Nuovo personaggio, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Two worlds collision'
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Jun scese la scale della locanda, dirigendosi verso la sala da pranzo: le vacanze di primavera erano coincise con la celebrazione della Pasqua ed i suoi genitori avevano deciso di viaggiare fino all’Irlanda, per regalargli una vacanza di famiglia prima dell’inizio dell’ultimo anno di scuola superiore in cui non avrebbe potuto concedersi un attimo di respiro. Aveva apprezzato l’Irlanda nella vacanza dell’estate precedente con Yayoi ed il pensiero di tornarvi a così breve tempo l’aveva elettrizzato.
Erano già tutti svegli ed impegnati a pianificare la giornata, dopo l’abbondante pranzo del giorno precedente, in cui la zia di Yayoi ed i suoi collaboratori avevano dato prova di tutta la loro maestria.
“Buongiorno!” Salutò, accomodandosi ed afferrando una brioche sfornata da poco.
“Dormito bene, caro?” Gli domandò sua madre.
“Benissimo.” Adorava la tranquillità della campagna irlandese ed a giudicare dalle espressioni riposate, entrambi i suoi genitori ne stavano traendo giovamento.
“Noi oggi andremo a Dublino con i signori Aoba. – annunciò il signor Misugi – Voi ragazzi che farete?”
Briana terminò di imburrare una fetta di pane.
“Pensavamo di andare a piedi fino al lago e di fermarci a pranzare là.”
“Partiamo a metà mattina, così facciamo la passeggiata con calma.” Aggiunse Yayoi.
Declan le guardava con aria mezza scandalizzata.
“Ma oggi c’è la partita! Non potete mancare!”
Il termine partita aveva acceso la curiosità di Jun: stava per domandare che incontro ci fosse in programma, ma lo sbuffo di Briana gli impedì di chiedere.
“Vedrai che torneremo in tempo. Immagino che non ci farete l’onore di venire con noi.”
Jack scosse la testa.
“Aspettiamo Colin, poi ci troviamo con gli altri per fare quattro tiri e prepararci.”
“Giochi anche tu Jack?” Jun aveva gli occhi spalancati o forse l’incontro in programma era di baseball?
“Certo che gioca anche lui. Dobbiamo schierare tutte le nostre carte migliori per togliere dalla faccia di Duncan quel sorrisino che si porta stampato in faccia da quando hanno vinto loro l’anno scorso. – Declan sbatté un pugno sul tavolo – Quanto è insopportabile!”
Yayoi si mise a ridacchiare:
“Puoi cambiare continente e sport, ma certe situazioni non cambieranno mai.” Afferrò la tazza e bevve un lungo sorso di cappuccino.
La tranquillità della colazione venne interrotta dall’arrivo di un ragazzo alto, più o meno della stessa età di Declan.
“Porto brutte notizie, ragazzi.” Annunciò in tono serio.
“Non dirmi che pure quest’anno quello sciagurato di Thomas ha esagerato col pranzo di Pasqua? – Declan scosse la testa piuttosto indisposto – Giuro che se è così vado da lui e lo faccio rotolare dal letto fino al campo.”
Jun rimase con la brioche sospesa a mezz’aria a quell’esternazione, cominciando a pensare che il cugino di Yayoi potesse essere posseduto dallo spirito di Kojiro Hyuga.
“Peggio, sarà il signor O’Connor ad arbitrare.” Riferì.
Jack si accasciò sulla sedia, scivolando quasi fin sotto il tavolo.
“Quello non ci lascerà mai giocare in pace, con le sue pretese da grande arbitro, per non parlare del fatto che ha un debole per Duncan e la sua squadraccia.”
“Diavolo, Colin! Se volevi farmi andare di traverso la colazione ci sei riuscito. – Declan si alzò di scatto – Sarà meglio avviarci. E voi farete bene ad arrivare in tempo per la partita: avremo bisogno della tifoseria al completo!” Aggiunse in direzione di sorella e cugina.
“Ci vediamo più tardi, ragazze”  Salutò Colin, lanciando a Yayoi uno sguardo più lungo del dovuto, che a Jun non piacque per niente, ma evitò di soffermarsi troppo, poiché la ragazza sembrava non averci fatto troppo caso.
Il signor Aoba ripose il quotidiano che stava leggendo.
“Yayoi, badi tu a Miyuki oggi o la portiamo a Dublino con noi? Non vorrei desse fastidio alla zia se rimanesse qui da sola.”
La ragazzina incrociò le braccia e gonfiò le guance, irritata per la poca considerazione che il padre sembrava avere.
“Io non do nessun fastidio alla zia e allo zio!”
Yayoi le passò una mano sopra la testa, per tranquillizzarla.
“Certo che no. Ce ne dici di venire con noi al lago?”
“Solo se viene anche Jun-Kun!”
“Certo che vengo, non penserai che stia qua a dormire tutto il giorno?”
Alla ragazzina tornò il sorriso.
 
 
 
 
La passeggiata mattutina era stata molto piacevole e poco impegnativa, solo nell’ultimo tratto prima di raggiungere il lago avevano camminato in leggera salita. Il tempo si era mantenuto bello e pranzare con dei semplici panini accompagnati dal leggero sciabordio delle onde era stata una piccola oasi tra i chiassosi ritrovi dei giorni precedenti con i parenti irlandesi e ciò che era certo lo avrebbe aspettato durante la partita.
Erano tornati indietro abbastanza in fretta, in modo che sia Briana che Yayoi avessero il tempo di fare tappa alla locanda e cambiarsi e lasciare Miyuki con la sua amica Sarah.
Il campo era dall’altra parte del paese ed essendo un lunedì festivo all’incontro stava assistendo un certo numero di persone.
La partita era in corso da una ventina di minuti e Jun ancora non riusciva a capire almeno la metà di quello che succedeva e Yayoi non era troppo d’aiuto: per i primi minuti aveva cercato di spiegargli le regole del calcio gaelico, poi era stata assorbita dal tifo per la squadra del cugino e del fratello. Tutto ciò che era certo di sapere era che se la palla finiva dentro la porta la squadra guadagnava tre punti, se passava all’interno dei pali, ma sopra la traversa era un punto solo. E che tra le due squadre non corresse buon sangue, soprattutto tra i due capitani, era piuttosto evidente se si conosceva un poco la dinamica di qualsiasi sport di gruppo.
“Vai, Colin vai!” Urlò Yayoy saltando sul posto, per incitare il ragazzo che a colazione era arrivato alla locanda.
Un moto di fastidio lo invase, non tanto per lo slancio di Aoba che si sbracciava con ugual foga insieme alle compagne per ogni giocatore, ma per il fatto che dopo l’incitazione questo Colin sembrava aver raddoppiato la velocità di corsa e si era involato a segnare un gol da tre punti.
L’arbitro rischiò la fine del primo tempo, con la squadra di Declan sotto di due punti.
“Dannatissimo Duncan!” Esclamò Declan afferrando con rabbia una bottiglia dal cesto vicino alla panchina.
“Avete ancora mezz’ora per ribaltare tutto.” Rispose Briana.
“Ce la faremo, vedrai!” Jack batté il pungo col cugino, mentre Yayoi lasciava la squadra per raggiungere Misugi.
“Allora, che te ne pare? – gli chiese entusiasta – L’estate alla fine non eravamo riusciti a farti vedere il calcio gaelico.”
“Beh, è… complicato. – rispose cauto – se conoscessi meglio le regole lo apprezzerei senz’altro di più.”
“Vedrai che imparerai! Adesso non cercare di analizzare troppo le azioni come tuo solito, lasciati andare.” Gli stampò un bacio veloce sulla guancia prima di tornare dalle altre ragazze e ricominciare il tifo giusto in tempo per la ripresa del gioco.
Indossavano tutte la stessa maglietta che richiamava quella dei ragazzi in campo, nemmeno si trattasse di una partita ufficiale anziché dell’annuale sfida del lunedì di Pasqua tra i ragazzi del circondario. Saltavano ed incitavano tutti al punto che avrebbero potuto far impallidire la Nakazawa dei tempi migliori.
Jun l’aveva già notato l’estate precedente: quando era in Irlanda, Yayoi si spogliava di tutte le buone abitudini giapponesi e si lasciava andare ad una libertà che a Tokyo raramente mostrava in pubblico, era come se ci fosse qualcosa nell’aria di quel posto, la stessa cosa che lo stava facendo appassionare alle sorti della partita.
L’arbitro sollevò il cartellino nero all’indirizzo di Declan, che tentò una debole protesta. Più vivace fu la reazione del pubblico.
“Non era fallo da espulsione quello!” Protestò Yayoi, seguita da Briana che difendeva a spada tratta il fratello.
“Loro hanno fatto cose molto più sporche!”
Declan fu costretto a lasciare il campo e il posto alla loro unica riserva, sotto lo sguardo compiaciuto di Duncan.
“Può essere sostituito anche se espulso?” Misugi era perplesso.
“Certo Jun-Kun – gli rispose Miyuki – ma solo se usa il cartellino nero. È quello rosso il peggiore.”
“E tu quando saresti arrivata?”
“Pochi minuti fa, volevo vedere come andava a finire e se devo prepararmi per una festa o un mortorio.”
Il ragazzo scoppiò a ridere.
Con Miyuki accanto seguire le varie fasi di gioco divenne più semplice.
“Ne sai parecchi per essere una che non ama il calcio gaelico.”
La ragazzina gli fece una linguaccia divertita.
“Fallo!” Tutto il gruppo che tifava per la squadra di Declan gridò quasi all’unisono: uno dei loro giocatori era a terra e si teneva vistosamente la gamba.
Jun sentì nettamente anche l’imprecazione di Declan per il fatto che rischiassero di terminare l’incontro con un uomo in meno, proprio mentre il calcio piazzato concesso dall’arbitro poteva fargli ribaltare il risultato.
“Piuttosto che restare in quattordici, gioco io!” Briana si stava già dirigendo verso il campo.
“Sei impazzita sorella?”
“Dubiti che possa farlo?”
“Io no, ma O’Connor non approverà mai. Potrebbe anche farci perdere a tavolino.”
Misugi era più che certo che non ci fossero alternative ed era un peccato.
“Fate giocare Jun-Kun!” Esclamò di colpo Miyuki, facendo voltare all’unisono metà squadra più Yayoi e Briana.
Jun alzò le braccia:
“Non mi sembra il caso, non so giocare.”
“Ma tu giochi a calcio.” Insistette la ragazzina.
Declan era pensieroso:
“Potrebbe funzionare…”
“Declan, stai scherzando!” Esclamò Yayoi rivolta al cugino.
“Sono solo due minuti, basta che te ne stai lontano dai guai e se ti passano la palla, rilanciala subito ad un altro di noi.”
Declan stava già togliendo la maglia per passarla a Misugi.
“Purtroppo ti dovrai accontentare: non ne abbiamo una pulita.”
“Ma io…”
Jun era riluttante, mentre Miyuki lo spingeva da dietro.
“Sei la carta migliore che possiamo giocare in questo momento.” Si intromise Jack, quasi a dare la sua benedizione.
Colin lo guardava in maniera scettica.
“O’Connor vuole che a tirare la punizione sia il sostituto di Trevor. Lui è in grado di farlo?”
“Certo che lo è!” Yayoi quasi fulminò il malcapitato che aveva messo in dubbio la sua abilità.
“Prendi – Jack gli lanciò tra le mani la palla di riserva – senti quanto pesa.”
Tra i due passò uno sguardo d’intesa: se non fosse stato impegnato a valutare la palla per capire come calciarla Jun si sarebbe certamente stupito.
Si voltò verso Yayoi e scandì senza voce:
“Cosa faccio?” Se lei glielo avesse chiesto, si sarebbe opposto con tutte le sue forze a quella piccola follia.
“Fagli vedere chi è Jun Misugi.”
Non poteva più dire di no.
Mentre si avvicinava al terreno di gioco, Declan gli diede gli ultimi consigli:
“Ricorda: non più di quattro passi con la palla in mano. Contiamo su di te.” Lo lasciò con una pacca sulle spalle.
Jun si avvicinò alla zona dove era stato sistemato il pallone e valutò il tiro: col normale pallone da calcio avrebbe potuto fare certamente qualcosa di molto buono, con quello sperava di aver avuto le impressioni corrette nei pochi secondi che l’aveva tenuto in mano.
Prese la rincorsa e calciò, riuscendo a far insaccare la palla alle spalle del portiere e portando la squadra in vantaggio di un punto. Stentava lui stesso a crederci.
“Ora dobbiamo difenderci! – Gli  urlò Jack – Segui me.”
Jun pensava che sarebbero stati i due minuti più lunghi della sua vita, invece l’arbitro fischiò il termine dell’incontro prima di quanto si aspettasse. C’era da dire che il lavoro di difesa l’avevano fatto gli altri, lui si era limitato a passare un pallone che gli era arrivato durante il loro ultimo tentativo offensivo.
In campo si abbracciarono tutti per la vittoria e provò un misto di sensazioni diverse, dall’euforia, alla soddisfazione di vedere Duncan battuto, dal sentire di non meritarsi tutte le ovazioni che stava ricevendo.
“L’anno prossimo tu giochi dal primo minuto.” Stava addirittura vaneggiando Trevor mentre li raggiungeva zoppicando.
Le ragazze erano entrate in campo per festeggiare con loro.
Stava andando da Yayoi quando Colin gli tagliò la strada e sollevò per aria Aoba per poi baciarla.
Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.
Yayoi allontanò di colpo Colin.
“Cosa credi di fare?” Gli urlò contro.
Colin venne colpito in pieno volto da un gancio destro.
“Tieni giù le mani da mia sorella!”
“Jack! Stai esagerando amico!”
“Ne vuoi per caso un altro?” Jun non seppe da dove gli fosse uscita, ma non poteva mostrarsi meno deciso di Jack nel difendere l’onore di Yayoi.
Solo quando Colin si fu allontanato Misugi fu scosso da un brivido di consapevolezza: quante volte aveva rischiato di subire la sorte appena toccata a Colin da parte di Jack?
Declan mise le braccia al collo a entrambi:
“Vediamo di darci una calmata, prima che O’Connor decida di annullarci la vittoria per rissa, anche se all’interno della nostra squadra.”
 
 
Dopo la doccia, i ragazzi si erano dati tutti appuntamento alla locanda per celebrare la vittoria, Declan aveva già provveduto a far riservare per loro la seconda stanza del pub, quella più interna e appartata.
“Chi offre il primo giro?”
“Mi sembra ovvio, Jun! – esclamò Jack – E includi anche le ragazze.”
Misugi non si fece pregare nel fare segnare a suo nome le birre che avevano cominciato ad essere spillate, si fece qualche remora in più quando Yayoi gli venne incontro con due boccali.
“Tu hai giocato, tu bevi con tutti gli altri: è la tradizione! – Aoba gli mise in mano il boccale e prese un sorso dal proprio – Almeno un giro devi farlo!”
Jun si lasciò convincere ed assaggiò: non era un grande esperto, ma dovette ammettere che era veramente buona e capiva come suo padre, da quando l’aveva provata, era diventato un fiero acquirente del birrificio irlandese, al punto da farsi spedire qualche cassa tutti gli anni.
Tutti festeggiavano allegri, l’unico che se ne stava un po’ solo in un angolo era Colin, che si reggeva una mattonella di ghiaccio vicino allo zigomo, dove Jack l’aveva colpito.
“Dovresti giocare più spesso con noi!”
Declan l’aveva raggiunto ed aveva fatto tintinnare i due boccali, brindando.
“Meglio di no. Oggi è stata solo fortuna.”
“E per non rovinare l’effetto, quando sarai qui ti farò giocare sempre gli ultimi due minuti.” Gli strizzò l’occhio.
“Sarei diventato parte di un rituale scaramantico?”
“Se proprio vuoi metterla così.”
L’irlandese si rituffò tra i compagni di squadra, stando bene attento a passare davanti a Cecily ed incrociare lo sguardo con lei .
“Briana, il violino!” Trevor richiamò l’attenzione della ragazza, mentre lui sistemava un tamburo accanto alla sedia dove si era installato.
Briana non se lo fece ripetere ed estrasse lo strumento dalla custodia, iniziando ad accordarlo e a riscaldarsi.
“Uniamo i tavoli!”
In un momento quattro tavoli quadrati furono accostati a realizzare una sorta di piattaforma, su cui salirono Rose e Cecily.
“Amy[1], vieni anche tu!”
Yayoi buttò giù l’ultimo sorso di birra e si lasciò issare dalle amiche sui tavoli. Al suono del violino di Briana iniziarono a danzare i passi tradizionali, tenendosi tutte e tre per i fianchi, muovendo i piedi in perfetto sincronismo e sempre più velocemente, assecondando la musica.
Era un ritmo incalzante e Jun provò il desiderio di conoscere i passi e potersi unire a loro, oltre ad essere stregato dalla figura di Yayoi che si muoveva leggiadra e accaldata, i capelli rossi che sembravano ancora più brillanti del solito sotto il lampadario.
Chi non danzava batteva il tempo con le mani.
Senza accorgersene lasciò il boccale di birra, ormai svuotato, sul primo appoggio libero e si avvicinò alle ballerine, attratto come una falena verso la luce.
Al termine del brano Yayoi scese dal tavolo e Jun se la ritrovò tra le braccia ansimante e con gli occhi che brillavano, era semplicemente irresistibile. La strinse a sé e la baciò con passione, ignorando i fischi di approvazione che qualcuno aveva lanciato.
Si separarono brevemente, giusto il tempo di sentire in commento acido di Colin:
“Perché non prendi a pugni pure lui?”
“Ci arrivi da solo o hai bisogno dei sottotitoli?” Ribatté Jack dalla parte opposta della stanza.
A Jun scappò un sorriso.
“Adesso la senti anche tu, vero?” Yayoi richiamò la sua attenzione.
Jun riprese a baciarla, perché ora aveva provato anche lui la magia dell’Irlanda e non era intenzionato a lasciarsela sfuggire più.
 

[1]Per chi non segue questa mia serie, Yayoi mantiene come secondo nome quello di Amy, utilizzato nella versione italiana dell’anime, ed è il nome con cui di solito la chiamano i cugini e gli amici irlandesi.



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Posto che se Jun è sopravvissuto a quanto gli ha combinato Takahashi nel Rising Sun, può benissimo sopravvivere a due minuti di calcio gaelico in cui in fondo deve solo "fare presenza", oltre a tirare una punizione da fermo, con buona pace di tutti. XD
La magia dell'Irlanda fa sì che pure Jack conceda la "benedizione" a Jun e apertamente lo sostenga "contro" Colin. XD Ricordo che Jack e Miyuki sono fratello e sorella di Yayoi, mentre Briana e Declan sono cugini di lei (e fratelli tra loro).
Per maggiori informazioni sul calcio gaelico potete consultare la pagina di wikipedia o qualche video su youtube.
Purtroppo in questo periodo riesco solo a scrivere brevi one shot, spero di poter averedi nuovo tempo per dedicarmi a qualche long.
  
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