Opali e perle, diamanti e smeraldi,
di fini gemme cantino gli scaldi.
Lasciate a me, alla mia dolce prole,
le più impure e prudenti parole.
Vedi là fuori, come vortica la neve,
bianca si posa mentre il fumo beve.[1]
Tocca il corallo, qui al mio petto,
a serpe omonima non far dispetto.
Ambiguo è il rosso, tramonto di sera,
non lo fissare se rossa è la sclera.
Ora è notte, intrepido guerriero,
dormi tranquillo ché il cielo è nero.
Ma il suo blu, che solchi su un dreki,[2]
del freddo pericolo ti rimandi gli echi.
Quella bella maschera color zaffiro,
anche lei, sì, cela un intimo raggiro.
Stai attento: gelerà il tuo ultimo respiro.
Angolino d’autrice:
Perché io sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i propri figli la notte?
[1] La neve raccoglie tutti gli agenti inquinanti nel cielo, e ad Asgard
ardono molti bracieri. Da piccola raccoglievo lo strato di neve più superficiale, quello più bianco, e lo
mangiavo innaffiato di sciroppo, poi ho scoperto che non è esattamente un alimento salutare. La neve è bianca e
sporca.
[2] Il dreki, "drago", è la forma singolare di drekar, "draghi",
le navi
con cui i vichinghi razziavano l'Europa. Il nome deriva dalla loro caratteristica polena a forma di drago.