Siamo in ritardo sulla tabella di marcia come sempre
Mi sono accorta che lo fossimo a 15 anni quando bruciavamo le tappe perché ci dava fastidio pensare al contrario
L'anno successivo stavamo correndo ancora più veloci ma non sapevamo dove andare, stavamo forse capendo solo da cosa scappare.
L'anno dopo ancora mi sono chiesta se le nostre vite seguissero linee più o meno rette o se fossero, piuttosto, come iperboli che si chiudono a cerchio per tornare sempre al punto di partenza; solo che a quel punto sei molto più stanco e c'hai qualche nuovo segno sul volto, "chi te lo fa fare" mi dicevo.
A 18 anni le cose ci stavano strette e a 19 le ho cominciate a rimpiangere perché sai, in fondo erano comode anche se non ci calzavano più bene come quattro anni prima.
A 20 mi dicevano che avrei dovuto portare gli occhiali da sole ma non mi fidavo di chi si copriva l'anima dietro due lenti scure e se ne faceva un vanto.
L'anno dopo abbiamo mollato la presa e ci siamo sedute sul canale delle cose che scorrono e vedi andar via; ma noi, noi avevamo smesso di correre.
Così l'anno dopo ancora credevamo di aver capito tante cose ma la verità è che non abbiamo mai capito un cazzo perché te l'ho detto giù, alla fine restiamo sempre un passo indietro.
Alla fine io a 23 anni gli occhiali da sole li ho iniziati pure a portare perché dopotutto a chi piace chi si scopre l'anima senza esitazione.
Resta solo da capire se ora che di anni ne abbiamo 24, riprenderemo a fare le maratone.