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Autore: Manucom69    26/05/2022    5 recensioni
Questa storia nasce un po' per caso. Il primo capitolo doveva essere una one-shot, nata su un gruppo FB per ricordare la scomparsa di Oscar; poi la storia ha preso un po' la mano e ha voluto essere scritta su carta, dopo anni che era fissa nella mia mente. Nessuna pretesa, solo spero possa piacere anche a voi.
Genere: Avventura, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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15 luglio 1789
La stanza buia, immersa in un silenzio irreale, rotto solo dai brevi canti delle civette e degli allocchi.
La giornata era stata molto calda, non solo per i fatti accaduti quel giorno; l’afa di luglio era stata interrotta da una breve pioggia, che invece di portare ristoro, aveva acuito ancora di più la calura e l’umidità estiva. Le finestre erano aperte sul giardino, il cielo buio assorbiva qualsiasi possibilità di luce emanata dalle poche stelle, così insolito per un cielo estivo. Solo ogni tanto un refolo di vento arrivava a rinfrescare la mente e la fronte imperlata di sudore. Seduto sulla sua poltrona di velluto rosso, davanti al camino vuoto, la pipa sul tavolino, la giacca abbandonata sul pavimento, insieme allo jabot, la camicia aperta sul petto, il Generale fissava la parete con gli occhi persi nel vuoto e le mani chiuse a pugno davanti alla bocca. Una bottiglia di Bordeaux vuota giaceva ai suoi piedi, il bicchiere, scagliato contro il muro, in mille pezzi. Il viso stanco e affranto, gli occhi arrossati dal pianto, l’uomo ripensava alle parole di un suo sottoposto giunto a palazzo per informarlo degli ultimi avvenimenti: “Generale, mi duole informarvi che il colonnello Oscar François de Jarjayes ha disertato e si è unito ad una cinquantina di soldati della Guardia Metropolitana di Parigi, assaltando la Bastiglia”. Aveva poi girato i tacchi e se n’era andato, lasciandolo lì, nell’atrio, confuso e stordito, senza nemmeno dargli il tempo di replicare, di chiedere, di sapere che cosa ne fosse stato di lei. Se si fosse aperto un baratro sotto di lui in quel momento gli sarebbe sembrato meno insolito… eppure… eppure… Quel biglietto, quelle parole “Qualsiasi cosa accada, state pur certo che non avete cresciuto un pusillanime, padre” sapevano di addio. Aveva guardato il quadro di quella figura singolare che era stata la figlia, raffigurata come il Dio Marte, Signore della Guerra e aveva stretto i pugni, il generale Jarjayes e le aveva gettato contro tutta la sua rabbia e la sua frustrazione: “Non ti perdonerò mai!”, creando scompiglio nella casa e andando a rinchiudersi nel suo studio. A nulla erano valse le suppliche della moglie di aprirgli la porta e che, per carità, le dicesse cosa fosse accaduto. Era rimasta davanti a quella porta piangendo e implorandolo, finché Nanny l’aveva raccolta sfinita e prostrata e se n’erano andate in preda alla disperazione. Il generale sobbalzò al rintocco della pendola, girò lo sguardo… le tre di notte. Tentò di alzarsi, ma la testa era pesante e per poco non inciampò nella giacca, facendolo ricadere sulla sedia come un sacco vuoto. “Oscar… mio dio, Oscar! Che hai fatto?”, non riusciva a togliersi quella domanda dalla testa, lo aveva tormentato per ore, chiedendosi adesso che ne sarebbe stato di loro, della famiglia Jarjayes, delle sue altre figlie. Era quella la punizione per aver deciso di allevare l’ultima delle sue figlie come un maschio? Di farne l’erede della nobile famiglia Jarjayes? Sarebbe stato cacciato all’inferno, ad espiare le proprie colpe? Gli occhi si inumidirono ancora una volta, la mano a coprirsi il viso e a tentare di ricacciare indietro quelle lacrime… era adirato con lei, ma l’avrebbe voluta lì, magari a prenderla a sberle ancora una volta, ma lì, con lui e che gli spiegasse una buona volta cosa diamine le fosse passato per il cervello! Lui era… lei era stata il suo orgoglio: nessun uomo avrebbe potuto essere più determinato, più leale, più inflessibile di Oscar. Ma negli ultimi tempi era cambiata. Da quando era diventata il Comandante di quelle guardie scalcinate, era cambiata. Era cambiata talmente che solo poche settimane prima aveva rischiato di ucciderla con le sue stesse mani, quelle mani che l’avevano accolta appena nata, che l’avevano addestrata ad essere un soldato ed un uomo integerrimo! Un uomo… sorrise Jarjayes. Che stupido! Come aveva potuto non pensare che un giorno quell’uomo avrebbe potuto anche rivoltarsi al proprio volere paterno. Per lui era stato facile. Era rimasto solo, il giovane Jarjayes, quando aveva incontrato la sua adorata Georgette, non aveva dovuto chiedere il permesso a suo padre per innamorarsi di lei. Solo al Re e quando questi glielo aveva negato, aveva deciso che avrebbe abbandonato tutto per lei… abbandonato tutto! Oscar! Anche tu? Ti sei innamorata anche tu, dunque? Hai sciolto il tuo cuore di donna per lui? Lui che quella sera aveva messo la sua vita nelle mani del Generale, lo aveva sfidato e gli aveva dichiarato il suo amore per lei. E solo un paio di giorni prima lo aveva salutato, augurandogli di non morire, che gli affidava ancora una volta la figlia… Non riusciva a darsi pace, mille e più domande gli affollavano la mente, forse era colpa del troppo vino, pensò. Che ne sarebbe stato di tutti loro? Doveva parlare al Re e alla Regina, sì, doveva andare da loro, a rischio della propria vita.
   
 
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