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Autore: MadAka    17/07/2022    3 recensioni
# Os su Eddie Munson e Chrissy Cunningham #
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"Eddie ne studia la calligrafia, le lettere tonde, grandi e larghe, l’arzigogolo della y che si collega elegante alla c successiva, sebbene paia farlo con un po’ di incertezza. Rilegge quelle parole più di una volta, la fronte sempre aggrottata, mentre tiene la carta con entrambe le mani, talmente vicino al proprio viso che lui soltanto può leggere quanto scritto.
Ho bisogno di parlare con te.
Chrissy Cunningham"
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# Possibili spoiler sull'ultima stagione di Stranger Things. Ma se siete qui è perché sapete chi sono questi due pg, quindi direi che non si tratta di un gran spoiler.
Questo scritto vuole essere un semplice moment, una veloce interazione che ho immaginato fra Chrissy e Eddie.
L'ambientazione è la 4x01 di Stranger Things
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Beauty and the Freak




Agli sguardi ormai non ci bada più. Li sente spesso su di sé, specie quelli provenienti da certe categorie di persone - categorie dove loro stessi hanno deciso di incasellarsi, in quelle stupide leggi non scritte che creano i gruppi più popolari e quelli più emarginati. Nel traffico dell’intervallo c’è una tale mescolanza di stili e passioni che chiunque, se lo volesse, potrebbe trovare il suo posto, ma ha del sorprendente come, invece, ogni individuo stia il più vicino possibile a quelli che gli sono più simili. È un po’ così anche per Eddie, che avrebbe potuto essere chiunque in quegli anni di liceo, invece ha voluto solo essere se stesso. La cosa lo ha emarginato, forse, ma lui ci sguazza piuttosto bene in quell’isolato, piccolo, cosmo che si è creato, trovando persone in grado di condividere le sue stesse passioni. È sempre stato così lui, del resto, sempre se stesso, a discapito di tutto.


Cammina lungo il corridoio a testa alta, i lunghi capelli a incorniciargli il viso, circondato dai suoi più fedeli amici - pochi ma buoni, così dicono, no? - diretto al proprio armadietto, quel pezzo di metallo che spera di abbandonare molto presto, insieme all’intero Hawkins High e alla fauna che lo popola.

Appena lo raggiunge, però, gli occhi del moro si fermano lì, sul foglietto bianco ripiegato che sbuca fra le zigrinature del proprio armadietto. La trama a quadretti della carta è stata piegata su se stessa così tante volte da confondersi, lasciando una striscia stretta e spessa, la stessa che sporge in parte verso l'esterno. Chiunque lo ha messo lì non è stato in grado di spingere la carta fin dentro, qualcosa che potrebbe rappresentare un problema a qualsiasi cosa vi è scritta dentro, se non fosse che quello è il suo armadietto, l'armadietto di Eddie The freak Munson. A nessuno può interessare il contenuto di un messaggio per lui, così come nessuno avrebbe potuto sbagliare destinatario, visto gli adesivi dei Metallica e degli Iron Maiden - adesivi che non potrebbe attaccare, non nella parte esterna del metallo - che rendono fin troppo palese il proprietario di quel parallelepipedo argentato. Ciò significa che qualsiasi sia il contenuto di quel pezzo di carta, non può che essere rivolto a lui.


« Non hai risposto. »


Jeff lo riporta alla realtà, nel corridoio affollato del Hawkins High nel pieno del proprio distensivo intervallo. Eddie mantiene gli occhi fissi sulla carta, solleva solo una mano, l'indice teso verso l'alto, a lasciare intendere all'amico di tapparsi la bocca, un gesto tanto rapido quanto eloquente. Nel silenzio appena creatosi fra il capannello di amici - intenti fino a poco prima a parlare della sessione di D&D di quella sera - Eddie strappa il biglietto in carta dalla morsa d’acciaio del proprio armadietto, spiegandolo poi con cura, la fronte aggrottata e il capo lievemente inclinato.


« Che roba è? » sente dire, ma lui è troppo concentrato sul breve, conciso, messaggio che l’inchiostro blu ha lasciato impresso sulla quadrettatura.

Ne studia la calligrafia, le lettere tonde, grandi e larghe, l’arzigogolo della y che si collega elegante alla c successiva, sebbene paia farlo con un po’ di incertezza. Rilegge quelle parole più di una volta, la fronte sempre aggrottata, mentre tiene la carta con entrambe le mani, talmente vicino al proprio viso che lui soltanto può leggere quanto scritto.


Ho bisogno di parlare con te.

Chrissy Cunningham


Chrissy Cunningham.

Proprio lei, la reginetta del ballo, la cheerleader di punta di tutta la Hawkins High; la stessa fidanzata a Jason Carver, l’irritante e belloccio capitano della squadra di basket. Quella Chrissy Cunningham.

Eddie non fa in tempo a chiedersi cosa potrebbe volere da lui che Jeff tenta di strappargli dalle mani il foglio di carta, ma i suoi riflessi sono più rapidi. Abbassa le mani in fretta, stropiccia il foglio nella destra, e volta il capo in direzione dell’amico.


« Se non ti dispiace » esclama, gli occhi bruni spalancati, un sorriso canzonatorio in volto a stirargli le labbra senza mostrare i denti, « questo è affare mio » conclude, indicando la mano che stringe la carta. I capelli scuri ondeggiano ai suoi movimenti, quasi paiono vivi.


Si volta verso i tre amici, li squadra, e incrocia le braccia al petto.


« Finiamo il discorso dopo, d’accordo. In mensa, durante la pausa pranzo. »


Gli altri annuiscono con il capo, senza osare controbattere al carisma del ragazzo.


« Ora devo sbrigare una faccenda. Ci vediamo. »


Li liquida così. Poche parole e un cenno della mano, a lasciare intendere che ha altro da fare, questioni più urgenti. Gli amici non discutono, salutano Eddie e si avviano lungo il corridoio, un istante prima che la campanella suoni. Il trillo prolungato sottintende che l’intervallo è finito, ma Eddie non è il tipo da prestare particolare attenzione a quel fastidioso scampanellio metallico. Con gli occhi cerca l’armadietto di Chrissy, più avanti rispetto a dove si trova lui, e nota che la ragazza è ancora lì. Se ne sta ritta in piedi, il volto affondato fra i propri volumi contenuti nel suo armadietto, ma sembra non avere alcuna intenzione di muoversi. Le mani sono protese sui libri di testo, le dita sfiorano - no, sembra più che grattino - le coste dei volumi, le maniche della felpa bianca delicatamente avvolte ai polsi.


Eddie la raggiunge. Nonostante la catena che tintinna legata al passante dei jeans, le sneaker chiare e pesanti che scandiscono il suo passo, Chrissy sembra non accorgersi di lui. Il corridoio si sta svuotando, il chiacchiericcio scemando, e la ragazza chiude con un gesto l’armadietto come se si fosse appena ricordata del luogo in cui si trova.


« Dimmi dov’è la fregatura. »


Il tono del ragazzo è serio, per nulla accomodante, perché è di questo che sospetta si tratti: di una fregatura. Chrissy Cunningham non ha motivo per avere a che fare con lui, e Eddie sospetta che sia solo l’esca di un amo a cui qualcuno vuole che lui abbocchi; probabilmente è opera di Jason e della sua compagnia di amici.

La cheerleader volta il capo verso di lui, e ora è chiaro che non lo aveva sentito arrivare, perché lo osserva per un lungo istante come se non lo avesse mai visto prima. I loro sguardi si incontrano, e Eddie si ritrova a pensare che forse, quella è una delle poche occasioni in cui ha la possibilità di vedere quegli occhi così da vicino. Si rende conto che sono verdi, di un’intensa sfumatura giada, e non celesti come ha sempre creduto. Ha appena il tempo di fare quella considerazione che lo sguardo di Chrissy si sposta sul foglio di carta, che lui stringe fra indice e medio della mano destra che tiene sollevata più o meno all’altezza del viso della ragazza.

Le labbra di Chrissy si schiudono; spalanca gli occhi e pare la colpevole di un crimine imperdonabile, mentre sposta di nuovo il proprio sguardo e lo fa scivolare lungo i corridoi, sulle poche persone ancora rimaste e che, in effetti, stanno lanciando occhiate incuriosite alla strana coppia che si è appena formata. A Eddie poco importa; è lui che se ne sta lì, davanti alla cheerleader più famosa dell’istituto, una spalla posata contro gli armadietti e il fare sicuro e strafottente che il giacchino di jeans che indossa - insieme ai tatuaggi che sbucano sfacciati oltre la manica sollevata fino al gomito - gli conferisce. Che dicano che è lui ad aver avvicinato Chrissy, non gli interessa. Anzi, forse è proprio quello che Jason spera di sentire arrivare al proprio orecchio, almeno per avere una scusa in più per dargli dello svitato quando lo incrocia nei corridoi.


« Fa’ piano, ti prego. »


Chrissy solleva entrambe le mani dopo aver detto quelle parole, e le porta sulla mano di Eddie che tiene il biglietto, facendogliela abbassare. La sua pelle è morbida, del tutto diversa da quella ruvida del chitarrista.

Di nuovo lei si guarda intorno, ma il corridoio si è ormai fatto deserto; rimangono solo loro due.


« Ho scritto io quel biglietto » dice lei. « Ho…davvero bisogno di parlare con te. »


Eddie sbuffa una risata, scuote la testa. Dubita sia vero. Loro due non si sono mai nemmeno salutati a scuola, frequentano posti diversissimi tra loro, e dubita possano avere anche solo una cosa in comune. È sempre più convinto che ci sia lo zampino di Jason, dietro, o di qualche altro deficiente del club di basket.

« Sì, certo. E ti aspetti che me la beva? Perché dovresti voler parlare con me? » la incalza. Inclina la testa di lato e incrocia le braccia al petto, sondando Chrissy con i suoi occhi scuri.


Lei si morde il labbro inferiore, gli occhi bassi, le dita della mano destra che tormentano il polsino della manica sinistra. Eddie aggrotta la fronte davanti alla sua reazione, non riuscendo del tutto a capire perché si sta comportando così. L’ha sempre vista regalare il suo sorriso a chiunque, esternare la sua espansività, la sua solarità, ma all’improvviso pare che abbia perso queste capacità. Gli sembra spenta, perfino spaventata. Sola.


« Io, avrei… » esordisce Chrissy, ma di nuovo temporeggia.


Poi, d’improvviso, solleva lo sguardo e lo punta su Eddie; lo coglie impreparato, al punto che il suo cuore ha una reazione strana, una specie di spasmo involontario che sparisce praticamente subito.


« Girano delle voci, a scuola. Sul fatto che tu vendi… beh… hai capito. Vorrei comprarne un po' » dice, stringendosi nelle spalle con fare colpevole.


Quindi è di questo che si tratta. Eddie solleva le sopracciglia, lanciando un’occhiata a Chrissy a metà fra lo stupito e l’ammirato. La sua sorpresa dura poco, però, perché subito dopo assottiglia lo sguardo, e studia il volto della cheerleader in cerca di qualcosa in grado di fargli capire se può o meno fidarsi di lei. Quest’ultima regge il suo sguardo, stavolta, e Eddie sospetta di vedere qualcosa, in quegli occhi verdi, capace di trasmettere davvero un senso di solitudine, la ricerca di una valida via di fuga, qualcosa che anche lui, forse non allo stesso modo, conosce; e forse è per questo che sente di non sbagliarsi. Quella tenue sfumatura è in grado di ammorbidirlo, di fargli rilassare le spalle, di addolcirne gli occhi, e rendere tutto il suo corpo più disteso.


« Non mi stai prendendo in giro, vero? » chiede ugualmente, ma è chiaro per chiunque che la seria diffidenza che provava fino a pochi istanti prima è scomparsa.


Chrissy scuote il capo con convinzione, la coda di cavallo in cui porta legati i capelli oscilla, evidenziando le sfumature ramate della sua chioma.

Eddie la soppesa ancora per un momento, fa per parlare, ma una voce fin troppo familiare lo raggiunge alle spalle.


« Munson. Non è forse ora di andare in classe? »


La professoressa O’Donnell. Una voce del genere Eddie è sicuro non la dimenticherà mai, e tutto ciò di cui non ha bisogno ora è farla indisporre nei suoi confronti, rischiando di giocarsi la tanto agognata sufficienza.


« Merda. »


Mastica fra i denti l’imprecazione, ma quando si volta verso di lei si è imbastito in volto un sorriso che potrebbe convincere chiunque - o, almeno, chiunque non abbia dei pregiudizi nei suoi confronti.


« Arrivo subito, professoressa. Mi scusi, è… »


Indica con un cenno della mano lui e la figura di Chrissy, che probabilmente sta nascondendo alla vista dell’insegnante. Quest’ultima lo guarda, poi sposta lo sguardo appena dietro il ragazzo, dove la figura minuta della cheerleader ha fatto capolino. Pare sorpresa di vederli insieme, ma ci dev’essere qualcosa in Chrissy - verosimilmente nella sua fama di studentessa modello - che sembra funzionare sulla donna.


« Vedi di muoverti » dice solo, ed è chiaro che si sta rivolgendo esclusivamente a Eddie. Lo dice con tono acido, fa una smorfia, e riprende a camminare lungo il corridoio.


Il ragazzo sa che non gli conviene giocare troppo con la buona sorte che ha appena avuto, così si volta rapido verso Chrissy, trovandosela inaspettatamente vicino. Abbassa la voce, sebbene i corridoi siano vuoti, ma nessuno, assolutamente nessuno, deve sapere cosa sta per dirle.


« D’accordo, voglio fidarmi » esordisce. Parla in fretta, mentre affonda il biglietto che la ragazza gli ha lasciato nella tasca dei jeans. « Ma nessuno deve saperlo, intesi? Perché se finisco nei casini ci metto poco a capire che è opera tua. »


La sua non è una vera e propria minaccia, è più un avvertimento, a cui Chrissy risponde facendo sì con il capo, le labbra serrate.


« C’è un posto, dove vado di solito, nel bosco dietro l’istituto. Devi uscire, andare oltre il campo da football, imboccare l’uscita che c’è lì e proseguire dritto appena ti inoltri nel bosco. Ci vogliono circa sette o otto minuti per arrivare. C’è un tavolo con delle panchine, ci troviamo lì dopo la scuola, d’accordo? »


« S-sì, va bene. »


A Eddie pare incerta, titubante e confusa. Forse nemmeno lei sa cosa sta facendo veramente, ma lui ha deciso di fidarsi, dandole quelle indicazioni. Perché lo stia facendo di preciso non lo sa, ma sente qualcosa, nel profondo, che gli dice che Chrissy ha solo bisogno di aiuto. Se lui può aiutarla davvero questo non lo sa, ma se lei pensa che comprare del fumo possa servire, lui non glielo impedirà di certo.


Con un'ultima occhiata il moro si volta, incamminandosi lungo il corridoio. Deve sbrigarsi a rientrare in classe, prima che la sorprendete tutela della presenza di Chrissy Cunningham insieme a lui si esaurisca, rendendo la O'Donnell un incubo ancora peggiore.


« Eddie! » si sente chiamare, fermandosi e girandosi in direzione della cheerleader. « Promettimi che non lo dirai a nessuno. Per favore. »


La sua richiesta è sincera, sembra quasi una supplica. Eddie lo capisce dal tono della voce, che pare incrinarsi appena sul finire della frase. Questo lo convince ancora di più che può fidarsi, che non c’è alcuna fregatura dietro quella richiesta inattesa e che, con molta probabilità, anche la stessa Chrissy ha bisogno di qualcuno di cui potersi fidare. Perché ha scelto lui non può saperlo con precisione - al di là del fumo, si intende - ma si rende conto che non gli importa.

Le sorride; un sorriso sincero, questa volta, per nulla forzato e sarcastico.


« Te lo prometto » risponde, per poi avviarsi verso la propria aula.



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# Alla fine è successo. Ricompaio qui con una nuova fanfiction, la prima che scrivo da diverso tempo (anche se ho pubblicato pressoché niente, non ho mai smesso di scrivere).

Come tante altre persone all’interno del fandom, anche io, dopo aver visto la quarta stagione di Stranger Things, ho lasciato un pezzetto di cuore all’outsider della stagione, per me una vera rivelazione, ovvero Eddie Munson.

Sono bastati i pochi minuti in cui ha interagito con Chrissy per farmi pensare che quei due insieme avrebbero meritato un destino decisamente migliore ma, ahimè, i fratelli Duffer sanno essere piuttosto sadici.

Fantasticando su quella che in un universo alternativo è senza dubbio la coppia più bella della Hawkins High, ma volendo comunque rimanere fedele quanto più possibile alla storia originale, è nato questo mio piccolo scritto. È così che ho immaginato la loro primissima interazione nella serie, quella che non si vede, che forse è andata in modo diverso, ma non per me.


Detto ciò, ringrazio per chi ha letto fin qui, sperando di aver trovato altri supporter (se così ci si può definire) di questa per me bellissima ship.

MadAka







  
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