Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    29/08/2022    4 recensioni
Ultima OS e raccolta di pensieri.
Siamo arrivati alla rivoluzione, è la mattina del 14 luglio. Oscar, sempre più confusa, si chiede cosa sia giusto fare. Andrè, paziente, è pronto ad accogliere qualsiasi sua decisione tuttavia una sua frase insinua un tarlo nell' animo di Oscar. E' possibile scegliere? Davvero c'è, una scelta?
Sarà il destino a decidere per loro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grande GRAZIE ed un abbraccio, Dorabella27. Questo piccolo scritto è dedicato tutto a te.
 
 
“Davvero, André, credi che potremmo avere scelta?”
Nel buio della stanza dove, come Castore e Polluce, ci siamo uniti al cospetto di Dio come marito e moglie, le tende bianche e leggere svolazzano appena sotto il soffio di questa notte estiva ed umida. Stesa al tuo fianco nuda, inerme osservo tutto ciò che c’è intorno a noi con occhi nuovi e ti pongo questa domanda, in risposta al pensiero che hai espresso giusto qualche attimo fa.
Con lentezza sfili il braccio che fino ad ora mi ha fatto da comodo, ulteriore cuscino e ti sistemi in modo da potermi osservare. Il palmo della tua mano accoglie un viso sereno e stanco, i capelli arruffati lo incorniciano come prezioso dipinto.

“Si, Oscar. Credo proprio di sì…” rispondi sicuro.

 L’altra mano, quella libera, si poggia sui miei fianchi senza alcuna malizia. Sento il tocco delle tue dita leggere sulla mia pelle ancora un po' accaldata.
Alzo gli occhi al cielo e sospiro. Nemmeno io, sai, aspiro a combattere ancora e rischiare la mia vita ma, come tua compagna e moglie – dopo questa notte, non troviamo altra definizione e tu concordi – mi rimetto alla tua decisione o, quantomeno, vorrei valutare le cose insieme a te.

“…Cosa faremo?” chiedo.

Stavolta sei tu a sospirare; i tuoi occhi si chiudono ed il volto si fa cupo.
“Faremo ciò che ci sentiamo. Se tu vorrai andare e combattere, ti seguirò. Inutile, Oscar, pensarci ora che la nostra mente è resa torbida dai sentimenti. Ma sappi che ci sarà sempre una scelta…” rispondi con calma.

Cerco un tuo abbraccio, che arriva.

Pelle contro pelle, viso contro viso.

Sono davvero molto combattuta, tu mi osservi e lo noti.
“Nessuno ti obbliga, Oscar. Se il tuo animo, alla fine, vincerà su tutto ed andrai a combattere, io ti seguirò; se non lo farai, andrà bene lo stesso. Dobbiamo tuttavia aver ben chiaro che, ancor più di altre volte, il rischio di morire è davvero molto alto….”
Per un attimo le tue parole mi fanno salire i brividi … perché parli così, André? Ho paura…
Mi stacco allora da te, mi siedo e cingo con le braccia le mie gambe, appoggiando il viso sulle ginocchia.
“… Potremo morire… “sussurro. Improvvisamente, la nostalgia mi coglie.
Ripenso a noi da bambini, da ragazzi. All’ amore che si ha sempre unito.

“ È una possibilità, si…”

La tua voce è serena e mi conforta.
Per qualche minuto rimango immobile senza pensare a nulla; infine torniamo a stringerci, a cercarci, restando abbracciati per una, forse due ore senza dire nulla ma a scambiarci lunghi, teneri baci; questo finché il sole non fa capolino, lento e stanco, quasi sapesse che la giornata sarà lunga, oltre ogni dire, anche per lui.

“E’ ora.”

Parli senza aggiungere altro e  ti alzi, pudicamente ti copri con parte del lenzuolo; prendi i tuoi vestiti e lentamente li indossi. Tergiversi, a volte ti fermi, ti guardi intorno, guardi fuori. Quando hai finito ti volti verso me.

“… Oscar, io vado. Scendo nella mia stanza…saluto Nanny. Ti attendo fuori, ci penso io ad i cavalli” dici quindi ti avvicini, mi posi un bacio sulla bocca. Io non dico nulla e annuisco; è deciso, allora.

Andremo a Parigi? Prenderemo altre vie? Cosa faremo? Fuggiremo?
Oh, Signore, aiutaci. Aiutami a prendere una decisione. È vero, non aspiro al martirio ed alla battaglia ma c’è ancora quel fuoco, dentro me, le cui fiamme mi lambiscono senza sosta…e dall’ altra parte c’è André. Il mio André. Il barlume di una nostra vita insieme…

Resto  distesa ancora un po', come sospesa nei pensieri che mi rimandano a questa notte appena conclusa ed a quanto accaduto. Non posso farne a meno: sarebbe come negare il mio amore per te.
Ieri sera…il mio cenno, le mie parole…tu che entri nella mia stanza, come al solito ed io…io, che ti conduco laddove una vita intera ha tramato per noi, nel centro nella stanza e poi in quella che è divenuta nostra alcova, inevitabile conseguenza…

Dopo quasi una decina di minuti, ricacciando indietro i pensieri nel cuore, mi alzo. Non indosso nulla se non la mia pelle ed i miei capelli. Mi sento libera. È una sensazione stupenda.
Cammino fino ed oltre il paravento che nasconde la vasca ma penso che sia effettivamente troppo tardi per procedere con un bagno, anche se volessi arrangiarmi e fare scaldare l’acqua sulle fiamme del camino senza chiamare Caroline; di conseguenza, afferro la pezza e del sapone e mi lavo con cura. L’acqua gelata mi risveglia ulteriormente. Quando sono pronta mi siedo alla toeletta, mi pettino i capelli come un giorno qualunque, senza fretta… ed infine, dopo un momento di indecisione indosso la divisa scura; mi guardo allo specchio, controllo che tutto sia a posto, esco.
Non incontro nessuno per le scale, alcuni dei nostri servitori se ne sono andati, sono stati liberati dal loro impegno in un gesto magnanime e… non incontro nemmeno mio padre.
Mia madre sicuramente sarà già in chiesa.
Non vado a cercarli; lo farò quando e se tornerò.  
Non ho voglia di pronunciare le parole d’addio, ora.
In una atmosfera irreale e senza tempo percorro il corridoio, scendo le scale attraverso il salone; ti osservo insieme a Nanny, siete già fuori e tieni entrambi i cavalli per le redini; vi raggiungo e sono in grado di ascoltare ciò che tua nonna sta dicendo.

“…Miei amati bambini, state attenti. Sarà pericoloso, dicono che potrebbe scoppiare una rivolta; mi raccomando, tornate sani e salvi” dice rivolgendo lo sguardo ora a me, ora ad André. Un cenno del capo ed un sorriso, niente convenevoli. Poi saliamo a cavallo.
Nanny ci osserva andare via, ancora non sa che potrebbe non rivederci, per una causa o per l’altra.  La noto con la coda dell’occhio e faccio cenno ad André di girarsi, i cavalli vanno al passo.
È un attimo, un ultimo sguardo; glie lo dobbiamo poi, partiamo al galoppo. Non sapendo cosa fare…silenziosamente decidiamo che Parigi è la nostra méta; non è lontana e dopo mezz’ora di cammino si intravede la ville ,  illuminata dai raggi del sole. E’ una bella giornata, l’umidità ha lasciato spazio ad un po' di aria fresca e tutto appare tranquillo, come al solito.

Ci fermiamo giusto un secondo, nemmeno io so il perché; guardiamo la città, la guardiamo come fosse l’ultima volta.
Infine, i tuoi occhi mi scrutano.

“Hai indossato la divisa” dici, sorridendo. Abbasso gli occhi, guardo la stoffa scura, i gradi, le onorificenze.

“…Non posso non essere me stessa, André. La divisa è sempre stata la mia veste; così come le antiche sacerdotesse erano contraddistinte da un colore o un abbigliamento, io ho fatto lo stesso. Questa divisa non mi impedirà di fare ciò che desideriamo” rispondo. Tu diventi serio, annuisci; tenti di chiedermi ancora qualcosa ma veniamo interrotti da una voce ed il nostro sguardo, allora, si sposta, osservando l’uomo che al galoppo sopraggiunge nella nostra direzione.

Alain. È Alain!

“Alain! Che succede? Che ci fai qui? “gli urla addosso André, stupito quanto me, non appena è abbastanza vicino per sentirci. L’altro tira le redini fermando il cavallo. Dall’ espressione del viso noto quanto sia stravolto, non credo abbia dormito molto, stanotte.

“Venivo a cerarvi, André …Oscar….”

 Uno scoppio squarcia l’aria, vediamo del fumo salire lento, in lontananza.
Alain si avvicina a me, affiancandosi al mio cavallo.
 Ora tutti e tre osserviamo i tetti di Parigi.

“Vedete, Comandante…in caserma non troverete più nessuno. Tutti i miei compagni hanno tolto la divisa e sono usciti, fucile alla mano, per unirsi al popolo. Il vicecomandante, il colonnello
D’ Agoult …ci ha osservati da una finestra ma non ha fatto nulla per fermarci, anzi. Ha alzato una mano in cenno di saluto. Come potete vedere…la battaglia per la libertà ha avuto inizio” dice.
Lo guardo, osservo gli occhi cerchiati da pesanti ombre scure. Sono mesti …ed in attesa che qualcuno parli.
André mi guarda, silenzioso.
Io faccio lo stesso ed infine…mi deciso.
“André, sono la tua compagna, ora, non più il tuo comandante. Dimmi ciò che vuoi fare. Ti seguirò”
Socchiudi gli occhi.Socchiudo gli occhi.


“Andatevene.”
E’ Alain a parlare, quasi avesse deciso per noi. Lo fisso incredula.
“Che ti prende? Che dici?” domando e lo stesso sembri fare tu, con lo sguardo. Lui passa lo sguardo su di me. Poi, osserva te.

“Oscar, André…non siete obbligati ad unirvi a noi…” dice.

Io, stupita, lo guardo.
“Alain ….Cosa ti passa per la testa?” domandi.

Alain ti guarda e lo fa come ci si rivolge ad un fratello. Il  suo sguardo è carico di affetto. A questo punto cerco di calmare il cavallo che, nervoso, continua a sgroppare; pochi passi, mi riavvicino ad Alain e lo stesso fa André. Vorrei capirci qualcosa.

“Andate via” dice, ancora.

Spalanco gli occhi. Ho inteso bene?

“André…Alain… ma…che…?” chiedo.

“Andate via…!” ripete Alain.
Sorride, è tranquillo, le mani e le redini sono posate sulla sella, davanti a sé.

“Alain…” mormoro. Non credo di aver capito cosa tu voglia dire o fare…
Lui ci guarda, si gratta nervosamente il collo, quasi avesse paura a dire ciò che pensa. I suoi occhi si sono fatti meno aspri e la linea delle labbra si sta piegando, piano, in un sorriso.


“Siete proprio sicuri di non avere altra scelta?” dice.

Ora capisco. Lo fisso, seria. Tu, André, ti avvicini a lui.

“Oscar, André, vi ripeto la domanda. Siete sicuri di non avere proprio altra scelta? Le cose si faranno aspre, amare, oggi. Molti di noi non arriveranno ad osservare il sole tramontare. Siete consci che questo potrebbe anche essere il vostro destino? È vero: siamo soldati. Ma, in primo luogo, siamo persone fatte di carne e sangue. Avete compreso cosa…cosa voglio dirvi?”
È nervoso Alain, impacciato. Anche il suo cavallo comincia ad esserlo, inizia a roteare il capo, le zampe posteriori si muovono nervose.
“Potrete combattere la vostra battaglia da qualsiasi parte della Francia, ragazzi; ma non oggi, non dopo che vi siete ritrovati. Già da tempo volevo dirvi questo, credo lo avrei detto prima a te, André, innanzitutto. Non sono stupido…e voi non siete capaci a nascondervi. Andate via, sparite, cercatevi un posto nel quale vivere almeno un po' di tempo nell’ oblio…se fossi in voi io lo farei…”
Non posso credere a ciò che le mie orecchie ascoltano.

Che razza di discorso è, questo? Come si permette, Alain? Io sono un soldato… penso; la razionalità cerca di imporsi. Sento tuttavia…il cambiamento; l’indecisione che mi ha pervaso lascia spazio a nuovi pensieri.

“Oscar, stai bene?” mi domandi. So che hai visto il mio viso cambiare colore.

 “…si” rispondo, mentendo, ancora tramortita dalle sensazioni, da questi eventi. Nemmeno mi ero accorta che Alain fosse sceso da cavallo e ti avesse raggiunto.

“Io ho fatto la mia scelta ma, del resto, sono solo. È facile per me. Diane e mia madre da tempo riposano in pace e mi rimane solo questa città da amare e difendere, non saprei fare altro. Oscar, André, voi avete una vita davanti. Non buttate via tutto….”
Il viso di Alain è disteso, i suoi occhi velati.
“ Ve lo chiedo per l’ultima volta: salvatevi, almeno voi…. La nuova Francia che il popolo tanto sogna si potrà costruire anche con le piccole cose; con parole nuove, con idee nuove. Non serve per forza imbracciare un fucile e farsi ammazzare…capite?”

Ti guardo, André…e guardo anche te, Alain.
I tuoi occhi sono profondi, sembrano esprimere una preghiera che, seppur silenziosa, arriva al cuore e per un attimo…lascio perdere i miei pensieri, l’orgoglio e torno con la mente a noi André; lontani da qui, da tutto. Magari…vivendo un nuovo domani, migliore. Facendo davvero qualcosa per il nostro Paese. E mentre sono lì, mentre sto per parlare…
Un boato, non il primo che sento, arriva molto forte e molto vicino a noi. Mi fa spaventare.
D’ istinto mi volto cercando la fonte di questo rumore e noto che, dal fondo della strada, gruppetti sparuti di uomini e donne vengono in questa direzione, armati solo di rabbia e forconi.

“Chi sono?” domando ad Alain.
Lui sorride, amaramente.
“Il popolo. Si è stancato. Credo che queste persone stiano andando verso il borgo di Versailles, o almeno vorranno provarci…” risponde.
“non ce la faranno mai….” Mi sento dire a bassa voce, inaspettatamente.
Ma non ripeto la frase un’ altra volta. No.

“Forza, andate prima che sia troppo tardi”. Alain insiste. Ma ormai, è troppo tardi:
le urla si fanno sempre più forti, occhi vedono la mia divisa e, da quanto vedo, pochi sono quelli che sono disposti a parlare; non appena ci accerchiano cerchiamo comunque di spiegarci, anche se non serve a nulla.
“E’ come a Saint Antoine! ” ti sento dire prima che qualcosa colpisca la mia testa e, in un attimo, perda i sensi: scompari dalla mia vista insieme al cielo, agli alberi, risucchiato da una voragine scura…


***


Quando mi risveglio, non so dove sono e non ricordo bene cosa sia successo.
Apro piano gli occhi e dalla mia posizione, distesa, noto che sopra la nostra testa c’ un tetto; l’ aria pare  viziata ma c’è luce, ci deve essere una finestra, da qualche parte, da aprire.
Ho un gran mal di testa e, quando la mia mano cerca di capire la fonte del dolore, trova una fasciatura.

Ti cerco. Dove sei, André?
Voglio capire cosa sia successo.

Con uno sforzo non da poco mi metto a sedere e attendo che i miei occhi riescano a farsi limpidi ed, infine, lascio che il mio sguardo vaghi. Man mano riesco a capire qualcosa di più, osservando lo scarno mobilo ed alcuni animali impagliati alle pareti appesi su trespoli alle pareti.
Credo sia un capanno da caccia quello in cui ci troviamo.  Dopo aver visto la rastrelliera colma di vecchi fucili, ne sono sicura. E c’è anche, effettivamente, la finestra:  la trovo e  tu sei li,
seduto su di una vecchia poltrona, con un braccio appeso al collo e l’ altro a sostenere il viso; le gambe sono allungate ed incrociate.

“André!” esclamo. Tu sobbalzi, forse eri sovrappensiero. Ti volti e noto il tuo viso tumefatto.

“Oscar, finalmente ti sei svegliata!” rispondi.
La tua voce è calma.
“André…cosa ti è successo?”.
La mia voce, invece, trema.  
Aiutandoti con il braccio sano ti alzi e mi raggiungi; prendi uno sgabello con la seduta a motivi damascati e ti accomodi.

“Siamo stati attaccati, ricordi? È accaduta la stessa cosa che avvenne a Saint Antoine…solo che a salvarci non è stato Fersen, ma Alain. È grazie a lui se siamo vivi…” Rispondi.

La mia testa si affolla di pensieri ed immagini, sovrapponendosi a suoni, voci, odori.
Che giorno è, dunque? Cosa abbiamo fatto, dopo essere stati attaccati?
Con la mano mi accarezzi il viso, che al tocco duole. Evidentemente hanno colpito anche me, oltre che alla testa, sul viso e sul corpo; alzo il lenzuolo che hai steso sulle mie membra seminude e noto i lividi.
Mi lascio andare sul comodo materasso.

“Hai dormito per due giorni e due notti, mia amata; dopo essere stati colpiti, mentre Alain distraeva quello che era il loro capo, siamo sgattaiolati oltre i cespugli e li lo abbiamo atteso. Quando è arrivato, dopo che la folla ormai aveva preso la strada di Versailles, tu eri svenuta. I cavalli sono stati requisiti; in qualche modo, ci siamo addentrati nel bosco e abbiamo trovato questa collocazione. Lui è tornato a Parigi e, ad ora, non ho sue notizie.”
Mentre mi parli sei serio, pensieroso.
Mi chiedo cosa possa essere successo, ancora.

“…che giorno è?” ti chiedo. Temo una tua risposta perché forse la conosco già.

“E’ la mattina del 17 luglio, Oscar. Il popolo si è ribellato, è iniziata la Rivoluzione” rispondi.
Chino il mio sguardo sulle lenzuola. Ciocche di capelli oscurano il mio sguardo.
“…la Rivoluzione…. “mormoro “… allora… “.

Non riesco a finire la frase perché vengo sorpresa da una emozione forte.
Sono felice di essere viva e che tu sia qui, con me.  Sono felice di avere incontrato Alain…Tuttavia, un senso di nostalgia e timore mi pervade, scuotendo ogni fibra del mio corpo.

 Cosa ne sarà di me, di noi? Cosa ne sarà dai miei cari e di questo Paese per il quale ho sacrificato i miei anni migliori?

Sento le lacrime scendere, rigare le guance.
Tenti di asciugarle con un lembo di stoffa di quella che fu la tua camicia.
“Non avere paura, Oscar. Siamo vivi. Siamo liberi. Cosa chiedere, più, al destino? Alla fine…ha deciso lui per noi, ed io gli sono grato. Ora…resta solo da capire cosa fare della nostra vita. Ricordi il discorso di Alain? Non ha tutti i torti… la meritiamo un’altra chance, no?” dici.

Quasi non credo alle tue parole ma, con il passare del tempo, le lacrime se ne vanno ed arriva la consapevolezza che forse, si, hai ragione. Ci è stata offerta una possibilità, possiamo fare ancora molto, sia per noi che per la Francia.
Sposto una ciocca di capelli dalla fronte e ti guardo.

“…adesso? Che strada prenderemo, ora?”

Guardi la finestra, la luce che ne entra.

“Possiamo recuperare dei vestiti e cambiarci, prima di tutto: ve ne sono molti, nelle cassapanche. Poi potremo andare a Parigi, dicono che la Bastiglia sia stata distrutta… non ci riconoscerà nessuno. C’è ancora molto fermento, sai? Una volta li, capiremo quale via percorrere. Che ne pensi?” concludi.
È tutto così strano…

“Mi fido di te, André: faremo come dici. Se ci è stata data questa opportunità, non sprechiamola” rispondo. Ti faccio spazio, ti raggomitoli accanto a me facendo attenzione al braccio.

“Hai paura?” chiedi, dopo un attimo.
Entrambi fissiamo il soffitto.

“Insieme a te, come luce e ombra: questo è ciò che il destino ha deciso per me. No, non ho più così tanta paura, André: ti amo e, credo, il nostro amore riuscirà a superare qualsiasi cosa” dico.


I raggi del sole, fuori, si fanno più forti.

Nel silenzio dei nostri sospiri e di frasi appena sussurrate, non pensiamo più a quanto accaduto; ci troviamo a guardare quella luce intensa ed il calore che emana sapendo che, con l’ amore, qualsiasi cosa si potrà superare.

 Insieme. 
   
 
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