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Autore: AliceVolevaMorire    09/09/2009    8 recensioni
La Paura è ciò che di più sublime possa capitarci
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse questa premessa farà storcere qualche naso, ma sento il bisogno impellente di scriverla.
Sempre più spesso nei  commenti (sempre gentilissimi, e sempre piacevoli) che mi vengono fatti, vedo una certa tendenza a non riferirsi troppo alla storia e allo stile, ma a quale ipotetico pezzo del mio vissuto potrebbe aver generato i miei sproloqui non-sense.
"E' la tua vita, non posso intromettermi", "Sei tu, è ovvio", "Perchè hai fatto questo? Mi hai delusa" sono frasi sempre più frequenti nello spazio recensioni delle mie storie.
Questa cosa all'inizio mi faceva sorridere, ma col passare del tempo mi ha sempre più stupita. Davvero è questo ciò che trapela?
Quando leggiamo cerchiamo pezzi di noi in ogni storia. Quando le scriviamo, per forza di cose, le riempiamo di noi. A volte con pezzi di ricordi, a volte con volti di persone incontrate per caso. Capita che sentiamo una frase tanto bella da volerla introdurre in una storia, o che il gesto di qualcuno ci faccia fiorire un'idea.
Ma. Ma ciò non significa che una storia racconti cose vere. Non significa che i dialoghi che leggiamo siano avvenuti, o che i personaggi di cui scriviamo esistano da qualche parte. Persefone ed Ade,  Morte e Livido, Arte e Incendio, e tutti quelli che ci sono stati prima e che verranno dopo, sono prodotti della fantasia. 
In questo capitolo di "They are driven by a strange desire" incontrerete, come nei precedenti, una coppia di persone che non ha assolutamente idea di come canalizzare il desiderio che li guida l'uno verso l'altra.  Non arrabbiatevi troppo con loro per ciò che faranno. Dopotutto, sono solo burattini.

Un abbraccio,
Alice


[They are driven by a strange desire]


Arte dondolava appesa al suo albero. Era novembre, e lei presto sarebbe volata via con le ultime foglie del platano.
Incendio era appoggiato ad un lampione spento, dall'altra parte del vialetto.
Si guardarono per qualche secondo, incerti. Poi Arte si mise a fissare con interesse un pezzo di corteccia, e Incendio decise che sarebbe stato divertente contare i buchi nelle sue scarpe da ginnastica. Arte prese una sigaretta, sbirciando Incendio. Lui sentì lo schiocco dell'accendino, e gli venne da ridere, perchè avrebbe potuto accendergliela senza bisogno neanche di un fiammifero.
Arte ripose il suo accendino nella borsa a forma di quadro che aveva inchiodato al tronco.
Incendio ebbe un'idea. Frugò nella tasca dei jeans ed estrasse, con fare da prestigiatore, un lungo scontrino del supermercato. Lo girò e rigirò, perplesso, poi lo arrotolò alla meno peggio. Guardò Arte e sollevò lo scontrino fino a portarselo davanti alla bocca, come un ampio sorriso di carta.
Arte rise, e gli fece segno di aspettare. Prese un pezzo di carta e lo modellò per qualche secondo, concentrata. Infine mostrò la mano destra, su in cui correva un coniglietto di carta.
Incendio sorrise deliziato, e mandò a fuoco lo scontrino che aveva in mano. Le fiamme volteggiarono nell'aria, assumendo la forma di un cavallo al galoppo, che sparì in una nuvola di fumo non appena toccò terra.
Nell'aria si diffuse odore di caldarroste.
Arte si soffiò sulle dita, come per scaldarsi, e il suo respiro generò un fiore di ghiaccio fra le sue mani unite a coppa. Lo prese per lo stelo e lo mostrò ad Incendio con entusiasmo, ma lui s'intristì improvvisamente.
Lei lo fissò con aria interrogativa, ed Incendio schioccò le dita corrucciato. Il fiore si sciolse in una cascata.
Arte spalancò gli occhi. Battè le mani e appena prima di toccare terra, l'acqua diventò un gatto a pelo lungo, che scappò via in un turbine azzurro.
Guardò Incendio con aria delusa, chiedendogli con un gesto della mano perchè diavolo l'avesse fatto. Lui sospirò, e tornò a guardarsi le scarpe, a disagio.
Poi alzò lo sguardo e aprì la mano destra, rivelando un fiore in fiamme. Arte socchiuse gli occhi, e lo spense con lo sguardo.
Incendio si morse un labbro, e si chinò. Raccolse un fiore rinsecchito da terra e allungò un braccio, come per darlo alla ragazza. Lei sorrise appena, e mimò di afferrarlo e di metterselo fra i capelli. Gli lanciò un bacio, e lui lo prese e se lo mise in tasca. Sorrisero.
Incendio la fissò, e le fece cenno di scendere. Arte parve perplessa. Lui mimò con le mani due persone che parlavano. Lei sorrise, e annuì. Con un balzo scese dall'albero e atterrò come un gatto nel prato ingiallito dal freddo. Si avvicinò ad Incendio, e disse qualche parola. Lui la guardò sgomento, e parlò a sua volta, la voce che tremava. Arte lo guardò confusa, e ripetè le parole che aveva detto. Incendio scosse la testa, e anche lui ripetè ciò che aveva pronunciato poco prima.
Si guardarono delusi per qualche secondo, poi si voltarono le spalle e si incamminarono in direzioni opposte.
Arte e Incendio non parlavano la stessa lingua.
   
 
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