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Autore: sakura_hikaru    10/10/2022    1 recensioni
Di come Naruto abbia scelto la sua famosa prima "divisa" arancione.
Pre-manga, un po' di fluff, un po' di malinconia.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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L'arancione mi ha salvato dalla malinconia.

(Francesca Genti)

 

 

Il negozio di vestiti era enorme e aveva lo strano odore della pioggia in un giorno di sole, polvere vecchia e okayu. Corridoi lunghi e lunghe, lunghissime fila di vestiti di ogni colore: Fukuya era il più grande negozio di vestiti di seconda mano di Konoha e non era la prima volta che Naruto vi metteva piede. Fin da piccolo, quando si era rifiutato di farsi comprare ancora un vestito dal vecchio Sandaime (che aveva gusti piuttosto dubbi, visto già come si vestiva lui stesso), si armava degli spiccioli che aveva in casa e si avventurava a comprare i vestiti che la sua crescita, lenta ma inevitabile, lo obbligava a comprare.

Naruto era un bambino che non aveva molte certezze nella vita, ma quelle poche erano ben salde nella sua mente: non sprecare denaro e non lasciare andare le occasioni che capitavano davanti agli occhi. Un'avventura, così come una maglietta. Una sfida, così come una svendita di ramen istantaneo (anche se il vecchio Sandaime si ostinava a fargli mangiare verdure non liofilizzate, che, accidenti, i broccoli! Bleagh!).

Così, si ritrovava quel giorno con il suo portamonete-ranocchia in tasca, le braccia che si muovevano avanti e indietro su colori, fogge, etichette, mentre i passi lo muovevano da un reparto all'altro. Aveva nove anni e i pantaloni neri che indossava cominciavano a salire pericolosamente verso le ginocchia – che d'estate andava benissimo, ma non ora che l'autunno era iniziato.

Secondo i suoi attenti calcoli – e Naruto era bravo nell'economia domestica, anche se non lo si sarebbe mai detto – avrebbe dovuto prendere qualcosa che gli andasse bene per 3-4 anni, che fosse abbastanza caldo, ma che si potesse aprire per la stagione più calda. Che si adattasse perfettamente al suo ruolo di futuro ninja e che, quindi, fosse kakkoi al punto giusto (che non significava necessariamente andasse incontro agli standard che Sandaime o Iruka-sensei avevano stabilito).

Girò dapprima nel reparto adulti, per poi muoversi verso quello ragazzi, andando a scalare con le età.

«15... 14... 13...».

A quel punto, si fermò, non del tutto sicuro che quelle forme sarebbero state facilmente adattabili alla sua taglia da 10enne.

Per suo enorme dispiacere, decise di scalare alla zona “12 anni” e, allora, sì, con quelle taglie avrebbe potuto fare qualcosa. Beh, almeno non sembrare proprio infagottato.

C'era una fila lunghissima di neri, blu, grigi e qualche rosso scuro che Naruto guardò con crescente disgusto: sapeva che quei colori erano quelli adatti. Sasuke, quello, vestiva un blu un po' chiaro e sembrava, purtroppo, sapere il fatto suo.

Iruka-sensei era in blu e in verde, ma quasi tutti si vestivano a quel modo. E Naruto... beh, trovava quei colori piuttosto deprimenti. Tristi. Decisamente spenti.

Insomma, chi aveva inventato un colore così tremendamente bleagh per la divisa di gente così importante?

Non Naruto. Nossignore.

Lui non avrebbe messo addosso quei colori deprimenti.

Certo, ora Naruto indossava dei pantaloni neri e una maglietta bianca con la fiamma rossa di Konoha stampata sopra... non era colorato in maniera esaltante, ma...

Gli piaceva. Parlava di lui, in qualche modo. Quando si guardava allo specchio, si riconosceva... e quello significava tanto, tutto.

Lo specchio per Naruto era qualcosa di molto importante. Non tanto per l'estetica del suo corpo, non è che gli interessasse essere bello o brutto (beh, brutto brutto non era, però...), ma piacere agli altri era... qualcosa che aveva imparato a desiderare.

Ricevere un sorriso, invece che una smorfia di disprezzo... non era la cosa più importante?

Così, le manine svelte del bambino saltarono a piè pari i colori smunti e corsero a quelli più sgargianti: verde acido, azzurro mare, giallo canarino e giallo limone.

«Mmh... forse questo giallo è troppo...» borbottò tra sé, prima di saltare all'omino successivo.

E qui avvenne il colpo di fulmine: gli occhi si spalancarono piano davanti a quell'arancione sgargiante, il bianco del collo, l'azzurro delle spalle... ne toccò il tessuto e scorreva piuttosto morbido sulle sue dita. Sembrava... quasi nuovo.

Gli occhi corsero subito all'etichetta, le mani la afferrarono con foga e la girarono.

1350 ryo. Non era tanto, a dirla tutta. Quelli gialli, per dire, costavano il doppio.

Naruto cacciò fuori dalla tasca il portamonete e andò a contare il contenuto: un minuto più tardi, sorrideva a trentadue denti.

Afferrò con foga l'omino, che scivolò tra le sue mani, e corse alla cassa.

Meno di cinque minuti dopo, correva fuori dal negozio per raggiungere casa.

 

***
Dovette far su maniche e fondo dei pantaloni per 2 volte, ma il tessuto era piuttosto leggero e, praticamente, sembrava proprio della sua taglia.

Naruto corse al grande specchio che capeggiava all'entrata di casa sua e si fermò estasiato a guardarsi: sembrava più felice. Sembrava... luce.

Con i suoi capelli biondissimi e il bianco morbido attorno al collo... e l'azzurro cielo e tutto quell'arancione...

«È bellissimo» sospirò tra sé, facendo una piroetta e guardandosi, a fatica, le spalle. «Una meraviglia! Troppo kakkoi

Decise che l'avrebbe fatto vedere al vecchio Sandaime: come minimo, gli sarebbe venuto un colpo! Ma almeno avrebbe capito quanto spaccassero i colori vivi (e veri)!

 

***
Corse per strada e saltò tetti, ignorando gli sguardi stupiti e scioccati dei passanti che, in un primo momento, credevano di aver avuto le traveggole: un mandarino volante?!

Arrivò come una furia alla finestra dell'ufficio dell'anziano Hokage e si presentò con il suo solito urlo-saluto all'uomo – che l'aveva sentito arrivare, ma che alla sua voce sobbalzava sempre di sorpresa.

Quando l'uomo si volse verso di lui, spalancò gli occhi e quasi cadde dalla sedia.

«Che...?! Naruto!».

Il bambino atterrò nell'ufficio, fece una piroetta con aria felicissima, ma anche impettita, quando mise una mano su un fianco e puntò un dito all'anziano Hokage.

«Che ve ne pare? Non è kakkoi?».

L'anziano rimase senza parole.

«Dalla vostra faccia, è decisamente kakkoi! E potrò indossarlo per un sacco di tempo! Ed era a buon mercato, ma è come nuovo!».

L'entusiasmo di Naruto era tutto lì, nei suoi occhi che brillavano di eccitazione e attesa.

Era una... palla arancione di energia.

Era tutto biondo, azzurro e arancione.

Tre colori che normalmente sarebbero stonati su chiunque, ma...

L'uomo sospirò e guardò silenzioso l'aura di felicità che veniva da quel corpicino spesso troppo solo, troppo silenzioso... almeno finché non ne combinava una delle sue.

Ma quell'espressione, quella luce che proveniva da... tutto lui...

«Iruka-sensei non ne sarà felice...» se ne uscì invece il vecchio.

L'espressione di Naruto si attenuò di parecchi gradi.

«Ehhh? Ma lui veste in maniera deprimente! Non ne sa nulla di come si deve essere kakkoi!». Sasuke stesso era più kakkoi di Iruka-sensei, ma Naruto non l'avrebbe mai detto ad alta voce. Nossignore!

«Iruka-sensei si veste da ninja... come tutti i ninja».

Il sorriso sul volto del bambino si spense del tutto.

«Ma io... mi sento bene così».

E quella era la confessione più intima che Naruto avesse mai fatto a... chiunque. L'uomo pensò di aver detto qualcosa di tremendamente sbagliato, e sentì di dover fare ammenda – Iruka-sensei avrebbe capito... o accettato.

Si avvicinò al bambino che manifestò, per un attimo, una reazione di timore, come un animale in trappola. La mano dell'uomo andò al suo capo e il timore scomparve subito, quando lui l'accarezzò con rara tenerezza.

«Beh, allora non possiamo farci niente. E poi l'hai già comprato. E Fukuya non accetta resi, vero?».

Un mezzo sorriso salì sulle labbra del ragazzino.

«No, altrimenti mi caccia».

«Allora, è inevitabile».

Il mezzo sorriso divenne intero, Naruto fece ancora una piroetta su se stesso, l'Hokage fece una risata sommessa e poi il bambino uscì da dove era entrato, ignorando ogni etichetta possibile.

L'uomo guardò la sua schiena farsi sempre più piccola, per poi scomparire: sospirò, scuotendo appena il capo.

Già sentiva l'esclamazione orripilata del giovane sensei: quando Naruto avrebbe detto che lui, l'Hokage, aveva approvato, lo sconcerto sarebbe stato totale.

Sorrise ancora, con qualcosa simile alla tenerezza nello sguardo: non l'aveva mai visto così. Sembrava così tanto sua madre, così tanto da far male... e bene, in qualche modo.

  
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